MAGGIO /GIUGNO 2020


EDITORIALE : un morto in più , un morto in meno….

Forse il titolo è un po’ troppo crudo, ma sembra che sia proprio così : al di là della fredda contabilità

quotidiana dei morti e di alcune foto/video molto drammatici e commoventi che hanno scosso per alcuni

istanti il cuore della gente comune ,

è rimasto ben poco; non si è neanche pensato ad una giornata di lutto nazionale……

Quello che è contato di più nell’ultimo periodo è stata soprattutto la ripartenza, il “turbocapitalismo”

(come dice L. Mercalli) non può aspettare, deve riprodursi ed alimentarsi senza fine ; non contano i

disoccupati, i lavoratori in nero e quelli precari, contano i profitti (non i giusti guadagni) di pochi.

In questo quadro già triste, inspiegabile il trattamento riservato ai bambini e ai ragazzi : nessuna ipotesi

di ripartenza pur parziale delle attività scolastiche in questi ultimi due mesi , idee ancora molto confuse

riguardo a quello che succederà a settembre. Forse perché il mondo della scuola non sembra muovere il

PIL, la formazione dei giovani interessa poco, perdere mesi di scuola non sembra una cosa grave, anzi è

un risparmio.

Si poteva fare di più e senza gravi oneri : in ogni scuola mediamente ci sono due locali per ogni classe e un

numero di docenti almeno doppio rispetto alle classi funzionanti. Utilizzando tutte le forme possibili di

flessibilità, in massima sicurezza, si doveva far riprendere la scuola a piccoli gruppi e/ o a orari parziali ;

nessuno parla poi della fascia 0 – 6 anni ritenuta fondamentale nella formazione dei piccoli.

Contava solo riprendere la movida, dobbiamo stordirci per non pensare al vero bene e ad un giusto

progresso. Va favorito il consumo smodato dell’alcool e delle sostanze tossiche, perché i soldi devono

girare…..

INTRODUZIONE

1 editoriale

2 parliamo di noi

3 un sito alla volta

4 pedagogia e didattica in pillole : ancora il sistema dei laboratori

Tutti i vari contributi, se non precisato diversamente, sono stati elaborati da Francesco Codebò.

La veste grafica è a cura di Sara Morchio.

SECONDA PARTE

5 rassegna stampa commentata

6 un “forum” tra i lettori (seconda parte)

7 le parole dell’inclusione

TERZA PARTE

8 la ripartenza a settembre…cosa mettere in valigia…

9 pensierini della sera

10 una frase in dono

2 - PARLIAMO DI NOI

>> diamo prima alcune notizie di interesse generale :

- stiamo raggiungendo risultati importanti : siamo vicini alla soglia dei 200 destinatari della newsletter !

Ogni lettore, poi, potrebbe far pervenire questa news ad altre persone ; ognuno può anche inviare riflessioni,

commenti, proposte; verranno pubblicate integralmente.

- da questo numero inseriamo una nuova rubrica, destinata alla conoscenza di siti web utili per le attività

professionali; andremo a scovare quelli più nascosti, artigianali ma molto ricchi di spunti….;

- abbiamo finalmente fissato la data del nostro appuntamento a Barbagelata : andremo sabato 27 giugno;

il programma e le modalità di adesione vi verranno mandate a parte . Il pranzo , per rispetto delle

norme attuali, sarà all’aperto e al sacco.

- Questo è l’ultimo numero dell’annata 2019/20, salvo clamorose novità su cui riflettere ; continuerà

invece anche nel periodo estivo l’invio dei notiziari brevi .

>> Come al solito ci rivolgiamo poi a quelli che ricevono per la prima volta la newsletter:

ricordiamo gli scopi principali di “pedagogia 2020” (gratuita e apolitica) germogliata spontaneamente

subito dopo la “prima giornata per la scuola” organizzata a settembre 2019 a S.Rocco di Zerli :

- tener viva la fiammella della pedagogia, disciplina che dovră per forza tornare d’attualità!

- Creare un circuito comunicativo nel territorio del Tigullio e oltre, per mettere in rete persone, esperienze,

situazioni;

- diffondere informazioni di tipo culturale, normativo, educativo, sociale legate al mondo della scuola;

- mantenere un contatto intergenerazionale fra tutti coloro che lavorano o hanno lavorato con impegno

nella e per la scuola, pur con ruoli e profili professionali diversi;

- organizzare iniziative culturali ma non solo anche a tavola si può avere un atteggiamento pedagogico !

3 - UN SITO ALLA VOLTA

In realtà si tratta di un blog……per caso un po’ di tempo fa ci siamo imbattuti nel sito del maestro

Roberto Sconocchini (www.robertosconocchini.it) . Roberto è insegnante elementare dal 1991 e

vive ad Ancona ; ha approfondito in particolare le problematiche riguardanti il rapporto tra insegnamento

e nuove tecnologie.

Riportiamo I titoli più significativi delle varie parti presenti nella ricchissima home page : risorse,

materiali, video, viaggi (proposte) , percorsi, docenti (materiali vari), discipline ( ci sono tutte),

sitografia . Le proposte sono diversificate per ogni ordine di scuola.

Da non trascurare il fatto che offre un “template” (con vari modelli) per costruire facilmente dei

giornalini scolastici in formato word.

Pubblica anche una newsletter a cui ci si può iscrivere.

4 - PEDAGOGIA E DIDATTICA IN PILLOLE : ANCORA IL SISTEMA DEI LABORATORI

Abbiamo cercato nei materiali disponibili per i docenti, qualcosa di significativo che riporti anche

esempi pratici.

