Editoriale

EDITORIALE SETTEMBRE 2019:


“perché una newsletter”

Nasce da un “seme” gettato nella giornata di San Rocco che io ho cercato di raccogliere……tanti mi hanno scritto per condividere la loro gioia per un’occasione un po’ diversa e ricca di contenuti emozioni e sapori genuini….. il messaggio di fondo che si voleva comunicare era quello di tener accesa la fiammella della pedagogia…..una disciplina che ora è poco conosciuta e considerata, ma presto tornerà in auge….gli esperti dicono che la fase della “medicalizzazione” dell’istruzione sta per finire perché ha fallito e allora bisogna star pronti perché si tornerà a parlare e ad agire in nome della buona educazione; il titolo, quindi, “pedagogia20.20” vuol dire lavorare per il futuro in un’ottica trasversale e per unire le forze “buone” del territorio (sia docenti che A.T.A) , chiedendo anche agli anziani di dare un contributo ai giovani…… Pedagogia20.20 uscirà senza una cadenza fissa. Scrivete tutti e tutto quello che volete, la redazione farà giusta sintesi. Per adesso gli indirizzi sono quasi una sessantina….mandatemi pure indirizzi mail di altri lavoratori dell’istruzione che potrebbero gradire l’invio di questi testi…. Spero anche che la redazione si allarghi e che qualcuno mi aiuti a dare ai testi una veste più gradevole e/o a creare uno strumento più interattivo.

EDITORIALE OTTOBRE 2019 :


Caro Ministro

Caro Ministro Fiera-Monti,

tanti auguri sinceri di buon lavoro……lo sappiamo, i problemi sono tanti nel mondo della scuola, ma sinceramente non avremmo pensato che lei partisse subito dall’idea di tassare le merendine ; si faccia un’idea sua di ciò che l’attende, non prenda anche lei la moda di fare ogni giorno un annuncio “spot” . Prenderà atto che il vero problema è dare un servizio di qualità a tutti i ragazzi utilizzando al meglio tutto il personale in servizio; legga il “pensierino della sera” in fondo a questo testo e capirà subito quali sono le emergenze ormai croniche del nostro sistema.

Riguardo alle merendine, si dia pace, la nostra società è schizofrenica, bipolare e anche bulimica : spreca un sacco di risorse . Su ogni questione crea il peso e il contrappeso : da una parte i supermercati sono pieni di invitanti merendine, dall’altra si fa l’educazione alimentare e la lotta all’obesità con impiego di costosissimi esperti ; lo stesso vale per l’alcool, il fumo, i cellulari, le automobili …..

P.S. : dimenticavamo….negli ultimi trent’anni nessun ministro è riuscito a “salvare” la scuola…. Sarà lei il salvatore del sistema ? Forse dipenderà se lei sarà il solito Monti o Fieramonti !

EDITORIALE NOVEMBRE 2019:


Ottobre, tempo di alluvioni….

Ottobre, tempo di alluvioni….anche quest’anno i danni sono stati notevoli ; ad un certo punto, leggendo vari e autorevoli commenti si arriva a parlare di scuola, proclamando che si deve fare educazione ambientale a tutti i livelli ! Devo dire che sfogliando un po’ di siti web dei vari istituti scolastici si può affermare che almeno il 90 % delle scuole nel loro PTOF ha un progetto di educazione ambientale, …gli orti scolastici poi sono inflazionati…

Ma a questo punto sorgono alcune domande che pongo volutamente in disordine :

- Si fa vera educazione ambientale o è didattica frontale camuffata?

- Si lavora sui veri problemi facendo fare ai ragazzi delle ipotesi da verificare poi nel gruppo-classe?

- Vengono letti e commentati i giornali e gli altri media quando succedono disastri ambientali?

- I ragazzi sono mai entrati in un bosco degradato? Conoscono per davvero il loro territorio e il percorso che fa l’acqua per arrivare al mare?

- Sono mai stati fatti “veri” esperimenti di laboratorio su queste problematiche?

- E’ mai stato organizzato un incontro con un contadino?

- Quando si fanno le uscite didattiche, si punta sull’osservazione ? Viene fatta un’educazione museale? (cioè, quando si va a vedere un museo [per esempio contadino…] , i ragazzi hanno gli strumenti per vivere la visita da protagonisti?)

….annota liberamente in questo spazio altre tue domande personali e approfondiscile con colleghi/e….prima di lavorarci “sopra”….

..In questi giorni sto leggendo “coltivare e custodire” (per una ecologia senza miti) di S. Lagomarsini – edizioni LEF 2017 : i temi trattati sono di vera attualità e lo cito per dire che se non si ha un minimo di cultura contadina(su cui bisogna togliersi il cappello!) è impossibile fare veramente educazione ambientale e un’ecologia senza miti…

…Mentre stiamo per chiudere questo numero apprendiamo che il Ministro Fioramonti vuole rendere obbligatoria l’educazione ambientale in tutte le scuole per un’ora alla settimana….. riserviamo i commenti a quando le notizie saranno più dettagliate…

EDITORIALE DICEMBRE 2019


qui tutto frana……

Care amiche, cari amici,

nel nostro paese non sta franando solo il terreno “gonfio” d’acqua a seguito delle tante piogge e delle scelte scellerate dei “politici” (e non solo) che hanno preferito i lauti profitti derivanti dagli interventi d’urgenza sulle frane ad una sana azione di tutela e conservazione del territorio ……sta franando anche l’umana convivenza….non si comprende più di cosa siano “gonfi” i cuori di tante persone : con molta tristezza e apprensione ho letto infatti che a Roma i ragazzini di una scuola secondaria ebraica sono andati a vedere un film su Anna Frank sotto scorta…


EDITORIALE BIS DICEMBRE 2019


RAPPORTO “OCSE –PISA “…….LA TORRE PENDE…

Non bastavano i dati Invalsi a deprimere il mondo della scuola , anche perché i decisori politici non hanno mai intrapreso delle azioni e stanziato delle risorse aggiuntive per sostenere il lavoro delle scuole nelle zone più problematiche…..ora ci si mette anche “Ocse – Pisa” !

