DICEMBRE 2020

SOMMARIO

INTRODUZIONE

1) Editoriale

2) Lavori in corso…

3) Ancora sull’educazione ambientale

PRIMA PARTE

4) valutazione nella scuola primaria : si cambia ancora !

5) segnalazioni varie dal vicino e dal lontano

6) rassegna stampa con commento

SECONDA PARTE

7)Le parole dell’inclusione (a cura di Elisa Cristini)

8) Un libro in tasca ( a cura di Maria Teresa Alberti)

9) Campo base ( a cura di Luca Pani )

10 ) Pensierino della sera

11) Una frase in dono ( a cura di Giuliana Parrucci)

(Là dove non precisato diversamente , i testi sono stati curati da Francesco Codebò)

Realizzazione grafica a cura di Sara Morchio

INTRODUZIONE

EDITORIALE : Nord -Sud : una partita infinita dal risultato sempre scontato?

Le problematiche planetarie, analizzate a lungo nel numero precedente, possono essere anche approfondite osservando i rapporti tra il Nord e il Sud del Mondo, rapporti quasi sempre sbilanciati che portano alla sconfitta dei più deboli, se continuiamo a riflettere tramite le categorie di giudizio dominanti nel nostro mondo. Proponiamo quindi due notizie pubblicate recentemente sui giornali che possono essere inquadrate in questo contesto: due notizie apparentemente slegate tra loro ma ogni lettore potrà trovare un filo logico per legare i due fatti…

La prima notizia riguarda la distribuzione dei vaccini anti-Covid nel mondo : nove persone su dieci in almeno 70 Paesi a basso reddito rischiano di non potersi vaccinare contro il Covid-19 il prossimo anno perché la maggior parte dei vaccini in arrivo sono stati acquistati dall'Occidente . "A nessuno dovrebbe essere impedito di ottenere un vaccino salvavita a causa del Paese in cui vive o della quantità di denaro che ha in tasca - ha affermato Anna Marriott, responsabile delle politiche sanitarie dell’ONG Oxfam, ma a meno che qualcosa non cambi radicalmente, miliardi di persone in tutto il mondo non riceveranno un vaccino sicuro ed efficace per il Covid-19 negli anni a venire".

La seconda notizia riguarda più strettamente il mondo dell’istruzione e viene dall’India : lavora in un villaggio dell’India il vincitore del Global Teacher Prize 2020. Il suo nome è Ranjitsinh Disale ed è stato premiato non solo per le sue competenze in ambito scolastico, ma soprattutto per aver cambiato la vita delle sue piccole alunne della Zilla Parishad Primary School, nello stato del Maharashtra. In questa zona dell’India, infatti, la pratica della spose bambine è ancora molto comune e alle ragazzine, eccetto qualche raro caso, non è permesso di andare a scuola. Ma Ranjitsinh Disale è riuscito a rivoluzionare la situazione.

Grazie ai suoi sforzi, (si è anche costruito da solo i libri digitali) oggi tutte le bambine del villaggio frequentano le lezioni e nessuna di loro è più costretta a vivere il dramma di un matrimonio da minorenne. Il premiato ha voluto condividere il ricco premio attribuito con gli altri nove finalisti tra cui c’era anche un italiano. La motivazione per cui ha fatto un gesto così raro è stata questa : “ in questo momento difficile, gli insegnanti stanno dando il massimo per assicurarsi che ogni studente abbia accesso ad una buona istruzione, quale suo diritto fondamentale. Gli insegnanti sono i veri change-maker che stanno cambiando

la vita dei giovani con il gesso alla lavagna e sfidando gli studenti verso nuovi traguardi, sempre con fiducia nel dare e nella condivisione. Credo che insieme possiamo cambiare il mondo perché la condivisione sta crescendo”. Ecco quindi una chiave di lettura congiunta di due notizie apparentemente così diverse : solo la condivisione potrà salvare il Pianeta; la spinta in tal senso, ovviamente, dovrebbe venire da tutti i continenti non solo da quelli più poveri. Dagli ultimi e dai più umili, comunque, c’è sempre da imparare!

In questo caso, quindi, la partita è finita con questo risultato clamoroso e inaspettato: NORD 0 - SUD 2 !

2) LAVORI IN CORSO…. :

Appena sarà finita la predisposizione del nuovo sito web (i lavori procedono intensamente! Abbiamo già registrato il nuovo dominio… ) , per proseguire il nostro itinerario di riflessione sull’educazione ambientale , con l’aiuto di alcuni “corrispondenti” locali abitanti nelle varie zone, faremo un censimento dinamico di tutti i beni ambientali esistenti , sia

naturali che non. Poi, come suggerito da A. Cabona nella sua intervista, procederemo nel raccogliere ed elencare i progetti ambientali più significativi svolti nei vari istituti scolastici; ; al termine sarà facile verificare se il lavoro delle scuole va nella direzione di conoscere veramente la realtà locale.