La Casa Editrice Pearson ha fatto un buon lavoro .

cliccando sull’indirizzo https://it.pearson.com/aree-disciplinari/italiano/didattica-inclusiva/didattica-laboratoriale-esempi-modelli.html, si trovano non solo impostazioni chiare dal punto di vista pedagogico e didattico, ma anche esempi specifici per la scuola superiore.

Bella la seguente definizione : "la didattica laboratoriale è una strategia di insegnamento e di apprendimento

nella quale lo studente si appropria della conoscenza nel contesto del suo utilizzo . "

Più avanti viene detto che “Fare didattica in questo modo implica per l’insegnante una ristrutturazione

del sé professionale e delle sue pratiche didattiche. Infatti:

>> Si rompe la struttura ordinata delle "materie", le discipline vengono scomposte perché si utilizzano i

«contenuti» che servono per realizzare il "prodotto”;

>> I contenuti oggetto della didattica sono sempre finalizzati al loro utilizzo per fare qualcosa; da oggetti

decontestualizzati, cioè trattati nei loro aspetti generali e astratti, diventano contestualizzati in situazioni

e attività autentiche, reali;

>> Le opportunità di apprendimento vanno identificate nel processo di sviluppo del prodotto finale.

Seguono altre riflessioni riguardanti anche la posizione dello studente e poi ci sono 4 esempi concreti di

percorsi già sperimentati.

Cliccando su “https://vivalascuola.studenti.it/5-idee-di-laboratori-didattici-per-le-elementari-4587

11.html#steps_7” si troveranno semplici proposte per la primaria, alcune molto inflazionate, ma non

sempre proposte come “laboratorio”.

Su “https://didatticapersuasiva.com/didattica/didattica-laboratoriale” vengono proposte interessanti

attività riguardanti la Scuola “media” e la materia “italiano”.

La proposta più originale e meno disciplinare si trova su https://www.savethechildren.it/blog-notizie/

5-strategie-educative-e-un-esempio-organizzare-un-laboratorio-di-successo-classe ;

si parla di un tipo di laboratorio organizzato da save the children e sperimentato in molte classi diverse ;

l’attività proposta vuole servire a capire se e come ogni ragazzo sta bene a scuola.

5 – RASSEGNA STAMPA COMMENTATA

Anche questa volta è stato difficile selezionare i materiali da diffondere ; in alcuni casi vengono pubblicati solo alcuni stralci del testo integrale.

Da “ la Repubblica” del 18.05.20

Scuola, didattica a distanza: "Le lezioni sono uno strazio, la dispersione arriva all'8%"

Tempi duri, se il coronavirus imporrà anche a settembre la scuola a distanza. Un'inchiesta dell'università di Bordeaux su 31 mila famiglie francesi boccia l'insegnamento via computer. "Funestato dai problemi di connessione, che rendono le lezioni uno strazio. Dall'alta dispersione scolastica, che arriva all'8%. E dalle disparità fra le famiglie di classe sociale umile e quelle colte e agiate. Le lezioni via computer amplificano quelle disparità che la scuola avrebbe il compito di appianare". Filippo Pirone, professore di sociologia dell'educazione all'università di Bordeaux, originario di Bergamo ma adottato dalla Francia fin dai tempi dell'Erasmus, è il coordinatore della ricerca insieme al collega Romain Delès. …….. Cosa avete trovato? "Che le famiglie popolari dedicano più tempo alle lezioni online. I genitori seguono i figli nei compiti. Gli stanno addosso perché completino i loro esercizi. Ma è un'attenzione molto formale. Nelle famiglie più agiate, dove ci si rende conto dei limiti di questo insegnamento, c'è un maggior acquisto di risorse aggiuntive. In Francia da molto tempo si registra un boom del tutoraggio online. Si tratta di corsi di sostegno in cui insegnanti privati seguono i ragazzi a tu per tu". ……. Quali sono i problemi? "La connessione internet e la disponibilità di computer. L'11,4% delle famiglie popolari ha problemi di rete, contro il 7,9% di quelle agiate. Il 24% delle prime non ha apparecchi elettronici adeguati, contro il 17% delle seconde. Il 45% delle classi superiori ha le competenze tecniche per gestire i collegamenti, contro il 31% di quelle inferiori. Nel complesso l'esperienza delle lezioni online viene giudicata sgradevole. Le scuole sono state poco d'aiuto, sia per gli alunni che per gli stessi insegnanti. In molti si sono dovuti organizzare da soli per reperire le risorse informatiche". Anche lo stress del confinamento non avrà aiutato l'apprendimento. "Anche qui ci sono disparità. Durante il confinamento i ragazzi delle classi più basse dichiarano di annoiarsi in percentuali più alte. Mentre prima della pandemia la qualità dei rapporti fra genitori e figli era equivalente, fra i vari ceti, con il confinamento la situazione è cambiata. Il 32% delle famiglie popolari ammette di incontrare difficoltà nelle relazioni con i figli, mentre per le famiglie agiate la percentuale è del 24%. C'è sicuramente un problema di condivisione degli spazi e degli apparecchi elettronici, la preoccupazione per il denaro, e un senso di frustrazione per non poter aiutare i figli come si vorrebbe. Per poter trasmettere conoscenze in modo efficace, poi, genitori e bambini devono riuscire ad astrarsi dal loro rapporto d'affetto, cercando di riprodurre quella sorta di contratto sociale che si instaura in classe fra maestri e allievi. Non è un compito banale. Questa situazione ci rivela quanto sia difficile e delicato il lavoro degli insegnanti. Anche loro si stanno rivelando eroi moderni, in questa pandemia". Ma il fatto che i genitori più poveri dedichino più tempo ai loro ragazzi non è un segnale positivo? "Bisogna considerare che si tratta delle famiglie più colpite, dal punto di vista economico. Spesso non svolgono mestieri che possono essere fatti a casa, così molte di esse si sono ritrovate in cassa integrazione, anche solo parziale. Ogni giorno, alle lezioni i genitori di estrazione modesta dedicano 3 ore e 17 minuti al giorno, dieci minuti in più rispetto a quelli di estrazione superiore. Non si può dire quindi che abbandonino i figli, né che il loro capitale di fiducia nei confronti della scuola si sia eroso….. Abbiamo l'impressione che il loro sia un accompagnamento solo formale nell'esecuzione dei compiti, e che i ragazzi soffrano di un deficit di autonomia nello studio…..

