Campo Base di Luca Pani

La Boite

LA SCATOLA

Educare alla libertà



Si riparte! Nuovi volti, nuove sfide, nuovi obiettivi. La scuola vive, in generale, un momento non semplice: è lo specchio del mondo. Una domanda, tra le tante, risuona forte: si parla ancora nelle nostre scuole di educazione, didattica, programmazione vera e reale? Non corriamo il rischio di pensare alla scuola come ad un progettificio aziendale, con lo scopo di raccogliere più utenza possibile? Sarà il tempo a darci una risposta. Scegliere la professione docente oggi è un po' come andare in missione in terre lontane: il merito lo si ottiene nel quotidiano scolastico, nel modo con cui ti relazioni con alunni, colleghi e genitori. Acquisire lauree, punteggi, corsi di formazione, specializzazioni, incarichi, è una buona base, ma non basta. Oggi si sottolinea, con sempre più enfasi, che insegnare è educare, ma spesso diventa solo uno slogan, il titolo più gettonato nei corsi di formazione e che leggiamo nei manuali di pedagogia. Diventare educatori, maestri, è accogliere l'umanità dei nostri ragazzi che ci chiedono di esserci lì dove loro sono, avere il coraggio di aprire la scatola...
Alcuni giorni fa, ho avuto modo di visionare, su suggerimento di una collega, il cortometraggio francese La Boite - La Scatola -, un breve cartone animato della durata di 7 minuti circa, creato da ESMA e accompagnato dalle musiche di Pedro Luis Agut.
https://www.youtube.com/watch?v=bVdNic-_wBM
Il video, che contiene numerosi spunti di riflessione, è molto interessante e ne consiglio la visione. Siamo di fronte ad un anziano che, nel proprio appartamento, è alle prese con un topino. Il vecchio riesce ad intrappolare il povero topo in una scatola, ma, colto da un senso di colpa, desidera aprire con il malcapitato un canale di comunicazione. Non ottenendolo restituisce al topino la libertà che gli aveva sottratto. La riacquistata salvezza apre alla relazione. Il video potrebbe essere interpretato come una metafora del nostro modo di insegnare/educare.
Siamo di fronte a due modi di vivere il rapporto docente - discente:
  1. l'anziano prova a soddisfare quello che ritiene sia il bisogno primario del topo intrappolato dentro la scatola, cioè inserire dal foro della stessa delle briciole, che però vengono, inaspettatamente, rifiutate. Da questo episodio, l'anziano capisce che il bisogno del topo è altro. Così accade nel nostro modo di insegnare/educare: vengono trasmesse delle nozioni/conoscenze, che però spesso annoiano gli alunni, non alimentano il desiderio di imparare, gli fanno sentire la scuola come una gabbia - la scatola - , disattendendo sia le nostre aspettative di apprendimento, sia le domande profonde che animano i loro vissuti. Il docente spesso, pensando di fare il bene dell'alunno, mette in atto azioni coercitive, annullando la possibilità di instaurare una comunicazione: io ti dico e tu esegui.
  2. il vecchio capisce il desiderio del topo: quello di essere libero. L'anziano per restituire la libertà al topo deve fare un atto di fede, fiducia che non dà garanzie di successo. Così è nell'apprendimento, dove il docente è chiamato a coinvolgere, emozionare, appassionare, motivare l'alunno. Potremmo dire che l'azione educativa è un tirar fuori - i talenti - più che un mettere dentro.
E le briciole? Sono importanti? Certo, anche le briciole - le conoscenze - sono importanti, ma solo dopo essere riusciti ad instaurare un canale comunicativo che favorisca il vero apprendimento.