Pillole di pedagogia
e didattica
(di F. Codebò)

LE COOPERATIVE A SCUOLA

Care lettrici e cari lettori, non sapevo come iniziare il mio piccolo contributo, poi mi è venuta in mente, questa semplice riflessione che voglio condividere con tutti voi: "una persona che merita, nell'immaginario collettivo, è forse quella che ha raggiunto il proprio posto (non necessariamente il primo), il proprio scopo...". Allora, forse, in ambito scolastico il proprio posto lo si può raggiungere più facilmente in una situazione di gruppo chiamato ad operare sulla base di obiettivi ben precisi. Dalla mia esperienza emerge invece che nella classe, molto spesso troppo eterogenea e scarsamente amalgata, è difficile per tanti ragazzi trovare il proprio posto e sentire di lavorare per raggiungere uno scopo ben preciso.

Dall'album dei miei ricordi è così emersa un'immagine per me molto intesa e cara, un'immagine che risale all'anno scolastico 1976/77, il mio primo anno d'insegnamento in una scuola elementare milanese della periferia operaia. E' quella delle COOPERATIVE A SCUOLA, un esempio della scuola attiva democratica e popolare a cui, in minima parte, ho partecipato.
Tutti hanno idea di cosa sia una cooperativa di adulti e di cosa abbia rappresentato questa forma nello sviluppo della società attuale; in ambito scolastico i promotori dell'esperienza vollero miniaturizzare questo tipo di organizzazione.
Già in quel tempo andavano "di moda" le produzioni a scuola...nella mia scuola c'era più di una produzione organizzata in modo cooperativo: quella dei biscotti, quella legata all'orto, quella del pollaio, quella della stampa.

Ogni cooperativa aveva un suo scopo, una divisione dei compiti, un bilancio; c'era spazio per tutti e per le varie abilità dei bambini. La cosa più sorprendente era la gestione del bilancio e della cassa, con le entrate e le uscite. Periodicamente si procedeva alla vendita di quanto prodotto e agli acquisti dei beni necessari per il funzionamento. Gli alunni venivano formati sul fatto che il bilancio doveva essere sano e in pareggio, possibilmente ci dovevano essere dei piccoli utili da reinvestire...
Ogni classe quinta gestiva una cooperativa per un anno intero fino a passare il testimone a quelli della leva seguente, i docenti facevano i registi, ma quasi tutto il lavoro veniva fatto dai ragazzi con entusiasmo e responsabilità con cadenza anche giornaliera.
Largo spazio, ovviamente, alla matematica, con un primo approccio (in quinta elementare) ai numeri negativi e ad esempi reali di compravendita.

Se c'erano dei problemi si discuteva con passione e ragionevolezza, se le cose andavano bene, il MERITO veniva assegnato a tutti i componenti della cooperativa, non ai singoli e senza fare classifiche tra le varie piccole realtà associative. Parlare di questo mi è sembrato un esempio "pedagogico e didattico" per dimostrare come si può introdurre, senza particolari sofistificazioni, un itinerario sugli scopi dell'agire per arrivare ad una soddisfazione anche sociale.

Poi purtroppo nel tempo, grazie anche alle varie mode che si sono succedute, questa idea e questa sperimentazione si è smarrita; anche nella scuola di oggi dove esistono tante produzioni (pensiamo agli orti scolastici, alla stampa, ai prodotti multimediali), potrebbe essere ripresa ovviamente con un taglio più moderno. L'importante è che resti l'aspetto sociale e che si lavori in concreto, non relegando però agli alunni solo alcune operazioni manuali e pratiche.
Un modo per ridare, soprattutto nei contesti scolastici più carenti, una motivazione, uno scopo, parlando pure di SCOPO da raggiungere e di MERITO da conseguire.
In altri termini, il gruppo dovrebbe condividere le varie fasi del progetto, partendo dall'ideazione, passando alla messa in opera, alla fase promozionale, alla vendita, alla verifica e valutazione finale. Un modo per agire con logica, per capire che il pensiero umano spesso va in sequenza, passando dal prima al dopo.

Bisogna dire che nel panorama pedagogico contemporaneo, nel linguaggio prevalente, va molto di modo l'espressione COOPERATIVE LEARNING: come noto è una modalità d'apprendimento che si basa sull'interazione in un piccolo gruppo, al cui interno i ragazzi collaborano al fine di raggiungere un obiettivo comune, attraverso un lavoro d'approfondimento.
I compagni si aiutano e si sentono corresponsabili del reciproco percorso.
Tale metodo si distingue sia dall'apprendimento competitivo che da quello individualistico e si presta ad essere applicato ad ogni compito.
Da varie indagini svolte risulta che di solito i vantaggi principali (ovviamente riferibili anche all'esperienza delle cooperative a scuola) sono i seguenti: migliori risultati degli studenti, relazioni più positive, maggiore benessere psicologico.
Molte quindi le somiglianze con l'esperienza raccontata in questa pagina: nulla vieta di praticare, con soddisfazione, entrambi i percorsi, rapportandoli magari, con cura all'età e al contesto in cui si ha da lavorare.