RIFLESSIONI : abbiamo voluto allargare lo sguardo anche al di fuori dei nostri confini, per vedere se il quadro era simile ; in realtà lo è ma vanno evidenziati due particolari :

- I figli delle classi agiate già da tempo fruiscono di sostegni a distanza pagati dai genitori a mezzo DAD (al posto delle tradizionali ripetizioni) …..quindi la DAD pensata in rapporto 1 : 1 può funzionare…..

- Era già un po’ che non si vedevano analisi così puntuali circa le differenze tra le classi sociali ; pensavamo che le classi sociali e le relative disuguaglianze fossero sparite ; in Italia su questi aspetti il linguaggio e le analisi sono molto meno netti.

Da “Il Corriere della Sera” del 18.05.2020

Coronavirus e scuola: «Bocciate mia figlia. E’ disabile e non ha più visto un insegnante da marzo»

La testimonianza della madre di Beatrice, 10 anni: «La sua scuola l’ha abbandonata. Se viene promossa in quinta elementare non riuscirà a recuperare le lacune accumulate»

di Francesca Sofia

Mia figlia Beatrice, che ha 10 anni e frequenta la quarta C …..a Milano ….., è affetta da una grave forma di epilessia farmacoresistente che ne ha compromesso anche le capacità cognitive. Per questo ha un Piano Educativo Individuale (PEI): alla sua classe è stata assegnata un’insegnante di sostegno e a lei un’educatrice per aiutarla nelle autonomie personali come stabilito dall’art.9 della legge 104/92. Dal momento della sospensione delle lezioni a tutt’oggi, ossia in due mesi e mezzo, Beatrice non ha mai avuto alcun contatto con i suoi insegnanti curriculari mentre in 9 occasioni ha incontrato via web l’insegnante di sostegno. La sua educatrice, invece, l’ha raggiunta via web con regolarità da fine marzo, ma la Scuola non mi ha mai contattata per informarmi se il piano didattico previsto per la bambina dovesse subire qualche modifica a causa dell’isolamento, né ha fatto pervenire la necessaria rimodulazione del PEI che il dirigente, nella sua ultima comunicazione, ha riferito essere stato cambiato (a nostra insaputa) e degli obiettivi per l’anno in corso sulla base dei quali Beatrice dovrebbe essere valutata. Ci sono state inviate dall’insegnante di sostegno delle schede che abbiamo cercato di far compilare a Beatrice, ma che non ci è mai stato chiesto di restituire….. Anzi a mia esplicita richiesta, mi è stato detto che non era necessario restituirle.

Beatrice lo ha capito che quel lavoro non interessava ai suoi insegnanti e non ha più voluto farlo. A nulla sono valse le richieste che ho rivolto all’insegnante di sostegno per sollecitare un contatto tra Beatrice e i suoi insegnanti curriculari. E a nulla sono valsi i tentativi di affrontare la questione con il dirigente scolastico che ha sempre rifiutato di darmi le informazioni che mi sono dovute e, in particolare, sulla base di quali criteri e rispetto a quali obiettivi Beatrice avrebbe dovuto essere valutata. In sintesi, Beatrice è stata abbandonata. Del resto questo è il destino dei più deboli quando la strada si fa impervia. Un fatto è certo: quest’anno scolastico per Beatrice si è concluso il 21 febbraio. In questa situazione, …. ho proposto alla scuola di trattenerla in quarta per permetterle di ricevere l’istruzione che le spetta, secondo le modalità più consone alla sua capacità di apprendimento……. Una promozione in questa situazione sarebbe un danno oltre che una beffa per una bambina che, priva delle competenze che avrebbe dovuto acquisire nel corrente anno, dovrebbe recuperare quelle e, contemporaneamente, affrontare l’acquisizione delle nuove senza possedere gli strumenti per fare né l’una cosa né l’altra. La nostra richiesta è stata seccamente respinta dal dirigente che ci ha comunicato che il decreto n. 22 dell’8 aprile stabilisce la promozione di tutti gli alunni, anche in presenza di insufficienze… Sulla nostra richiesta di incontrarlo per un confronto che ritenevamo e riteniamo necessario per capire quale sia il progetto della scuola per nostra figlia, ci ha risposto che per le ragioni esposte non riteneva costruttivo né necessario un colloquio. ….

Non so se sono io ad aver capito male, ma mi è sembrato che il messaggio fosse: o si fa così o, se non ti piace, porta altrove i tuoi problemi. ….Mi chiedo, infine, come genitore e come cittadina di questa nazione se questo significa trattare tutti i bambini allo stesso modo, cosa che si realizzerebbe se a tutti venisse dato ciò di cui hanno bisogno per essere tra loro pari, o se il trattamento paritario, solo rispetto alla promozione e non rispetto all’insegnamento, non sia un modo crudele per sottolinearne la diversità. Beatrice, la cui unica colpa è quella di essere nata, merita molto di più e molto di meglio di questo trattamento ottuso e formalistico, totalmente indifferente ai suoi bisogni e al suo destino.

