Rassegna stampa

Scuola, la scelta di Biden

Un ex maestro elementare come ministro dell’Istruzione

da "Il Corriere della Sera" del 24 gennaio 2021.

Cardona è nato l'11 luglio 1975 a Meriden, nel Connecticut, da genitori portoricani; è cresciuto in una casa popolare parlando spagnolo come prima lingua e ha incominciato a imparare l'inglese quando ha iniziato l'asilo.
Cardona ha iniziato la sua carriera come insegnante di quarta elementare della Israel Putnam Elementary School a Meriden, Connecticut.

Nel 2003 è diventato preside della scuola elementare di Hannover e per dieci anni è stato il più giovane preside nella storia dello stato. Dal 2015 al 2019, è stato assistente sovrintendente per l'insegnamento e l'apprendimento nella sua città natale. Cardona era anche professore a contratto di educazione presso il Dipartimento di leadership educativa dell'Università del Connecticut.

Durante la sua carriera, si è concentrato sul colmare le lacune tra gli studenti di lingua inglese e i loro coetanei.

Il senso della scelta è chiaro: restituire la scuola a chi la fa dopo 4 anni di espropriazione. Sullo scranno dove il presidente Trump, in spregio alla scuola pubblica, aveva deciso di mettere una multi miliardaria spudoratamente a favore delle scuole private e nemmeno troppo velatamente antiscientista.

COMMENTO: una bella notizia; una bella biografia! Biden ha scelto come segretario dell’istruzione non solo un ex maestro elementare (cosa molto rara) ma addirittura un figlio di immigrati che imparò l’inglese all’asilo. Molto significativo che Cardona, durante la sua carriera (è stato anche il più giovane preside nella storia del suo stato) si sia impegnato per colmare le lacune tra gli studenti di lingua inglese e i loro coetanei. Un politico, quindi, nato sul “campo” e poi passato ad incarichi pubblici più impegnativi… c’è da imparare!

Preside anticipa 200 euro a prof e bidelli assunti con contratto Covid e non ancora pagati

da "Il Fatto Quotidiano" del 10 gennaio 2021.

Maurizio Primo Carandini, dirigente scolastico dell'istituto comprensivo Valenza "A" ad Alessandria, ha deciso di versare il prestito ai lavoratori
senza busta paga: "È un gesto di solidarietà"

Spiega il preside in una nota: sarà un “prestito d’onore, che consisterà in un bonifico sul loro conto corrente di un importo minimo di 200 euro”. A intestarsi il bonifico sarà il preside stesso, a cui verrà restituito l’importo quando il personale avrà percepito lo stipendio.
Così motiva la sua scelta il preside Carandini: “È noto che i supplenti e i collaboratori assunti dalle scuole con contratto Covid non hanno percepito ancora lo stipendio e ciò non è ammissibile”.
In effetti, a novembre erano 71.920 mila gli insegnanti e bidelli assunti con contratto a termine per l’emergenza Covid che non avevano ancora ricevuto lo stipendio da settembre.

COMMENTO: bravo preside! Nel variegato mondo della nostra scuola c’è di tutto, anche questo. Fare il preside oggi vuol dire trovarsi di fronte a situazioni sempre più complicate sotto tutti i profili.

Chissà come sarà la scuola che verrà: di sicuro una cosa l’abbiamo capita …

dal blog di Valentina Petri, Professoressa di italiano, blogger e autrice di "Portami il Diario", 31 dicembre 2020

Il 31 dicembre a scuola non significa nulla, non finisce l’anno, non finisce il quadrimestre, è un giorno di pausa didattica, un giorno di passaggio. Eppure l’idea che questo 31 dicembre si porti via il 2020 un’idea di fine la dà.

Che tenerezza che mi fa la scuola dello scorso anno, quella che a dicembre aveva come massima preoccupazione dare a tutti il secondo voto di storia prima delle vacanze di Natale... A dicembre in genere si parlava di scuola soltanto per l’immortale diatriba sui compiti delle vacanze...

... Quasi rimpiango le solite polemiche strumentali di fine anno, quelle sulle recite di Natale e sui presepi scolastici, con i paladini della difesa delle tradizioni vestiti da pastorelli da una parte e i difensori della scuola laica dall’altra, con immancabile scontro sull’annoso problema dei crocifissi. Invece dei crocifissi ci hanno mandato il gel igienizzante e quanto ai Santi, penso che bastino ampiamente quelli che tiriamo giù a ogni lezione quando salta la connessione...

… Ci è cambiata la vita davanti e ci è cambiata la scuola tra le dita, ché la scuola si evolve, si trasforma, si adatta come poche altre cose perché non può permettersi di fermarsi e non può prendersi il lusso di mollare. La scuola si è trasferita altrove, all’aperto, nelle camerette, nelle aule vuote; ci ha costretti a reinventarci, imparare, trovare soluzioni, a volte efficaci, altre palesemente inadeguate. Ci ha messo alla prova perché gli esami non finiscono mai e ci ha sbattuto in faccia tutto quello che non funziona, ha esacerbato le differenze, ingigantito le difficoltà, messo in luce le incongruenze.

