La parola a...


Carla Barzaghi

a cura di F.C.

Con vivo piacere sto per dare la parola a Carla, una delle figure più autorevoli della scuola ligure...il suo curriculum parla da solo.
Con me poi c'è una vicinanza particolare: siamo concittadini sampierdarenesi, abbiamo a lungo camminato insieme in montagna e siamo amici "di famiglia"...i nostri padri erano compagni di scuola!


Sei ancora in attività nel campo della formazione?
Sì sto lavorando nei corsi di Specializzazione per il sostegno presso il disfor Unige e vengo interpellata da singole scuole/ Reti di scuole per approfondire i temi dell’inclusione.

Racconta brevemente la tua carriera scolastica

Ho insegnato dal 1972 al 1981 come insegnante di scuola elementare, gestendo nel 1980/81 come specialista il progetto di educazione psicomotoria presso la scuola elementare Mazzini di Ge Sampierdarena.

1981/1982 anno di prova come direttrice didattica presso il Quarto Circolo di Voghera (PV)

Dal 1982 al 1998 direttrice didattica titolare presso la D.D. di Genova Teglia (Istituzione Polo RES per alunni “Gravi e gravissimi”)

Dal 1998 al dicembre 2006 dirigente scolastica titolare presso la DD.Bolzaneto e il CTP ( Centro educazione degli adulti ) di Bolzaneto

Dal Dicembre 2006 al maggio 2010 incarico come Dirigente amministrativo di seconda fascia presso L’USP di Savona e dal gennaio 2008 anche presso l’USR Liguria – Ufficio primo – Autonomia scolastica

Dal maggio 2010 al settembre 2011 dirigente scolastica presso l’IC Cornigliano.

Hai avuto incarichi importanti?
Tutti gli incarichi che ho ricoperto sono stati importanti in rapporto alla mission e alle competenze richieste per esercitarli. In questo senso l’esperienza come insegnante della scuola primaria in un momento di grande cambiamento nel Paese e nella scuola, mi ha “strutturata” rispetto a tutte le esperienze successive. Tra il 1994 e il 2000 sono stata eletta come consigliere regionale occupandomi delle Materie Istruzione Sanità Servizi sociali. e nel 1999 /2000 sono stata Presidente della Commissione di studio sulle carceri in Liguria. Tale esperienza ha sicuramente elevato le mie competenze su piano amministrativo e la mia conoscenza del funzionamento interno di quei settori che collaborano con la scuola (Sanità EE.LL. Privato sociale) ma su cui è facile esprimere erronei giudizi dovuti a non conoscenza.

Cosa ti piaceva del tuo lavoro?

Come docente, soprattutto la progettazione in team e la possibilità di sperimentare in ambiti disciplinari “multimediali”, pur ritenendo essenziale il rinforzo delle discipline fondamentali.
Come dirigente scolastica, prediligevo una dimensione organizzativa dei tempi e della didattica funzionali alla realizzazione di progetti sperimentali e di ricerca.
Avevo una funzione di garante che promuoveva, attraverso un convinto lavoro di staff, una gestione della delega condivisa con il Collegio dei docenti. Sul piano dei contenuti, avendo sempre operato in scuole in area a rischio, la priorità era data ai temi della selezione (fortissima in quegli anni nelle scuole medie di zona) e della dispersione scolastica su cui a Bolzaneto insieme all’IC Serra Ricco’ vincemmo un progetto finanziato con il Fondo sociale europeo .

Inoltre ritenevo importante attivare i diversi livelli di collaborazione tra docenti inaugurando anche nuove modalità di rapporto con le famiglie , a partire da una riflessione su situazioni comunicative spesso trascurate : anche con i genitori i docenti durante le riunioni si mettono in cattedra e fanno stare seduti i genitori sulle seggioline dei bambini… spero che ora non sia più così!

Cosa non ti piaceva? Firmare le cedole librarie…. mi sembrava una perdita di tempo sterile …

A parte le battute, ritenevo il lavoro amministrativo assolutamente importante, il “cuore” stesso del ruolo dirigenziale.
Non ho mai esercitato il mio ruolo di D.S. da “maestra pentita“ e non ho mai cercato di risultare “simpatica “ al collegio dei docenti. Ci sono stati anni duri, di potenziale contrapposizione (leggi: anni della Riforma Moratti) dove – pur non condividendone i presupposti sociopolitici, non potevo rinunciare alle prerogative del mio ruolo, in una fase in cui i Sindacati - spesso afasici rispetto al Ministero e privi di un progetto pedagogico alternativo - trovavano più pratico trasformare il dirigente scolastico di turno nel “nemico di Classe”.

Se fossi nominata Ministro della Pubblica Istruzione, cosa faresti per prima cosa?

Assumerei dirigenti e funzionari che sanno scrivere in italiano e che non si dilettano nel fare leggi che sembrano trattati di pedagogia ripetitivi e infarciti solo di buoni principi.

E’ prova di quanto sostengo il fatto che a 46 anni dal documento Falcucci e pur avendo la legislazione più avanzata tra i Paesi occidentali, permangono nelle scuole pessime pratiche in relazione agli studenti con disabilità (es: delega illegale al docente di sostegno. E’ interessante seguire il blog su Facebook del prof. Fogarolo “Normativa Inclusione” per venire a conoscenza di casi davvero inaccettabili…

So che è complesso, ma è necessario mettere in relazione il problema del reclutamento con quello della valutazione in itinere dei docenti. Faccio presente che quest’anno i docenti che si sono specializzati sul sostegno (Infanzia e primaria grazie al solo diploma magistrale ante 2001) sono entrati in ruolo senza concorso…

Quali problemi hanno i ragazzi di oggi?

Non mi piace sentenziare in modo generalizzato su un tema tanto complesso, ma penso che i ragazzi oggi debbano reggere la doppia difficoltà di avere in molti casi adulti di riferimento immaturi e inadeguati e docenti impreparati e demotivati che non riescono a far loro intravvedere il livello del piacere di apprendere e ad aiutarli quando sono in difficoltà.


E le famiglie?

A mio avviso, al netto di un certo ritorno al pensiero magico che con la pandemia si sta manifestando in modo molto evidente, i genitori (che sono a ben guardare tutti ex studenti…) non si fidano più tanto della scuola perché hanno compreso che la scuola, soprattutto per ragazzi più fragili, non offre opportunità reali di miglioramento sociale. E ciò per dinamiche non dipendenti dalla scuola, ma da cui la scuola si sente avulsa.

Sentono inoltre che la scuola è lenta nel recepire il cambiamento, la digitalizzazione e non solo. Insomma, ciascuno gioca il proprio ruolo ma su binari paralleli che difficilmente si incontrano.

E i docenti?
Anche i docenti in gran parte sono genitori, perciò dovrebbero sentire una maggiore empatia verso un ruolo, quello di genitore, tanto complesso, in cui loro stessi possono trovano non poche difficoltà. Sul piano professionale , è arrivato il momento che tutti i docenti , anche quelli di disciplina, imparino ad utilizzare nel proprio lavoro sia l’Accomodamento ragionevole indicato dalla Convenzione ONU , sia il principio di adattamento del curricolo ( Booth , Ainscow) , sapendo concretamente facilitare l’apprendimento di tutti gli studenti , partendo dalla fissazione degli obbiettivi per tutta la classe.
Senza questo passaggio metodologico e operativo, resteremo al livello dei discorsi vuoti.

Grazie Carla! Buone cose e continua così!