L'assegnazione di beni scarsi
Sul tema si veda le schede:
Alcuni temi di fondo: beni comuni e diritti.
Beni comuni e diritti condizionati
Beni comuni (Common Pool Resources, CPR) e programmazione
“La programmazione pubblica, a differenza di quella privata, assume come oggetto privilegiato della propria azione la distribuzione e allocazione di alcuni beni che, in qualche modo, vengono individuati e definiti come comuni da una specifica comunità.”
“Il concetto di bene comune appare pertanto strettamente connesso a quello di diritto a goderne, mentre la possibilità di una sua reale fruizione (esigibilità) ne è l’espressione, nonché obiettivo della programmazione.”
Ma “quando si passa dai diritti a specifiche prestazioni connesse si parla di “prestazioni doverose che costano” (Giorgis, 2006), o anche di “diritti condizionati”, ossia sottoposti all’effettiva disponibilità di risorse e, pertanto, di diritti che possono assumere una valenza relativa.” (Merlo G., 2014, p.44 e seg.)
I concetti di scarsità, omogeneità, rivalità, indivisibilità
Si parla di scarsità di un bene quando vi è una sua limitata disponibilità. Un concetto fortemente dipendente dal fabbisogno. A loro volta scarsità e bisogno sono doppiamente relativi: nelle loro dimensioni (quanto?) e dipendenti dal tempo e dallo spazio: un bene può essere considerato importante, a volte essenziale, con modalità diverse in tempi e luoghi diversi. E' il caso dell’acqua o di altre risorse anche economiche.
Omogeneità nel caso in cui il bene possa essere spartito tra più persone e tutti ricevono la stessa cosa, anche se, in alcuni casi, in entità differenti.
Rivalità nel caso in cui il consumo del bene da parte di un individuo riduce la quantità di cui altri possono disporre.
Indivisibilità quando un bene è impossibile che sia ricevuto da più di una singola persona. È il caso di un trapianto o di una singola dose di vaccino.
In tutti i casi il problema è il come un bene possa essere distribuito: un tema di giustizia distributiva.
La giustizia distributiva
Per Rawls(Elster J. 1995), che affronta il tema di come le autorità locali assegnano i beni scarsi ai singoli cittadini, vi sono tre diverse concezioni di giustizia distributiva.
“L’utilitarismo, per cui l’allocazione di beni ha la finalità della «massima produzione dell’utilità dei membri della società» (ivi, p. 197) senza alcun giudizio e valore morale aprioristico. Secondo questo approccio viene definito utile a livello individuale ciò che produce vantaggio (minimo dolore e massimo piacere), mentre a livello complessivo il benessere sociale è visto come somma delle singole utilità degli individui. Pertanto, la finalità della giustizia distributiva è la massimizzazione della somma delle utilità dei singoli: la giustificazione di una scelta dipende dal risultato complessivo, dalla gestione efficiente dell’utilità sociale, anche se il singolo può essere danneggiato.
L’attenzione ai principi di equità è al centro della critica di Rawls (Rawls J. 2008) all’utilitarismo, che, volendo a tutti i costi massimizzare la felicità comune, può giungere a considerare legittima, in certi casi, anche la violazione di alcune libertà fondamentali. Secondo l’autore i principi di equità rimandano al fatto che, in particolare, ogni persona ha un uguale diritto alla più estesa libertà fondamentale, compatibilmente con una simile libertà per gli altri; esistono, però, casi in cui l’uguaglianza mette in una situazione peggiore i più deboli, mentre si potrebbe immaginare una situazione dove, introducendo e permettendo l’ineguaglianza, le persone che sono nella situazione peggiore alla fine stiano oggettivamente meglio. In particolare, ritiene che sia migliore e giusto un sistema in cui possono esserci maggiori diseguaglianze (ad es. di censo), ma in cui gli svantaggiati stiano singolarmente meglio.
Nozick (Nozick R. 2005), da parte sua, nega l’esistenza di un’entità sociale: non esiste una comunità organica, ma solo individui, da pensare come enti rigidamente separati l’uno dall’altro. Ne consegue che sottrarre qualcosa da un individuo per darlo ad altri rappresenta non un atto di dovere sociale o generosità, ma un obbligo a lavorare per gli altri («la tassazione è lavoro forzato»; ivi, p. 181), violando i diritti di uno a beneficio di altri. Pertanto, lo Stato deve interferire il meno possibile nella vita individuale, cioè essere minimo e non intrusivo. Uno Stato che pensasse a ridistribuire il reddito e a riequilibrare le condizioni sociali, perseguendo politiche di “riparazione” nei confronti delle persone meno avvantaggiate, è uno Stato che non considera le singole persone come fini, ma semplici mezzi in vista del bene di un’ipotetica società.
A queste concezioni si può aggiungere quella per cui il benessere è rappresentato dal prodotto delle utilità degli individui. In questo caso vi è maggiore considerazione del benessere dei più poveri rispetto alla funzione utilitarista, ma, a differenza della funzione rawlsiana, la società è disposta a compensare con elevati aumenti per i ricchi eventuali perdite dei poveri (Bernoulli-Nash).