3- ANCORA SULL’EDUCAZIONE AMBIENTALE :

Riprendiamo i contenuti del numero precedente che è stato molto apprezzato, pubblicando due graditi contributi :

- il primo è di A. Olivieri e interviene in merito all’eventuale possibilità di costruire un curricolo di educazione ambientale ;

- il secondo è di V. Sanguineti , collaboratore di Pedagogia 20.20 e presenta un’ipotesi, già sperimentata nelle scuole superiori di utilizzo della robotica in agricoltura

Ecco cosa scrive Anna Olivieri :

alla domanda se ci può essere un curricolo di educazione ambientale risponderei senz'altro di sì, le condizioni per me erano e restano le seguenti:

>> primo: l'accordo fra gli insegnanti che agiscono sulla classe, infatti non può essere relegato ad una singola disciplina data la sua natura interdisciplinare.

>> Secondo: la formulazione di una programmazione chiara e trasversale con tempi, metodologie e modalità di lavoro per alunni.

>> Terzo: insisto sulla decisione sofferta del tempo scuola da dedicare, perché specialmente nelle Medie viene visto come erosione alle spiegazioni della singola disciplina.

>> Quarto: aver bene in chiaro gli eventuali interventi di esperti esterni e/o la collaborazione di esperti (nel nostro caso era Parco Aveto e non solo) .

>> Quinto: informare nei dettagli i genitori e colleghi di altre classi di un curricolo di " Educazione Ambientale", passatemi il termine romantico.

Sesto: passione ed entusiasmo.

Riportiamo ora il racconto di Valerio Sanguineti :

Aspettando Farmbot - Considerazioni sul ruolo della robotica nel recupero produttivo e paesaggistico dei territori svantaggiati

Bisogna partire dal prendere atto del fatto che la Liguria è la prima regione boscata d’Italia in rapporto alla superficie coltivabile . Tale “primato” è figlio dell’incuria generale del territorio: si tratta quindi di una vegetazione spontanea che ha preso il posto dei terreni coltivati soprattutto in collina; questo fenomeno continua a progredire e, in complicità con uno sviluppo edilizio ed infrastrutturale affatto lungimirante, porta inevitabilmente al dissesto idrogeologico, alla presenza di un sempre

maggior numero di frane, alla diffusione degli incendi.

La manutenzione dei terrazzamenti in pietra a secco, caratteristici del paesaggio ligure e così tanto vulnerabili all’abbandono, richiede una grandissima quantità di lavoro ed un presidio costante che devono trovare una giustificazione economica. Per secoli ciò non è stato un problema: un mix indovinato di coltivazioni impossibili in altre aree del Paese e di strategicità delle vie di comunicazione ha permesso il mantenimento del plusvalore necessario. Oggi, invece, non è più così. Nel secondo dopoguerra il modo di fare agricoltura è cambiato profondamente. I progressi nella meccanizzazione e nella chimica agroalimentare hanno messo a punto tecniche in grado di garantire produzioni abbondanti con un impiego di manodopera ridotto, ottimizzate tuttavia per il campo aperto e la coltivazione intensiva. Coltivare i campi terrazzati è quindi un’impresa sempre più ardua

e perdente rispetto all’agricoltura fatta in pianura.

A questo punto mi sono fatto una domanda ben precisa…..c’è un modo per interrompere questa catena così pericolosa?

Secondo me sì, cerco di spiegare il procedimento da adottare :

>> in primo luogo bisogna liberare i terrazzamenti dalla vegetazione boschiva spontanea che nel tempo ha preso il posto delle coltivazioni, minando le strutture dei muretti a secco. Si tratta tuttavia, di un’attività onerosa e “a perdere”, il cui costo può erodere pericolosamente il margine ottenibile dai prodotti agricoli coltivati in seguito. Occorre quindi condurla in modo che sia vantaggiosa in sé e non vada a compromettere la competitività della coltivazioni successive. Un modo economicamente

sostenibile per farlo, per fortuna, c’è e consiste nel valorizzare la biomassa legnosa, trattandola come una risorsa e non come uno scarto ed avviandola a procedure di recupero. Con gli sfalci e le ramaglie, passando per un procedimento di bio-triturazione, si può produrre terriccio da impiegare nuovamente in loco; il legno, invece, può essere ridotto a scaglie per alimentare caldaie e centrali termiche.

