La regolazione pubblica

G. Merlo, La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti, Carocci 2014

Capitolo: 1.1. Politica, pianificazione e programmazione

BOX DI APPROFONDIMENTO  n.3

N.B. I riferimenti bibliografici si riferiscono alla sito bibliografia del testo. Nel caso di citazione si consiglia la seguente notazione: “Merlo G., La programmazione sociale: principi, metodi e strumenti”, allegato web box n.3, Carocci, 2014

INDICE ANALITICO GENERALE

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in argomento si vedano le schede:

Le norme

Le leve della programmazione


Si può parlare di regolazione quando si ha una restrizione intenzionale della scelta nell’attività di un soggetto operata da un’entità esterna che in campo pubblico diventa la guida con mezzi amministrativi di un’attività privata nell’interesse pubblico (Mitnick, 1980).

Il termine può avere anche un significato più ristretto: quello di definire regole per modificare o disciplinare specifici fatti o fenomeni in base a determinate esigenze: ad esempio regolare il traffico si differenzia dal programmarne i flussi. In questo senso può essere vista come una delle missioni primarie della funzione amministrativa pubblica: vagliare e contemperare le esigenze e le aspettative dei cittadini (Lippi, Morisi, 2005).

Elementi caratteristici della regolazione in campo economico: «Un soggetto pubblico (regolatore) dotato di potere coercitivo; l’intento di modificare il contesto d’azione e in definitiva il comportamento di altri soggetti (regolati, che potrebbero non essere d’accordo); la definizione ufficiale di certi valori, beni, interessi, posizioni come meritevoli di tutela, alla luce di una nozione più o meno esplicita di interesse pubblico» (La Spina, 2006, p. 80).

 

La regolazione pubblica, pertanto, è un’attività che si attua attraverso l’emanazione di norme: una delle più potenti leve della programmazione.

Nel nostro campo gli ambiti in cui si esplicano forme di regolazione si riferiscono essenzialmente da una parte ai singoli individui, e dall’altra al sistema economico (Borzaga, Fazzi, 2005): i comportamenti individuali (che possono diventare collettivi); alcune forme di produzione di particolari beni, attività e servizi; la tutela della qualità dei prodotti e dei sistemi produttivi nonché la disponibilità e il prezzo di beni e servizi socialmente meritevoli; le forme e le modalità della produzione sia pubblica che privata; la fruizione di servizi a valenza pubblica; l’utilizzo di alcune delle risorse territoriali attinenti al sociale.

(Merlo G., 2014, p. 27 e seg.)

In questo è una delle leve più potenti e la si ritrova praticamente in tutti gli ambiti. 


 

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