RIFLESSIONI : c’è da vergognarsi……..molte volte a scuola si pensa che gli utenti (genitori) non si rendano conto di tutte le sfumature del servizio offerto; in questo caso la madre di Beatrice ha messo il dito sulla piaga di un atteggiamento sbagliato che è quasi generalizzato, nonostante le norme del nostro sistema siano davvero illuminanti da lungo tempo : perché mia figlia si deve confrontare solo con l’insegnante di sostegno ? Cos’ è la contitolarità e la condivisione nel bene e nel male?

Da “Il fatto quotidiano” del 18.05.2020 ( di A. Corazzoli)

Coronavirus, la denuncia dei precari: “Docenti in aspettativa rientrati in massa con la didattica a distanza. Abbiamo perso posto e stipendio”

L'articolo 121 del decreto Cura Italia prevedeva che le scuole avrebbero potuto prorogare i contratti di supplenza breve e saltuaria al fine di favorire la continuità occupazionale e soprattutto la continuità didattica. Ma ad aprile le cose sono cambiate di nuovo. E tanti supplenti, da Nord a Sud si sono trovati d'improvviso senza lavoro né retribuzione.

Li chiameremo i “furbetti della scuola”: sono quei docenti titolari di cattedra a casa per maternità, per malattia o per aspettativa che improvvisamente con la didattica a distanza sono “rientrati” in servizio facendo perdere il posto a centinaia di precari supplenti. Il decreto “Cura Italia”, in realtà, all’articolo 121 aveva previsto che pure con la didattica sospesa, le scuole avrebbero potuto prorogare i contratti di supplenza breve e saltuaria al fine di favorire la continuità occupazionale dei docenti precari e la continuità didattica. E, sempre nel limite delle risorse disponibili, anche per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario si sarebbero potuti predisporre nuovi contratti di supplenza durante la fase dell’emergenza.

Ma le cose non sono andate come previsto: Dapprima la possibilità è stata avallata anche dal ministero con una nota a firma di Marco Bruschi in cui si affermava che i contratti in essere di supplenza breve e saltuaria dei docenti potevano essere prorogati anche se fosse rientrato il titolare, senza tuttavia chiarire se la proroga potesse essere disposta per l’intero periodo dell’emergenza oppure solo dal 17 marzo. Tuttavia, una ulteriore nota scritta il 5 aprile nell’affrontare diversi aspetti finanziari contribuiva a dare un’interpretazione ulteriormente restrittiva della norma di legge. Tanto che da quel momento è stato cancellato dal Sidi (Sistema Informativo dell’Istruzione, l’area riservata in cui sono accessibili le applicazioni e le comunicazioni per le segreterie scolastiche, incluso l’inserimento dei contratti) il nodo ‘N19’, un codice creato per l’inserimento dei contratti in base all’articolo 121 del decreto “Cura Italia”.

A quel punto il ministero del Tesoro ha bloccato i pagamenti di persone che già in molti casi non ricevevano uno stipendio dal mese di febbraio. Una situazione che è venuta a galla grazie soprattutto a Luigi Sofia, docente 27enne toscano, referente del movimento delle Sardine nella sua regione e promotore di un movimento di precari nato via Facebook che conta più di duemila persone: “Nel mio caso il contratto è scaduto durante la pandemia. I sindacati mi avevano detto di stare tranquillo perché c’era la proroga. Prima avevo il lavoro, poi me l’hanno promesso e infine me l’hanno tolto. Non ho potuto chiedere nemmeno la Naspi perché non ho accumulato i 91 giorni necessari negli ultimi quattro anni. Le quarantene non sono tutte uguali. Aspetto ancora lo stipendio di febbraio. Sto campando con i soldi dei miei genitori”.

Luigi è preoccupato soprattutto per gli altri, per chi cioè era in servizio da più tempo, e sottolinea come sia venuta a mancare anche la continuità didattica: “È incredibile quello che hanno fatto alcuni insegnanti di sostegno. Sono rientrati a scuola senza pensare che per un ragazzo disabile è importante avere un punto di riferimento per mesi”. Il coordinatore dei precari ha interessato della vicenda anche vari onorevoli e la Vice Ministra ma a quanto pare la copertura finanziaria per noi non è stata prevista”.

RIFLESSIONI : che c’è da dire ? questo articolo fa il paio con il precedente…..pagano sempre i più deboli ; nel nostro paese , poi, se si vuole, i soldi si trovano sempre ( vedi ospedali pro Covid costruiti in fretta e già dismessi) , in altri casi la “ copertura finanziaria” non si trova mai.

La scuola è socialità. Non si rimpiazza con monitor e tablet. L’appello di 16 intellettuali contro la prospettiva di un “modello in remoto” . ( Pubblicato su “La Stampa” del 18.05.2020; primo firmatario M. Cacciari )