La domanda di fondo è del tipo: il pubblico (lo Stato) può, ad esempio, entrare nell’assistenza dei bisognosi o obbligare i cittadini a comportamenti che li tutelino dal diveltarlo? La domanda non è peregrina per almeno due motivi. Innanzitutto, perché, per occuparsi di assistenza, lo Stato deve aumentare il prelievo fiscale generale e/o obbligare i cittadini a destinare parte delle proprie risorse da lavoro (trattenute previdenziali, tassa sulla salute ecc.) al fine di garantire a loro stessi, ad esempio, l’assistenza sanitaria e la pensione. In secondo luogo, perché lo Stato si occupa di campi, temi e problemi che la solidarietà individuale o organizzata può, o potrebbe, presidiare attraverso varie forme, così come è stato nel passato e in alcuni casi ancora avviene: società di mutuo soccorso, assicurazioni personali o professionali, Chiese, ecc.” (Merlo G., 2014, p. 44 e seg.)
Le possibili scelte
Ovviamente quello delle possibili scelte nella distribuzione di un bene attiene alla politica (si veda la scheda: Temi di fondo)
Ci si trova, quasi inevitabilmente, di fronte a quella che è stata chiamata “The tragedy of commons” (Hardin D., 1968) cioè situazioni nelle quali non esiste una soluzione ottima, perché ogni scelta comporta dei costi alti: non c’è una scelta ottima, cioè che sia ottima per tutti e da tutte le prospettive da cui la guardiamo. O, nel mettere a confronto i diversi criteri, a “Scelte tragiche” (Calabresi 2006). O, anche, per la teoria dei giochi, al “Dilemma del prigioniero” (Olson M., 1990) in cui esiste una strategia razionale per l’individuo, ma che poi si rivela non essere ottima né collettivamente né individualmente.
Secondo l’Economia del benessere (settore dell’economia che si occupa dell’uso ottimale delle risorse) l’allocazione è ottimale quando è impossibile accrescere il benessere di un consumatore senza ridurre il benessere di un altro (ottimo di Pareto).
In termini generali si possono individuare due livelli di scelta delle allocazioni delle risorse:
uno macro riferito a specifici settori ritenuti maggiormente importanti
uno micro all’interno di ciascuno di essi, fino ad arrivare all’allocazione ai singoli individui.
Gli obiettivi ed i criteri della distribuzione
Quando si decide di distribuire un bene comune la domanda di fondo è sull’obiettivo che ci si prefigge. Senza una sua chiara definizione non è possibile individuare i conseguenti criteri. Ma spesso questi “sono mal definiti e confusi, astratti e poco operazionabili, manifesti o latenti, funzionali o disfunzionali.” (Merlo G., 2014 p. 155)
In particolare, a volte, la tutela individuale e quella pubblica possono non coincidere ed entrare in conflitto.
Per Russo (Russo P., 2016), che si occupa di salute e giustizia sociale, “le teorie della giustizia sono interessate a identificare criteri razionali per la valutazione etico-politica delle suddette distribuzioni che influiscono sui prospetti di vita delle persone e presuppongono la scarsità delle risorse. Il rapporto tra health care e giustizia sociale, in un contesto di scarsità di risorse, ha forti ricadute sull’eguale accesso alle cure e sul diritto alla salute inteso come classico diritto sociale.”
Al di là di ogni possibile approccio è possibile individuare almeno due possibili obiettivi, concezioni e conseguenti criteri di scelta.
Uguaglianza: porta ad una distribuzione in maniera egualitaria, assegnando a ciascuno parti uguali. Rispetto alla situazione di partenza la situazione non muterà in termini relativi.
Equità: distribuzione proporzionata alle necessità nel tentativo di ridurre le differenze.
È una questione di scelte: mentre l’uguaglianza appare più immediata e facile, l’equità comporta decisioni discriminanti.
I criteri ed i metodi di distribuzione varieranno a seconda dei diversi approcci, ma anche della diversa natura del bene in questione: - scarsità, - omogeneità, - indivisibilità.
Essenzialmente se ne rintracciano i seguenti: - correlati alle maggiori probabilità di raggiungere gli obiettivi dell’intervento, - razionamento, - cronologico (c.d. first come, first served), - casuale (c.d. lottery).
Due esempi
Finanziamenti agli Enti
Il bene in questione è il denaro: scarso (sempre?) e distribuibile omogeneamente. L’obiettivo è quello definito dallo specifico provvedimento o, più in generale, in una logica di sussidiarietà verticale, contribuire alle autonome azioni programmatorie di enti più vicini al cittadino, senza proporre o indicare linee programmatiche da parte dell’erogatore. (La materia è trattata in Merlo G. 2014, p. 170 e seguenti)
Tra i sistemi di distribuzione si possono individuare due modalità (si veda la scheda: Finanziamenti diretti agli enti):
quota capitaria: i finanziamenti vengono distribuiti per quote proporzionali alla popolazione di riferimento. Un criterio che, senza correzioni, non considera né la variabilità geografica dei singoli bisogni, né l’efficienza operativa dei diversi servizi.
