Campo base

La scuola ricomincia da noi

di Luca Pani

Driiiiinnnn! E’ la prima campanella e tutto ha inizio. 33 settimane: un tempo lungo, un tempo pensato non solo per insegnare e apprendere, ma per vivere un cammino educativo che coinvolga tutti. Risuona ancora molto forte il proverbio africano citato da Papa Francesco il 10 Maggio 2014 a Roma, durante l’incontro tra il Pontefice e il mondo della scuola italiana: per educare un fanciullo ci vuole un villaggio! E’ fondamentale sentirsi parte del mondo della scuola: padri, madri, figli, docenti, laici e religiosi, amministratori e politici. Tutti coloro che si impegnano per il bene comune non possono che avere a cuore una scuola capace di formare i cittadini di domani. Ci sentiamo parte attiva di questo villaggio educativo?

Da insegnante desidero far parte del villaggio, ma prima di mettere le mani in pasta, prima del suono della prima campanella, cerco, come ogni anno, di prepararmi, di fare memoria della chiamata ad insegnare: è un dono prezioso e, allo stesso tempo, una grande responsabilità: aiutare gli studenti a diventare persone che hanno la spina dorsale, che sanno affrontare la vita… una responsabilità da far tremare le vene ai polsi, come scrive il Vescovo di Chiavari, Mons. Giampio Devasini, nella bellissima lettera inviata a tutti gli insegnanti all’inizio di questo nuovo anno scolastico.

Vi rimando - nel web potete trovare testi e registrazioni video - a due letture e un incontro/ascolto che sono stati per me fonte di riflessione.

1. A scuola, ricominciare senza rimpianti,

di Pier Cesare Rivoltella, Rivista Vita e Pensiero, 25 Settembre 2021.

Il prof. Rivoltella, nel suo articolo, analizza due possibili scenari nella scuola post Covid: la tentazione di far finta che nulla sia successo e partire quindi da dove eravamo rimasti, oppure immaginare una scuola che impari dall’emergenza. Propone tre indicazioni per il futuro post pandemico:

a. pensare ad una scuola con assetto variabile, organizzata per classi aperte, proprio per questo maggiormente disponibile alla personalizzazione. Il tempo va flessibilizzato, va smontata la corrispondenza fissa tra ora di lezione, insegnante e disciplina;

b. l’insegnamento d’emergenza ha consentito di comprendere l’importanza della progettazione e della valutazione. Il problema non è lasciar da parte i contenuti, o eliminare la lezione frontale: si tratta semplicemente di riflettere su come una corretta impostazione metodologica della lezione consenta anche ai contenuti di essere meglio presentati e appresi. Una nuova cultura della valutazione significa una nuova attenzione agli studenti, una nuova centralità dell’errore pensato non come vizio da emendare e punire, ma come opportunità per rendere gli apprendimenti profondi;

c. il digitale. Lavorare sulle dotazioni, per eliminare ogni rischio di divario o difficoltà di accesso. Creare una scuola contemporanea e non inattuale, proprio perché il digitale è parte della cultura dei nostri ragazzi.

2. Primo giorno di scuola, di Alessandro D’Avenia, rubrica Ultimo Banco, Corriere della Sera del 6 Settembre 2021.

E’ un forte richiamo alla responsabilità educativa di noi docenti: il primo giorno di scuola dobbiamo dare una picconata al muro che imprigiona i ragazzi in una vita piena di luci abbaglianti, ma in cui non succede mai niente, e ci riusciremo se raccontiamo come quel muro è stato abbattuto in noi da numeri, cellule, rime... Per questo spero che non lo passeremo ad alimentare l’attuale ipocondria generale, ma lo stupore. Nella mia esperienza i ragazzi ti seguono ovunque se vedono che ciò che racconti ti ha cambiato la vita, che il fine per cui studiare sono loro e non solo l’interrogazione, che conoscere qualcosa li renderà più liberi e felici, perché proprio quel qualcosa ha reso più liberi e felici noi.

3. Libertà uguale responsabilità, incontro con Don Luigi Ciotti a Chiavari, 11 Settembre 2021.

Don Luigi ha raccontato il suo primo giorno di scuola alle elementari, consegnando ai ragazzi presenti ricordi molto personali, che hanno segnato la sua vita e indirizzato il suo impegno futuro. Nel pieno del boom economico italiano, Luigi arrivò a Torino con la sua famiglia da Pieve di Cadore. Il padre aveva trovato lavoro nel cantiere del Politecnico in costruzione e siccome non aveva trovato casa e l’imprenditore aveva proposto ai suoi genitori di vivere in una baracca nell’area del cantiere, Luigi era stato iscritto alla scuola Coppino, nel quartiere borghese della Crocetta. Il regolamento della sua scuola prevedeva che tutti gli alunni avessero il grembiule e un grande fiocco. La madre di Luigi andò dalla maestra a spiegarle che suo figlio non avrebbe avuto né fiocco né grembiule, non potevano comprarli. Andò a scuola senza grembiule e fiocco e tutti i compagni gli domandarono perché era senza, e dove abitava. La diversità diventò per Luigi dolorosa. Una mattina la maestra arrivò in classe nervosa, i suoi compagni ridevano, facevano chiasso. Luigi era nel primo banco, muto. La maestra, però, gridò contro di lui e Luigi reagì che c’entro io? e la maestra disse cosa vuoi tu, montanaro? Luigi si sentì toccato profondamente. Prese il calamaio pieno di inchiostro e lo tirò alla maestra. Un bidello lo accompagnò a casa e Luigi venne espulso all’istante. I genitori dei suoi compagni di scuola, quando vennero a sapere l’accaduto raccomandarono ai loro figli di non stare con Luigi, perché era cattivo. La stessa maestra, racconta don Ciotti, alla fine della sua vita, volle incontrarlo, per scusarsi, era molto dispiaciuta. Aver sperimentato sulla propria pelle l'essere emarginato, ha reso il fondatore di Libera più prossimo di coloro che hanno vissuto la sua stessa esperienza. Ascoltare questa vicenda così personale è stato un dono. E’ proprio vero… Dio scrive dritto nelle nostre righe storte, e crea un capolavoro!

Buon anno scolastico!