Per quanto ancora frammentari e non univoci, i messaggi che ci raggiungono in questo esordio della fase 2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti. La prospettiva che emerge è quella di una definitiva e irreversibile liquidazione della scuola nella sua configurazione tradizionale, sostituita da un’ulteriore generalizzazione e da una ancor più pervasiva estensione delle mo-dalità telematiche di insegnamento. Non si tratterà soltanto di utilizzare le tecnologie da remoto per trasmettere i contenuti delle varie discipline, ma piuttosto di dar vita ad un nuovo modo di concepire la scuola, ben diverso da quello tradizionale. Ebbene, si può certamente riconoscere – come da più parti nel corso degli ultimi anni si è sostenuto in maniera argomentata – che la scuola italiana avrebbe bisogno di interventi mirati, collocati su piani diversi, tali da investire gli stessi modelli della formazione e lo statuto epistemologico delle varie discipline. Ma altro è porre all’ordine del giorno un complessivo e articolato processo di riforma, frutto di una preventiva e meditata elaborazione teorica, tutt’altra cosa è appiattire il complesso processo dell’educazione sulla dimensione riduttiva dell’istruzione. Basterebbe mettere il naso oltre le Alpi per avvedersi che quasi tutti i Paesi europei, in prima fila i nostri competitors sul piano economico, hanno già riaperto (o stanno riaprendo) le scuole, pur permanendo condizioni sanitarie analoghe a quella italiana. Francia e Germania, Belgio, Danimarca e Olanda, Norvegia e Repubblica ceca, Austria e Svizzera, e in parte perfino il Regno Unito, sono ripartiti, sia pure con prudenza e gradualità, mentre anche la Spagna, ormai più tormentata di noi dal flagello del virus, sta valutando di svolgere almeno qualche settimana di scuola prima della pausa estiva. Per quanto riguarda il prossimo anno scolastico, nessuno sottovaluta i vincoli oggettivi che potrebbero persistere anche in autunno, rendendo troppo rischioso il tentativo di ritorno alla normalità. Ma dare superficialmente per assodata l’intercambiabilità fra le due modalità di insegnamento – in presenza o da remoto – vuol dire non aver colto il fondamento culturale e civile della scuola, dimostrandosi immemori di una tradizione che dura da più di due millenni e mezzo e che non può essere allegramente rimpiazzata dai monitor dei computer o dalla distribuzione di tablet. È probabilmente superfluo ricordare che il termine greco scholé, dal quale derivano i termini che nelle lingue moderne descrivono la scuola, indica originariamente quella dimensione di tempo che è liberata dalle necessità del lavoro servile, e può dunque essere impegnata per lo svolgimento di attività più nobili, più corrispondenti alla dignità dell’uomo. Ne consegue che la scuola non vuol dire meccanico apprendimento di nozioni, non coincide con lo smanettamento di una tastiera, con la sudditanza a motori di ricerca. Vuol dire anzitutto socialità, in senso orizzontale (fra allievi) e verticale (con i docenti), dinamiche di formazione onnilaterale, crescita intellettuale e morale, maturazione di una coscienza civile e politica. Insomma, qualcosa di appena più importante e incisivo di una messa in piega o di un cappuccino.

RIFLESSIONI : gli intellettuali firmatari sono preoccupati e hanno ragione ; giusto pensare che la didattica d’aula e la DAD non sono intercambiabili, dovrebbero essere, pur in minima parte, complementari. Bello l’appello alla socialità orizzontale e verticale ; resta il seguente dubbio : i firmatari hanno visto come si esercita attualmente la socialità nella scuola ?


6 – UN ” FORUM” TRA I LETTORI

In questo numero abbiamo posto le stesse domande dell’altra volta a tre docenti che operano in situazione

di “specialista” :

- Fausto Lenzi , insegnante in pluriclasse primaria I.C. Cicagna;

- Ilaria Brescia, insegnante di IRC I.C. Lavagna e I.C. Cicagna;

- Francesca Azzini , insegante di sostegno Liceo Marconi – Delpino.

Ringraziamo i tre docenti per il significativo contributo dato. Ecco le risposte :

1) Quali sono le prime cose che hai pensato di fare quando è scattata l’emergenza scolastica legata

alla pandemia?

Fausto : la prima cosa a cui ho pensato è stata quella di individuare la modalità più veloce per

raggiungere le famiglie di tutti gli alunni della pluriclasse. E’ stato creato un gruppo su Whatsapp in

collaborazione con la rappresentante dei genitori per poter comunicare più velocemente le informazioni,

per capire chi era in grado di accedere al RE e conoscere le dotazioni digitali disponibili.

Ilaria : il mio pensiero è andato prima di tutto alle famiglie dei miei alunni. In particolare a quelle

situazioni più faticose, ai margini: mi sono chiesta come riuscire a coinvolgere tutti, anche chi, per

di-verse motivazioni, non avrebbe avuto le stesse possibilità dei compagni: un pc per le lezioni a

di-stanza, una linea internet soddisfacente, il desiderio di interagire “a distanza” con i prof, etc…

Francesca : la prima cosa che ho pensato è stata quella di contattare le famiglie dei miei studenti

e, laddove possibile, gli studenti stessi. Contestualmente abbiamo concordato con la DS i canali di

comunicazione da poter utilizzare per mantenere il rapporto con i ragazzi, per quanto concerne gli

aspetti didattici e, soprattutto, quelli socio-educativi.

2) Quali problemi, riguardo alla tua esperienza lavorativa, sono emersi durante questo periodo?

Fausto : la gestione della pluriclasse in presenza necessita una programmazione puntuale delle

attività da suddividere sulle tre classi, deve tener conto delle fragilità che possono essere presenti

all’interno del gruppo classe e mettere in conto una buona dose di flessibilità nello svolgimento della

lezione. Non è facile immaginare tutto questo nella DaD senza aver mai provato a fare DaD. Quindi a

parte i problemi iniziali di connessione, strumentazione disponibile, smarrimento da parte delle

famiglie, il problema vero e che andava risolto per primo è stato quello di creare un legame, una relazione,

una normalità.

Ilaria : sicuramente il primo problema, insegnando su 18 classi in due I.C., è stato l’organizzazione

delle lezioni “a distanza”, la partecipazione a tutti i consigli di classe, i colloqui con i genitori. Per

formazione personale ritengo fondamentale la mia presenza ai diversi incontri, la ”visione ampia” e

puntale che può avere un IDR che insegna in molte classi è preziosa.

