Ricerca azione

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INDICE ANALITICO GENERALE

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 A cura di Francesca Morici

 

In argomento si veda anche la scheda Appreciative Inquiry 


“E’ assai difficile dare una definizione univoca della Ricerca-azione, considerati i numerosi modelli teorici di riferimento e le loro molte applicazioni. Una definizione articolata è quella di Piccardo & Benozzo (2010) che la definisce come:

Moretti G., Ricerca-azione: le nuove sfide da affrontare, Formazione e apprendimento 2020http://www.formazione-cambiamento.it/l-ultimo-numero/77-gli-articoli/217-ricerca-azione-le-nuove-sfide-da-affrontare

La ricerca azione partecipata è impiegata in diverse pratiche sociali finalizzate al cambiamento, soprattutto nell’ambito del lavoro di comunità. Obiettivi e funzioni della ricerca azione partecipata sono la conoscenza, l’apprendimento e il cambiamento. Sono 3 aspetti interdipendenti. La ricerca azione partecipata integra intervento, formazione e ricerca in un’azione sinergica finalizzata al cambiamento.

Si tratta di studiare le cose cambiandole. La caratteristica fondante è che il ricercatore si cala in una situazione, non si isola dal contesto, ma si configura come formatore ed agente di cambiamento e tutti i soggetti sono messi nella condizione di condividere gli scopi della ricerca. I portatori di interesse non sono considerati come fruitori passivi dei risultati del progetto o del programma, ma considerati e valorizzati come agenti di cambiamento, oltre che produttori di conoscenza.

Al centro vi è la considerazione delle persone nella loro dimensione individuale e collettiva e della loro ricognizione nella dimensione di gruppo. Un approccio che collega la ricerca al cambiamento e al miglioramento dei sistemi sociali con i quali viene in contatto: nel momento stesso in cui si conosce la realtà, si opera per modificarla. Lo scienziato, quindi, diviene oltre che ricercatore anche agente di cambiamento e la ricerca stessa oltre ad avere carattere conoscitivo promuove l’azione sociale.

Un modello di ricerca che, pur identificando strategico e auspicabile l’uso e la combinazione degli approcci quantitativi con quelli qualitativi, riconosce soprattutto un “saper fare” orientato dal valore conoscitivo che un’analisi delle dinamiche emotive e relazionali, degli apporti di ciascuno per apprendimento, cambiamento e miglioramento, può assumere in sede di ricerca. Dove, per i soggetti e le persone coinvolte, la positività del cambiamento risiede nella necessità che le azioni e le interviste, la semplice definizione del quadro iniziale, l’abbattimento di alcune barriere per garantire un’apertura e l’emergere del sogno, la possibilità a coloro che stanno ai margini di intervenire e far sentire la propria voce, debbano essere qualcosa di sorprendente, sul quale i soggetti non hanno mai riflettuto.

Esistono molteplici metodologie, ognuna delle quali assume una propria specificità. Bartoletto distingue tra: la ricerca-azione (action research); la ricerca partecipatoria (participatory research); la ricerca-azione partecipatoria (participatory action research); la ricerca-azione partecipata (participated action researcb); la scienza azione (action science); inchiesta azione (action inquiry); la sociologia dell'azione (sociologie de l'action).

Un fattore che consente di distinguere tra questi diversi approcci è costituito dal livello di partecipazione che si intende raggiungere e dalle modalità che il ricercatore adotta per consentire alle diverse soggettività, individuali e collettive, coinvolte nel processo di ricerca di prendere parte alla definizione dei suoi obiettivi conoscitivi e trasformativi, del suo percorso, degli strumenti concettuali e tecnici da utilizzare, dei suoi risultati (Vargiu A., 2008).

I riferimenti teorici

Provengono dalla psicologia sociale ed in particolare dal lavoro di Kurt Lewin (1890-1947), psicologo tedesco. Tra i primi a studiare le dinamiche dei gruppi e lo sviluppo delle organizzazioni, la introduce e sperimenta negli anni '40, differenziandola dalle altre metodologie di ricerca, ritenendola in grado di attivare non solo processi di conoscenza, ma anche cambiamenti attraverso il gruppo sociale.