quota capitaria ponderata (o corretta): si considerano uno o più indicatori del problema che si intende affrontare per distribuire i finanziamenti in proporzione alla loro distribuzione territoriale. Ad esempio: se si intende affrontare il problema dell’immigrazione si potranno individuare alcuni indicatori che suggeriscano la distribuzione del fenomeno sul territorio. Il problema sarà di individuare gli indicatori adatti (problema tecnico) e soprattutto quello di dare loro il giusto peso (problema politico, collegato agli obiettivi del programma). (Si veda la scheda: Finanziamenti in quota capitaria ponderata)
Il bene in questione è il vaccino: scarso ed indivisibile per singola dose. Il primo problema nasce dalla definizione dell’obiettivo. Infatti, una vaccinazione tende a migliorare lo stato di salute della popolazione con la riduzione:
del rischio individuale di malattia, ospedalizzazione e morte
del rischio di trasmissione a soggetti ad alto rischio di complicanze o ospedalizzazione
dei costi sociali connessi con morbosità e mortalità
con una possibile contrapposizione tra la protezione dei singoli e quelli della società complessiva. Ad esempio, estremizzando ed in estrema sintesi, nel breve e medio periodo, se si privilegia la salute individuale la priorità sarà agli anziani ed ai soggetti ad alto rischio, mentre se si privilegia la comunità la priorità sarà ai soggetti che hanno maggior possibilità di diffondere il contagio (periodo più lungo).
Approfondimenti
Bruni L., L’economia nell’era dei beni comuni: la tragedia, le sfide, le possibili soluzioni, Bocconi
http://matematica.unibocconi.it/articoli/l%E2%80%99economia-nell%E2%80%99era-dei-beni-comuni-la-tragedia-le-sfide-le-possibili-soluzioni#6Calabresi G., Bobbitt P., Scelte tragiche, Milano, 2006
Conti R., Tragic choices, 42 anni dopo. Philip Bobbitt riflette sulla pandemia, Giustizia insieme 2020
https://www.giustiziainsieme.it/it/diritto-dell-emergenza-covid-19/1049-tragic-choises-43-anni-dopo-philip-chase-bobbitt-riflette-sulla-pandemia?hitcount=0Dietrich v. Engelhardt, Allocazione delle risorse nel settore sanitario. Principi e valori di bioetica
http://www.provincia.bz.it/salute-benessere/salute/downloads/Allokation_von_Engelhardt._ital.pdfElster J. (1995), Giustizia locale. Come le istituzioni assegnano i beni scarsi e gli oneri necessari, Feltrinelli, Milano
FNOMCeO, Commentario al Codice di Deontologia Medica
https://www.omceo.me.it/ordine/cod_deo/commentario.pdfGambino A.M., Beni essenziali, Treccani,
https://www.treccani.it/enciclopedia/beni-essenziali_%28XXI-Secolo%29/Hardin G., “The tragedy of commons”, Science, Vol. 162, no. 3859, pp. 1243-1248, 1968
Ianuzzo M., Microallocazione delle risorse in sanità: dilemmi quotidiani tra etica ed economia, Istituto Italiano di bioetica
https://www.istitutobioetica.it/aree-di-interesse/sociale/132-aree-interesse/bioetica-sociale/sistemi-sanitari-e-allocazione-delle-risorse/339-mariateresa-ianuzzo-microallocazione-delle-risorse-in-sanita-dilemmi-quotidiani-tra-etica-ed-economiaLongobardi E., Peragine V., Appunti di introduzione all’economia pubblica, Università degli Studi di Bari “Aldo Moro“ 2010
https://www.uniba.it/ricerca/dipartimenti/dse/didattica/corsi_a_.a/corsi-12-13/clea-12-13/1libro-ep-2010.pdfSIAARTI, Raccomandazioni di etica clinica per l’ammissione a trattamenti intensivi in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili
http://www.quotidianosanita.it/allegati/allegato2675063.pdfTarello G., Il diritto e la funzione di distribuzione dei beni in G. Tarello, Cultura giuridica e politica del diritto, Il Mulino, Bologna, 1988 » Pagine/Capitoli: pp. 219-234
http://www.consiglio.regione.campania.it/cms/CM_PORTALE_CRC/servlet/Docs?dir=docs_biblio&file=BiblioContenuto_1561.pdfTreccani, Economia del benessere
https://www.treccani.it/enciclopedia/economia-del-benessere/Veca S., Una filosofia pubblica, Feltrinelli 1986
https://books.google.it/books?id=ulVdaqSNeJ8C&pg=PA13&lpg=PA13&dq=assegnazione+beni+scarsi&source=bl&ots=6UlQBt3Du8&sig=ACfU3U0FitN9WG5Sj8bvA1tY4IwmsYbNvA&hl=it&sa=X&ved=2ahUKEwiFqa6Ls__tAhUOuaQKHah9A244FBDoATAJegQIBxAC#v=onepage&q=assegnazione%20beni%20scarsi&f=falseTutti gli aggiornamenti del sito sulla
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Giorgio Merlo gennaio 2021