Francesca : fortunatamente pochi. La scuola si è subito attivata per allargare a tutti l’esperienza

dell’utilizzo di una piattaforma di condivisione di materiali già in uso da gran parte dei docenti/studenti.

La mia formazione in campo informatico si è rivelata, come sempre, molto utile e così ho potuto

supportare nei primi giorni di DaD gli studenti delle mie classi e anche alcuni colleghi!


3. Cosa resterà della didattica a distanza dopo la fine dell’emergenza ?

Fausto : la modalità di fare scuola, anche se temporaneamente, è cambiata e i cambiamenti spesso non

consentono di tornare indietro. Forse ci sarà la necessità di ripensare al modo di “fare” scuola. Non tutto ciò

che la DaD ci ha “obbligato a fare” è da buttare e in fondo, probabilmente, ha cambiato anche noi docenti.

Ilaria : spero vivamente che si faccia tesoro dei mesi trascorsi a casa. Dipende da noi docenti, da chi

ci dirige, dalle famiglie, da tutti i soggetti che partecipano con passione alla vita della scuola. Di certo le

grandi figure che hanno segnato la scuola italiana (penso a Mario Lodi, don Milani, Maria Montessori,

etc…) hanno colto, nei momenti più duri e delicati del nostro paese, il meglio dai ra-gazzi che hanno

educato. Sono per noi modelli di riferimento imprescindibili. E’ emerso con chia-rezza che nell’ agire del

docente ciò che conta è la relazione in presenza: la scuola ha il dovere di porre in essere questo momento

fondamentale.

Francesca : la scuola deve raccogliere la sfida di “tornare” migliore di prima! La necessità è quella

di tenere tutte le cose positive di questo tempo ed amalgamarle al buon lavoro di cui già prima era

capace. Miscelare tutto quello che docenti, studenti e genitori hanno appreso in termini di essen-zialità

e competenze informatiche e comunicative alla capacità di contribuire alla crescita di uomini e donne,

dei cittadini che formeranno la società di domani.

4) La scuola tornerà come prima?

Fausto : Ci possono essere due risposte.

La DaD potrà avere il valore di un’uscita didattica. Se una “gita” è organizzata e preparata bene,

vissuta in modo intenso, riletta dopo un po’ di tempo raccogliendo tutto il materiale… rimane come un

qualcosa di piacevole, da ricordare con un po’ di malinconia, con apprendimenti significativi (nozioni,

relazioni, comportamenti..) che rimarranno per sempre.

La DaD dopo l’emergenza non potrà sparire, non si potrà far finta che è solo per le emergenze, ma

potrà diventare uno strumento utile, magari per non escludere nessuno.

Ilaria :credo che la DAD possa arricchire la didattica in presenza. E’ evidente che in questo momento

la DAD abbia un carattere emergenziale, ma, se attuata in futuro con equilibrio e saggezza può

essere una risorsa sia per gli alunni che per i docenti.

Francesca : penso e spero che restino i legami. Per forza di cose alcune relazioni si sono fatte più

prossime; noi docenti siamo “entrati nelle camere” dei nostri studenti e loro sono “entrati nelle nostre

case”; in qualche modo ci siamo conosciuti più in profondità. Per i ragazzi non autonomi abbiamo fatto

scuola anche con le loro famiglie, e questo ha creato nuovi legami e rinsaldato quelli già esistenti. In

tante occasioni e con tanti ragazzi e famiglie siamo riusciti ad arrivare al cuore di comunicazione e

questioni. In alcune situazioni abbiamo lavorato in maniera trasversale fra le classi, docenti ed educatori

insieme a ragazzi con disabilità e famiglie; questo ha arricchito tutti noi. Ci sono state classi che

hanno creato “abbracci virtuali” per i loro compagni; questa attenzione, questa cura mi auguro di

ritrovarle a settembre.


7. LE PAROLE DELL'INCLUSIONE

CAPIAMO L’ICF … brevi spunti

Cari lettori con questo articolo spero di offrirvi alcuni spunti sul contenuto dell’ICF.

Ecco di seguito alcune indicazioni apprese:

Il 22 maggio 2001 L’Organizzazione Mondiale della Sanità perviene alla stesura di uno strumento

di classificazione innovativo, multidisciplinare e dall’approccio universale: l’ICF (International Classification of Functioning, Disability and Health) e successivamente la versione per bambini ed adolescenti del 2007 (ICF-CY)

ICF :Classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e della Salute :

è uno strumento che permette di descrivere/valutare il funzionamento globale della persona, considerando le sue condizioni di salute e l’ambiente in cui vive.

ICD 10 : Classificazione Statistica Internazionale delle malattie e dei problemi correlati alla salute

è uno strumento focalizzato sulle condizioni di salute con finalità diagnostiche

L’ICF mette in evidenza che:

la persona non è il problema ma fa esperienza di un problema di funzionamento.

I ragazzi con Bisogni Educativi Speciali vivono l’impedimento di poter fare quello che fanno gli altri (attività) e di poterlo fare con gli altri (partecipazione) secondo le proprie prospettive di valore funzionamento.

L’OMS, attraverso la pubblicazione dell’ ICF, sostiene la seguente definizione di disabilità:

“la disabilità è definita come la conseguenza o il risultato di una complessa relazione tra la condizione di salute di un individuo

e i fattori personali, e i fattori ambientali che rappresentano le circostanze in cui vive l’individuo” .

Questa definizione evidenzia una novità in ambito internazionale perché precisa che la disabilità non è

definita solo dalla diagnosi, ma dall’interazione di una condizione di salute e fattori contestuali che, in

presenza di aspetti facilitanti o ostacolanti, determinano un livello di disabilità molto diverso.

(OMS, 2001).