L’estrema sintesi pubblicata dai mass-media è agghiacciante, eccola : gli studenti sanno distinguere tra fatti e opinioni quando leggono un testo di un argomento a loro non familiare? Un quindicenne su venti riesce a farlo. La media Ocse è di uno su dieci. Mentre gli studenti che hanno difficoltà con gli aspetti di base della lettura sono uno su quattro: non riescono ad identificare, per esempio, l'idea principale di un testo di media lunghezza.

Niente da fare, dunque. I ragazzi italiani non migliorano nella capacità di leggere e comprendere un testo, un'emergenza nota da tempo e che era già emersa anche nell'ultimo rapporto Invalsi sugli studenti di terza media. Se si guarda alle superiori, siamo sempre sotto la media nel confronto internazionale. E peggioriamo rispetto a rilevazioni di dieci anni fa o del 2000.

Proviamo a fare delle ipotesi che possano spiegare una situazione così grave e generalizzata : il nostro sistema scolastico sarà troppo rigido “dalla testa ai piedi” ?

Forse sì, verrebbe voglia di sperimentare quanto avviene in altri paesi, per esempio la Finlandia :

in quello stato si dà priorità all’acquisizione di abilità rispetto ai contenuti tradizionali : imparare a comunicare, pensiero critico, lavoro di squadra, soluzione di problemi…

Le priorità indicate si accompagnano ad una ben ragionata e conseguente organizzazione scolastica : niente lezioni classiche, pochi compiti a casa e fino ai 13 anni niente voti per gli alunni.

Curiosi anche i ritmi della giornata > dalle 8 alle 10 : attività extrascolastiche ; dalle 10 alle 13 > attività in aula.



EDITORIALE GENNAIO 2020 :


auguri signora ministro…

Care amiche, cari amici,

i miei precedenti auguri al Ministro Fioramonti non gli hanno portato molto bene…..ora li rinnovo alla nuova titolare , con un po’ d’invidia….essere ministri a soli 37 anni non è cosa da poco.

Il curricolo formativo e lavorativo è molto ricco ; due lauree alle spalle, ora Dirigente Scolastica di nuova nomina, è stata anche insegnante di sostegno nella scuola dell’obbligo, sindacalista,…... Le sue prime dichiarazioni fanno riferimento ad una scuola inclusiva. Speriamo che se lo ricordi sempre e che non scenda a troppo compromessi.

Sembra anche molto abile nel “copia” e “incolla” : anche questa capacità può essere molto utile ; signora ministro faccia copia e incolla di uno dei tanti S.O.S. provenienti dalla scuola militante e agisca di conseguenza…..

Positivo comunque sembra essere lo spacchettamento dell’area in due dicasteri : istruzione e università.


EDITORIALE FEBBRAIO 2020 :


CORONAVIRUS ma non solo…

Mentre scriviamo siamo in piena emergenza “coronavirus” ; il primo pensiero va alle tre ricercatrici italiane e in particolare a Francesca Colavita, precaria di lungo corso, che a tempo di record hanno isolato il virus : ecco cosa scrissero i giornali nel momento della scoperta : "Eccellenze sottopagate", sono 3.500 i precari che fanno grande la ricerca italiana

L'Istituto Spallanzani ha chiesto di poter procedere all'assunzione di Francesca Colavita "in considerazione della vocazione per la ricerca piuttosto che per l'assistenza, nonché per la lodevole attività professionale che ha assicurato nell'ambito dell'emergenza sanitaria attuale di rilevanza nazionale e internazionale". Cosa vuol dire questo ? Per avere una vita dignitosa e tranquilla bisogna fare qualcosa di eccezionale ?

Il secondo pensiero va a quello che può succedere nella più vasta comunità sociale…..aumenterà l’emarginazione ? Ci sarà la caccia all’untore ? Guarderemo di traverso il vicino di casa in quanto possibile portatore del virus ? Belle al riguardo le parole scritte da un preside di Milano ai suoi allievi : "uno dei rischi più grandi in vicende del genere, ce lo insegnano Manzoni e Boccaccio, è l’avvelenamento della vita sociale. L’istinto atavico quando ci si sente minacciati da un nemico invisibile è quello di vederlo ovunque, il pericolo è guardare i nostri simili come una minaccia. Rispetto alle epidemie del XIV e del XVII secolo noi abbiamo la medicina moderna. Usiamo il pensiero razionale di cui è figlia per preservare il bene più prezioso che possediamo, il nostro tessuto sociale, la nostra umanità. Se non riusciremo a farlo la peste avrà vinto davvero. Vi aspetto presto a scuola". Il terzo pensiero è posto in chiave ironica, scusatemi….. a scuola ci sarà lo spazio per parlare del problema, partendo da quello che racconteranno i ragazzi, o vincerà sempre l’alibi di dare spazio alle discipline ? E dove si deciderà di parlarne, il problema sarà forse quello di scoprire in quale ora parlarne ? Scienze ? Italiano ? Geografia ? Religione ? …………..?