Il cippato di legno, infatti, quando prodotto “a chilometri zero” può risultare per l’utilizzatore finale più conveniente di altre forme di energia ed ha pertanto un mercato interessante;

>> a questo punto, visto che il terrazzamento non è coltivabile con le macchine usate in pianura, entra in campo la robotica, che ben si presta ad essere impiegata in spazi confinati (si pensi ad esempio all’impiego in microchirurgia). Esistono infatti soluzioni nate per automatizzare in maniera quasi completa le coltivazioni orticole amatoriali, che, per certi versi, sono molto simili alle classiche “fasce” liguri, che possono essere paragonate al classico orto casalingo, spesso coltivato in cassoni di legno fuori terra. Una di queste è “Farmbot” : una macchina a controllo numerico computerizzato in grado di occuparsi autonomamente di un determinato appezzamento di terreno: gli metti a disposizione un “letto di semina” (preparato, magari, con il terriccio ricavato sul posto nella fase precedente) e lui lo coltiva dalla semina alla raccolta, svolgendo tutte le fasi che quotidianamente fa il

buon agricoltore. A questo punto, mentre il robot lavora, il contadino può andare avanti nel recupero del territorio ed occuparsi di altro che possa incrementare il proprio reddito.

La principale virtù di Farmbot, tuttavia, non risiede tanto nelle sue capacità tecniche, quanto nella natura “a sorgente aperta” del progetto. Il concetto di “open source”, familiare a chi si occupa di informatica, prevede che gli autori di una soluzione mettano a disposizione del pubblico tutte le istruzioni necessarie per realizzare il prodotto, ad una sola condizione: che ogni miglioria apportata al progetto originario venga resa pubblica nella stessa forma. Così facendo chi ha un’esigenza simile

ad altre già affrontate può risolvere il proprio problema senza partire da zero e reinventare l’acqua calda e concentrarsi piuttosto sulle personalizzazioni.

Il suo lavoro confluirà poi nel progetto originario, arricchendolo ed agevolando coloro che lo utilizzeranno

dopo, e così via.

Per questa ragione, oltre che all’impiego in maniera massiccia nei terrazzamenti (che resta una sfida non facile, necessitando ad oggi di acqua, energia elettrica e collegamento al web), FarmBot si presta moltissimo alle attività educative ad ogni livello: non solo nelle università e negli istituti tecnici (dove gli allievi ed i ricercatori possono contribuire allo sviluppo), ma anche nelle scuole del primo ciclo, all’interno di un percorso che preveda tanto visite in azienda quanto la coltivazione dell’orto scolastico. Anche le attività con i disabili e con gli alunni più problematici potrebbero essere ricche di spunti e di obiettivi validi.

Per le attività didattiche ho pensato di coinvolgere anche lo staff genovese di Scuola di Robotica , che ha accolto l’idea con entusiasmo e sta predisponendo progetti e proposte didattiche ad ogni livello.

In conclusione, quindi, la robotica potrebbe contribuire sia alla ripresa dell’agricoltura nei nostri paesaggi terrazzati, sia alla difesa e al ripristino di un territorio così particolare e affascinante.

Chi desiderasse maggiori informazioni può scrivere a valerio@verderam.com

Sitografia di riferimento:

http://www.pianetapsr.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2161

https://www.aielenergia.it/public/rassegna_stampa/854_3%20agosto%202020%20qualenergia.it.pdf

https://farm.bot/

https://www.scuoladirobotica.it

PRIMA PARTE

4) VALUTAZIONE NELLA SCUOLA PRIMARIA : SI CAMBIA ANCORA !

Con le nuove disposizioni ministeriali impartite all’inizio del mese di dicembre, vanno adottate da subito nuove procedure valutative nella Scuola Primaria . Con questo contributo, dato il poco tempo a disposizione per una lettura approfondita, si vogliono soltanto fornire alcune semplici riflessioni ; ci sarà sicuramente il tempo per tornare ad esaminare quest’aspetto così importante del percorso formativo.

Cominciamo col dire che la valutazione, negli ultimi anni è stata sottoposta a continue modifiche ; quasi tutti i ministri che si sono succeduti in Viale Trastevere hanno messo mano all’impianto complessivo da adottare. Tutto questo senza pensare alla vera formazione dei docenti : è quasi totalmente mancata e pertanto , spesso, i modelli di pensiero in merito sono ancora molto arretrati ; è molto difficile abbandonare il concetto di “voto” attribuito a volte ancora alla persona e non alla prestazione.