ASPETTO INNOVATIVO

È cambiata la prospettiva nel guardare gli studenti, perché l’ICF è uno strumento che osserva

l’interezza della persona, è uno strumento BIO-PSICO-SOCIALE.

L’ICF offre una prospettiva nuova, più personalizzata e articolata per analizzare la situazione di un

alunno con BES per interpretarne il funzionamento in modo da costruire le migliori strategie

d’intervento didattico educativo.

L’ICF permette un supporto rigoroso alla progettualità collegiale degli insegnanti, che si declina nel

PEI e favorisce un’attenta verifica degli esiti degli interventi messi in atto secondo un approccio

basato sulle evidenze e non sulle interpretazioni.


LA STRUTTURA DELL’ICF

FUNZIONAMENTO E DISABILITÀ FATTORI CONTESTUALI

B body S structure D domain E environment

FUNZIONI STRUTTURE FATTORI FATTORI

CORPOREE CORPOREE ATTIVITA' PARTECIPAZIONE AMBIENTALI PERSONALI

Sono le funzioni Sono le parti L’esecuzione Il coinvolgimento Sono tutti Background

fisiologiche anatomiche di un compito, nella vita gli aspetti personale

del corpo di un'azione quotidiana. del mondo

della persona E' la prospettiva esterno che

sociale formano il

contesto della

vita della

persona


I QUALIFICATORI

I codici ICF descrivono i domini della salute e degli stati ad essa correlati, ma perdono di significato se non vengono integrati ad un qualificatore.


Scala generica per il qualificatore ICF

xxx.0 NESSUN problema (assente, trascurabile…) 0-4%

xxx.1 problema LIEVE (leggero, piccolo…) 5-24%

xxx.2 problema MEDIO (moderato, discreto…) 25-49%

xxx.3 problema GRAVE (notevole, estremo…) 50-95%

xxx.4 problema COMPLETO (totale…) 96-100%

xxx.8 non specificato (usato quando non ci sono sufficienti informazioni per la descrizione della gravità del problema)

xxx.9 non applicabile (usato quando non si può applicare la categoria)

LA STRUTTURA DELL’ICF

I QUALIFICATORI

PERFORMANCE : quello che la persona fa in presenza di sostegni e interventi da

parte di persone e/o di altri facilitatori o barriere ambientali (adattamenti ambientali,

ausili).

La performance globale può essere qualificata anche nel caso in cui per quella

attività l’aiuto personale sostituisce il soggetto.

CAPACITA' : è la “capacità” della persona in assenza di sostegni e interventi da parte

di persone e/o di altri (adattamenti ambientali, ausili) facilitatori o barriere ambientali.

Ciò che il soggetto fa escludendo ogni aiuto.


I FATTORI AMBIENTALI :

I fattori ambientali impattano negativamente (allora vengono definite barriere) o positivamente

(allora sono facilitatori) sul funzionamento della persona in termini di miglioramento o peggioramento

delle performance rispetto alle capacità .

exxx.0 NESSUNA BARRIERA

exxx.1 BARRIERA LIEVE

exxx.2 BARRIERA MEDIA

exxx.3 BARRIERA GRAVE

exxx.4 BARRIERA COMPLETA

exxx+0 NESSUN FACILITATORE

exxx+1 FACILITATORE LIEVE

exxx+2 FACILITATORE MEDIO

exxx+3 FACILITATORE SOSTANZIALE

exxx+4 FACILITATORE COMPLETO


Indicazioni apprese e rielaborate dal webinar:

Scuola: bisogni educativi speciali e ICF Angelo Lascioli Luciano Pasqualotto dell’ Università di Verona Dipartimento di Scienze

( www.icf-scuola.it ) ;

www.educare.it

Azioni didattiche inclusive La stesura del Pei con l’ICF decreto legislativo 66/2017 condotto Da Angelo Gianfranco Bedin organizzato dall’ITD-CNR di Genova .

Essediquadro

Letture consigliate:

Grasso F.

L’ICF a scuola. L’applicazione agli adempimenti della legge 104/1992: Diagnosi Funzionale, PDP e PEI.

Firenze: Giunti O.S.; 2011.

Ianes D. Cramerotti S.

Usare l’ICF nella scuola. Spunti operativi per il contesto educativo.

Trento: Centro studi Erickson; 2011.

Spero che la lettura sia stata interessante e comprensibile. Credo che sia fondamentale, per “entrare”

e comprendere veramente il contenuto e l’utilizzo dell’ICF nella stesura del Pei, una formazione

adeguata e soprattutto esperienziale. La costruzione di un Pei su base ICF ha la capacità unica di

considerare l’interezza della persona e di prendere in considerazione ogni strategia e ogni applicazione

strumentale per raggiungere gli obiettivi scelti. Infatti, anche in questo tempo, è stato possibile

inserire e verificare la Didattica a Distanza perché facente parte dei Fattori Ambientali. Nel

manuale ICF, infatti, è stato dedicato un capitolo intero per prodotti e tecnologia.

All’inizio anche per me comprendere questo strumento non è stato facile: mi sembrava troppo complesso

e articolato, poi, dopo essermi formata efficacemente, ho avuto la grande opportunità di fare

da tutor a dei gruppi di lavoro sul Pei su base ICF e il piacere di supportare molti colleghi; questo mi

ha permesso un confronto, una possibilità di riflessione e un’osservazione che ha permesso di

maturare nuove competenze.

Ho ancora molto da apprendere, ma riesco a vedere nell’utilizzo dell’ICF una nuova prospettiva di

lavoro: piano piano i contenuti emergono e prendono forma.

Auguro anche a voi di intraprendere un viaggio significativo dell’utilizzo dell’ICF nella scuola.


