Partigiani a Villa Zarello


25 aprile 2021 a Villa Zarello – Santa Margherita di Fossa Lupara (Sestri Levante - GE)

Nel ricordo di Primo Levi, Nuto Revelli, Mario Rigoni Stern

Di Ainino Cabona

Premessa
A novembre 2020 ho seguito in videoconferenza l’aggiornamento promosso dal CAI – TAM LPV (Club Alpino Italiano – Commissione Tutela Ambiente Montano Ligure Piemontese Valdostana), molto interessante e coinvolgente. In tale incontro Giuseppe Mendicino (1960 scrittore e accademico del CAI per il GISM - Gruppo Italiano Scrittori Montagna) ha esaminato le figure di Primo Levi, Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern, rispetto al loro amore per le montagne e la Libertà. Da ricordare che Mendicino è biografo e curatore delle opere di Mario Rigoni Stern.
Dopo aver visto la presentazione, ho nuovamente approfondito le figure di Primo Levi (1919 – 1987), Nuto Revelli (1919 – 2004), Mario Rigoni Stern (1921 – 2008) e mi è venuta alla mente la generazione di mio padre (1913 – 2008), di mia madre (1921 – 2005) e di mio nonno (1892 – 1980).
Il 25 aprile a Santa Margherita di Fossa Lupara...
Il 25 aprile negli anni scorsi era celebrato con un incontro a Santa Margherita di Fossa Lupara (Sestri Levante) (luogo dove sono nato) e con una manifestazione all’Istituto di Istruzione Superiore “Natta – Deambrosis” di Sestri L. Partecipavo al primo con mio padre fino al 2008, anno della sua scomparsa e organizzavo il secondo per l’incarico di Dirigente Scolastico dal 1999 al 2008, anno del mio pensionamento. Dopo ho sempre partecipato con mia moglie, su gentile invito dei dirigenti scolastici che si sono succeduti, a tutte le edizioni successive. Per le vicende del Covid - 19 l’anno scorso e probabilmente anche quest’anno non si potranno svolgere né la Messa nella chiesa di S. Margherita F.L., né l’incontro al “Virgola” di S. Margherita F.L. e neppure l’incontro all’Istituto “Natta – Deambrosis”.
Questa triste e tragica contingenza, spesso impropriamente paragonata a una guerra, mi induce a una riflessione che prosegue quella diffusa lo scorso 25 Aprile sulla situazione a Zarello e a Santa Margherita di Fossa Lupara, dall’8 settembre alla Liberazione del 25 aprile.
Santa Margherita di Fossa Lupara dal 1943 al 1945 zona di guerra:
Santa Margherita di Fossa Lupara era zona di guerra. La Wermacht aveva il comando nella Ramaia in una villetta, con postazioni antiaree a fianco e sopra il Cimitero di Santa Margherita F.L., gli alpini della Monterosa erano accampati a Zarello, Verici sopra Zarello nel comune di Casarza Ligure era zona partigiana. Dal cielo l’aereo da caccia notturno “Pippo” e i cacciabombardieri alleati erano una presenza costante di giorno e di notte. Per fortuna gli abitanti di Zarello avevano scavato vicino alle case, in un boschetto di proprietà della Chiesa nella collina una galleria usata come rifugio a difesa dai bombardamenti aerei.

Ricordo quegli anni attraverso la storia della mia famiglia.