EDITORIALE BIS FEBBRAIO 2020

GIANNI RODARI : cento anni ma non li dimostra !


E’ iniziato il conto alla rovescia……il 23 ottobre 2020 il grande Gianni avrebbe compiuto 100 anni ; in tutto il paese fioriscono iniziative varie , vengono stampate le sue opere in edizione speciale...

In particolare consigliamo di esplorare il portale web RODARIPEDIA che dà notizia di ogni iniziativa….

Con una punta di amarezza e nostalgia ci viene in mente quel periodo, ormai lontano, in cui tutti i libri di lettura riportavano tanti scritti di Rodari…..l’approccio creativo all’uso della lingua italiana , forse per l’ultima volta, tentò di far breccia nell’universo scolastico….dopo poco tempo fu respinto, ora di Rodari e delle sue magiche intuizioni sui libri di scuola non c’è quasi più traccia. Prima di concludere riportiamo uno stralcio del ricordo di una sua alunna pubblicato su “L’Espresso” del 5 gennaio 2020 : “un giorno (siamo nel 1965) arrivò un nuovo maestro, o meglio, un maestro ausiliario, che avrebbe dovuto dare una mano. Era un uomo minuto, un po’ timido. Non alzava la voce e sorrideva spesso. Eppure era inflessibile. In poco tempo tutto fu rivoluzionato. Cambiò l’aula, cambiò l’atmosfera e cambiammo noi. Le ore passavano rapidamente una dopo l’altra. Anzi, restavamo a scuola anche nel pomeriggio. I nostri impegni si erano moltiplicati e noi, prima così riottose e maldisposte, avevamo finito per essere addirittura entusiaste….” “…. Dal mio maestro ho imparato, nei miei limiti, la forza della trasgressione, la necessità dell’utopia, il valore della resistenza e della rivolta, l’impegno di cambiare il mondo.”


EDITORIALE MARZO 2020 :


CORONAVIRUS....NON ERAVAMO PRONTI...

Per iniziare questo editoriale, in un momento così triste, prendo spunto da un articolo apparso sull'Espresso...l'Italia , forse il mondo, non erano pronti e quindi, di conseguenza, anche il nostro sistema scolastico.....

Forse l'ultima problematica che ha saputo affrontare con un'adeguata strategia e risultati positivi il nostro sistema scolastico è stata quella dell'alfabetizzazione di massa nel secondo dopoguerra. E poi ?

C'è stato un idoneo dei problemi importanti via via emersi ?

L'inserimento dei minori con handicap, l'arrivo degli alunni con cittadinanza non italiana, l'analfabetismo di ritorno.....è sempre stato preferito andare in ordine sparso per non scontentare e costringere nessuno, creando fortissime diseguaglianze socio-culturali ed economiche.

Quindi anche la diffusione delle nuove tecnologie e della didattica a distanza ha viaggiato su questo binario : nessuna formazione obbligatoria del personale, rinnovo delle dotazioni mai completato, una forte presenza (si parla del 40 % ) di obiettori di coscienza rispetto alle nuove opportunità offerte da una didattica più interattiva.

Pensiamo solo a che fine ha fatto il Piano Nazionale della Scuola Digitale previsto dalla Legge c.d. "Buona Scuola "....mai concluso, mai verificato....

Concludo questo breve pensiero elogiando tutti quei docenti che in una situazione del genere si sono rimboccati le maniche dal proprio domicilio per mantenere un contatto non solo didattico con i cari alunni ; e quelli che non hanno fatto niente ? Come al solito anche loro saranno ampiamente giustificati, le responsabilità saranno sempre degli altri, dei governanti, dei decisori, ma senza motivazione personale non si va da nessuna parte....

E allora : W L'ITALIA ! .....come canta Francesco De Gregori !

P.S. : in questo numero viene analizzato solo una parte del problema "didattica a distanza " ; il resto verrà fatto nel numero di aprile o in un numero speciale se dovessero continuare ad arrivare molti contributi interessanti.......

EDITORIALE APRILE 2020 :


quando i numeri sono impietosi

E’ vero, quante volte nella vita è duro fare i conti con i “freddi”numeri : i valori sballati nelle analisi del sangue, un bilancio che non quadra, i propri anni che non si riescono più a contare…..

Anche con il Coronavirus i dati sono impietosi : il numero dei morti, dei ricoverati, dei caduti sul lavoro continua a salire; non si possono contare, invece, quante parole sono state buttate al vento da esperti veri o improvvisati…

Mi voglio soffermare, però, a questo proposito, su alcuni dati riguardanti il “sistema di istruzione” nel nostro paese, utili per capire la situazione attuale di chi apprende e di chi insegna :

1) Marco De Rossi, fondatore di WeSchool, nei primi giorni della pandemia ,comunicava questi dati sulle competenze dei docenti riguardo alle tecnologie, non alla didattica a distanza : 20 % dei docenti sono “pronti” , 40 % ci vogliono provare, 40 % non ne vogliono sapere, sono “obiettori”.

