Finanziamenti diretti agli enti
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In argomento si vedano le schede:
Ricognizione di tutte le risorse per il welfare
La risorsa finanziaria come leva della programmazione
Le leve operative della programmazione “sono costituite da norme, risorse finanziarie, produzione pubblica di servizi, azioni di sistema, risorse umane e risorse strumentali.” (Merlo G., 2014, p. 163)
“La seconda grande leva della programmazione è (pertanto) rappresentata dalle risorse finanziarie da investire per raggiungere gli obiettivi, e in particolare dalla disponibilità economica di un programma e dal suo sistema di allocazione. È una leva duttile in quanto il denaro si presta a molteplici utilizzi ed è facilmente trasferibile laddove (settori o territori) sia necessario: attraverso sistemi di osservazione è possibile rilevare ove destinarlo per il raggiungimento degli obiettivi e pertanto definire le regole adeguate affinché questo avvenga.” (Merlo G., 2014, p. 166)
“L’allocazione territoriale delle risorse finanziarie può fondarsi su alcuni gruppi di criteri (Fossati, 2000) che si pongono principalmente in una logica di sussidiarietà verticale in quanto le erogazioni finanziarie contribuiscono alle autonome azioni programmatorie di enti più vicini al cittadino, senza proporre o indicare linee programmatiche da parte dell’erogatore.” (Tutta la materia è trattata in Merlo G., p. 170 e seguenti)
Tra questi criteri si possono ricordare:
criterio di copertura ex post della spesa (detto anche “a piè di lista”): consiste nel finanziare le spese effettivamente sostenute al termine dell’esercizio. Non essendoci discriminante tra spese efficienti e non efficienti, ma basandosi esclusivamente sul fatto che la spesa sia legittima, è un criterio che non incentiva l’attenzione alla spesa e non si pone problemi di perequazione tra le diverse situazioni;
criterio della spesa storica, per cui, fissata la spesa sostenuta a consuntivo in un dato esercizio, questo ammontare viene a costituire il riferimento per le assegnazioni successive (che possono essere rivalutate attraverso indicatori dell’inflazione). È un criterio conservativo che non favorisce l’introduzione di innovazioni e risparmi e appare iniquo, sotto il profilo della perequazione territoriale, cristallizzando le differenze esistenti;
criteri basati su indicatori dell’offerta, come quelli di efficienza operativa (tecnica o gestionale) e indicatori di volume delle prestazioni. Nel caso del SSN, ad esempio, nella prima modalità (efficienza) si possono prendere come riferimento le aree territoriali ove questo viene gestito nel modo più efficiente e le prestazioni costano meno, a parità di qualità. Questo può però generare effetti indesiderati, privilegiando l’efficienza all’equità ad esempio razionando la domanda o privilegiando l’accettazione dei pazienti affetti da patologie facilmente guaribili e meno “dispendiose”. Nella seconda modalità (volume delle prestazioni) l’assegnazione delle risorse viene effettuata in funzione dei servizi erogati, in base a tariffe prestabilite. Anche in questo caso può dar luogo a effetti perversi, quali un eccesso di erogazione di prestazioni, stimolato anche dal comportamento interessato dei fornitori. (Sull'argomento si veda la scheda: Indicatori, Indici, Rapporti.)
quota capitaria (da caput, “testa”), quando i finanziamenti vengono distribuiti per quote proporzionali alla popolazione di riferimento. Un criterio che, senza correzioni, non considera né la variabilità geografica dei singoli bisogni, né l’efficienza operativa dei diversi servizi. Nella sua forma più semplice, la quota capitaria semplice, si distribuiscono, ad esempio, i finanziamenti in proporzione al numero di abitanti. Nella forma di quota capitaria ponderata (o corretta) si considerano uno o più indicatori del problema che si intende affrontare per distribuire i finanziamenti in proporzione alla loro distribuzione territoriale. Questo metodo non entra nel merito degli interventi che si andranno a sviluppare nei diversi ambiti di intervento, i quali sono demandati alle decisioni connesse alle priorità individuate a livello locale. Sul tema si vedano anche le schede: QUOTA CAPITARIA PONDERATA - Un esempio relativo alle politiche giovanili, QUOTA CAPITARIA PONDERATA - Un esempio di modalità erogativa nel finanziamento di organizzazioni di volontariato
“costo standard” che indica il costo di un determinato servizio, che avvenga nelle migliori condizioni di efficienza e appropriatezza, garantendo i livelli essenziali di prestazione. In generale è un concetto legato all’ottimizzazione, all’omogeneizzazione, a rendere efficiente il sistema produttivo e il contenimento dei costi. In particolare, secondo la LN 5 maggio 2009, n. 42), i costi standard sono definiti prendendo come riferimento la regione più virtuosa, vale a dire la regione che presta i servizi ai costi più efficienti. La sua definizione operativa si basa su una serie di indicatori economici di spesa per unità di servizio e/o di funzione, tra cui la dimensione dei territori degli enti destinatari in rapporto alla loro composizione orografica, il sistema infrastrutturale di sostegno, le condizioni fisiche e socioeconomiche e le caratteristiche delle popolazioni interessate. L’obiettivo della norma è quello di permettere la rideterminazione del fabbisogno standard ideale (necessario per assicurare a tutti i cittadini le prestazioni/servizi essenziali), il suo costo nei diversi territori regionali e, quindi, l’ammontare delle risorse da trasferire. Le autonomie territoriali che spenderanno di più dovranno procurarsi le risorse aggiuntive (anche attraverso il ricorso all’esercizio del proprio potere di imposizione fiscale), mentre è prevista un’eventuale perequazione compensativa per situazioni particolari, posta a garanzia dell’esigibilità dei Livelli essenziali delle prestazioni (lep), che concernono i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale.
gara di progetti, quando si finanziano le iniziative migliori per raggiungere gli obiettivi definiti dall’ente erogante. (si veda la scheda: La costruzione di un progetto)
Approfondimenti:
Del Lungo T., Costi standard in sanità: come e perché, ForumPA 2011
http://www.forumpa.it/sanita/costi-standard-in-sanita-come-e-percheFederSanità ANCI, Costi standard, equilibrio tra tagli ed efficienza,
www.federsanita.it/public/Flyer%20Costi%20Standard_Federsanita.docxMotta M., Uno strumento per leggere la distribuzione di risorse per il welfare ai Comuni, Welforum 2019
https://welforum.it/punto-di-vista/uno-strumento-per-leggere-la-distribuzione-di-risorse-per-il-welfare-ai-comuni/?fbclid=IwAR33gFohqyyRqMeL7MDgTQFuu9OisTTCY4qeIBXJ0I8X_Rlld_Iprc-bp8UOpenpolis, Il calcolo disuguale. La distribuzione delle risorse ai comuni per i servizi, 2019
https://s3.eu-central-1.amazonaws.com/minidossier.openpolis.it/comuni/federalismo+fiscale/Report_Il_calcolo_disuguale.pdfScuola nazionale di Amministrazione, Definizione di costo e fabbisogno standard,
http://sna.gov.it/it/cosa-offriamo/iniziativeprogetti/federalismo-fiscale/fabbisogni-standard/definizione-di-costo-e-fabbisogno-standard/Sechi G., I costi standard: nuove regole per il finanziamento dei SSR, Salute e Sociale
https://www.socialesalute.it/newsletter/112010/i-costi-standard-nuove-regole-per-il-finanziamento-dei-ssr.htmlTutti gli aggiornamenti del sito sulla
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