Introduzione della Dirigente Scolastica
Prof.ssa Paola Salmoiraghi

Abbiamo intitolato il Convegno: “Quale inclusione?”, con un bel punto interrogativo, per due ordini di motivi: perché nella scuola e nella vita le domande sono il principio del dubbio e della conoscenza e perché desideriamo vagliare criticamente che cosa si fa davvero nelle scuole per includere. Ascolteremo diversi punti di vista.

Sarebbe importante far sì che le nostre risposte, quelle di tutti noi, di oggi e di domani, siano più forti delle domande.

Chi è nella scuola non guarda l’orologio, non interrompe il “servizio”.
E ciò non solo perché lavoriamo anche di sabato, domenica, la sera o la notte, ma soprattutto perché chi educa o insegna, chi vuole bene e vuole il bene di bambini e ragazzi, a loro pensa sempre.
La cura non segue le lancette dell’orologio o il suono della campanella: è una linea continua, una retta infinita.
Quando incontro -per fortuna spesso- docenti e personale con queste caratteristiche, mi chiedo che cosa li renda così inclusivi.
Certamente l’attitudine e l’istinto.

C’è anche chi, tuttavia, ha imparata ad avere cura per esperienza diretta, negativa o positiva, o a seguito di buoni exempla.
I docenti che includono ascoltano, osservano, guardano, stando ben centrati nel contesto e, quando ne escono, pensano e riflettono, per puntare al miglioramento degli allievi, dell’ambiente, di se stesso.
E chi non sa includere?
Lo dico senza mezzi termini: deve impararlo, se vuole giocare da titolare nella scuola.
Penso ai docenti di sostegno, tanti e non ancora formati, ma che sono entrati nella scuola e che si pongono dubbi e domande per puntare al miglioramento.
A voi dico che la vita ha fatto un regalo: lo scoprirete giorno dopo giorno, senza dubbio anche faticando.
Il buon docente, quando è in classe, non desidera essere altrove.
Ce lo ha ricordato Recalcati, quando a Camogli ha parlato ad un teatro gremito di docenti e dirigenti.
Concludo affermando con determinazione che, quando si tratta di allievi con disabilità, l’inclusione va perseguita alla massima potenza. Occorre generare energia e far sì che tutti includano davvero.
Se no la scuola stessa diventa un enorme punto interrogativo.