Sebastiano Bernardello
Il nonno materno Bernardello Sebastiano - nato nel 1892 a Villa Zarello di Sestri Levante – Genova, nome di battaglia “Trio” o“Bastian” e dopo la Liberazione tra i Partigiani “Colonnello”. Alpino della Prima Guerra Mondiale, comunista e antifascista, ricordava mia madre che ai tempi della scuola lei non aveva neanche la divisa di piccola italiana. Essendo un contadino con poca terra, per vivere fu costretto a fare l’operaio e il navigante, anche se per poco tempo da giovane. Poi lavorò pure nel Cantiere Navale di Riva Trigoso e Tannino di Pila sul Gromolo e nell'officina OLE (Officine Liguri Elettromeccaniche) della Lapide, tutte località del Comune di Sestri Levante. Antifascista e comunista non ha mai parlato con noi della sua formazione politica. In casa parlava poco anche del periodo della Resistenza. Le notizie avute sono indirette: principalmente dagli studi di Elio Vittorio Bartolozzi e dal libro - diario “Ne è valsa la pena” di Aldo Vallerio “Riccio” stampato nel 1983. In questo testo “Riccio”, comandante della brigata Zelasco della divisione Coduri ha scritto parole elogiative su mio nonno Bastian come partigiano, dichiarandosi anche riconoscente a Bastian che contribuì al suo arruolamento nella Coduri e garantì per lui, poiché era stato giovanissimo, aveva fatto parte della GIL (Gioventù Italiana del Littorio) e per questo non godeva in linea di principio della fiducia dei partigiani.
Per questa ragione a casa nostra in Villa Zarello durante il 25 Aprile di ogni anno arrivavano a festeggiare i massimi dirigenti partigiani della “Coduri”. Io ricordo tra gli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso, per molti anni, almeno fino al 1968 i pranzi preparati da mia madre, ottima cuoca per molti commensali. Altri venivano in altri periodi per salutare mio nonno Bastian e mio padre. In anni recenti il Presidente dell’Anpi si complimentò con me mia sorella per avere recuperato quella casa che era stata un punto di riferimento durante la Resistenza.
La ricorrenza naturalmente, non era solo un’occasione festosa, giacché per molti anni i parenti e i concittadini dei fucilati di Villa Zarello vennero con un pullman da Argenta a ricordare e onorare i caduti.
Giuseppe Cabona
Mio padre Beppe (Giuseppe Cabona nato nel 1913 a Uscio –Ge) frequentò solo la prima elementare e poca della seconda, e fu costretto sin da bambino a lavori vari.
Molte notizie le ho ricavate, oltre che da suoi racconti, da un’intervista dei primi anni 70, in genovese. Le cassette mi sono state fornite dal prof. Manlio Calegari ricercatore del CNR di Genova, tramite Elio Bartolozzi, studioso della Resistenza di Sestri Levante.
A 14 anni e mezzo, nel 1927, andò a lavorare in una famiglia con vitto e alloggio con la mansione di bracciante in una famiglia di San Maria di Sturla, frazione di Carasco. Vi rimase dieci anni esercitando tutti i lavori della terra, facendo anche nel poco tempo libero qualche lavoretto extra per arrotondare lo stipendio. Mio padre visse con rammarico la partenza da Uscio poiché era un luogo più sociale di Carasco ma si ripromise di non tornare più perché mancava il lavoro. Essendo di carattere socievole si fece molti amici a Carasco non mancò mai di visitare Uscio, quando riusciva a mettere da parte qualche da portare alla madre. Nel 1937 lasciò il lavoro dalla famiglia con il libretto da bracciante agricolo con il quale era difficile ai tempi del fascismo passare ad altro settore. A Carasco vi era uno stabilimento di fabbricazione del tannino, dove lavoravano suoi amici. Egli mirava a entrare in quello stabilimento ma verificò presto presso il sindacato fascista che non era possibile il passaggio da una qualifica agricola a una industriale. Attraverso il direttore della fabbrica Sandroni, che era anche il podestà di Carasco, grazie all’aiuto dei suoi amici che vi lavoravano, riuscì a superare l’ostacolo e a entrare nel secondo stabilimento appena aperto a Carasco a trasportare legna di castagno. Poiché la lavorazione era stagionale dopo tre mesi si trovò disoccupato. Riuscì a sapere tramite un amico di Carasco che c’era la possibilità di lavoro nel Tannino di Sestri Levante e riuscì a entrare con l’aiuto degli operai che l’hanno aiutato nelle prime fasi della nuova mansione. Venne così ad abitare a Sestri Levante dalla