Di sicuro abbiamo capito una cosa: che, come le persone, la scuola non è un’isola, è parte di tutto, è un anello essenziale che – se trascurato – trascina con sé nel baratro tutto il resto. Chissà come sarà la scuola che verrà: la vorremmo aperta, sicura, rinnovata. La troveremo come la troviamo sempre, piena di contraddizioni. Ma anche piena di ragazzi, speriamo. Speriamo in molte cose: invece che la solita riforma quest’anno potrebbe arrivare il vaccino.

Certo, bisogna documentarsi prima, ci mancherebbe, mica ci facciamo iniettare la qualunque. Alcuni sono fieramente contrari all’inoculamento del vaccino perché sostengono che dentro ci sia Satana. Ma se si tratta solo di questo, allora sono più serena.

E direi che noi docenti possiamo stare tranquilli, abbiamo risorse occulte: del resto chiunque si sia occupato dell’assistenza mensa in un cortile di un istituto che comprenda elementari e medie, sorvegliando dodicenni scatenati, o chiunque abbia fatto supplenza l’ultima ora in una classe di 25 adolescenti in preda dell’eccitazione natalizia, difficilmente si lascia intimorire da bazzecole tipo una pandemia mondiale o da Satana in persona.

Vorrei vederlo, Satana, a fare la didattica digitale integrata. Non durerebbe una settimana. Amen.

COMMENTO: V. Petri scrive sempre, dal campo, pezzi molto appropriati e ricchi anche di umorismo… Dimostra anche molta motivazione che la spinge a sentirsi parte integrante del sistema... è vero, la scuola non è un'isola: è un anello essenziale che, se trascurato, trascina nel baratro tutto il resto. Questo concetto, molto elementare, purtroppo, tanti non l’hanno capito e anche nell’opinione pubblica ci sono molti sentimenti contrari. Valentina dipinge una scuola molto viva che non si può fermare e in cui gli insegnanti , come lei dice, “hanno risorse occulte”

Maestra subisce revenge porn e perde il lavoro

di Laura Onofri - "Domani", 25 novembre 2020

Una maestra invia foto e video intimi al suo compagno. Alla fine della relazione lui pubblica le immagini nella chat della squadra di calcetto; a furia di condivisioni, raggiungono alcune madri della scuola materna dove la ragazza insegna. Loro si rivolgono alla responsabile dell’istituto perché prenda provvedimenti contro la maestra, che perde il posto di lavoro, dopo essere stata messa alla gogna dalla direttrice di fronte alle colleghe a cui sono mostrate le immagini. Tra pochi giorni a Torino inizierà il processo: l’insegnante ha denunciato sia l’ex che la direttrice. Si chiama revenge porn ed è un reato odioso, la cui fattispecie è stata introdotta da poco più di un anno nel cosiddetto “codice rosso”. L’obiettivo di chi commette questo reato è screditare la vittima usando immagini e video intimi e privati tramite i social network.

La battaglia di Luca: “Non mi sento più Paola
ma il preside non ci sta”

di Enrico Ferro - "la Repubblica", 24 ottobre 2020

Intervista allo studente di Padova. Il vecchio nome sulle liste per le elezioni scolastiche non si può cambiare.

Padova - La lotta di Luca parte da un manifesto appeso ai muri del liceo, con indicati i nomi dei candidati rappresentanti d’istituto. Lui ha 16 anni e ora lotta per togliere da quella parete un nome di donna, Paola, che non gli appartiene più. Paola (i due nomi sono di fantasia) oggi è soltanto un’identità sulla carta, perché la vita vera dice un’altra cosa. Ma per il preside del Tito Livio di Padova, fa fede soltanto l’anagrafe. «E io dovrei ristampare tutti i manifesti? Non se ne parla», ha risposto il dirigente scolastico Rocco Bello quando questo ragazzino con gli occhi neri e una forza immensa l’ha affrontato per chiedere di mettere il nome e l’identità che tutti ora gli riconoscono.

Luca, appunto. Paola chi se la ricorda più. Adesso c’è uno scontro in atto: il preside non vuole sentirne parlare e Luca ha deciso che questa è la sua battaglia. Sua e di tutti gli altri transgender discriminati, derisi, osteggiati. «Ciò che più mi dispiace è che il mio coming out sia stato così, indotto da un muro eretto contro di me».

Perché muro? «Mi ha stupito l’intransigenza del preside. E mi ha ferito per un motivo molto semplice».

Quale? «Non credo che abbia agito per un sentimento negativo nei miei confronti, semplicemente per menefreghismo, mancanza di tatto. Non si è posto il problema».
Come ha risposto il preside? «Mi ha detto che non avrebbe certo potuto ristampare tutte le schede elettorali. Siamo a questo: una risma di carta vale più della mia dignità».

COMMENTO: i due articoli sono stati riportati congiuntamente perché ci fanno riflettere su una sfera molto delicata che nella scuola è sempre stata trattata "con le pinze e i guanti" (o mai trattata...). Data la delicatezza delle due storie non ci sentiamo di esprimere commenti e valutazioni. Ci fermiamo solo in silenzio nel rispetto della sofferenza che emerge da quanto pubblicato.