2) In Liguria, una ricerca di “Osservatorio Genova che Osa”, segnala che una famiglia su sette non ha internet e tre liguri su quattro non sanno usare il web per fare pratiche con le amministrazioni pubbliche;

3) A livello nazionale l’ISTAT dice che un alunno su quattro non ha il PC ; nel Mezzogiorno il 41, 6 % delle famiglie non ha il PC ; ¼ delle famiglie vive poi in condizioni di sovraffollamento.

E allora ? I dati che abbiamo visto sopra o altri simili sicuramente circolavano nelle stanze ministeriali ; dovevano essere utilizzati per organizzare una partenza più ragionata delle nuove forme di attività.

Aver scelto , ancora una volta, di dare il “pronti via” ad una nuova prospettiva , senza guardare la condizione dei “concorrenti”, è stata una frana che continua e che sarà difficile da arrestare….

Cosa si poteva fare ? Si doveva forse individuare un tempo minimo necessario di “pausa didattica” per forzare contemporaneamente la preparazione di base “a distanza” dei docenti e per fare in modo che tutti gli alunni avessero il necessario….poi si poteva partire in un quadro di massima flessibilità e ragionevolezza.

L’editoriale non finisce qui : verrà ripreso nell’ultima parte della News con l’indicazione di una semplice proposta per il futuro su cui discutere tra di noi…. Purtroppo l’emergenza non finirà il 4 maggio.

EDITORIALE MAGGIO / GIUGNO 2020 :


un morto in più , un morto in meno…

Forse il titolo è un po’ troppo crudo, ma sembra che sia proprio così : al di là della fredda contabilità

quotidiana dei morti e di alcune foto/video molto drammatici e commoventi che hanno scosso per alcuni

istanti il cuore della gente comune ,

è rimasto ben poco; non si è neanche pensato ad una giornata di lutto nazionale……

Quello che è contato di più nell’ultimo periodo è stata soprattutto la ripartenza, il “turbocapitalismo”

(come dice L. Mercalli) non può aspettare, deve riprodursi ed alimentarsi senza fine ; non contano i

disoccupati, i lavoratori in nero e quelli precari, contano i profitti (non i giusti guadagni) di pochi.

In questo quadro già triste, inspiegabile il trattamento riservato ai bambini e ai ragazzi : nessuna ipotesi

di ripartenza pur parziale delle attività scolastiche in questi ultimi due mesi , idee ancora molto confuse

riguardo a quello che succederà a settembre. Forse perché il mondo della scuola non sembra muovere il

PIL, la formazione dei giovani interessa poco, perdere mesi di scuola non sembra una cosa grave, anzi è

un risparmio.

Si poteva fare di più e senza gravi oneri : in ogni scuola mediamente ci sono due locali per ogni classe e un

numero di docenti almeno doppio rispetto alle classi funzionanti. Utilizzando tutte le forme possibili di

flessibilità, in massima sicurezza, si doveva far riprendere la scuola a piccoli gruppi e/ o a orari parziali ;

nessuno parla poi della fascia 0 – 6 anni ritenuta fondamentale nella formazione dei piccoli.

Contava solo riprendere la movida, dobbiamo stordirci per non pensare al vero bene e ad un giusto

progresso. Va favorito il consumo smodato dell’alcool e delle sostanze tossiche, perché i soldi devono

girare…..

MAGGIO /GIUGNO 2020 EDITORIALE BIS


LA RIPARTENZA A SETTEMBRE….COSA METTERE IN VALIGIA …

La risposta più corretta forse sarebbe questa : “NIENTE” …niente perché la situazione sarà talmente diversa dal solito che non sarà possibile utilizzare schemi e procedure precedenti ; non condivisibile quindi uno schema procedurale del tipo : scuola prima del coronavirus (basata in primo luogo su molti frazionamenti e tempi rigidamente scanditi)> scuola ai tempi del coronavirus ( realizzata soprattutto con la DAD) > ritorno all’impostazione precedente , magari ristretta anche per necessità di risparmio.

Lette però le ipotesi previste dal governo per settembre “lezioni di 45 minuti, banchi distanti, aule a rotazione “ [ titolo de Il Secolo XIX del 7 giugno 2020] bisogna fare un piccolo sforzo e pensare davvero a cosa mettere nella valigia “professionale” e cosa fare nel primo periodo di attività :

io metterei un manuale ( o forse meglio un’enciclopedia ) che abbia degli approfondimenti corposi dedicati a :

- la creatività e la flessibilità intesa a 360 ° ma soprattutto riguardo all’uso intelligente e variegato degli spazi e dei tempi ;

- i valori della contitolarità, della condivisione e della comunità , pilastri fondanti di una scuola attenta;

- la considerazione massima della relazione e dell’integrazione, anche queste intese a 360 ° ;

- l’importanza della continuità in orizzontale e in verticale ;

- l’attenzione agli ultimi, anche sul piano sociale, che probabilmente risulteranno ancora più impoveriti dopo questo tempo difficile.

Non è il caso di mettere invece pacchetti , magari “precotti”, di programmazioni anche molto datate.

Nel primo periodo, soprattutto nelle classi in corso, è difficile ipotizzare che situazione si troveranno davanti i docenti riguardo alla socializzazione nel gruppo, agli eventuali regressi in merito ai livelli di apprendimento consolidati prima della pandemia, ai conflitti emergenti, alla maturazione psicofisica intervenuta nelle ragazze e nei ragazzi.

