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25 APRILE, LETTERA DEGLI STUDENTI:
"VOGLIAMO CHE SCUOLE ED ATENEI SIANO PRESIDI ANTIFASCISTI"
                                                                                          da "la Repubblica"

Una lettera per rivendicare l'urgenza di parlare di antifascismo a scuola e in università in vista delle celebrazioni del 25 Aprile. Il motivo? "Non è solo il proliferare della violenza fascista ad allarmarci: ma che quella violenza venga così poco spesso discussa e così poco spesso condannata". Parole dure, parlano senza mezzi termini di "violenza fascista", gli studenti, ricordando il pestaggio davanti al liceo di Firenze Michelangiolo. Rendono il clima che da mesi si vive nelle aule. A scrivere la lettera sono gli studenti medi e universitari della Rete e dell'Udu alla premier Giorgia Meloni e ai ministri all'Istruzione e Università Giuseppe Valditara e Anna Maria Bernini.

Ecco il testo integrale

"25 aprile, 78 anni dalla Liberazione. 78 anni dalla vittoria della guerra di Resistenza. Un momento di cui rischiamo di perdere il valore, se non la memoria. 25 aprile, sette mesi dalle elezioni politiche. Sette mesi, Onorevole Meloni, dalla sua nomina a Presidente del Consiglio. Sette mesi in cui né lei né i suoi ministri hanno accettato di dichiararsi antifascisti.

Se oggi ci rivolgiamo a voi, Presidente e Ministri della Repubblica, è perché crediamo che questo 25 aprile non sia come ogni altro. Il clima che respiriamo ogni giorno, nelle scuole e nelle università, ci costringe a vivere questa giornata con uno spirito diverso. Il 18 febbraio scorso alcuni studenti come noi sono stati aggrediti, fuori dal proprio istituto, da militanti neofascisti. Non è un caso isolato. Secondo Infoantifa Ecn, dal 2014 ad oggi, sono state oltre duecento le aggressioni accertate per mano fascista e neofascista, tra cui 28 attentati e 11 omicidi. 

Ma non è solo il proliferare della violenza fascista ad allarmarci: ma che quella violenza venga così poco spesso discussa e così poco spesso condannata. Oggi, nelle nostre scuole e nelle nostre università, di antifascismo si parla poco. E così anche al di fuori, nel complesso del dibattito pubblico nel nostro Paese. Spesso si fa finta che fascismo ed antifascismo siano categorie della Storia, inapplicabili al presente. E spesso, a chi rappresenta le istituzioni, basta dichiararsi "non fascista", o, in maniera più subdola, "contrario ad ogni estremismo". Questo, per la memoria storica di un Paese come il nostro, è un problema. Un problema di cui i Ministri della Repubblica avrebbero il dovere di occuparsi. Un problema che voi non siete stati, ad oggi, in grado di affrontare.

Non si possono ignorare le vostre gravi ambiguità proprio quando, sulla violenza fascista e neofascista, sarebbe stata necessaria una parola chiara. Perché siete voi, dagli scranni del Governo, a portare avanti una rimozione sistematica della matrice fascista dietro alla violenza di ieri e di oggi. Le sue dichiarazioni, Ministro Valditara, sulla lettera della preside Savino, e le sue, Presidente Meloni, sulla strage delle Fosse Ardeatine, ma anche quelle del Presidente La Russa sull'attentato di Via Rasella, non sono un caso. Non sono imprecisioni, gaffe o "sgrammaticature". Sono parole che rispondono ad uno schema politico chiaro, che tenta di cancellare le responsabilità del fascismo dalle stragi di ieri e dallo squadrismo di oggi. Noi sappiamo che, se oggi tentate di cancellare dalla nostra Storia il conflitto tra fascismo ed antifascismo, non lo fate perché avete le idee confuse: ma perché sapete benissimo da che parte stavate, state e starete sempre.

"Anche questo, per dei Ministri che abbiano giurato sulla Costituzione antifascista, dovrebbe essere un problema. Ma anche questo è un problema che voi non siete stati in grado di affrontare. Di fronte a tutto questo, occorre costruire un'alternativa. Come studenti antifascisti, crediamo che sia decisivo ripartire dalle nostre scuole e dalle nostre università per costruire un paradigma culturale diverso. Per renderli luoghi che facciano vivere quotidianamente i valori costituzionali.

Vogliamo che scuole ed atenei siano presidi antifascisti, presidi di democrazia, presidi di diritti. Per questo ci appelliamo ai luoghi della nostra formazione: perché non concedano i propri spazi a chi non dichiari di aderire ai valori democratici, antifascisti e costituzionali; perché non concedano fondi, spazio politico e visibilità a realtà che agiscono al di fuori di quel dettato costituzionale. È necessario che in tutti i territori si segua l'esempio di quelle realtà istituzionali - comuni municipi, scuole e università - che hanno rifiutato i propri spazi alle realtà che non avessero sottoscritto una dichiarazione di adesione ai valori antifascisti, come ad esempio l'Università di Torino".

"Vogliamo scuole ed atenei che siano presidi antifascisti, presidi di inclusività, presidi di uguaglianza, dove si costruisca un'educazione profonda contro l'oppressione patriarcale. Vogliamo scuole ed atenei in cui l'approvazione della carriera alias sia un punto di partenza per costruire un'istruzione fondata sulla pluralità, e sul riconoscimento di pari e differenti identità - di genere, sessuali e relazionali. Vogliamo scuole ed atenei che facciano propria una didattica fondata sul confronto, che stimoli lo sviluppo della coscienza critica e la formazione dello studente come cittadino. L'alto tasso di astensionismo delle elezioni più recenti non può che allarmare: per questo vogliamo scuole ed atenei che coinvolgano profondamente noi studenti nel processo e nella cultura della democrazia.

Vogliamo scuole ed atenei che siano presidi antifascisti, presidi di solidarietà, presidi sociali. Che seguano il dettato costituzionale della "scuola aperta a tutti" (art.34), e lo mettano in pratica. Vogliamo luoghi della formazione che insegnino ai propri studenti i loro diritti come futuri lavoratori. Per questo non possiamo accettare il modello di "Scuola del merito" che lei, Ministro Valditara, ha promosso: una Scuola che premia chi ce la fa e lascia indietro chi non ce la fa. Per questo non possiamo accettare percorsi di alternanza scuola-lavoro, tirocini e stage che spesso non insegnano altro che ad abituarsi ad essere sfruttati. E che, nei casi più tragici, provocano la morte di studenti come noi.

Onorevoli Ministri, tutto questo è ciò di cui le scuole e le università italiane avrebbero bisogno. Non solo per questo 25 aprile, ma ogni giorno. Su ognuno di questi punti sarebbe necessaria una pianificazione seria, che capovolga alcuni degli assunti che su didattica, valutazione e programmi curricolari governano la vita nelle nostre aule. E finché ciò non verrà fatto continueremo ad avere un problema. Un problema con la coscienza civile che la Scuola e l'Università dovrebbero essere capaci di trasmettere ai propri studenti.

Ma questo, ancora una volta, è un problema che voi non siete in grado di affrontare. Perciò continueremo noi. Come facciamo ogni giorno nelle nostre scuole, nei nostri atenei, sui nostri territori. Per colmare il vuoto che le istituzioni ci stanno lasciando. Per combattere la minaccia neofascista che rialza la testa. Perché il 25 aprile non sia solo una ricorrenza, ma un'occasione di mobilitazione contro la barbarie di ieri e di oggi. Onorevoli Ministri, noi continueremo. Ma sappiate che questo sarebbe un vostro dovere".

Rete degli Studenti Medi e Unione degli Universitari