Più nello specifico, gli inizi della ricerca azione si debbono rintracciare nel 1946 quando Lewin fu invitato a porre rimedio alla sottoproduzione da parte dei neoassunti di un’azienda. Egli lavorando con il gruppo di lavoro comprese che il problema dipendeva dall’incapacità di questi ultimi di considerare realizzabili le mete da essa fissate. Dal suo intervento ne derivò che, limitando le azioni di controllo individuale degli operai, considerandoli come membri di piccoli gruppi, infondendo in loro la sensazione di uno standard realistico, aumentavano i livelli di produzione. Questo obiettivo fu raggiunto grazie all’assunzione di vecchi operai, con esperienza,  che si confrontarono con gli apprendisti (Dario N., 2015).

La ricerca azione rimanda alla sua Teoria del campo che spiega il comportamento in relazione alla situazione in cui lo stesso si verifica: i motivi del comportamento di una persona non si ricercano in ciò che è accaduto alla stessa nel corso della sua vita passata, ma si prendono in esame le interrelazioni attuali tra la persona e l’ambiente.

La ricerca azione all’interno dei sistemi organizzativi

Secondo questi principi e strutture di pensiero, all’interno delle organizzazioni nascono gruppi di partecipazione diretta (T-group) nei quali Lewin osservò che dare informazioni (feed-back) ai partecipanti di un gruppo sul loro modo di interagire e sui loro atteggiamenti, faceva in modo che l’apprendimento fosse più efficace in quanto non solo cognitivo, ma anche emotivo.

Un valido metodo per aggiungere significato, dettagli e ampliare l’orizzonte d’indagine su temi di difficile esplorazione quantitativa quali, per esempio gli interessi, le esperienze progettuali degli attori partecipanti, la mission e/o visione delle loro organizzazioni, con focus sugli aspetti emotivi e relazionali, oppure la relazione, con maggior focus sul concetto culturale e sociale.

Una alternativa alla classica formazione manageriale che sembrerebbe indurre “una sorta di distacco emotivo, un’attivazione di filtri razionali che raffredda la componente di attaccamento affettivo/emotivo”.

Maglia E., Luoghi di lavoro inclusivi? IN-formazione, Welforum 2019https://welforum.it/luoghi-di-lavoro-inclusivi-in-formazione/

Operativamente si può ricorrere all’uso di strategie e tecniche creative più o meno innovative, dallo storico Storytelling al più attuale Design Thinking, in grado di favorire, oltre alle aperture di pensiero e di collaborazioni, anche in contesti scarsamente partecipativi.

L’applicazione nel campo della programmazione sociale

La ricerca azione applicata alla pianificazione e programmazione sociale si pone l’obiettivo di promuovere una nuova propensione all’apertura, al confronto, all’attenzione e al dialogo verso un obiettivo comune, la sperimentazione di nuove e innovative strategie per la diffusione del benessere interno alla comunità territoriale di riferimento, in risposta alle reali e più immediate esigenze delle persone.

Tra le varie metodologie, il modello di ricerca azione partecipata evidenzia l’opportunità di poter attivare e avviare sinergie con le parti sociali coinvolte, ovvero strategie di indirizzo e di azione per nuove forme di pianificazione territoriale.  In questo il tema dell’identificazione e coinvolgimento degli stakeholder assume un valore fondamentale, imprescindibile, ed asset del successo, in grado di garantire l’efficacia e la promozione di una reale e completa idea di integrazione e partecipazione alla definizione del sistema dei servizi alla persona. ( si veda anche il Metodo GOOP)

In un quadro di welfare mix gli attori istituzionali, del privato sociale e del privato profit partecipano attivamente alla costruzione di politiche sociali territoriali attraverso la collaborazione, la condivisione, il confronto e lo scambio, possono contribuire a creare nuovi ambiti di integrazione, nuove agorà, in cui sia possibile rafforzare e diffondere la pratica della sperimentazione di politiche sociali partecipate. (si veda: Accezioni di welfare)

Seguendo la logica dell’interazione tra soggetto e ambiente e del loro reciproco influenzamento, si può notare le correlazioni tra la Teoria del campo di Lewin ed il concetto di capitale territoriale (Merlo G., cap.3), l’approccio strutturale e l’approccio alla pianificazione strategica della programmazione sociale. Analogamente, lo studiare e analizzare i cambiamenti con l’intento di individuare non solo il “cosa” accade come esito di un programma, ma anche il “come” e il “perché”, rimanda alla Theory of Change ed alla Theory Based Evaluation.

