Editoriale
(di F. Codebò)

PAROLE, PAROLE, PAROLE...

Care lettrici, cari lettori,
non so perchè ma pensando alle prime mosse del nuovo ministro dell'Istruzione e del Merito mi è venuto in mente il ritornello della bellissima canzone interpretata da Mina... Giuseppe Valditara si è distinto da subito per le sue esternazioni quasi quotidiane; la scuola non aveva bisogno di questo, ma di un esperto di problemi educativi e didattici. Invece di nuovo un professore universitario, esperto di diritto, nonchè uomo dal lungo corso parlamentare e conoscitore delle burocrazie ministeriali.

La prima esternazione che ha fatto molto scalpore è quella riguardante la circolare promulgata in occasione del 9 novembre, "giorno della libertà" in cui si ricorda la caduta del Muro di Berlino; il ministro non si è limitato a fare memoria, ma ha impartito una vera e propria lezione di dottrina politica. Ho pensato questo: "se in ogni occasione rievocativa arriverà una circolare ministeriale, povera scuola!"

Il seguito però è stato ancora più difficile da condividere:
- l'infelice uscita in cui ha detto che "l'umiliazione è un fattore di crescita per i ragazzi", passaggio fondamentale del loro riscatto..
- la necessità di ricorrere ai lavori socialmente utili in caso di gravi atti di bullismo...
- l'esigenza di vietare l'uso dei cellulari a scuola, quando ormai quasi tutte le scuole l'hanno previsto da molti anni, con notevole condivisione da parte dei ragazzi e delle famiglie

Mettendo insieme queste sue pronunce viene da pensare: cosa dobbiamo aspettarci? Che visione pedagogica ha il ministro dei fatti educativi? Ha reale conoscenza dei gravi problemi che affliggono quotidianamente il nostro mondo? La scuola verrà rovesciata come un calzino?

Non è finita qui! Subito dopo il Ministro ha cominciato a sviluppare le sue idee sul merito; già l'aver modificato la denominazione del Ministero non è probabilmente solo un atto formale o di marketing pubblicitario. Ha cominciato a dire che i meritevoli vanno premiati, che ci vuole più personalizzazione dei piani di studio, che bisogna far emergere i talenti.
In realtà in Italia negli anni cinquanta la scuola del merito c'è già stata; era classista ed erano favoriti i benestanti. Fu demolita dalle critiche di Don Milani e per essa non sembrano esserci forti nostalgie.

Prima di entrare nel merito è giusto riflettere un attimo sugli aspetti etimologici: la parola deriva dal latino merere, ovvero guadagnare, ottenere; richiama infatti espressamente la componente attiva di un soggetto nel conquistarsi un premio o un biasimo a seguito di un'azione.
Sorge quindi a questo punto tutta una serie di domande che al momento sono senza risposta:
- cambieranno i criteri di valutazione degli alunni?
- cosa succederà a chi non merita?
- quali saranno i primi provvedimenti concreti in cui si vedrà applicata la nuova "filosofia"?
- dobbiamo aspettarci le classi differenziate per merito?
- A quali segmenti formativi si riferisce il ministro parlando del merito? Pensa di intervenire in tal senso anche nel settore dell'istruzione obbligatoria?
- Cosa succederà agli insegnanti meritevoli? Saranno individuati con sistemi sofisticati e verranno premiati?

In conclusione, cari lettori, un bel mix: umiliazione, lavori socialmente utili, merito... Una miscela che non ci lascia certo tranquilli e di buon umore. A presto!

P.S.

Mentre stavamo per andare in macchina sono comparse due nuove notizie provenienti dalle stanze del ministero e del parlamento:
- il ministro ha di nuovo scritto alle famiglie, visto che stanno per aprirsi le iscrizioni per il prossimo anno scolastico; una lettera di tre pagine con grafici che illustrano la stima delle categorie professionali più richieste: commercio e turismo, altri servizi pubblici e privati, finanza e consulenza, salute... la lettera non è piaciuta a molti che hanno visto in queste pagine il tentativo di individuare la scelta della scuola superiore non tanto sulla base delle attitudini presenti nel ragazzo ma piuttosto tenendo presenti gli sbocchi professionali immediati...
- nella nuova legge finanziaria che sta per essere varata dal Parlamento sembra che il "bonus" cultura riservato ai diciottenni non sarà più destinato a tutti: ci sarà un tetto ISEE e un meccanismo che premi il MERITO basato sui voti scolastici .