In memoria dei padri

di Ainino Cabona

Premessa

In occasione della Festa della Liberazione e della fine della Seconda Guerra Mondiale, con l’auspicio che finisca presto la guerra di aggressione della Russia all’Ucraina, voglio ricordare la vicenda di mio padre Cabona Giuseppe (1913 – 2008) al tempo della Seconda Guerra Mondiale e subito dopo. Egli sentiva molto il 25 Aprile e ha sempre partecipato all’incontro che si svolge tuttora presso il circolo “Virgola”. Partecipava con piacere alla manifestazione che organizzavo all’Istituto “Deambrosis – Natta” di Sestri Levante.

LA GUERRA

Attività di mio padre in guerra

Mio padre fu riformato alla leva perché aveva l’ernia ma nel 1940, all’entrata in guerra dell’Italia con la Francia, fu richiamato e inviato ai confini occidentali della Francia, come Guardia alla Frontiera (G.a.F), corpo dell’Artiglieria da Montagna. Operò a Cima Marta (m.2138) e al Balcone di Marta (m.2122). Per fortuna non vi furono combattimenti e mio padre, operaio agricolo e di corporatura robusta, reggeva abbastanza bene la vita militare sebbene si avvicinasse ai trent’anni di età. Fu proposto per un corso da radiotelegrafista in Gemania ma egli con lungimiranza e astuzia riuscì ad evitarlo. In seguito il fronte occidentale perse importanza e i militari pensavano che la minaccia venisse dal mare e mio padre fu inviato a San Pantaleo di Zoagli e poi a Punta Manara a costruire una postazione di controllo antisbarco. Negli intervalli e nelle licenze abitò da mio nonno e lavorò in campagna.


8 settembre 1943

L’8 settembre era a Sestri Levante, a Punta Manara, e raggiunse rapidamente casa fornendo abiti civili ad almeno un militare. Infatti i militari in divisa erano presi di mira nei loro spostamenti e così diventava vitale vestire abiti non riconducibili alle forze armate. Portò con sé una maschera antigas che ha fatto bella mostra in cantina fino alla sua consunzione.

Nella primavera del 1943 mio padre sposò mia madre Bernardello Felicina (1921 – 2005) figlia di Sebastiano e prese casa da mio nonno in Villa Zarello 3.

Occupazione nazifascista (8 settembre 1943 – 25 aprile 1945)

Come ho scritto più volte Villa Zarello era la retrovia di una zona di guerra, anche perché era abbastanza tranquilla e più al riparo dai bombardamenti degli Alleati. Infatti, a Villa Zarello e in tutta la vallata vi erano sfollati di Sestri Levante e Riva Trigoso, località più esposte ai bombardamenti per la presenza della ferrovia, della Strada Aurelia, delle fabbriche della FIT (Fabbrica Italiana Tubi) a Sestri e Cantieri del Tirreno a Riva Trigoso.

In quegli anni mio padre recise pini sotto le postazioni tedesche vicino a casa per fare fuoco e ricavare sale dall’acqua di mare presa a Riva Trigoso. Con il sale prodotto mio padre, con viaggi avventurosi fatti in parte in bicicletta scambiò grano in Piemonte.

Scontri e bombardamenti degli ultimi giorni di guerra
Ultimi morti prima della Liberazione: Gino Sturla (14/10/1926 – 25/4/1945) partigiano ucciso dagli Alleati per errore. E’sepolto nel cimitero di Santa Margherita di Fossa Lupara accanto al fratello Giovanni, civile, morto in un bombardamento il 30/12/1944. Sulla lapide di Gino è scritto “Ultima vittima di guerra sanguinosa, unito nel sacrificio al fratello Giovanni. Primo olocausto di pace duratura”.

A pochi giorni dalla Liberazione vi furono sanguinosi bombardamenti a Pila sul Gromolo che destarono molta impressione in famiglia.

DOPOGUERRA

Che fine hanno fatto le basi in cemento delle piattaforme tedesche
Nei pressi dell’attuale cimitero di Santa Margherita di Fossa Lupara vi erano postazioni antiaeree della Wermacht costituite da piattaforme in cemento. Dopo la guerra furono smantellate e i pezzi di cemento usati per costruire muretti a secco su cui impiantare la vite varietà Bosco. Resistono tuttora a perenne ricordo della guerra.

