Il racconto di Ainino Cabona

Come ogni anno il caro Ainino, nostro appassionato lettore, ci regala un racconto sul tempo di guerra e sulla Lotta di Liberazione.
Lui definisce la sua storia una "storia minore" ma è dalla lettura di queste pagine che si costruisce la "storia maggiore". 

Racconto per la Festa della Liberazione – 25 aprile 2023


TEMPI COMPLICATI E DIFFICILI

La vita di una famiglia ai tempi del fascismo (1922 – 1945)


PREMESSA

Dai ricordi di famiglia e dai documenti in mio possesso si può ricostruire la storia di un’epoca. Una storia “minore”, ma non per questo meno interessante e importante. Il fascismo durato dal 1922 al 1945 ha rappresentato un lungo periodo della storia d’Italia. Che cosa è successo nella mia famiglia ai quei tempi? 

LA FAMIGLIA DI MIO NONNO

Mio nonno Sebastiano Bernardello (Sestri Levante 1892 – 1980 nome di battaglia Bastian o Colonnello) era comunista, antifascista e partigiano. Nato in una famiglia contadina, aveva un fratello maggiore Francesco (1883 – 1955) che emigrò presto negli Stati Uniti a San Francisco, da dove ritornò nel 1955 malato. Mio nonno aveva frequentato la scuola con buon profitto fino alla sesta elementare (Con Regio Decreto Orlando del 29/01/1904 l’obbligo fu elevato fino a dodici anni di età). Poi come era comune in quei tempi cominciò a lavorare. Fece il militare in Marina e navigò per un certo periodo. Allo scoppio della prima Guerra Mondiale fu arruolato negli Alpini e combatté sull’Altopiano di Asiago, sul monte Ortigara (Vicenza m 2106) e poi nella zona della Conca di Plezzo (Bovec - Slovenia), monti Canin (Udine m 2587) e Rombon (Slovenia m 2207). Al ritorno sposò mia nonna Maria Dentone (Sestri Levante 1893 – 1936), che come in uso ai tempi andò ad abitare nella modesta casa della madre del marito dove nel 1921 nacque mia madre. Contadino con poca terra, nel tempo del fascismo cambiò spesso posto di lavoro, operaio ai Cantieri Navali di Riva Trigoso, al Tannino di Pila sul Gromolo e alla OLE (Officine Liguri Elettromeccaniche) della località Lapide. Per integrare il reddito della poca terra affittò due pezzi di terreno in parte in piano e in parte in collina (nelle località sotto la chiesa e Valloia) dal Beneficio Parrocchiale di Santa Margherita di Fossa Lupara, allora retto dal Parroco Arciprete don Angelo Stagnaro Li bonificò, li rese produttivi e piantumò fruttiferi e vite. Il 27/10/ 1947 scrisse in una lunga lettera al riguardo di una controversia con il Parroco sull’uso di questi fondi “…da notare ancora che allora nel 1936 nessuno parlava di comunismo…” e prosegue nella stessa lettera “… sono comunista perché comunista sono nato: e soprattutto tendo a confermare che sono cattolico…” e ancora “Io sono comunista; perché sono sempre stato nemico del fascismo e non vedo altro mezzo e partito per combatterlo più efficacemente …”. 

In quei tempi mio nonno era il segretario della sezione del PCI (Partito Comunista Italiano) di Santa Margherita di Fossa Lupara (Sestri Levante).

LA FAMIGLIA DI MIA MADRE

Nel 1936 un evento tragico sconvolse la piccola famiglia formata da mia bisnonna, da mio nonno e mia nonna, e da mia madre. Mia nonna a soli quarantatre anni si spense per un tumore. A nulla valsero le cure più moderne, tra cui la radioterapia. Mia madre stava frequentando l’Avviamento Professionale Femminile e fu costretta dal padre a interrompere gli studi (completò in anni più recenti con le 150 ore dei lavoratori). Tuttavia nel ventennio la mia famiglia non è stata molestata dal fascismo penso poiché mio nonno era un piccolo proprietario. Mia madre Felicina (Sestri Levante 1921 - 2005) ha sempre riferito che ai tempi della scuola elementare non aveva e non portava la divisa di piccola italiana, organizzazione fascista che inquadrava le bambine da otto a quattordici anni. Era uno spirito ribelle e volitivo ma un po’ si rammaricava di essere considerata diversa dalle altre compagne di scuola. Quando i militari tedeschi, nel tempo dell’occupazione (1943 -1945) le rubarono cinque galline dal suo pollaio, andò a protestare al vicino comando della Wehrmacht. L’11 aprile 1944 nacque mio fratello Bastianino e nella tragedia della guerra la mia famiglia era al culmine della felicità che fu solo turbata dalla morte della mia bisnonna Felicina Vattuone (Sestri Levante 1863 – 1944) all’età di ottantuno anni. 

