Ottimo di Pareto
La migliore allocazione delle risorse
Su questi temi si vedano anche la voce BENESSERE dell'INDICE ANALITICO GENERALE ed in particolare le schede:
L’assegnazione di beni scarsi.
NOTA BENE. Questa scheda è il tentativo di riassumere e sintetizzare per i non addetti ai lavori alcuni concetti di economia che ricorrono ed impattano sui temi della programmazione sociale. Tutto ciò ha a che vedere con il tema del perché e quando si ritenga necessaria una programmazione pubblica. (Merlo G., 2014 p. 56 e seg.)
L’ottimo di Pareto (Vilfredo Pareto 1848-1923) è un punto di riferimento nell’ampio dibattito sulle teorie sulla migliore allocazione delle risorse. Viene applicato nella teoria dei giochi, ingegneria, economia privata/pubblica e nelle scienze sociali, principalmente riferito alla distribuzione della ricchezza, nell’ambito dell’economia del benessere.
Di seguito alcuni elementi essenziali.
L'ottimo di Pareto (anche Pareto efficiente, “principio di efficienza) è una situazione di allocazione efficiente delle risorse in cui non è possibile migliorare l’utilità (benessere) di un soggetto senza peggiorare il benessere degli altri soggetti, cioè se nessun’altra allocazione possibile la domina. Pertanto, una strategia si dice dominante se garantisce una utilità maggiore rispetto a tutte le altre strategie possibili.
In una versione debole una situazione è ottima se non ne esiste un’altra che assicuri maggior benessere a tutti gli individui, nella versione forte è sufficiente che anche un solo individuo stia meglio, mentre per tutti gli altri il benessere può anche restare uguale.
Più in generale, un provvedimento è accettabile se è accettato da almeno una persona e non è contrastato da nessuno: una modifica della situazione esistente che migliora il benessere di almeno uno soggetto senza peggiorare quello di alcuno è considerato un miglioramento paretiano.
Se non sono possibili miglioramenti paretiani, lo status quo non è migliorabile senza danneggiare qualcuno.
L’ottimo paretiano non è unico: i diversi possibili ottimi di Pareto costituiscono il fronte di Pareto.
Il fronte di Pareto è un insieme di soluzioni ottime, costituito da tutti i punti non dominati, cioè da quei punti per i quali non esiste alcun punto che sia migliore contemporaneamente per tutti gli obiettivi considerati nella funzione di ottimizzazione. Un punto può far parte del fronte di Pareto anche se non domina nessuno, poiché l'importante è che non sia dominato da altri punti. Viene usato per valutare un insieme di diverse soluzioni ottime.
Ottimizzazione di Pareto: è una dichiarazione di impossibilità di migliorare una variabile senza danneggiare altre variabili in materia di ottimizzazione multi-obiettivo. Nei fatti ogni opzione viene prima valutata, in base a più criteri, quindi un sottoinsieme di opzioni viene identificato con la proprietà che nessun'altra opzione può superare in modo categorico l'opzione specificata.
L’efficienza paretiana, l’efficienza sociale, il sistema valoriale e la programmazione
Il criterio dell'efficienza paretiana individua un ottimo sociale (efficiente dell'allocazione delle risorse di un'economia) senza prendere in considerazione le possibili differenze (di benessere) tra i singoli individui.
Pertanto, l'ottimo paretiano permette di misurare l'efficienza economica di un equilibrio, ma non dice nulla sul livello di equità.
Infatti, una situazione di ottimo paretiano può verificarsi sia in presenza di equa che di iniqua distribuzione del reddito e della ricchezza. Ad esempio, un intervento di redistribuzione del reddito dalle fasce più ricche a quelle più povere della popolazione, pur consentendo di ottenere un elevato miglioramento sociale in termini di equità, non è un miglioramento in senso paretiano poiché le fasce più ricche sono danneggiate dalla manovra.
L'efficienza sociale è l'efficienza allocativa delle risorse pubbliche in grado di massimizzare il benessere sociale della collettività.
Questo approccio all’economia (neoclassico) si presenta come scienza libera dai valori e definisce l’efficienza economica col criterio dell’ottimo paretiano, considerandolo una misura oggettiva.