Nel momento in cui viene proposta una modifica così importante, bisogna chiedersi : il terreno era pronto ? La risposta è certamente negativa non solo per i motivi sopra espressi, ma anche perchè in quest’anno scolastico la battaglia quotidiana che impegna tutti è la difesa dal Covid. Inoltre, all’inizio di quest’anno scolastico hanno cominciato a lavorare molti docenti che hanno avuto incarichi per la prima volta e che quindi stentano ad entrare nel merito di problematiche così complesse

Nel merito dei testi analizzati c’è da dire che vengono ribaditi alcuni concetti, ormai classici, piuttosto importanti e condivisibili :

>> la valutazione è il mezzo e non il fine del processo;

>> la valutazione è da intendersi formativa e promozionale. Deve contribuire a migliorare l’apprendimento, in un’ottica fortemente individualizzata; in una dimensione collegiale vanno quindi previsti momenti di intervento adeguati in favore degli alunni più in difficoltà;

>> la valutazione non può essere oggettiva ma deve essere attendibile;

>> la valutazione deve portare all’autovalutazione di chi apprende;

>> i livelli e i criteri adottati devono riferirsi agli obiettivi contenuti nelle Indicazioni Nazionali , testo ministeriale purtroppo scarsamente conosciuto e quindi utilizzato.

Nella pratica quotidiana i docenti si troveranno ad operare in un contesto complesso, dovendo stabilire come legare insieme programmazione, verifica degli apprendimenti e valutazione complessiva; anche dover attribuire una valutazione su quattro livelli non sarà facile . Da sempre i docenti, soprattutto i più anziani, sono abituati a pensare in un logica di valutazione su scala decimale.

Da sottolineare infine che il livello più basso nella scala assunta è definito “ in via di prima acquisizione” : una valutazione quindi positiva, come già detto promozionale e sicuramente non penalizzante.

Anche per le famiglie coinvolte comprendere i nuovi procedimenti adottati non sarà facile; molte volte i genitori si rifanno a procedure del passato basate sulla scala decimale e sui concetti di sufficiente e non sufficiente.

Per chi vuol approfondire più nel dettaglio i nuovi testi è consigliata una visita al sito www.enricobottero.com


5.SEGNALAZIONI VARIE DAL VICINO E DAL LONTANO

In primo luogo diamo spazio all’amico Simone A. che ci ha inviato questa interessante segnalazione: >>sul numero 20 di dicembre di Focus Scuola è pubblicato un approfondito reportage di A . Corlazzoli dal titolo : BARBIANA: UNA LEZIONE DA NON DIMENTICARE; l’intero servizio verrà pubblicato sul sito web in via di costruzione;

>> è stato pubblicato da poco il volume “ Canti dal mondo “ ( Curci Editore) nato dalla professionalità di Cecilia Pizzorno (cittadina lavagnese , nota esperta in materia) ed Ester Seritti . Racchiude 11 canti provenienti da 10 paesi , con i testi in lingua originale e traduzione in italiano. Il volume è corredato da una playlist online;

>> è da poco in libreria il romanzo “Eravamo Soli “ di Fulvio Di Sigismondo edito da Altre Voci. L’autore, nato a Sestri Levante, è educatore e formatore e si occupa del coordinamento di spazi e servizi rivolti ai giovani. Il romanzo tratta della solitudine di tre adolescenti e di un anziano partigiano ed ex operaio;

>> si segnala un’altra recente pubblicazione : “terra ultima chiamata “ – Antiga edizioni ; riprende gli atti del convegno “mai più l’ambiente preso in giro” e contiene gli interventi di molti esperti sull’argomento.

E’ pensato per i giovani della “generazione Greta”, la prima che può trovare la cura per capire la febbre del pianeta;

>> l’ultima segnalazione riguarda un’ulteriore proposta fatta dall’Associazione “Gessetti Colorati” : sul relativo e omonimo canale Youtube sono presenti numerosi video di argomento didattico e pedagogico.

I vari esperti trattano in genere argomenti di attualità. I materiali possono essere usati come autoaggiornamento o come spunto per una discussione e condivisione nel gruppo.

6.RASSEGNA STAMPA COMMENTATA

DA “IL FATTO QUOTIDIANO” del 31 OTTOBRE 2020

La didattica a distanza è necessaria, ma anche la socialità. È così che nasce la Yurta urbana

(di Andrea Polo : esperto di comunicazione e papà)

Ho tanti amici che fanno i ristoratori e che solo pochi mesi fa hanno speso migliaia di euro per fare in modo che i loro locali fossero a norma per poter riprendere a svolgere la normale attività; tanti altri che lavorano nel mondo degli eventi, in quello dello

spettacolo o del turismo e che oggi sono preoccupati per quello che sarà e io non posso che esserlo con loro e per loro.

Ma c’è anche un’altra cosa che da padre, forse egoisticamente, mi preoccupa di questo secondo probabile

lockdown, “stop and go” o come preferite chiamarlo; che Marco e Giovanni ritornino ad una didattica a distanza al 100% e a tempo indeterminato, che perdano la possibilità di andare a scuola, di incontrarsi coi loro compagni di classe, sia pure

a distanza di sicurezza e con mascherina, che si trovino nuovamente a fare lezione tramite computer

o tablet (non chiamatela scuola, perché la scuola è un’altra cosa).

