campo base

Meritevoli di misericordia

LA PARABOLA DEL FIGLIO NON MERITEVOLE E AMATO DAL PADRE
di Luca Pani

PREMESSA


Chi governa la scuola oggi ha deciso di puntare sul merito, tanto da inserire il termine anche nella nuova denominazione: Ministero dell’Istruzione e del Merito. Indubbiamente il termine merito è contenuto nella Costituzione Italiana all’articolo 34: i capaci e i meritevoli, ancorché privi di mezzi, possano raggiungere i più elevati gradi di istruzione. Il termine merito si presta ad equivoci e molteplici interpretazioni. La meritocrazia può essere intesa in termini di valorizzazione dei meriti alla luce di autentiche pari opportunità oppure alla luce di una naturale supremazia del merito che inevitabilmente favorisce chi ha più soldi, più mezzi, più opportunità.

Se paragoniamo il percorso educativo/scolastico dei ragazzi ad una gara di corsa, c’è da chiedersi se ai nastri di partenza tutti abbiano a disposizione le stesse scarpe ben chiodate o se molti partano con scarpe con la suola liscia. Prima di parlare di merito, quindi, è bene lottare contro le disuguaglianze e le ingiustizie, assicurare a tutti gli stessi mezzi, altrimenti chi occuperà posti di potere e responsabilità saranno i meritevoli che arriveranno sempre dalla stessa classe sociale, scuola, università, movimento, associazione e così via.

MERITO, GIUSTIZIA E PERDONO


Nei Vangeli non si parla direttamente di merito. Potremmo anche affermare tranquillamente che non c'è merito nei Vangeli, quasi a dire che il primo posto è assicurato ai NON meritevoli, i perdonati: chi non ha merito è sempre accolto. Misericordia e giustizia nel Vangelo si rincorrono: chi crede di essere nel giusto (meritevole) rimane deluso; chi sbaglia, cade nell'errore (non meritevole), è amato. Le tre parabole sul perdono presenti nel vangelo di Luca, ci aiutano a cogliere chi sono i meritevoli di misericordia per Gesù. In particolare ci accompagnerà la parabola del padre misericordioso che potremmo anche ribattezzare: la parabola del figlio non meritevole e amato dal padre.

Luca 15, 1- 32.

Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. 2 I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro». 3 Allora egli disse loro questa parabola: (...) 11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.

Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.

25 Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; 26 chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. 27 Il servo gli rispose: E' tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. 28 Egli si arrabbiò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. 29 Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. 30 Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. 31 Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; 32 ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato».

Analizziamo il testo della parabola che è come un quadro straordinario dipinto da Gesù e da Luca. La chiave di lettura di tutto il racconto (come delle parabole della pecora e della moneta, perse e ritrovate) è nella nota iniziale di Luca: Gesù mangiava con i peccatori. Ciò creava scandalo agli occhi dei farisei, dei pubblicani e degli scribi, di tutta la società del tempo. Mangiare a casa di qualcuno era segno di profonda intimità. La solidarietà di Gesù è concreta: Gesù si fa non meritevole tra i non meritevoli, mangia con loro, condivide fino in fondo, va incontro alla disapprovazione di tutti e lo fa ripetutamente, senza paura, perché è venuto per salvare i non meritevoli.

Tre sottolineature.

  1. Al centro della parabola c'è un padre che si relaziona con i suoi due figli, in particolare nella prima parte è sorprendente l'ATTESA infinita del padre nei confronti del figlio minore, non cessa di amare il figlio che si è allontanato, che ha sbagliato tutto nella vita, ma continua ad attenderlo. Non gli interessa che il figlio abbia raggiunto il punto di non ritorno, più basso, che sia diventato il più non meritevole dei non meritevoli, che abbia sperperato tutto il patrimonio. Ciò che lo addolora è la distanza. E quando lo vede da lontano, gli corre incontro e lo abbraccia. Questo è il volto e la logica di Dio: accogliere i non meritevoli. La giustizia del padre è la misericordia. Presto ... portate la veste bella, le scarpe eleganti, l'anello. Chi ama non indugia: accoglie senza tentennamenti.

  2. Il figlio minore pensa di aver perso la fiducia, l'amore del padre, e di doverselo meritare di nuovo: trattami come uno dei tuoi garzoni . Perché questo? Perché il figlio non conosce il padre. Il figlio non aveva capito che era rimasto figlio anche se aveva sbagliato tutto. Chi pensa di essere non meritevole ha bisogno di riscoprirsi figlio, voluto bene così come è.

  3. C'è un figlio maggiore che rifiuta di partecipare alla festa del fratello. La gioiosa accoglienza del fratello non meritevole, suscita in lui la sensazione che la sua fatica quotidiana sia sprecata, inutile. Non lo diremmo anche noi? Non è giusto che il figlio minore sia festeggiato, andrebbe punito! Il figlio maggiore è meritevole! In questa situazione il padre, che ama entrambi i figli, entra in dialogo con il figlio maggiore, ascolta le sue ragioni. E' più difficile per il padre ascoltare le ragioni di chi pensa di essere nel giusto, ma non si tira indietro. Se il dialogo e l'ascolto accadono, può realizzarsi il miracolo della fratellanza e della paternità ritrovata. Da qui nasce la vera gioia, la festa, che conclude la parabola.