L'intervista del mese

( a cura di F.C.)

La parola a Simone Paolo Achillea...

Questa volta ospitiamo Simone Paolo Achilea – appassionato docente di Lettere a tempo indeterminato dell' I.C. Valli e Carasco.
Dalla lettura delle sue parole emergono saggezza, competenza, umiltà e ironia. Grazie Simone per il contributo che hai voluto dare!

1)Racconta brevemente il tuo percorso fino alla situazione attuale: fin da ragazzo, ho sempre pensato che l'insegnamento fosse la mia “strada” e ho cercato di raggiungere con tenacia il mio obiettivo: mi sono laureato, ho frequentato la Scuola di specializzazione all'insegnamento all'Università di Genova, ho frequentato corsi di perfezionamento a Roma e in altre Università italiane. Visto che nello studio ho sempre ottenuto buoni risultati, la mia famiglia avrebbe voluto frequentassi una facoltà che potesse offrirmi diverse possibilità di impiego nel mondo del lavoro. La mia scelta però è stata la Facoltà di Lettere, grazie ad una docente conosciuta all'esame di maturità (membro esterno), proveniente dalla Lombardia, mai più rivista. Sotto una buona stella, ho iniziato a frequentare l'Università di Genova e sono partito dagli esami più difficili. Una volta concluso il percorso universitario, ho continuato a studiare, approfondire e ho ottenuto sempre, secondo i miei insegnanti, buoni risultati. Ancora oggi, il mondo della ricerca continua ad appassionarmi...

2) Hai/hai avuto incarichi importanti a scuola?Il mio nome è comparso in diversi punti dell'organigramma scolastico, non credo nell'importanza di un “ruolo”, ma nell'importanza delle persone che ricoprono un ruolo: gli incarichi vanno e vengono, a volte possono essere “specchietti” per allodole, altre volte fantasmagoriche “corse” verso mitici Eldoradi... Ecco, non ho mai vissuto in questo modo i miei incarichi e spero di non viverli mai così. Mi auguro che le persone che lavorano con me possano vedere il mio “attaccamento” alla Scuola e il mio servizio quotidiano sempre a vantaggio dei bambini e dei ragazzi.


3) cosa ti piace del tuo lavoro? Come avrete capito, ho scelto di essere un insegnante e mi piace l'aspetto didattico – educativo del mio lavoro, il costruire, insieme ai miei alunni, un percorso che prosegue nel tempo, non necessariamente perché ci si rivede, ma perché si sono vissute insieme esperienze importanti e fondamentali.
Capita anche che io abbia rivisto ex alunni, ormai uomini e donne, e condiviso con loro momenti di riflessione e ricordi inebriati dal profumo di fragranti pizze e ottimi cocktails!



4)Cosa non ti piace? La scuola è una realtà complessa quindi non può essere priva di problemi. Per affrontarli, bisogna sempre cercare di vedere anche l'aspetto positivo, a volte ironico, e non appesantire le giornate di lavoro creando problemi su problemi (Ufficio drammi, citando un “vegliardo” DS)

5)Se fossi nominato Ministro della Pubblica Istruzione, cosa faresti per prima cosa?Non accetterei di essere Ministro dell'istruzione nè come politico nè come tecnico, suggerirei però le seguenti piste d'azione: centralità dell'alunno, formazione e reclutamento del personale della scuola, revisone dei cicli di istruzione. Per chi fosse interessato, rilascio interviste a reti unificate (naturalmente, sto scherzando!)

6) Pensi che sia possibile la continuità didattica? La “continuità didattica” è una formula magica, altisonante, spesso invocata da docenti e famiglie (quando è utile e può venir bene), ma anche messa subito in uno scantinato, quando può creare situazioni nevralgiche, incresciose o poco comode. Comunque, io sono favorevole alla continuità didattica perché l'azione didattica - educativa di un docente ha bisogno di una tempistica a medio/lungo termine, soprattutto nella Scuola primaria. Soltanto con il “tempo” si riescono a dare risposte, risolvere problemi, capire se un metodo può essere efficace.



7) Quali problemi hanno i ragazzi di oggi?I ragazzi di oggi hanno i problemi dei ragazzi di sempre, contestualizzati e attualizzati nel periodo storico e nell'ambiente in cui vivono. È cambiata invece la percezione dei problemi, il modo di viverli, di affrontarli, di prenderne consapevolezza, di superarli. Gli uomini, le donne di oggi sono “diversi” da quelli di ieri e da quelli di domani, forse più fragili, forse più forti, è difficile a volte dirlo, sicuramente “diversi”.


8) E le famiglie?In parte ho già risposto, la famiglia ha cambiato il suo ruolo, è cambiata, vive in maniera diversa la sua funzione sociale, emotivo – affettiva, assistenziale, etc..
Facilmente si può cadere nei luoghi comuni che vedono soltanto le problematiche e gli aspetti negativi della famiglia di oggi. Non penso che tutte le famiglie del passato fossero come quelle della pubblicità del “Mulino Bianco”, la mia bisnonna nata agli inizi del '900 affermava “Se le case fossero di vetro!”

9) E i docenti? I docenti non sono compagni di viaggio di E.T. e non provengono da un pianeta sperduto di una galassia lontana, sono uomini e donne di oggi che cercano di compiere il loro lavoro nella società di oggi, “diversi” dagli insegnanti di ieri e da quelli di domani, con tanti problemi di natura organizzativa, didattica, etc..ma mi auguro che tutti abbiano nel cuore la passione per un lavoro “unico”, in cui tu cresci mentre fai crescere ed è per questo che, anche in età avanzata, gli insegnanti hanno sempre uno spirito giovane e un'intelligenza vivace e pronta, perché non invecchiano mai!