Marco, che frequenta la prima liceo, da qualche giorno è già a casa e purtroppo mi sento spettatore di uno spettacolo cui ho già assistito e che non mi è piaciuto per nulla. Nei mesi del primo lockdown ho visto Marco e Giovanni spegnersi poco per volta, passare dall’entusiasmo del non doversi alzare presto per andare a scuola, all’apatia dell’accendere meccanicamente il computer per leggere schede inviate via email o sentire parlare i loro insegnanti senza il piacere di vederli dal vivo o, anche, quello

del riuscire a non farsi vedere mentre di nascosto passavano un bigliettino ad un compagno, perché scuola è anche questo.

Lo hanno fatto comunque diligentemente, lo abbiamo fatto tutti. Era giusto farlo e forse sarà altrettanto

necessario a breve, ma forse con grande ingenuità spero che almeno per la scuola questa volta la storia sia diversa. In effetti quello che nei mesi di chiusura, forse, a loro e a me è mancato di più, è stato proprio il piacere di incontrarsi. La socialità

interrotta. Per questo motivo mi ha colpito l’iniziativa di un gruppo di genitori di Milano che hanno dato vita ad un progetto che a bocce ferme sembrerebbe folle: la Yurta condivisa.

Se non sapete cosa sia una yurta non preoccupatevi, siete in ottima compagnia. Io stesso non ne avevo idea fino a poco tempo fa. La yurta è una tenda usata dai popoli nomadi dell’Asia, un luogo di incontro e condivisione che questo gruppo di un

centinaio di genitori sta cercando con tutte le forze (e pochi mezzi purtroppo) di realizzare in un giardino

pubblico del capoluogo lombardo. Nel loro progetto la yurta sarà un punto di riferimento per bambini e genitori, ma anche per anziani e adulti, senza dimenticare le famiglie che vivono in case di pochi mq e non hanno grandi possibilità economiche.

La prima vera yurta urbana, dove dar vita a quello che in inglese si chiama community hub, in sintesi un luogo di scambio, incontro e condivisione per famiglie. Sfruttando soprattutto gli spazi aperti, ma avendo un punto di riferimento, ad esempio, per incontri con specialisti cui rivolgere le mille domande che passano nella testa di un genitore, di certo in tempi di pandemia, ma anche in tempi, speriamo non troppo lontani, di ritrovata normalità.

Nella yurta, o attorno ad essa, si potrà giocare, lavorare, condividere esperienze, vivere la propria infanzia o la propria genitorialità. O anche, semplicemente, incontrarsi. Spero proprio ci riescano, e se anche voi volete contribuire alla creazione della

Yurta urbana potete farlo. Ci vediamo nella Yurta, adesso anche voi sapete cosa sia e quanto bene possa fare.

Nella yurta, o attorno ad essa, si potrà giocare, lavorare, condividere esperienze, vivere la propria infanzia o la propria genitorialità. O anche, semplicemente, incontrarsi. Spero proprio ci riescano, e se anche voi volete contribuire alla creazione della Yurta urbana potete farlo. Ci vediamo nella Yurta, adesso anche voi sapete cosa sia e quanto bene possa fare.

COMMENTO : bella idea ! E’ importante che si trovino, in un mondo così portato alla divisione, nuovi spazi di incontro all’aperto per i ragazzi e i genitori ! L’idea della tenda , poi, è affascinante, il suo significato nella storia e nelle esperienze di crescita a volte è fondamentale.


EDUCAZIONE FINANZIARIA : l’Italia in ritardo ( da “Domani” )

Quando si parla di finanza, si pensa subito a borsa, azioni, titoli di Stato. Come se fosse un argomento lontano, che non ci riguarda. Sbagliato. Ogni giorno prendiamo decisioni che hanno a che fare con il denaro: non ci sono solo Piazza Affari, tassi d’interesse e fondi d’investimento. Anche il bilancio familiare, le scelte di acquisto o la paghetta dei figli richiedono un’educazione finanziaria (quantomeno) di base. L’Italia è in ritardo. L’educazione finanziaria è, più che mai, un’urgenza. L’Indagine sull’Alfabetizzazione e le Competenze Finanziarie degli Italiani, condotta nei primi due mesi del 2020, assegna agli italiani un punteggio medio di 11,2. Banca d’Italia sottolinea che, tra i 26 Stati analizzati, il nostro si “colloca in uno degli ultimi posti”, sui livelli di Romania, Perù e Colombia, sotto la media Ocse (13) e lontano dai primi della classe (Slovenia, Austria e Germania). Un gap che ne ingloba altri: le persone con un livello di istruzione elevato, gli uomini e il Nord registrano punteggi più alti. C’è quindi una debolezza di fondo sulla quale si innestano una questione formativa e una geografica. “I risultati – sottolinea Bankitalia – confermano la necessità di intensificare gli sforzi volti a migliorare l’alfabetizzazione finanziaria degli italiani”. In Italia l’educazione finanziaria latita sin dalla scuola. Secondo l’indagine Pisa 2018, gli studenti quindicenni italiani sono tra i più carenti dell’area Ocse. Uno su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate. E la percentuale degli studenti con E la percentuale degli studenti con competenze di livello 5 (le più