Quindi una partenza “slow” , ci vorrà un tempo giusto per osservare la classe, verificare i livelli di apprendimento, capire gli stati d’animo……la frattura nell’esperienza di vita e scolastica è stata notevole e non si sarà ancora rinsaldata a settembre…; quindi , prima analisi dei bisogni rigorosa e condivisa e poi programmazione degli interventi.

Un discorso particolare e approfondito dovranno fare i docenti della primaria se è vero che spariranno di nuovo i voti, in assenza peraltro di un discorso innovativo e aggiornato sulla delicata problematica della valutazione.

In conclusione, un modello scolastico troppo simile al precedente , forse rimpicciolito e troppo normato ai vari livelli , sarà destinato al fallimento.

Mi affido infine comunque alla speranza, riportando i concetti che ha espresso Francesca partecipando all’ultimo forum , rispondendo alla domanda :la scuola tornerà come prima?

“La scuola deve raccogliere la sfida di “tornare” migliore di prima! La necessità è quella di tenere tutte le cose positive di questo tempo ed amalgamarle al buon lavoro di cui già prima era capace. Miscelare tutto quello che docenti, studenti e genitori hanno appreso in termini di essenzialità e competenze informatiche e comunicative alla capacità di contribuire alla crescita di uomini e donne, dei cittadini che formeranno la società di domani”.

EDITORIALE OTTOBRE 2020:


il caso Suarez

Le scorciatoie esistono sempre ! In questo numero parleremo poco di Scuola al tempo di Covid ; rifletteremo invece di più su alcuni fatti di “cronaca scolastica” che ci fanno capire dove stiamo andando. L’anno si è aperto con il clamoroso caso che ha coinvolto Luis Suarez di professione calciatore; per giocare nel club più prestigioso del nostro paese doveva acquisire(avendo un’antica discendenza) la cittadinanza italiana sostenendo prima un esame in lingua italiana. Cosa hanno fatto allora in tutta fretta ? Hanno organizzato un esame presso la prestigiosa Università per Stranieri di Perugia, mandando prima al candidato tutte le domande, visto che non conosce minimamente la nostra lingua….doveva addirittura, con l’aiuto delle immagini, riconoscere la differenza tra un cocomero e un supermercato ! Per fortuna la truffa è stata scoperta , ma il brutto segnale resta ; pensiamo a tutti quegli adulti che frequentano con fatica i corsi serali per ottenere un diploma utile sul posto di lavoro. Nel mondo della scuola non dovrebbero esistere scorciatoie, inganni, comportamenti scorretti!. Concludiamo riportando il Il commento di Matteo Marani, editorialista di Sky Sport: “Questa vicenda ci deve indignare come italiani, non come tifosi di calcio. Non è un derby, è una vicenda che investe tutto il Paese; investe il mondo universitario italiano che si è ridotto a un livello incomprensibile e inaccettabile. L’università che si piega alla popolarità del personaggio. Non si può accettare”.

EDITORIALE NOVEMBRE 2020 :


perché un numero monotematico sull’emergenza climatica e ambientale

Tutti parlano dell’emergenza ambientale e climatica ; alluvioni , aumento costante della temperatura, scioglimento dei ghiacciai, inquinamento, difficile smaltimento dei rifiuti; ne parlano i politici, gli scienziati, gli uomini più importanti della Terra a partire da Papa Francesco, i cittadini comuni. Bill Gates, per esempio, afferma che entro il 2050 bisogna arrivare a “zero carbonio”, per evitare un disastro climatico. Le decisioni da prendere ai vari livelli fanno però fatica a prendere corpo, gli interessi sono molteplici, non è facile mettere tutti d’accordo su una tematica planetaria così vasta. Ci sono tante associazioni e tanti volontari che lavorano nel settore per sensibilizzare tutti, in particolare i giovani. Poi il discorso, inevitabilmente, si sposta sul ruolo della scuola : tutti dicono che, vista la lentezza nel cambiamento dei comportamenti a livello planetario , una modifica radicale delle condotte dei singoli avverrà solo quando tra i banchi avanzeranno i progetti concreti di studio di questi problemi. Quante volte è già stata fatta questa riflessione a proposito di altre tematiche legate ad un’idea aggiornata di cittadinanza : si vuole la scuola impegnata nell’educazione alimentare, stradale, alla salute, sessuale, ecc… Sorge però spontanea una domanda : la scuola del nostro tempo, non solo italiana, può davvero svolgere un ruolo così importante e decisivo ? Questo numero di “pedagogia 2020” vuole cercare di dare, nel suo piccolo, un contributo di riflessione in merito, fornendo alcune risposte , sciogliendo alcuni dubbi e creandone altri. : "TERRAFUTURA....PER UN MONDO GREEN & BLUE"

Questo è il titolo pensato per questo numero monotematico; terrafutura è un’espressione creata da Carlo Petrini (fondatore di Slow Food) per una sua recente pubblicazione in cui sono riportati i suoi frequenti dialoghi con Papa Francesco . Green & Blu sono i colori che dovranno essere più presenti e visibili in un mondo ecologicamente orientato.

EDITORIALE DICEMBRE 2020


Nord -Sud : una partita infinita dal risultato sempre scontato?

