Editoriale

di Francesco Codebò

Basta un soffio di vento…

Care lettrici, cari lettori,
oggi parliamo del gigantismo; il termine, mutuato dal linguaggio medico, in senso figurato vuol dire “tendenza alle costruzioni o rappresentazioni grandiose, alle imprese colossali, ad uno sviluppo eccessivo” [definizione tratta dal Vocabolario Treccani].
Il fenomeno è ormai molto diffuso nel nostro tempo in vari settori. Il termine me lo ha fatto venire in mente, non so perché, l’incidente dell'
Ever Given , l’enorme portacointaner che è rimasta incagliata per più giorni nel Canale di Suez bloccando i traffici commerciali a livello mondiale con un aumento esponenziale dei costi. Questa situazione imprevista ha scatenato in me tante riflessioni e mi ha spinto ad allargare l’orizzonte dei miei pensieri fino ad arrivare alla scuola e alla pedagogia.

Per procedere nel miglior modo, mi sono aiutato con una frase di Luca Mercalli a commento dell’incidente, tratta dal suo intervento settimanale sul “il Fatto Quotidiano”: “basta un soffio di vento, e il nostro mondo iperconnesso, ma non resiliente, va in tilt.”
E’ proprio così, ci sembra che con la scienza, la tecnica, l’uso sfrenato del capitale finanziario e delle risorse naturali, tutto possa essere dominato. Le società del nostro tempo, forse, si sentono molto fragili e per reazione vogliono competere, giganteggiare, tendere sempre al primato.

E ora parliamo del sistema scolastico: anche qui si corre il rischio del gigantismo? Sicuramente c’è stato un tempo, anche recente, in cui ci fu un’ipertrofia progettuale, dettata dal fatto che nell’immaginario collettivo, anche delle famiglie, si pensava che le migliori scuole, in un contesto di autonomia organizzativa e didattica, fossero quelle che facevano più progetti in tutti gli ambiti del curricolo: la scuola sembrava, spesso, una giostra molto veloce che faceva girare la testa a tutti…
Ora forse, grazie anche alle conseguenze della pandemia, questa carica virale si è un po’ attenuata; c'è da dire poi che non è mai stata fatta ai vari livelli una verifica seria dell’efficacia, dal punto di vista dei ragazzi, di queste nuove azioni didattiche che si sono diffuse molto rapidamente.
Concludo con questa semplice riflessione: per combattere il gigantismo a scuola la strada è una sola: pensare che il ritmo dell’agire lo danno i ragazzi presi come singoli e in gruppo: è la resa del loro motore che ci fa capire se possiamo aggiungere nuove sollecitazioni o se dobbiamo ristrutturare al meglio quello che già stiamo facendo. Mutuando il linguaggio di Mercalli, anche la scuola, struttura fragile e sempre in evoluzione, deve stare attenta ai colpi di vento improvvisi, per non cadere a terra in modo rovinoso, come un castello di carte fatto da un bambino.