elevate) è meno della metà rispetto alla media Ocse (4,5% contro 10,5%). Recuperare il terreno perso è

complicato. Ecco perché si deve partire il prima possibile. “C’è assoluto bisogno di introdurre

economia e finanza sin dalla prima elementare”, suggerisce Rinaldi. “Oggi invece si può arrivare

all’università senza avere neppure un’infarinatura di base”. “Non è mai troppo presto per iniziare”,

conferma la formatrice e coach Barbara Chiavarino . Serve quindi una nuova offerta didattica, che –

oltre ai metodi tradizionali – esplori iniziative che fondano gioco e apprendimento per abbattere la

diffidenza iniziale. Ad esempio con la realtà virtuale, come ha fatto la Fondazione per l’educazione

finanziaria e il risparmio (Feduf). Strumenti e linguaggi si evolvono poi nel tempo, accompagnando

gli studenti. “Il ruolo dell’istruzione – afferma Rinaldi – è creare cittadini consapevoli. Non è

possibile senza educazione civica ma non si può neppure prescindere da una formazione di economia

e finanza”..

“L’educazione finanziaria contribuisce a creare cittadini più consapevoli, che capiscono le manovre

del governo e delle banche centrali”, spiega Azzurra Rinaldi, docente di Economia Politica

dell’Università degli Studi di Roma Unitelma Sapienza. “Ma non solo: in una prospettiva di

medio periodo, senza competenze si escludono le forme di integrazione al reddito. E così spesso i

soldi restano sotto il materasso solo perché non si possiedono gli strumenti per valutare rischi e

opportunità”.

COMMENTO: …ci sarà mai un’indagine comparativa in cui l’Italia sia ai primi posti ? Quest’aspetto,

come detto nell’articolo, è spesso giudicato secondario , eppure, pensandoci bene, si lega facilmente

a quanto scritto riguardo all’uso delle risorse nel numero precedente . Il concetto di risparmio,

quindi, oltre ad essere applicato nel settore ambientale deve essere sperimentato a scuola

anche riguardo all’uso e alla circolazione della moneta.

C’è da scrivere pertanto una nuova pagina nel PTOF su cui lavorare concretamente. Forza e

coraggio !


Lo scienziato ragazzino: "Vi spiego il segreto dei dinosauri" - La REPUBBLICA - 08 DICEMBRE 2020

Francesco Barberini ha 13 anni, è ambasciatore Wwf e alfiere della Repubblica.

E’ nato nel 2007, milioni di anni dopo la sua passione.

Francesco ama e studia gli uccelli e quindi i dinosauri. Studia, fa ricerche e scrive. Ha appena

pubblicato il libro “Che fine hanno fatto i dinosauri?” in cui, in 180 pagine, spiega in maniera molto

dettagliata il loro segreto, il loro fascino, la loro storia, accompagnandoci in uno strano mondo che

a poco a poco diventa il nostro.

COMMENTO : bravo Francesco ! Ce ne fossero di ragazzini così ! Speriamo che una parte delle tue

straordinarie competenze siano frutto di quanto appreso durante l’esperienza scolastica. Ti auguriamo

un futuro radioso! ….Tra l’altro sei stato bravo a correggere in TV il mitico Bruno Vespa che

pensava che i pipistrelli fossero uccelli…….


La preside del liceo Manzoni fa marcia indietro: niente media del 9 e casa in centro come criterio per

essere ammessi a scuola… da “ la Repubblica” del 25.10.2020

Dopo le proteste, una circolare emanata oggi sospende la decisione presa nei giorni scorsi dal

consiglio di istituto che stabiliva la selezione per gli studenti che vogliono iscriversi al primo anno nel

prestigioso liceo pubblico milanese ; "Dato lo scalpore suscitato dai nuovi criteri di iscrizione

alle classi prime per l'anno scolastico 2021/2022 si ritiene opportuno sospendere la delibera

in attesa di un ulteriore confronto": la circolare è firmata da Milena Mammani, dirigente scolastica

del liceo classico Manzoni di Milano, finito al centro di proteste e critiche per la sua decisione dei

giorni scorsi: media del 9 e criterio territoriale, che privilegia chi abita in centro, nei pressi della

scuola, per chi si iscrive al primo anno. E' una marcia indietro, anche se temporanea e in attesa di

un confronto tra le parti, quella della scuola.