Le problematiche planetarie, analizzate a lungo nel numero precedente, possono essere anche approfondite osservando i rapporti tra il Nord e il Sud del Mondo, rapporti quasi sempre sbilanciati che portano alla sconfitta dei più deboli, se continuiamo a riflettere tramite le categorie di giudizio dominanti nel nostro mondo. Proponiamo quindi due notizie pubblicate recentemente sui giornali che possono essere inquadrate in questo contesto: due notizie apparentemente slegate tra loro ma ogni lettore potrà trovare un filo logico per legare i due fatti…

La prima notizia riguarda la distribuzione dei vaccini anti-Covid nel mondo : nove persone su dieci in almeno 70 Paesi a basso reddito rischiano di non potersi vaccinare contro il Covid-19 il prossimo anno perché la maggior parte dei vaccini in arrivo sono stati acquistati dall'Occidente . "A nessuno dovrebbe essere impedito di ottenere un vaccino salvavita a causa del Paese in cui vive o della quantità di denaro che ha in tasca - ha affermato Anna Marriott, responsabile delle politiche sanitarie dell’ONG Oxfam, ma a meno che qualcosa non cambi radicalmente, miliardi di persone in tutto il mondo non riceveranno un vaccino sicuro ed efficace per il Covid-19 negli anni a venire".

La seconda notizia riguarda più strettamente il mondo dell’istruzione e viene dall’India : lavora in un villaggio dell’India il vincitore del Global Teacher Prize 2020. Il suo nome è Ranjitsinh Disale ed è stato premiato non solo per le sue competenze in ambito scolastico, ma soprattutto per aver cambiato la vita delle sue piccole alunne della Zilla Parishad Primary School, nello stato del Maharashtra. In questa zona dell’India, infatti, la pratica della spose bambine è ancora molto comune e alle ragazzine, eccetto qualche raro caso, non è permesso di andare a scuola. Ma Ranjitsinh Disale è riuscito a rivoluzionare la situazione.

Grazie ai suoi sforzi, (si è anche costruito da solo i libri digitali) oggi tutte le bambine del villaggio frequentano le lezioni e nessuna di loro è più costretta a vivere il dramma di un matrimonio da minorenne. Il premiato ha voluto condividere il ricco premio attribuito con gli altri nove finalisti tra cui c’era anche un italiano. La motivazione per cui ha fatto un gesto così raro è stata questa : “ in questo momento difficile, gli insegnanti stanno dando il massimo per assicurarsi che ogni studente abbia accesso ad una buona istruzione, quale suo diritto fondamentale. Gli insegnanti sono i veri change-maker che stanno cambiando

la vita dei giovani con il gesso alla lavagna e sfidando gli studenti verso nuovi traguardi, sempre con fiducia nel dare e nella condivisione. Credo che insieme possiamo cambiare il mondo perché la condivisione sta crescendo”. Ecco quindi una chiave di lettura congiunta di due notizie apparentemente così diverse : solo la condivisione potrà salvare il Pianeta; la spinta in tal senso, ovviamente, dovrebbe venire da tutti i continenti non solo da quelli più poveri. Dagli ultimi e dai più umili, comunque, c’è sempre da imparare!

In questo caso, quindi, la partita è finita con questo risultato clamoroso e inaspettato: NORD 0 - SUD 2 !

EDITORIALE GENNAIO 2021


"un nuovo vaccino... la clessidra!"

Nord -Sud : una partita infinita dal risultato sempre scontato?

Le problematiche planetarie, analizzate a lungo nel numero precedente, possono essere anche approfondite osservando i rapporti tra il Nord e il Sud del Mondo, rapporti quasi sempre sbilanciati che portano alla sconfitta dei più deboli, se continuiamo a riflettere tramite le categorie di giudizio dominanti nel nostro mondo. Proponiamo quindi due notizie pubblicate recentemente sui giornali che possono essere inquadrate in questo contesto: due notizie apparentemente slegate tra loro ma ogni lettore potrà trovare un filo logico per legare i due fatti…

La prima notizia riguarda la distribuzione dei vaccini anti-Covid nel mondo : nove persone su dieci in almeno 70 Paesi a basso reddito rischiano di non potersi vaccinare contro il Covid-19 il prossimo anno perché la maggior parte dei vaccini in arrivo sono stati acquistati dall'Occidente . "A nessuno dovrebbe essere impedito di ottenere un vaccino salvavita a causa del Paese in cui vive o della quantità di denaro che ha in tasca - ha affermato Anna Marriott, responsabile delle politiche sanitarie dell’ONG Oxfam, ma a meno che qualcosa non cambi radicalmente, miliardi di persone in tutto il mondo non riceveranno un vaccino sicuro ed efficace per il Covid-19 negli anni a venire".

La seconda notizia riguarda più strettamente il mondo dell’istruzione e viene dall’India : lavora in un villaggio dell’India il vincitore del Global Teacher Prize 2020. Il suo nome è Ranjitsinh Disale ed è stato premiato non solo per le sue competenze in ambito scolastico, ma soprattutto per aver cambiato la vita delle sue piccole alunne della Zilla Parishad Primary School, nello stato del Maharashtra. In questa zona dell’India, infatti, la pratica della spose bambine è ancora molto comune e alle ragazzine, eccetto qualche raro caso, non è permesso di andare a scuola. Ma Ranjitsinh Disale è riuscito a rivoluzionare la situazione.