In realtà, come si è visto, l’ottimo paretiano implica valori normativi più o meno mascherati.
In effetti, l'analisi economica non può individuare l'ottimo sociale perché la scelta implica un giudizio di valore. Può soltanto fornire il metodo teorico per individuarlo.
Uno dei temi ricorrenti nella discussione riguarda il fatto che esistono infinite funzioni del benessere sociale, che producono lo stesso livello di benessere sociale (indifferenza sociale), ma ogni punto di equilibrio determina una diversa distribuzione del benessere tra le varie componenti della società. La scelta di un punto piuttosto che un altro nasce da criteri e giudizi di valore ed ha, pertanto, un carattere prettamente politico e normativo.
Un secondo tema ha a che vedere con la definizione e costruzione del valore che i singoli danno delle proprie utilità e di come, se possibile, costruirne una visione collettiva.
Infatti, le scelte derivano dai giudizi di valore (dei singoli? delle preferenze collettive?), di una società (di chi la governa? con quali regole?) sulla distribuzione delle utilità.
In estrema sintesi si possono individuare quattro approcci:
principio dell’utile comune (utilitarismo): “la massima felicità del maggior numero possibile di persone”. L’utilità del ricco e del povero si equivalgono: la società è disposta a rinunciare ad una determinata quantità di utilità del povero in cambio di un uguale guadagno di utilità del ricco (Bentham J.)
il benessere della società dipende solo dal benessere dell’individuo più povero ed aumenta solo se aumenta il benessere di chi sta peggio (Rawls J.)
il benessere è rappresentato dal prodotto delle utilità degli individui. Vi è maggiore considerazione del benessere dei più poveri rispetto alla funzione utilitarista, ma, a differenza della funzione rawlsiana, la società è disposta a compensare con elevati aumenti per i ricchi eventuali perdite dei poveri (Bernoulli-Nash)
non esiste una comunità organica, ma solo individui, visti come rigidamente separati l’uno dall’altro. Ne consegue che sottrarre qualcosa da un individuo per darlo ad altri viola i diritti di uno a beneficio di altri (Nozick R.).
Esempio:
Dal punto di vista della programmazione sociale, come fatto tecnico tendenzialmente razionale, il punto centrale deriva dal differente valore relativo da assegnare alla diminuzione dell’efficienza economica e/o alla diminuzione della disuguaglianza. A quanta efficienza economica è ragionevole rinunciare per ridurre la diseguaglianza? (si veda al proposito la scheda Emergenza e pianificazione)
Per esempio, i liberisti sostengono che l’aspetto centrale sia l’efficienza e che il modo migliore per aiutare i poveri non sia preoccuparsi di come deve essere divisa la torta, ma di farla crescere il più rapidamente possibile, perché ci siano più beni per tutti.
Pertanto, la questione rimanda ai diversi approcci di giustizia distributiva (equità della ripartizione dei beni in una comunità politica).
Approfondimenti
Longobardi E., Peragine V., Appunti di introduzione all’economia pubblica, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro“ 2010
https://www.uniba.it/ricerca/dipartimenti/dse/didattica/corsi_a_.a/corsi-12-13/clea-12-13/1libro-ep-2010.pdfPavanelli G., Valore, distribuzione, moneta, FancoAngeli 2001
Petrovich G., Rizzi D., Preferenze individuali e preferenze collettive, Università Ca’ Foscari Venezia
https://www.unive.it/pag/fileadmin/user_upload/dipartimenti/economia/doc/Pubblicazioni_scientifiche/quaderni_didattica/QD_petrovich_rizzi_02_08.pdfTreccani, Ottimo di Pareto
https://www.treccani.it/enciclopedia/ottimo-di-pareto_%28Dizionario-di-Economia-e-Finanza%29/Treccani, Vilfredo Pareto
https://www.treccani.it/enciclopedia/pareto-vilfredo-marcheseUniversità degli Studi G. D’Annunzio, Economia pubblica
http://www.socialcapitalgateway.org/sites/socialcapitalgateway.org/files/data/paper/2018/03/27/ep04efficienzaedequita.pdf