Perché, è il senso della protesta nata dagli stessi studenti dei collettivi, il rischio concreto era di

creare così una scuola pubblica elitaria.

COMMENTO : purtroppo terminiamo con una notizia che rattrista e preoccupa ; spesso i Consigli

d’Istituto , per il quieto vivere, adottano delle delibere che confliggono non poco con i più elementari

diritti costituzionali. La democrazia scolastica è proprio ridotta male, ma nessuno parla più della

necessità di riformare gli Organi Collegiali istituiti nel lontano 1974.

Purtroppo “scuole pubbliche elitarie “ ne esistono più di quello che sembri.


SECONDA PARTE

7 ) LE PAROLE DELL'INCLUSIONE ( a cura di Elisa Cristini )

Includere è .... LASCIARE APERTE LE ESPERIENZE ALLE EMOZIONI


Raccontare una storia è un modo per entrare in contatto con i nostri alunni e i nostri figli. I racconti sono uno strumento di comunicazione molto potente, soprattutto quando narrano esperienze di vita e affrontano tematiche importanti sulle quali spesso è difficile trovare parole giuste.

Leggere libri sulle emozioni, ha molta importanza perché permette ai bambini di riconoscere dignità e presenza a quello che sentono.

Quante volte abbiamo sentito dire ai bambini da parte degli adulti “ Non ti arrabbiare !”, “non piangere !”,

“Non ti sei fatto nulla!” riconoscendo l’intenzione di aiutare il fanciullo a superare il momento faticoso, ma sono convinta che

questa modalità non aiuti il bimbo a sentirsi in diritto di ascoltare ed esprimere l’emozione che vive.

“Piccolo Drago” della casa editrice Zoolibri, con testo dello scrittore Thierry Robberecht e le illustrazioni di Philippe Goossens, racconta la storia di una crisi di rabbia in tutte le sue fasi. L’ennesimo no della mamma, porta il protagonista a far nascere dentro di sé la rabbia. Lo scrittore in modo molto intelligente descrive attentamente le sensazioni fisiche come il calore che sente mentre sale la rabbia “come fuoco che divampa” e interpreta gli atteggiamenti e le sensazioni “resto imprigionato dentro quella pietra”. La

rabbia è così forte che deve uscire e si trasforma in un drago …

Questo racconto lo trovo davvero interessante perché aiuta a comprendere che cosa può succedere quando ci si arrabbia, portando attenzione sia all’aspetto fisico che emotivo, dando significato e valore a tutti gli aspetti: sensazioni, attimi … senza tralasciare nulla. Anche il dolore di aver riconosciuto quanto la rabbia ha distrutto nel racconto della storia è importante, perché attraverso il momento di fatica, emerge il pianto che libera il protagonista e lo fa tornare tra le braccia di mamma e papà.

Questa narrazione permette di comprendere che ogni bambino per sviluppare competenze emotive ha necessità, come primo passo, di essere “riconosciuto” in ogni sua emozione, sensazione e sentimento e ha diritto a sentire e trovare a fianco un adulto che accolga il suo sentire.

E’ necessario comprendere l’importanza di riconoscere, dare un nome all’emozione, alla sensazione fisica, al vissuto del fanciullo per poter “attraversare” il momento che sia di fatica o di gioia con la capacità di sostenere ed imparare dall’esperienza.

Cari lettori, spero che anche voi possiate trovare interessante e utile la storia per introdurre i vostri alunni a riconoscere il valore delle loro emozioni aiutandoli a crescere.


8. CAMPO BASE ( A CURA DI LUCA PANI)

Elogio di una BIC rossa

Anche al nostro Campo Base è Natale! Quale festa più di questa ci ricorda ciò che per noi è essenziale nel

viaggio della vita. Dal Campo Base si parte con uno zaino leggero, con dentro ciò che conta; è fondamentale,

per non perdere l’equilibrio lungo il sentiero!

Essenziale va a braccetto con semplicità. In fondo il mistero di Betlemme ci rivela che la bellezza della

vita è nascosta nella semplicità e nella quotidianità.