MIO PADRE

Mio padre (Uscio 1913 – Sestri Levante 2008), nel 1927 da Uscio andò a lavorare a Santa Maria di Sturla, una frazione nel Comune di Carasco come lavoratore agricolo in una famiglia del luogo, ritornata benestante dall’America. Viveva con loro e si inserì bene nell’ambiente sociale di Carasco, con un grande rimpianto di Uscio. Nel 1937 lasciò la famiglia con il libretto  di lavoro di bracciante. Ai tempi del fascismo era difficile passare dal settore agricolo a quello industriale e verificò di persona l’ostacolo consultando i sindacati fascisti di Chiavari, ma la sua mira era di andare a lavorare nello stabilimento del Tannino dal castagno di Carasco. Grazie alla benevolenza dei futuri compagni di lavoro, tra cui ricordava Peirano, un ex ferroviere licenziato perché non volle prendere la tessera del fascismo e ora operaio del Tannino di Carasco, interessarono il direttore della fabbrica Sandroni che era anche Podestà di Carasco.  Questi scrisse una lettera per il segretario di Chiavari dei sindacati fascisti Ginocchio e la consegnò a mio padre in busta chiusa. Peirano che diffidava dei fascisti, portò mio padre a casa sua e aprirono in modo che si potesse richiudere. Verificato il favorevole contenuto, richiusero e mio padre la portò ai sindacati per il nulla osta che fu dato. Riuscì a superare il problema anche perché la fabbrica aveva urgente bisogno di manodopera qualificata. In seguito si trasferì alla fabbrica del Tannino di Sestri Levante, ubicata a Pila su Gromolo, dove ora sorgono strutture comunali. Con mio nonno erano compagni di lavoro in fabbrica. Prese alloggio in cambio di un aiuto a coltivare la terra, bene prezioso in tempi di autarchia e di guerra. Dal 1940 al 1943 fu richiamato e andò a combattere sul fronte occidentale nella zona delle Alpi Marittime. In seguito fu trasferito in un posto di guardia di San Pantaleo di Zoagli e dopo a Punta Manara (Sestri Levante), da dove l’8 settembre 1943, raggiunse facilmente la sua residenza di Villa Zarello 3. La famiglia fornì diversi vestiti che consentirono ad alcuni commilitoni di tornare alle loro case in abiti civili. Nei tempi della Repubblica Sociale con tutta la famiglia aiutò i partigiani ma questa è un’altra storia…

Con la Liberazione riprese appieno il lavoro e insieme l’attività politica nel Partito Socialista, sindacale nella CGIL e sociale nel circolo di Santo Stefano. L’attività politica e sociale proseguiranno fino alla sua scomparsa nel 2008.

Bibliografia

- Miei racconti in particolare “25 Aprile 2021 a Villa Zarello”.

- Emilio Lussu, Marcia su Roma e dintorni, Einaudi 2021.

Nel 1931 scrisse il libro dall’esilio in Francia per un pubblico straniero. Il testo uscì in italiano nel 1933. Lussu antifascista militante e perseguitato nel 1938 scrisse “Un anno sull’altopiano” sulla sua esperienza della prima guerra mondiale sull’Altopiano di Asiago.

- Benedetta Tobagi, La resistenza delle donne, Einaudi, 2022 pagg. 368. 

Il libro, attraverso un’importante ricerca, rende omaggio a tutte le donne che hanno contributo direttamente alla nascita della nostra Repubblica e della nostra Costituzione. Donne coraggiose, libere, combattenti valenti. Un libro di storie di donne scritto con passione civile da una donna che ha vissuto la grande tragedia della morte del padre ucciso quando aveva tre anni. Io ho conosciuto alcune di queste donne e ne conservo un vivo ricordo: ne cito solo due, Violetta di Genova e Luciana Franzinetti Pecchioli di Torino.