La nascita dei Fondi Strutturali Europei

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 3.1. Capitali ed infrastrutture sociali territoriali

BOX DI APPROFONDIMENTO  n.18

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web n.18, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

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La programmazione europea ha l’obiettivo di fondo di promuovere la coesione economica, sociale e territoriale tra gli Stati membri (articolo 3 TUE).


Le specifiche schede:

Approfondimenti:

Glossario UEhttps://ec.europa.eu/regional_policy/it/policy/what/glossary/Glossario di Quaderni di Tecnostrutturahttp://quaderni.tecnostruttura.it/glossario/

Si veda anche: l'Approccio strutturale che sposta il punto di osservazione dall’individuo (la persona, le possibilità e le modalità del suo vivere) al sistema sociale, economico e produttivo.  


Sei anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale (e qualcosa come 40 milioni di morti nella sola Europa), nel 1951, Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi costituivano la Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio (CECA) con lo scopo di mettere in comune la produzione proprio di materie connesse a materiale bellico proprio al fine di evitare nuove guerre. Nel 1957, con i Trattati di Roma, nascevano anche l’Euratom, per un uso pacifico dell’energia nucleare, e la Comunità Economica Europea (CEE), per la creazione di un mercato comune ed un'unione doganale. Un imprinting di stampo economico (oltre che in funzione anti bellica) che forse resta ancora vivo ai giorni nostri.

Già allora erano evidenti le notevoli disparità di sviluppo tra i sei paesi e le loro diverse aree territoriali, ma, pur presenti nell’analisi degli allora sei costituenti, il tema restò annotato nel solo Preambolo con un generico ed indiretto riferimento all’esigenza di “rafforzare l’unità delle loro economie e di garantirne il loro sviluppo armonioso riducendo il divario fra le diverse regioni ed il ritardo di quelle più svantaggiate”.

Il primo passo significativo nella direzione della costruzione di una politica regionale di sviluppo regionale è del 1975 con la creazione di un Fondo ad hoc per lo sviluppo agricolo “il cui intervento, coordinato con gli aiuti nazionali, dovrà consentire … la correzione dei principali squilibri regionali nella Comunità” attraverso il finanziamento di investimenti nei paesi più arretrati” (l’Italia beneficerà del 40% dello stanziamento di un miliardo e trecento milioni di euro, pari al 4% dell’allora bilancio comunitario a sei membri).

Fondo ad hoc per lo sviluppo agricolo (Fondo Europeo di Sviluppo Regionale, FESR; Regolamento del Consiglio n. 724/75 http://eur-lex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=OJ:L:1975:073:0001:0007:IT:PDF)

Nel 1986, con l’approvazione dell’Atto Unico Europeo, viene superato l’approccio di mera liberalizzazione dei mercati per introdurre una politica comunitaria strutturale di coesione economica e sociale attraverso l’adozione di un Piano d'azione (Piano “Delors” dall’allora Presidente della Commissione) che incrementa notevolmente le risorse finanziarie dei Fondi strutturali (dai 9 miliardi di euro del 1988 ai 14 miliardi del periodo 1989-1993, ai 31 miliardi annui del periodo 1994-1999) al fine di controbilanciare gli effetti della realizzazione del mercato interno sugli Stati membri meno sviluppati e ridurre il divario tra le diverse regioni.

Atto Unico Europeo (GU L 169 del 29.6.1987  http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV:xy0027)Piano “Delors” dall’allora Presidente della Commissione http://europa.eu/documents/comm/white_papers/pdf/com1985_0310_f_en.pdf

Vengono inoltre introdotti quattro principi fondamentali: della concentrazione degli investimenti finanziari su obiettivi specifici; della partnership per assicurare il coinvolgimento nell’azione comunitaria di tutti gli operatori interessati in tutti gli stadi dell’elaborazione; dell’addizionalità per cui l’intervento comunitario deve essere complementare e non sostitutivo a quello nazionale; della programmazione che prevede l’elaborazione di programmi di sviluppo pluriennali, mediante un processo decisionale condotto in partenariato.

Solo nel 1992, a seguito del Trattato di Maastricht, sottoscritto da 12 paesi, alla denominazione di Comunità venne rimosso il termine “economica” per arrivare a quella attuale di Unione Europea (EU), come espressione della volontà degli Stati membri di ampliare le competenze comunitarie a settori non economici (articoli da 158 a 162 del Trattato CE) e l’inclusione dell’economia come uno dei suoi “Tre Pilastri”: il mercato comune europeo, l'unione economica e monetaria; la politica estera e di sicurezza; la cooperazione giudiziaria e di polizia in materia penale. (Bruzzo 2000)

Trattato di Maastricht (http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=URISERV:xy0026Trattato CE http://eur-lex.europa.eu/legal-content/IT/TXT/?uri=uriserv:xy0023

Approfondimenti

Bruzzo A., Le politiche strutturali della Comunità europea per la coesione economica e sociale, CEDAM, 2000,

Storia ed evoluzione dei fondi strutturali, Eurosportello veneto

www.eurosportelloveneto.it/public/doc/libro/capitolo3.pdf

 

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Giorgio Merlo