Editoriale

di Francesco Codebò

“la scuola è all’anno zero?

Care amiche, cari amici,

siamo arrivati ad una nuova ripartenza, devo dire diversa da tante altre; dopo un anno di pandemia, con tanta DAD, ci sono molte aspettative, forse anche tanta enfasi.

Per approfondire questo argomento ho preso in prestito il titolo dato da Viola Armone al suo interessante contributo pubblicato su “Il Secolo XIX”; l’ho messo però in forma dubitativa perché i segnali raccolti dal nostro piccolo osservatorio sono in gran parte contrastanti.

Cosa vuol dire essere all’anno zero? In genere vuol dire ripartire consapevoli che bisogna tentare nuove strade perché la situazione precedente denotava molte lacune e zone problematiche. Tutti dicono che la gestione del “pianeta scuola” nel nostro paese è molto problematica: il numero di scuole e di persone impegnate è molto alto, la burocrazia è profonda e i risultati, nel complesso, non sono molto positivi.

Quindi il primo messaggio che voglio dare è questo: bisogna avere la forza a tutti i livelli di cambiare strada, come quando ci si perde nel bosco e si tenta una via d’uscita difficile ma che si percorre perché ci sembra di vedere un po’ di luce.

Dice bene Viola Armone nel suo contributo: la scuola deve imparare a chiedere di più (e a chiedersi di più dico io) perché è diventata più consapevole del suo valore e del suo ruolo insostituibile. Più avanti l’autrice invita a ripensare al tempo della scuola, tempo di qualità, tempo in cui coinvolgere gli alunni in attività arricchenti che fanno da contraltare al tempo perduto, al tempo sprecato da tanti ragazzi a rischio.

Spazio quindi alle strade innovative e creative, via la routine grigia e ripetitiva che porta spesso la scuola a fare un esercizio sconfinato di “copia e incolla”.

Devo dire però, cari lettori, che le mie sensazioni non sono del tutto positive; mi sono divertito a guardare vari siti web degli istituti scolastici di varie aree del nostro paese: non si parla quasi mai di contenuti dell’apprendere, di metodologie, di priorità negli interventi. La precedenza è data quasi sempre al contenitore, all’organigramma, agli incarichi da assegnare: fare “il governo” in una scuola è diventata un’operazione lunghissima, come se si stesse preparando l’esercito ad una battaglia. Forse quando le truppe sono schierate, l’anno scolastico è già in fase avanzata e le energie si sono già ridotte al lumicino.
Anche gli ultimi dati conosciuti segnalano purtroppo sempre gli stessi problemi: mancanza di docenti, soprattutto insegnanti di sostegno, spazi carenti, personale ausiliario ancora da nominare e così via.

In questo numero, quindi, in più parti troverete vari riferimenti alla “ripartenza” termine molto usato e abusato in vari contesti ma che ha risvolti di complessità notevoli: ripartire fa pensare a quel turista che disfa e subito dopo rifà la valigia per aver cambiato meta e compagnia: tutti sappiamo che queste operazioni creano tensioni, ansie, aspettative difficili.

E allora: buon viaggio a tutti! Ricordatevi di mettere nella valigia le cose veramente importanti, anche quelle invisibili ma a voi care, non la merce che si può facilmente acquistare in un centro commerciale!