Due libri in tasca...

di Maria Teresa Alberti

LA GUERRA NELLE PAROLE DI DUE GRANDI SCRITTORI

Un esempio lo possiamo trarre dal racconto " La guerra delle campane" ( " Favole al telefono") nel quale Rodari racconta di una guerra terribile, di un fronte dove molti soldati muoiono e tanti vengono feriti.
Fin qui il racconto è veritiero come lo richiede una cronaca di guerra ma ecco che attraverso la fantasia e con una buona dose di ironia compare lo Stragenerale Bombone Sparone Pestafracassone ( già il suono onomatopeico del suo nome fa ridere i bambini) che non è armato e quando ordina il fuoco dal suo " cannonissimo" escono rintocchi di campane che si diffondono per tutta la valle.

I soldati ascoltano i rintocchi e li interpretano come comunicazione di guerra finita e rispondono a festa ; scoppia la pace e i generali che hanno voluto la guerra sono in fuga.
Se fosse così facile interrompere una guerra!!

Durante il racconto i bambini in genere ridono insieme della buffa figura del generale.
Solo in un secondo momento dovrebbe avvenire la presa di coscienza di fronte alla guerra che da sempre, proprio nei bambini, lascia ricordi orribili e spesso irrisolti per tutta la vita.
Gianni Rodari in un ciclo di trasmissioni alla radio intitolato " Tante storie per giocare" (1971) fa un passo importante in piena armonia fra la sua creatività e la percezione molto attenta della realtà; inventa un nuovo modo di farsi ascoltare; racconta ad un gruppo di bambini una storia senza finale che essi dovranno inventare.
Dal punto di vista letterario Rodari si stacca decisamente dal racconto di vicende quotidiane spesso crudeli alle quali i bambini vengono sottoposti senza schermi o mediazioni, oggi più che mai visto che i bambini sono frequentemente soli nell' uso dei media.
Rodari è convinto che rivolgendosi a un età infantile non può permettersi di forzare la fantasia con episodi troppo intensi e difficilmente comprensibili da accettare e contenere.
Occorre aspettare che i ragazzi crescano e possiedano gli strumenti per comprendere gradualmente le vicende.


Anche i bambini autori di " Cipì" e il loro maestro Mario Lodi descrivono un episodio di guerra, una guerra fra uccellini ma dolorosa quanto una guerra fra umani.
Proviamo un brivido di terrore quando un carro armato in movimento che altro non è che un vento arrabbiatissimo fa traballare il cielo e le stelle mentre le persone, come in una guerra vera, si nascondono e spengono le luci per sfuggire al nemico.
Il cielo è il campo di battaglia fra lampi e nuvoloni minacciosi pronti a colpire.
Gli incitamenti sono quelli della guerra vera: "all'attacco!" "sterminiamoli tutti!"; i proiettili sono di ghiaccio ma fanno tanta paura lo stesso e poi d' un tratto lo sbando, il gruppo degli uccellini non lotta più unito ma ognuno scappa da solo.
È la guerra che dissolve la solidarietà e l' alleanza e c'è chi piange disperato per sè e per gli altri.
Alla fine è la devastazione, non ci sono nè vinti nè vincitori; la tragica commedia non ha un perché.

È il massimo della desolazione espressa con le parole di Mario Lodi: "Chi ha vinto la lotta?" Si domandano i nemici di entrambe le parti. "Nessuno".
" Anche le altre volte?"
" Sempre"
" E perché la fanno?"
" E chi lo sa?"
Se leggerete questi due testi famosissimi della letteratura infantile vi troverete ripiegati nelle vostre anime in uno stato di profonda sofferenza ma anche pronti a gioire della voglia di rinascita dei compagni di Cipì.
Tocca a noi adulti di reinventare la speranza, ad esempio con le parole, quelle che arrivano nel profondo dei bambini che in seguito li renderanno capaci di coscienza critica e di sentimenti positivi e per volere finalmente fortemente la pace.