Il “Monumento” sul Rio della Valletta
Mio nonno Bernardello Sebastiano (1892 – 1980), subito dopo il 25 Aprile ha promosso la costruzione del monumento a Zarello, sul Rio della Valletta agli alpini della Monterosa in fuga per raggiungere i partigiani. L’inaugurazione avvenne con la presenza di Agostino Novella (1905 – 1974) esponente di spicco del PCI genovese e futuro segretario della CGIL. Si radunò sul posto una gran folla con bandiere e striscioni, con molte persone del luogo ma anche di Argenta (FE), da dove proveniva la maggior parte dei fucilati.

Morte di Bastianino Cabona
Nato nel pieno della guerra il 11/04/1944 morto il 19/11/1946 all’età di due anni e mezzo per un incidente domestico. Conservo di mio fratello alcune fotografie e il nome. Alla mia nascita il 28 settembre 1947 viveva in casa nostra Mario Cavagnaro, inviato dal PCI come funzionario di partito a Sestri Levante. Nulla ho sentito ricordare della sua attività politica. In casa si parlava spesso della sua gentilezza e signorilità derivata anche dall’origine cittadina di Genova di buona famiglia. Rimase con noi qualche tempo e conservò buoni rapporti con tutti noi. In seguito fu inviato dal partito a dirigere radio Varsavia in lingua italiana. Più tardi tornò a Genova e fu eletto consigliere comunale.

Ripresa del lavoro (non si era mai interrotto) e della vita politica
Il lavoro in campagna anche in tempo di guerra non si era mai interrotto. Mio padre che viveva da mio nonno da prima della guerra ogni momento libero lavorava in campagna. Ha ripreso subito l’attività nel Tannino di Sestri Levante.
Mio nonno faceva l’imprenditore agricolo. Con l’acquisto dopo il 25 aprile di un canneto davanti a casa dalla Fattoria Pallavicini si ampliò in modo consistente il terreno coltivabile con poco meno di un ettaro di terreno pianeggiante. Ora si trattava di togliere le canne e dissodare con l’aiuto di valenti giovani, ovviamente tutto a mano.
Mio padre si iscrisse e al PSI dal 1 maggio 1945 e alla CGIL e per essa fece parte della Commissione interna del Tannino. In seguito fu membro della segreteria provinciale Cgil dei Chimici. Rifondatore della COOP e del Circolo di Santo Stefano del Ponte. Mio nonno, antifascista e partigiano, fu segretario della sezione del PCI di Santa Margherita di Fossa Lupara e attivista della Federterra.

Pozzo consortile
Su un terreno del latifondo Durazzo Pallavicini, appena terminata la Guerra, mio nonno promosse la costruzione di un pozzo consortile per l’irrigazione dei pescheti e delle altre coltivazioni che si stavano velocemente impiantando a Villa Zarello. Serviva cinque appezzamenti di terreno coltivati a pesche. L’acqua era estratta da una pompa potente con notevole prevalenza. Vi era pure una seconda pompa identica di riserva in caso di bisogno. La manutenzione era eseguita da mio padre con l’aiuto degli altri utilizzatori. In seguito a passaggi di proprietà l’impianto è stato abbandonato ma è pronto e ricco d’acqua per future esigenze.

Visita di Pietro Nenni
A fine agosto del 1958 o 1959 ricevemmo una visita inaspettata di cui ho un vivo ricordo. In un pomeriggio venne a far visita alla mia famiglia Pietro Nenni (1891 – 1980), allora segretario del PSI. Sorpresi dall’avvenimento e non sapendo cosa offrirgli andammo con lui da un vecchio fico nella Valloia per raccogliere i fichi maturi in stagione. Ho saputo più tardi che Pietro Nenni era amico di Riccardo Gualino (1879 – 1964) e probabilmente soggiornava nel suo Grand Hotel dei Castelli. In casa si discusse molto se Nenni era venuto a trovare mio padre o mio nonno. Mio padre era un esponente emergente del PSI, mio nonno partigiano era un esponente in declino del PCI. Non sapremo mai cosa realmente è successo.

Arrivano gli anni sessanta la ricostruzione è finita. Inizia il centro – sinistra il pescheto è nel pieno del suo splendore…

Ringrazio Elio Bartolozzi per le importanti e documentate informazioni fornite.