Vi racconto, cari amici, come pochi giorni fa ho ricevuto dai miei alunni un dono inaspettato! Al termine

della mia ultima lezione pre-natalizia di Educazione Civica (benvenuta finalmente santa Educazione

Civica! “Filo sottile” che unisce tutte le discipline, da questo anno scolastico...) parlavo del rispetto

dell’ambiente, dell’uso intelligente delle risorse della terra... e un’alunna, a nome di tutti, mi porta un

pacchetto, ben confezionato con una pagina di quaderno a quadretti, legato con spago tipo insaccato

“felino”, una scritta in bella calligrafia “Buon Natale maestro Luca!”. La mia non poca curiosità ha avuto

la meglio, e alla richiesta di poter aprire il pacchetto artigianale, tutta la classe era d’accordo.

Cala il silenzio, scopro il contenuto: una BIC rossa! Forse usata... forse nuova... chissà! Poco importa!

“Ciò che conta è il pensiero” pensavo dentro di me, ma sbagliavo! Per loro quella BIC rossa era tutto

quello che avevano, era importante, forse un loro astuccio ora ne era privo, o forse era una penna di

riserva o una di troppo. Poco importa. Erano felici di averla data a me, e io felice di averla ricevuta da

loro.

Ecco il Natale! L’Essenziale si fa bambino nella semplicità. Auguro a tutti voi di ricevere prima o poi una

“BIC rossa”, nuova o usata non importa, di stupirvi di fronte alla semplicità, di sentirvi liberi perché possedete

l’essenziale, ciò che conta: con quella “BIC rossa” Dio sa scrivere dritto nelle nostre righe storte!

Chiudo con una foto dell’archivio di Walter Bonatti, una perla che racchiude lo stile educativo che ci deve

contraddistinguere in questi tempi difficili.

Dal campo base è tutto, passo e chiudo!

Buon 2021!


9. UN LIBRO IN TASCA ...(A CURA DI M.T. ALBERTI)

Autore : Maxence Fermine

Titolo: Neve

Editore : Bompiani

Yukon Akita aveva due passioni.

L'haiku.

E la neve.

L'haiku è una breve poesia di tre versi e diciassette sillabe. Non una di più .

La neve è una poesia. Una poesia che cade dalle nuvole in fiocchi bianchi e leggeri.

Questa poesia arriva dalle labbra del cielo, dalla mano di Dio.

Ha un nome. Un nome di un candore smagliante.

Neve.

(Cap. I)

Difficile, aggiungere altre parole che abbelliscano l' emozione già dentro di noi a questi pochi, semplici e impareggiabili versi.

È una storia che sa di leggerezza , di amore limpido, tenace , bianco , puro come è rimasto , dopo molto tempo, nei ricordi di un pittore anziano non vedente vivo nel proprio immenso dolore per la perdita della moglie.

Il discepolo Yuko riceve in regalo dal maestro il resoconto della sua vita e parte alla ricerca della ragazza che in sogno ha immaginato sepolta in una bara di ghiaccio, là dove il monte aveva ceduto.

Yuko e il pittore sono uniti da una storia commovente che ha come filo invisibile la sapienza profonda di cinquantaquattro haikù .

È un romanzo delicato come una poesia dove le parole sembrano neve e la vicenda è sogno.


10 – PENSIERINO DELLA SERA

Il pensiero questa sera non può che andare a voi cari lettori che ci seguite sempre con tanta partecipazione !

Siete tanti, le vostre storie ed esperienze sono infinite e intrecciandole viene fuori un bel mappamondo molto vivo e variegato.

Vi auguriamo di cuore buone feste e buon anno ; tutti sperano che questo momento così difficile passi presto; lo speriamo anche noi e rivolgiamo il nostro sguardo soprattutto a tutti quelli che hanno incontrato la malattia, la morte, la solitudine e la povertà.

Anche la scuola ha bisogno di tanti auguri. Le nuove generazioni si meritano ben altro.

Anche la pedagogia ha bisogno di tanti auguri : se ci salveremo solo con un nuovo umanesimo , la riflessione pedagogica troverà nuovi spazi interpretativi fondamentali.

Auguri infine a “Pedagogia 20.20” : da gennaio cambierà veste grazie al contributo dei miei amici che condividono un progetto un po’ folle ma simpatico.


11 – UNA FRASE IN DONO ( A CURA DI G. PARRUCCI)

“Poi,tutto torna come prima ma non è più la stessa cosa”

( Alessandro Baricco)

Questa frase letta nei giorni che ci accompagnano alla conclusione di un anno definito “horribilis”, fa tornare alla mente la domanda che ognuno di noi si poneva: come saremo dopo la pandemia? Migliori, peggiori? Beh io rispondo: sicuramente non uguali!

Continuo, con l’augurio che per tutti noi ci sia una ripartenza, coscienti di quel che è stato, sempre più chiaro con il passare del tempo, “che siamo tutti sulla stessa barca” e non possiamo fare a meno gli uni degli altri.

Costruiamo insieme un tempo migliore!