famiglia antifascista dei Latiro. Riuscire a compare una bicicletta Bianchi nuova fu una grande conquista! Andò poi abitare in casa di mio nonno Bastian, che all’epoca era suo compagno di lavoro, aiutandolo nei lavori in campagna in cambio di vitto e alloggio. Nel 1940 è richiamato come artigliere di montagna G.a.F. (Guardia alla Frontiera), fu inviato nei pressi di Ventimiglia, alla frontiera francese, in particolare le zone fortificate di Cima Marta (m 2138), Balcone di Marta (m 2122), che si raggiungeva passando per Molini di Triora, Triora, Creppo, Realdo, Verdeggia. Mio padre ricordava il trasporto pezzo di artiglieria pesante da dintorni Ventimiglia a Cima Marta a piedi in due. Dal balcone di Marta si vedevano le luci accese di Montecarlo e Monaco. I problemi dei militari al fronte (antimilitarista convinto, si vantava di non avere sparato un colpo se non per esercitazione) erano il pane, le sigarette e passare il tempo. Mio padre non fumava e barattava le sigarette che passavano con pane, poiché la razione per lui era scarsa. Nel molto tempo che avevano giocavano con pochi soldi. Mio padre era abile a smettere quando vinceva qualcosa.
Per il rischio di essere inviato in Russia fece finta di non essere in grado di imparare a fare il telegrafista. Invece in altra volta si dichiara capace muratore ed è inviato a Punta Manara a costruire una postazione di guardia. All’otto settembre regalò i vestiti borghesi a un militare di Riva che così raggiunse i partigiani. Era già a Zarello, sposato con mia madre nella primavera del 1943.
In casa si ricorda sempre un avvenimento del tempo di guerra. La famiglia del Professor Bo che aveva costruito una villa vicino alla nostra casa consegnò una cassa da seppellire nel nostro terreno. Alla fine della guerra fu restituita tale e quale senza sapere cosa c’era dentro. Aiuta i partigiani con trasporti a Valletti al comando della Coduri alla vigilia di un importante rastrellamento. Il 25 aprile la famiglia è riunita a Villa Zarello 6, nonno, padre e madre con mio fratello Cabona Bastianino nato il 11/04/1944 (la mia bisnonna era morta nel 1944 all’età di 81 anni). Ora inizia una nuova storia con la libertà ritrovata.
Proposta per le scuole
Quando finalmente sarà finita la pandemia, sarà importante investire energie e risorse in un rinnovato studio della storia della Resistenza, adatto con diverse metodologie e livelli di conoscenza, ai diversi ordini di scuola, dall’Infanzia all’Università. L’intento è di aumentare la conoscenza di quel periodo con l’obiettivo di contribuire a una memoria condivisa con un’impostazione scientifica. Le pubblicazioni sono molte, alcune dichiaratamente revisioniste. Dopo la Didattica a Distanza molte cose nuove si trovano in Rete. Tuttavia dovremmo aiutare gli studenti a discriminare perché la rete è una grande piazza, un grande bar, dove tutto rischia di appiattirsi. Quello che invece propongo è la visita ai luoghi, da Santa Margherita di Fossa Lupara, dove si trovano, ad esempio trincee, resti di basamenti di contraerea tedesca, luoghi di stazionamento della Monterosa, la sede del comando tedesco, per vedere i luoghi partigiani di Montedomenico, Capenardo, Sesco, Valletti, Gattea, Velva, Carro, …Leggere i testi degli studiosi seri locali, i molti libri di Levi, Revelli, Rigoni Stern e altri. Io mi propongo di fare da guida nei limiti delle mie forze e del mio tempo. Il progetto è ambizioso ma può contribuire a costruire una memoria condivisa sulla Resistenza che per ora è lontana da raggiungere.
Ringrazio Vittorio Elio Bartolozzi, amico di famiglia, valente e intelligente studioso per la sua costante e competente disponibilità. Il suo importante archivio raccolto in una vita di studi sulla Resistenza è stato donato il 18 maggio 2018 all’ILSREC (Istituto Ligure per lo Studio della Resistenza e dell’Età Contemporanea) di Genova. In tale fondo sono confluiti documenti originali del periodo e gli studi importanti di Elio e di altri, sviluppati dal dopoguerra al 2018 e oltre.
Ringrazio Manlio Calegari ricercatore sulla Resistenza del CNR a Genova, compagno nelle vicende del Pdup genovese e della sua stampa, importante studioso di Storia della Resistenza e di Storia Orale e scrittore.
Ringrazio Maria Cabona e Marta Capano per la paziente lettura e revisione.

Sestri Levante 08 aprile 2021