Il tutor antidispersione

Tra le nuove misure allo studio del governo c’è anche l’introduzione del tutor antidispersione, sempre con l‘utilizzo dei fondi del PNRR.  Mancano ancora i principali dettagli in quanto  tale innovazione è stata solo annunciata dal Ministro Valditara nel corso di alcune recenti interviste. 

Il tutor sarà introdotto in ogni gruppo classe in cui ci siano situazioni di bisogno e potrà essere una risorsa interna all’istituto o esterna. Il docente avrà una formazione particolare e dovrebbe essere pagato di più.  In team con gli altri insegnanti dovrà seguire in particolare quei ragazzi con maggiori difficoltà d’apprendimento ma anche quelli molto bravi che magari in classe si annoiano e che hannno bisogno di accelerare il percorso.
I dati della dispersione in Italia sono impressionanti, il 13,2 % dei ragazzi tra i 15 e i 19 anni non studia e non lavora. La percentuale indicata è una delle più alte d’Europa; l’obiettivo è portare questi numeri sotto al dieci per cento entro qualche anno. 

Le attività previste in questo ambito (anche extrascolastiche) sono:
percorsi di mentoring e orientamento;
percorsi per il potenziamento delle competenze di base;
percorsi per il coinvolgimento delle famiglie;
percorsi formativi e laboratoriali co-curricolari. 

I docenti tutor dovranno  essere individuati mediante specifici avvisi.  I tutor interni, per essere retribuiti, dovranno svolgere il proprio compito al di fuori del normale orario di lezione. 

RIFLESSIONI FINALI:

se si volesse fare una comparazione, si vedrebbe che ci sono stati molti più commenti su questa misura rispetto a quelli sul nuovo sistema  d’orientamento. In genere le osservazioni sono critiche. C’è chi dice che il problema è in primo luogo sociale e territoriale e riguarda soprattutto le zone povere del nostro paese dove manca il lavoro, prevale la malavita organizzata e il degrado, anche ambientale è evidente.  Gli alunni in difficoltà sono tantissimi per cui probabilmente ci vorrà un tutor in ogni classe, pertanto c’è da chiedersi: i fondi saranno sufficienti? Sarà possibile selezionare e formare un numero così alto di operatori in tempi ristretti?
Per altri ci sono già troppi tipi di tutor nella scuola e c’è bisogno invece di creare in chi insegna dei veri educatori  che abbiano strumenti pedagogici e psicologici utili  per affrontare le varie difficoltà emergenti.

Secondo noi la struttura scolastica attuale, nella realtà concreta quotidiana è troppo rigida e non è in grado di accogliere per davvero innovazioni anche dispendiose. C’è il rischio che ci sia una continua sovrapposizione di idee e misure che rischia di creare un appesantimento non da poco. Da notare anche il fatto che, forse per la prima volta, sono considerati a rischio di dispersione quei ragazzi molto bravi che si annoiano e che hanno bisogno di accelerare il percorso scolastico.

Ci piacerebbe invece che venisse riportata alla luce la figura dello psicopedagogista che fu sperimentata in modo positivo ormai molti anni fa nella scuola dell’obbligo: una figura competente, distaccata dall’insegnamento, scelta in base a graduatorie provinciali, chiamata a coordinare in ogni istituto il settore specifico e di creare gli opportuni raccordi in particolare con le famiglie, l’extrascuola e i servizi territoriali.