Cosa dicono 

"i grandi"...

IL 1° MAGGIO DI GIANNI RODARI

LA VALIGIA DELL'EMIGRANTE ( filastrocca)

Non è grossa, non è pesante

la valigia dell’emigrante…

C’è un po’ di terra del mio villaggio,

per non restar solo in viaggio…

Un vestito, un pane, un frutto

e questo è tutto.

Ma il cuore no, non l’ho portato:

nella valigia non c’è entrato.

Troppa pena aveva a partire,

oltre il mare non vuole venire.

Lui resta, fedele come un cane,

nella terra che non mi dà pane:

un piccolo campo, proprio lassù…

Ma il treno corre: non si vede più.

MARIO LODI E LA COSTITUZIONE

Riportiamo una parte di quanto scritto da Giancarlo Cavinato della Segreteria MCE al momento della scomparsa di Mario Lodi ( 2 marzo 2014) 

Quale scuola per quali cittadini

‘La scuola, così com’è, è fatta per formare uomini-servi invece che uomini liberi…la libertà, la democrazia, il cristianesimo non s’imparano se non si vivono subito tra i banchi della scuola’
( in ‘Cominciare dal bambino’, Einaudi, Torino, 1977, p. 20)

‘Se la scuola non si preoccupa di liberare i bambini da qualsiasi inibizione o paura, educandoli alla democrazia, alla collaborazione e alla libertà, come si può pensare di edificare una nuova società, di uomini diversi, pronti a privilegiare il sociale rispetto all’individuale? Allora, come spezzare questa catena autoritaria? Come uscire da questo circolo vizioso? Come fare per liberarsi dal sistema di insegnamento tradizionale?
( da ‘Mario Lodi maestro della Costituzione’ di Anna Masala ed. Junior Bergamo 2007, p. 45)

‘L’uomo libero non è proprietà di nessuno. Tanti uomini liberi insieme possono diventare una forza invincibile capace di cambiare il piccolo mondo dove vivono e l’intera società. Per liberare questa forza bisogna cominciare dal bambino, che è sotto a tutti, proprietà di tutti e senza difese’
( ‘Cominciare dal bambino’, p. 68)

La scuola come la pensava Mario sarà una comunità in cui tutti i bambini si sentano uguali, , fratelli, non classificati e gerarchizzati secondo criteri di ‘merito’: facendo della scuola ‘una comunità democratica, educativa ed educante: eticamente “antiautoritaria” perché fondata sulla comprensione, sul dialogo, sulla collaborazione: “ socialmente aperta” perché costruita su una vasta rete di rapporti con l’ambiente.’
( M. T. Ciscato Gasparella, ‘Dalla dimensione etica alla dimensione socio-politica nell’opera educativa di Mario Lodi’ in ‘Ricerca educativa e conflittualità sociale’ a cura di R. Finazzi Sartor, Morelli ed., Verona, 1983, p. 50)

Nel 2018  è stato ripubblicato dalla Casa delle Arti e del Gioco, a seguito dell'attività di uno specifico gruppo di lavoro,  il volume
" Costituzione - la legge degli italiani riscritta per i bambini, per i giovani...per tutti ( a cura di Mario Lodi nella prima edizione) . 

DON MILANI E LA RESISTENZA

Pubblichiamo uno stralcio di quanto pubblicato nel 2017 su legnanonews.com  a cura di Don Fabio Viscardi

Tutti conoscono e magari hanno letto “Lettera a una professoressa”, ma credo sia importante oggi riprendere alcuni temi contenuti in un altro suo importante scritto titolato “L’obbedienza non è più una virtù”, una sorta di autodifesa quando era ormai costretto a letto da quella forma tumorale che lo condurrà di lì a poco alla morte.

Il contesto è quello dell’obiezione di coscienza al servizio militare; oggi un fatto scontato, allora fonte di infinite polemiche. Non possiamo qui riprendere l’intera vicenda. Ci limitiamo a ricordare che una delle accuse con cui 6 ex combattenti avevano presentato l’esposto nei suoi confronti al Procuratore della Repubblica di Firenze era quella di:
“aver fatto tabula rasa di un secolo di storia italiana, salvando soltanto gli anni della Resistenza”.

Il riferimento era all’analisi storica condotta da don Lorenzo e dai suoi studenti su 100 anni di guerre nazionali valutate alla luce dell’art. 11 della Costituzione dove si legge:

“L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali”.

Sono convinto che l’aver salvato solo la guerra di resistenza come conflitto in qualche modo conforme al dettato e allo spirito della Costituzione sia un chiaro segno della profonda attenzione con cui il priore di Barbiana ha guardato a quel controverso biennio e che da queste vicende abbia attinto diverse riflessioni poi appunto confluite in “L’obbedienza non è più una virtù”. Un titolo lapidario, in linea col carattere non facile del grande educatore e che forse conviene riprendere proprio in chiave pedagogica domandandoci cosa vuol dire trasmettere alle nuove generazioni il concetto che non necessariamente l’obbedienza (cieca) è una virtù.

Cito dal testo:
“bisogna avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani, per cui l’obbedienza non è orami più una virtù, ma la più subdola delle tentazioni; che non credano di potersene fare scudo né davanti agli uomini né davanti a Dio, che bisogna che si sentano ognuno l’unico responsabile di tutto”