campo base

di Luca Pani

DALLA CONFORT-ZONE ALL’ INCONTRO DELLE DIFFERENZE


Dal Campo Base si parte!

Alzi la mano chi non ha mai pianificato un viaggio, una vacanza, un itinerario di uno o più giorni. Almeno una volta nella vita abbiamo realizzato una bella gita, visitato un luogo da tempo sognato. Viaggiare non è solo un piacere o un mezzo per soddisfare il desiderio. Confrontandoci con altre culture e con ambienti diversi dal nostro, sperimentiamo nuovi modi di essere, per questo il viaggio può essere un ottimo strumento di sviluppo personale: ci permette di uscire da una situazione confortevole, adagiata direi (confort-zone), per reinventarci. Quando programmo un viaggio non necessariamente scelgo solo luoghi esotici, itinerari turistici, ma colgo l’occasione di conoscere la cultura del luogo, le tradizioni, la popolazione. Generalmente non faccio base in resort, anche se comodi e sicuri. E’ una scelta.

Oggi posso dire che i viaggi che più sono rimasti nella mia memoria sono quelli in cui non sono partito per scappare, sfuggire dai problemi (occorre mettere in conto che in ogni viaggio è previsto un ritorno), ma per crescere. Ci si trova spesso alla fine di un viaggio come alla fine di una terapia, dopo una lunga opera di percorso interiore: un viaggio ha la forza di rivelare sempre qualcosa di nuovo a noi stessi.

Racconto a voi, cari amici di Pedagogia 20.20, due luoghi che ho avuto la fortuna di visitare in passato e che, posso dire, hanno segnato in modo indelebile il mio stile di vita, il mio pensiero. Entrambi i luoghi hanno un valore in comune:

la ricchezza delle differenze.


1) Viaggio in ISRAELE: Nevè Shalom.

In occasione della mia prima visita in Israele ho visitato Nevè Shalom – Wahat As Salam (“Oasi di Pace” in ebraico e arabo), villaggio fondato dal domenicano Bruno Hussar nel 1972. E’ un luogo creato congiuntamente da Ebrei e Arabi palestinesi. I membri del villaggio sono impegnati nel lavoro di educazione alla pace, l’uguaglianza e la comprensione fra le due popolazioni. Situato su una collina ai bordi della valle di Aylon, il borgo comprende oggi più di 70 famiglie. Il sistema educativo adottato nella scuola, dove sono presenti bambini ebrei e palestinesi nella stessa classe, è binazionale: la classe è il luogo privilegiato dove l’incontro tra due popoli è occasione per educare alla pace. Per me è stato un privilegio vedere con i miei occhi, come i bambini insegnano a noi adulti lo stile dell’integrazione: integrare non significa rinunciare alla propria identità culturale, religiosa, ma essere disposti alla relazione con l’altro, che diventa ricchezza inesauribile. Nella scuola primaria i bambini imparano l’ebraico e l’arabo, entrambe le lingue e la cultura dei compagni. Ne risulta un clima di rispetto e apertura totale all’altro. Sempre nel villaggio ho visitato la Casa del Silenzio: un edificio a forma di cupola, in cui ebrei e mussulmani pregano insieme, ognuno con i propri riti e preghiere, uno accanto all’altro.


2) Viaggio in INDIA: missioni delle Suore Gianelline.

L’india è un paese affascinante. Tutto è splendidamente diverso. Se si sceglie di percorrere il classico itinerario turistico (Nuova Delhi, Agra e Taj Mahal…) si è praticamente in una bolla impenetrabile. Al sicuro dai pericoli. Sicuramente un itinerario unico, ma l’India è altro: sono i villaggi dell’interno, gli odori del cibo di strada, i colori dei sari delle donne, l’estrema povertà delle baraccopoli, le divinità indù dei templi meno conosciuti, gli orfanotrofi delle Piccole Sorelle di Madre Teresa. Questa è l’India, ed è per tale motivo che, facendo base ad Indore (Capoluogo del Madhya Pradesh, dove si trova la missione principale) accompagnato dalle Suore Gianelline, ho avuto la fortuna di visitare le loro missioni. Il viaggio era nato, insieme con alcuni amici, con l’intento di aiutare economicamente le Suore nell’acquisto di un terreno su cui costruire una scuola di tipo professionale. Le Suore Gianelline, infatti, in India realizzano con impegno e sacrificio, un’opera sociale enorme: nelle loro scuole sono presenti bambini di religione cristiana, induista e mussulmana. Laddove i bambini non hanno mezzi per raggiungere la scuola, sono le suore stesse che si recano nei villaggi, stendono un grande lenzuolo per terra, davanti alle baracche, i bambini si siedono sul lenzuolo e le Suore propongono la loro lezione. Durante una di queste lezioni, noi eravamo ospiti attesi: per esprimere la gioia del nostro arrivo, ricordo di aver preso una chitarra e cantato con loro una canzone di benvenuto. Tutti danzavano e cantavano, felici attorno a me. Ricordo gli occhi dei bambini quando ho regalato loro una scatola di temperini e di gomme: il temperino e la gomma per loro era come oro. Ecco! Questi volti, questi occhi, rimarranno per sempre nella mia memoria. Non dimenticherò mai la passione delle Suore nell’educare tutti senza distinzione, di ceto sociale (casta), religione.


Auguro a tutti voi di realizzare un viaggio un po' meno comodo, con qualche imprevisto, ma che vi rimanga per sempre nel cuore e nella mente. Alla prossima avventura.