8 – LA RIPARTENZA A SETTEMBRE….COSA METTERE IN VALIGIA …(editoriale bis…)

La risposta più corretta forse sarebbe questa : “NIENTE” …niente perché la situazione sarà talmente diversa dal solito che non sarà possibile utilizzare schemi e procedure precedenti ; non condivisibile quindi uno schema procedurale del tipo : scuola prima del coronavirus (basata in primo luogo su molti frazionamenti e tempi rigidamente scanditi)> scuola ai tempi del coronavirus ( realizzata soprattutto con la DAD) > ritorno all’impostazione precedente , magari ristretta anche per necessità di risparmio.

Lette però le ipotesi previste dal governo per settembre “lezioni di 45 minuti, banchi distanti, aule a rotazione “ [ titolo de Il Secolo XIX del 7 giugno 2020] bisogna fare un piccolo sforzo e pensare davvero a cosa mettere nella valigia “professionale” e cosa fare nel primo periodo di attività :

io metterei un manuale ( o forse meglio un’enciclopedia ) che abbia degli approfondimenti corposi dedicati a :

- la creatività e la flessibilità intesa a 360 ° ma soprattutto riguardo all’uso intelligente e variegato degli spazi e dei tempi ;

- i valori della contitolarità, della condivisione e della comunità , pilastri fondanti di una scuola attenta;

- la considerazione massima della relazione e dell’integrazione, anche queste intese a 360 ° ;

- l’importanza della continuità in orizzontale e in verticale ;

- l’attenzione agli ultimi, anche sul piano sociale, che probabilmente risulteranno ancora più impoveriti dopo questo tempo difficile.

Non è il caso di mettere invece pacchetti , magari “precotti”, di programmazioni anche molto datate.

Nel primo periodo, soprattutto nelle classi in corso, è difficile ipotizzare che situazione si troveranno davanti i docenti riguardo alla socializzazione nel gruppo, agli eventuali regressi in merito ai livelli di apprendimento consolidati prima della pandemia, ai conflitti emergenti, alla maturazione psicofisica intervenuta nelle ragazze e nei ragazzi.

Quindi una partenza “slow” , ci vorrà un tempo giusto per osservare la classe, verificare i livelli di apprendimento, capire gli stati d’animo……la frattura nell’esperienza di vita e scolastica è stata notevole e non si sarà ancora rinsaldata a settembre…; quindi , prima analisi dei bisogni rigorosa e condivisa e poi programmazione degli interventi.

Un discorso particolare e approfondito dovranno fare i docenti della primaria se è vero che spariranno di nuovo i voti, in assenza peraltro di un discorso innovativo e aggiornato sulla delicata problematica della valutazione.

In conclusione, un modello scolastico troppo simile al precedente , forse rimpicciolito e troppo normato ai vari livelli , sarà destinato al fallimento.

Mi affido infine comunque alla speranza, riportando i concetti che ha espresso Francesca partecipando all’ultimo forum , rispondendo alla domanda :la scuola tornerà come prima?

“La scuola deve raccogliere la sfida di “tornare” migliore di prima! La necessità è quella di tenere tutte le cose positive di questo tempo ed amalgamarle al buon lavoro di cui già prima era capace. Miscelare tutto quello che docenti, studenti e genitori hanno appreso in termini di essenzialità e competenze informatiche e comunicative alla capacità di contribuire alla crescita di uomini e donne, dei cittadini che formeranno la società di domani”.

9 – PENSIERINI DELLA SERA

Questa volta i pensierini della sera sono due.

Il primo è rivolto a Giulia , maestra della primaria di Faenza che ha fatto questa esperienza così raccontata dai giornali locali : all’insegnante faentina Giulia Zaffagnini, in forza all’istituto comprensivo San Rocco, è venuta un’idea del tutto originale, dopo essersi chiesta: «Se i ragazzi non possono andare a scuola, perché non portare la scuola a domicilio?». Così ne ha parlato con la dirigenza, ha rispolverato il suo vecchio camper, un Volkswagen Westfalia del 1987, si è procurata una lavagna, ed ora è probabilmente il primo esempio di scuola “on the road” in Italia. Parcheggia davanti alla casa degli alunni che già seguiva, uno alla volta, nel rispetto della norme di sicurezza, tira fuori lavagna, gessetti, banco portatile e si mette ad insegnare all’aria aperta. L’istituto ha condiviso e la sua idea è diventa il “Progetto scuola senza frontiere”.

Come al solito, per fare una buona ricetta, ci vogliono tutti gli ingredienti previsti e ben pesati.

Il secondo pensierino è invece rivolto ad Andrea Scano, maestro di Cagliari che si rifiuta di fare il registro elettronico ; ecco l’ultima puntata della sua vicenda raccontata da “La Repubblica” : “trenta giorni di sospensione, senza stipendio. Per Andrea Scano, maestro della primaria di Cagliari, è il quarto provvedimento disciplinare in dieci mesi. Il motivo è sempre lo stesso: il rifiuto di utilizzare il registro elettronico per motivi che riguardano la privacy degli alunni. A suo dire, a rischio, soprattutto per i dati sensibili in particolare dei bimbi e delle famiglie più fragili”.

10 – UNA FRASE IN DONO ( a cura di Giuliana Parrucci )

La frase proposta è di M. Recalcati ed è tratta da “L’ora di lezione” : “ il bravo insegnante è colui che sa progettare il vuoto, il non-tutto, l’inciampo come condizione per la ricerca, non ha né paura né vergogna del suo non sapere, della sua ignoranza, perché sa che i limiti del sapere sono ciò che animano la spinta della conoscenza “.


Buona estate a tutti !