Per tale ragione, pur essendo la ricerca azione un’attività composta da fasi ben definite, si caratterizza come un processo dinamico, utile nel favorire programmi sociali condivisi, realizzabili tramite un movimento circolare verso il miglioramento e il cambiamento programmato. Oltretutto, è necessario riconoscere che la maggior parte delle esperienze di ricerca azione, tende al rafforzamento dei soggetti più deboli, attraverso strategie di inclusione, aggregazione ed empowerment.

Il metodo di lavoro partecipato consente di connettere settori e competenze diverse, sia nella fase di ricerca (a carattere interdisciplinare) che in quella di realizzazione delle azioni (a carattere intersettoriale) creando interventi che evolvono in una vera progettazione partecipativa delle attività.

Il metodo e le fasi del processo

Dalle tre fasi individuate da Kurt Lewin (pianificazione, esecuzione, valutazione), si è passati a cinque:

I. Moroni, La ricerca-azione in biblioteca, 2011.file:///C:/Users/SAA/Downloads/La_ricerca-azione_in_biblioteca_il_metodo_le_esper.pdf

Questioni aperte

Sono tuttora presenti alcune questioni aperte in riferimento al metodo, considerato spesso carente in termini di rigore e solidità. Per questo si propone di “immettere nella ricerca azione una robusta venatura deduttivista con l’intento, tutto metodologico, di fare precedere sempre all’azione empirica una cifra teorica, uno schema formale siglato da un sistema d’ipotesi, secondo una curvatura cara all’impianto del razionalismo critico” (Frabboni, 1988). Inoltre, il dibattito sulla R-A considera il rapporto tra ricercatore e operatore ambivalente e spesso condizionato dai pregiudizi reciproci, soprattutto da quelli manifestati dagli operatori nei confronti dei ricercatori. Nelle fasi di progettazione e pianificazione dei cicli di R-A assume dunque una rilevanza strategica la chiarificazione delle differenti forme di collaborazione che si intendono valorizzare (Kemmis, McTaggart, Retallick, 2004; Heron, Reason, 2006; Stringer, 2007).

Moretti G., Ricerca-azione: le nuove sfide da affrontare, Formazione e apprendimento 2020http://www.formazione-cambiamento.it/l-ultimo-numero/77-gli-articoli/217-ricerca-azione-le-nuove-sfide-da-affrontare

  


Approfondimenti:

Carlone U., (2014). Introduzione alla programmazione sociale. Come, cosa, perché. Morlacchi Editore.

Castoldi M., Ricerca azione e processi autovalutativi, 2003.

http://www.laboratorioformazione.it/index.php?option=com_content&view=article&id=124:ricerca-azione-e-processi-autovalutativi&catid=202:non-categorizzato&Itemid=546

Colucci F., (2009). In ricerche di Psicologia, trimestrale diretto da Marcello Cesa-Bianchi. Franco Angeli. Milano.

Dario N. (2015). Una Metodologia che rivoluziona la ricerca-azione. Formazione & Insegnamento X111-2, Università Cà Foscari di Venezia.

Giorgia I. (2016), Postfazione, in Falcone F., Lavorare con la ricerca azione. Maggioli Editore.

Lewin K. (1979). I conflitti sociali. Saggi di dinamica di gruppo . Franco Angeli.

Moretti G., Ricerca-azione: le nuove sfide da affrontare, Formazione e apprendimento 2020

http://www.formazione-cambiamento.it/l-ultimo-numero/77-gli-articoli/217-ricerca-azione-le-nuove-sfide-da-affrontare

Piccardo, C., Benozzo, A., (2010), Verso una definizione complessa di ricerca-azione, in Kaneklin C., Piccardo C., Scaratti G. (a cura di) (2010), La ricerca-azione. Cambiare per conoscere nei contesti educativi, Raffaello Cortina Editore, Milano

Università di Firenze, Ricerca-azione partecipativa (RAP), 2018.

https://www.utc.unifi.it/vp-109-ricerca-azione-partecipativa-rap.html

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maggio 2021