Grazie ai suoi sforzi, (si è anche costruito da solo i libri digitali) oggi tutte le bambine del villaggio frequentano le lezioni e nessuna di loro è più costretta a vivere il dramma di un matrimonio da minorenne. Il premiato ha voluto condividere il ricco premio attribuito con gli altri nove finalisti tra cui c’era anche un italiano. La motivazione per cui ha fatto un gesto così raro è stata questa : “ in questo momento difficile, gli insegnanti stanno dando il massimo per assicurarsi che ogni studente abbia accesso ad una buona istruzione, quale suo diritto fondamentale. Gli insegnanti sono i veri change-maker che stanno cambiando

la vita dei giovani con il gesso alla lavagna e sfidando gli studenti verso nuovi traguardi, sempre con fiducia nel dare e nella condivisione. Credo che insieme possiamo cambiare il mondo perché la condivisione sta crescendo”. Ecco quindi una chiave di lettura congiunta di due notizie apparentemente così diverse : solo la condivisione potrà salvare il Pianeta; la spinta in tal senso, ovviamente, dovrebbe venire da tutti i continenti non solo da quelli più poveri. Dagli ultimi e dai più umili, comunque, c’è sempre da imparare!

In questo caso, quindi, la partita è finita con questo risultato clamoroso e inaspettato: NORD 0 - SUD 2 !


A me è venuta in mente un’esperienza consolidata che facevo quando, sul lavoro, incontravo i ragazzi delle medie che venivano portati da me (più “nonno” che Dirigente Scolastico) perché avevano fatto qualcosa di “non conforme” ai regolamenti scolastici: li guardavo, cercavo di mettermi nei loro panni, mi facevo raccontare cosa era successo e poi finivo sempre con una domanda: “lo sai perché l’hai fatto?”. La risposta era sempre la stessa : “perché non sapevo cosa fare…”

Risposta drammatica, che dimostra com’è difficile fare i conti, a qualunque età, con lo scorrere del tempo.

Ecco quindi l’utilità della clessidra: io penso che tutti noi (e perciò anche i giovani) dobbiamo riappropriarci del ritmo naturale del tempo: chi ce lo può dare? il respiro, il battito del cuore, il passo cadenzato in un bosco, il battere delle ciglia e anche la sabbia che scende dentro una clessidra…

Che bello sarebbe ogni tanto fermarsi davanti ad una clessidra e guardarla! Il mio pensiero, in conclusione, è questo: piuttosto che sfidare continuamente il tempo con tanta angoscia, facciamocelo amico in modo naturale, seguiamolo, proviamo a rallentare i nostri ritmi fino ad arrivare a perdere tempo senza andare in depressione!

Concludo, regalandovi un passo, per me molto significativo, tratto da “l’ultimo sorso” di Mauro Corona, una persona che nel terreno idoneo (la montagna) ha preso contemporaneamente le misure allo spazio e al tempo , le due coordinate principali che guidano il cammino degli esseri viventi:

“non devi mai guardare la cima
ma il metro di terreno che ti sta davanti al naso.
superato quello ne arriva un altro,
e un altro ancora.

Avanti così, senza alzare gli occhi,
finché ti ritrovi a calpestare aria.
Lì è la cima .”

E allora, carissimi amici, vacciniamoci tutti con una clessidra, o meglio ancora, ritroviamoci a calpestare aria !

EDITORIALE FEBBRAIO 2021

VIVA I CALZINI SPAIATI!

Care, cari,

proviamo a indossare almeno una volta i calzini spaiati?
Non è una burla di Carnevale, o il frutto di un sogno un po' strano, ma è il far propria una bella idea che ebbe otto anni fa un’insegnante friulana di scuola primaria insieme ai suoi alunni: andare un giorno a scuola con i calzini spaiati per dimostrare che siamo diversi (come i calzini spaiati) ma uguali (sempre calzini...).

Potrebbe sembrare una cosa bizzarra che poco ha a vedere soprattutto con il mondo della scuola, ma è invece un tentativo di lanciare un segnale ben visibile a sostegno della diversità, parola molto abusata nel nostro mondo ricco di omologazioni e spesso associata a “brutto” e “cattivo”.
In realtà dobbiamo essere tutti sempre più un po’ “calzini spaiati” perché solo facendo volare le nostre intelligenze così diverse potremo affrontare con buone prospettive i tanti problemi che ci circondano.

Devo confessare che non ho mai fatto questa esperienza, appena possibile tornerò ai pantaloni corti e uscirò per le strade per lanciare questo segnale…vi dico solo che ricordo un giorno in cui nei lontani anni '60 frequentavo la scuola media e una professoressa si presentò (non per ostentare la sua diversità) con le scarpe spaiate e di colore diverso. La prof. continuò tranquillamente ad interrogare a tutto spiano senza dare alcun peso alla situazione così insolita; noi alunni non facemmo alcun commento, allora i dialoghi in classe erano molto rari.

Vorrei aggiungere che io al termine diversità preferisco quello di divergenza, mi sembra più positivo, votato al futuro e meno vicino alla sofferenza che tutti quelli che si sentono diversi provano spesso nella vita quotidiana. Penso proprio che la scuola debba riprendere a lavorare nella prospettiva della divergenza, prospettiva che può essere esercitata in tutti i campi del sapere.

