Editoriale
                (di Francesco Codebò)

RIPRESA...RIPARTENZA...

Care, cari,
che estate!
Non parlo dell'andamento meteorologico ma degli aspetti che approfondiamo nella nostra rivista...
Sui giornali e sugli altri strumenti di comunicazione la scuola e l'educazione sono stati molto gettonati: notizie pubblicate quasi tutti i giorni, polemiche, fatti di cronaca gravissimi e incomprensibili, comunicati stampa numerosissimi provenienti dal ministero,  prese di posizione  di esperti,  politici,  gente improvvisata.
Si è percepito, indirettamente, a scuole chiuse, un livello di tensione altissimo; basti pensare, per fare un esempio, alla polemica sulla durata e l'inizio dell'anno scolastico: chi vuole più giorni di lezione, chi ne vuole meno...
Inquietanti i fatti di cronaca: quanto accaduto a Caivano con lo stupro ai danni di due ragazzine è stato forse la punta di un iceberg: quante Caivano ci sono nel nostro paese? Devono succedere per forza fatti gravi per fare in modo che la politica si muova?

E adesso torniamo a noi...
nell'ultima riunione del Comitato abbiamo deciso di riferirici, se è possibile, nei vari contributi dei redattori, alle parole indicate, che non sono propriamente sinonimi.
Ripartenza ha un significato nettamente positivo, ripresa può avere anche dei tratti negativi; nel gergo comune si dice " sono ripresi i problemi" oppure "ho ripreso quella brutta malattia".
E allora mettiamocela tutta per fare in modo che sia RIPARTENZA vera, con azioni precise e ragionevoli a tutti i livelli!  












Torniamo ora alla massa di notizie estive e di dichiarazioni che abbiamo letto tutti: vi devo dire che, in estrema sintesi, ne ho salvata una sola, quella relativa alla preside dell'Istituto Alberghiero di Caivano che, visto il degrado esistente nella sua zona, ha detto, all'interno di una lunga analisi: "qui servono insegnanti bravi. I più bravi d'Italia. Solo così salveremo i giovani del Parco Verde dal loro destino".
L'idea è originale e riprende, in buona sostanza, quello che succede in molti altri settori delle attività umane:

>> forse che, in ambito sanitario, gli interventi più complessi non vengono affidati al primario o ai dottori con più curriculum?
>> E, cambiando decisamente  ambito, forse che, in agricoltura, per esempio, non si sfruttano al meglio le competenze  e le abilità dei  più validi e dei più esperti?   

In ambito scolastico, nel nostro paese, invece, avviene quasi sempre il contrario...nelle situazioni più difficili si trovano, spesso per puro caso, i più inesperti, i neo-assunti o i precari; non parliamo poi delle attività di sostegno dove la percentuale d'impiego del personale di ruolo è decisamente bassa.
Questo fenomeno irrazionale ha molte cause, ne citerò solo alcune: in primo luogo il fatto che il personale da gestire è tanto (circa un milione di addetti) , in secondo il fatto che non è mai esistita, anche per forti influssi politico-sindacali, ai vari livelli, un utilizzo del personale intelligente e in linea con il mandato "costituzionale" che ha la scuola.
Ma anche all'interno di un istituto, se possibile, le situazioni "difficili" da gestire vengono generalmente evitate o perdono la provvidenziale continuità d'insegnamento da un anno all'altro.

Ora vediamo, sinteticamente, se l'idea di Eugenia Carfora, preside di Caivano, potrebbe essere attuata, anche nel breve-medio periodo:
- andrebbero, in prima istanza, censiti con strumenti idonei (non solo con gli esiti delle prove Invalsi...) le tante "Caivano" che esistono nel nostro paese...una volta si chiamavano "scuole di frontiera" ma in genere al di là dell'etichetta non c'era alcun riconoscimento particolare da parte dell'Amministrazione centrale e periferica;
- il secondo passaggio potrebbe essere quello di distaccare, a domanda, previa valutazione dei titoli e del curriculum e colloquio con una commissione dedicata, per almeno un triennio, il personale (docente e non) che ne faccia richiesta;  una modalità simile, in altri termini, a quella che si usa per  individuare il personale docente e dirigente da distaccare presso gli Uffici Scolastici per compiti particolari;
- il personale che accettasse questa sfida, ovviamente, dovrebbe avere un tangibile riconoscimento economico e di carriera e, prima di iniziare le attività sul campo, dovrebbe svolgere mirati percorsi di formazione.   

Concludendo, si può dire che c'è bisogno di nuove idee in questo campo! Non basta mandare più forze nelle zone più complesse, soprattutto se non è chiaro il loro compito. Si romperebbe così anche il tradizionale cerchio per cui le scuole "più facili" vengono scelte a domanda dai docenti "migliori", una vera anomalia nel mondo del lavoro...