Pillole di pedagogia e didattica

(di F. Codebò)

Uscite didattiche o scampagnate?

La domanda posta all'inizio di questo pezzo non è retorica e parte da una riflessione molto semplice: i gruppi-classe, i singoli bambini e anche i docenti hanno sempre avuto il bisogno di uscire ogni tanto per prendere una boccata d'aria, fare esperienze, stare insieme. Spesso però si fa confusione: un conto è uscire per socializzare, giocare, stare insieme, un altro è uscire per studiare qualcosa pur con ritmi diversi dal solito e in situazione piacevole.
L'esempio classico dello stato confusionale è la tradizionale "gita scolastica" di fine d'anno dove, per esempio, si va a visitare un museo o una città in una situazione poco predisposta per l'approfondimento di aspetti mai conosciuti prima dagli alunni

Si vogliono quindi, di seguito, proporre alcune semplici indicazioni visto che anche le uscite didattiche hanno una loro metodologia ben precisa e delle fasi ben scandite.
Partiamo prima dal presupposto che non si può fare educazione ambientale ( comunque intesa) senza esplorare il territorio, sia esso cittadino o non.
La prima cosa da dire è questa : - l'uscita didattica va ben preparata dai docenti in tutti i suoi dettagli (educativi, didattici, organizzativi...) e deve essere inserita in un contesto ben preciso, seguendo un filo logico di attività. L'uscita , poi, non è di "proprietà" di un singolo docente ma di tutto il team, compresi gli insegnanti di sostegno.
Per quanto riguarda gli alunni , essi devono sapere perchè si esce, dove si va, come ci si va, quanto tempo si impiegherà...Meglio ancora se l'uscita sarà inserita in un contesto di RICERCA all'interno della quale il gruppo-classe avrà fatto delle ipotesi da verificare.

Passiamo ora a immaginare cosa deve succedere durante l'attività:
- i ragazzi devono essere molto stimolati ad OSSERVARE sia in modo libero e spontaneo che guidato; il nostro modo di vivere attuale porta poco a sviluppare questa capacità fondamentale per la crescita di persone ben formate. I docenti, peraltro, in un contesto non di aula, dovrebbero evitare di "fare lezione", parlare troppo...
- durante le uscite è molto bello usare strumenti particolari: bussola, binoccoli, altimetro, pedometro, cartine geografiche, macchina fotografica, registratore...;
- all'interno del gruppo è meglio dare compiti particolari: chi prende appunti, chi fotografa, chi registra, chi fa schizzi...; queste piccole mansioni possono essere date a singoli partecipanti o a gruppi, meglio la seconda possibilità.

C'è poi la terza fase, quella conclusiva, dove si riflette e approfondisce...
un po' di discussione, la messa a punto di un cartellone, la costruzione di qualche prodotto con uso del computer e altri mezzi...
Il punto fondamentale è comunque abituare i ragazzi a ragionare, a verificare le ipotesi fatte prima dell'esperienza.
Dopo qualche mese è opportuno riparlare dell'uscita, lavorare sul piano della memoria per evitare, in ambito scolastico il sistema "usa e getta".

Comunque il messaggio finale è, sostanzialmente, sempre lo stesso: è meglio fare meno attività e sviluppare meno contenuti ma in modo più approfondito. Sviluppare conoscenze nel mondo attuale ha senso solo se si favorisce il ragionamento consapevole su tutto quello che si studia.