campo base

di Luca Pani

Racconto in bilico

tra spoiler e sorpresa


Dai Luigi non spoilerare! Con questa espressione giorni fa Greta, di classe quinta primaria, si è rivolta, gentilmente, ad un suo compagno sul finale del cartone animato I Croods. Ho ammesso la mia ignoranza, preso atto dell’inesorabile gup generazionale, intravisto in poche frazioni di secondo lo spettro della pensione di vecchiaia e solo dopo chiesto agli alunni delucidazioni sul termine spoilerare. Sono stato subito accontentato e, come spesso mi accade, ho imparato da loro e ne è nata una lezione bellissima sull’incontro dei discepoli di Emmaus con Gesù dal titolo racconto in bilico, tra spoiler e sorpresa.

Siamo partiti dall’origine del verbo spoilerare e via via ci si è aperto un mondo... Lo slang (spoiler = rovinare) ha assunto oramai piena cittadinanza nel linguaggio giovanile. L’Accademia della Crusca spiega che il termine veniva usato nel settore automobilistico, aeronautico e sportivo (indica la parte posteriore degli scarponi da sci o di altre scarpe sportive). In Italia compare alla fine degli anni Novanta con il significato che oggi conosciamo: il termine viene impiegato con il significato di informazione che mira a rovinare la fruizione di un film, un libro e simili rivelando la trama, la conclusione, l’effetto sorpresa, a chi partecipa a un newsgroup, a una mailing list, a una chat. Ed è proprio la ricerca dell’effetto a sorpresa che mi ha solleticato. Sarebbe interessante approfondire come grandi scrittori di gialli, come per esempio Agatha Christie nel capolavoro Dieci piccoli indiani, oppure Alfred Hitchock, siano riusciti attraverso splendidi colpi di scena ad incollare al testo (o al film) i lettori. In molti casi gli scrittori e i registi hanno superato il concetto di colpo di scena introducendo la teoria della suspense.
Lo stesso Hitchock chiarisce splendidamente la differenza tra mistero (colpo di scena) e suspense: il mistero è quando lo spettatore sa meno dei personaggi del film. La suspense è quando lo spettatore sa più dei personaggi del film. Nel meccanismo della suspense qualcosa nel film sta per accadere, i personaggi che ne saranno coinvolti e ne subiranno gli effetti ne sono ancora all’oscuro, ma (è questo il bello) lo spettatore è già stato messo a conoscenza di quel che succederà. In questo modo si genera quel meccanismo di apprensione e ansia che rende lo spettatore tanto coinvolto. Chi guarda il film vede i personaggi ancora ignari di un pericolo imminente, che invece lui vede benissimo, e la cosa lo inquieta. La suspense lo terrà incollato allo schermo fino a quando quel qualcosa accadrà, e solo allora ne osserverà le conseguenze.

Dopo l’analisi del termine spoiler, il passaggio successivo è stato quello di entrare nel merito dell’esperienza dei due discepoli. Il testo evangelico di Luca 14,13-53 racconta del cammino di due uomini che da Gerusalemme si dirigono a Emmaus. Tristi per i fatti accaduti al maestro Gesù, non si danno pace, e condividono la loro delusione con uno straniero, che cammina con loro e ascolta. Lo straniero è Gesù, ma i loro occhi non lo riconoscono, e lo stesso Gesù, pedagogicamente, non si fa riconoscere. Potremmo dire che Gesù non spoilera il finale, non rivela la sua identità, ma costruisce l’effetto a sorpresa, accompagna i discepoli e si fa carico delle loro tristezze e perplessità. Il finale del racconto è un colpo di scena che il Caravaggio dipinge con formidabile realismo e forza. Gli stessi ragazzi hanno dato un nome alle emozioni che i personaggi del dipinto suscitavano. La lezione è partita dal linguaggio dei ragazzi e si è conclusa analizzando una delle esperienze emotive più forti per la loro età: la capacità di stupirsi, di sognare in grande. Quale augurio pasquale migliore per tutti noi? Non perdiamo la bellezza di stupirci nelle piccole cose di ogni giorno, impariamo dai bambini!