Editoriale

( di F. Codebò)

Guerra e pace...

Care amiche, cari amici,
condividerete con me che la scuola si stava riprendendo lentamente dopo la drammatica e faticosissima esperienza del Covid quando...
il 24 febbraio 2022 la situazione europea e mondiale è improvvisamente sprofondata a seguito della sciagurata invasione dell'Ucraina da parte della Russia.
Una guerra che si è andata ad aggiungere a tutte le altre (più di venti) in corso contemporaneamente sul nostro pianeta; una guerra però vicina a noi, la prima a fortissimo impatto mediatico e dove la gente (e i governanti) ha iniziato spesso a fare il tifo per una delle due parti, come fosse una partita di un campionato mondiale. Mai si erano viste in televisione tante scene cruente, con corpi spezzati, sangue, distruzioni immense e senza senso.
Si è scatenata così inevitabilmente una fortissima ondata emotiva che ha preso il posto di un minimo di razionalità necessario per risolvere nelle sedi opportune le costosissime controversie sul campo.
Sono iniziati i cortei, le prese di posizione, le raccolte di vari generi per le popolazioni coinvolte, l'accoglienza dei profughi...
Ormai sono passati più di tre mesi da quel giorno tragico e piano piano, come spesso accade, l'emotività si riduce per lasciar spazio a tanti altri problemi che sono sul tappeto.

Lentamente e progressivamente, ancora una volta, tanti hanno disegnato, anche su questi problemi, un ruolo importante e attivo per la scuola: da subito e spontaneamente si sono visti splendidi lavori e iniziative sulla pace costruiti in autonomia dai docenti a partire dalla scuola dell'infanzia. Lavori sulla pace, ovviamente, perchè con i giovani sarebbe sciagurato e impossibile costruire una cultura "di guerra" come forse qualcuno vorrebbe.
Si è invocato, quindi, per fortuna, il ruolo educativo dell'esperienza scolastica, ruolo che però deve diventare sistematico e progressivo.
La necessità è quindi quella di trovare, su spinta anche del legislatore, uno spazio preciso ed equo sui temi della convivenza, dei diritti, della pace, della lotta alla fame e alle malattie.

Da dove partire quindi?
In questo caso la risposta è facile: dalla conoscenza della nostra Costituzione democratica e antifascista. Almeno la sua storia e i primi articoli fondamentali dovrebbero essere approfonditi in modo esperienziale prima della fine della scuola dell'obbligo; certamente alcuni aspetti, come si faceva tanti anni fa, con un'idonea didattica possono essere terreno di ricerca già nella scuola primaria.
E poi c'è tutto il lavoro sulla pace vera che va costruito e sperimentato giorno per giorno. La pace è prima di tutto un sentimento a 360 °, senza vere esperienze e eliminando tanti discorsi inutili, non si diffonde nei popoli e tra i giovani.

A questo punto mi sono venuti in mente alcuni padri della nostra scuola: Lodi, Milani, Rodari; quanto hanno lavorato su questi aspetti! Quante belle pagine si trovano nelle loro opere. Avevano tutti, però, un denominatore comune: quello di costruire dei gruppi-classe che fossero delle comunità ben regolate e governate.
Sulla scia di questi grandi, bisogna tornare al loro spirito, quello del dopoguerra, quando in una situazione di povertà e di scarsa cultura la scuola riusciva a far passare messaggi molto importanti e fondamentali.

Questo numero quindi, nel suo piccolo, vuol cercare di far riflettere sul tema "guerra e pace", che non sono due facce della stessa medaglia: si troveranno racconti, proposte didattiche, segnalazioni varie su cui riflettere in attesa che la situazione complessiva dia segnali di miglioramento.
Buona lettura!