L’idea proveniente dal Friuli piano piano si è consolidata fino al punto che, da qualche anno, nel nostro paese, il primo venerdì del mese di febbraio è la giornata dei “calzini spaiati”. L’invito è a riflettere sull’idea che abbiamo della “normalità” e a pensare che, soprattutto nei periodi di malattia, incertezza, solitudine, ci sentiamo tutti un po’ calzini spaiati. La giornata dei calzini (spero puliti...)è dedicata in primo luogo ai tanti ragazzi con diagnosi di spettro autistico, spesso non compresi e accettati a dovere in tutti gli ambiti della vita quotidiana e sociale.

Allora cari, appena possibile, usciamo tutti più volte per la strada in questo modo alternativo, scegliendo i calzini ad occhi chiusi per spaiarli meglio! Vediamo cosa succederà. Speriamo anche che in un futuro prossimo i grandi della Terra facciano la stessa cosa durante una riunione importantissima!
E intanto salviamo nelle nostre agende(elettroniche o cartacee) questa data:
venerdì 4 febbraio 2022 ci sarà la nona giornata dei calzini spaiati!

EDITORIALE MARZO 2021

ORA E SEMPRE RESILIENZA!

Care lettrici, cari lettori,
vi piace il "motto" che fa da titolo a questo pezzo? Una volta si diceva “ora e sempre resistenza” oggi…

Con voi questa volta voglio fare un po’ di chiarezza sulla resilienza, ovviamente in chiave pedagogica:
in primo luogo: cos’è la resilienza? E poi: ci sono belle storie di resilienza? E infine: si può esercitare la resilienza a scuola?

Prima di tutto, però, è necessario fare in breve la storia di questa parola: è comparsa nel nostro vocabolario per la prima volta nel XVIII secolo ma è stata poco usata per molto tempo; solo negli ultimi dieci anni ha preso campo soprattutto nei linguaggi specifici dell’economia, della psicologia, della politica, ecc. Ora è sulla bocca di tutti e spesso viene usata impropriamente. È raro che uno dei nostri governanti non la infili almeno una volta in ogni discorso fatto al popolo.

È necessario, per capire meglio, vedere la sottile differenza che c’è tra resistenza e resilienza, due termini simili e facilmente scambiabili. Per fare questo ho consultato il mio caro vocabolario…
La resilienza viene definita come qualcosa di più della resistenza: alla resistenza di fronte a un urto, danno, o situazione avversa, si aggiunge la capacità di riuscire ad autoripararsi dopo questo evento critico e difficile, riorganizzandosi in modo positivo, produttivo ed efficace.
Resistere, dunque, far fronte alle avversità e, poi, ricostruirsi, riorganizzarsi, “rigenerarsi” in modo positivo, nonostante il problema che incombe faccia pensare che tutto possa avere un esito negativo. In altre parole, saper “rimbalzare”, ristrutturando in meglio il proprio modo di vivere, prima molto problematico.

La sua petizione viene accolta e il suo messaggio cattura l’attenzione dell’Università di Edimburgo; le viene detto che se avesse accettato di fare la “rettora”, il suo messaggio sarebbe andato lontano e il mondo intero avrebbe ascoltato. Così è stato…

Ora passo all’ultimo quesito: la scuola può allenare alla resilienza? Certamente sì, molte situazioni della vita sociale di una classe possono essere affrontate e risolte in modo resiliente. Educare i giovani a non essere passivi e a saper reagire in modo positivo e consapevole ai problemi veri della loro vita sarebbe un vero pilastro di una programmazione solida e adeguata ai nostri tempi; ovviamente bisogna lavorare su problemi concreti, non su aride simulazioni che lasciano il tempo che trovano.

Vi chiedo infine di condividere con me la riflessione finale: una delle caratteristiche della resilienza è la creatività: come non pensare quindi a Gianni Rodari, campione in questo ambito? Nelle pagine seguenti troverete più di un accenno al caro Gianni, maestro sempre tanto amato nelle nostre scuole.


EDITORIALE APRILE 2021

BASTA UN SOFFIO DI VENTO!

Care lettrici, cari lettori,
oggi parliamo del gigantismo; il termine, mutuato dal linguaggio medico, in senso figurato vuol dire “tendenza alle costruzioni o rappresentazioni grandiose, alle imprese colossali, ad uno sviluppo eccessivo” [definizione tratta dal Vocabolario Treccani].
Il fenomeno è ormai molto diffuso nel nostro tempo in vari settori. Il termine me lo ha fatto venire in mente, non so perché, l’incidente dell'
Ever Given , l’enorme portacointaner che è rimasta incagliata per più giorni nel Canale di Suez bloccando i traffici commerciali a livello mondiale con un aumento esponenziale dei costi. Questa situazione imprevista ha scatenato in me tante riflessioni e mi ha spinto ad allargare l’orizzonte dei miei pensieri fino ad arrivare alla scuola e alla pedagogia.

Per procedere nel miglior modo, mi sono aiutato con una frase di Luca Mercalli a commento dell’incidente, tratta dal suo intervento settimanale sul “il Fatto Quotidiano”: “basta un soffio di vento, e il nostro mondo iperconnesso, ma non resiliente, va in tilt.”
E’ proprio così, ci sembra che con la scienza, la tecnica, l’uso sfrenato del capitale finanziario e delle risorse naturali, tutto possa essere dominato. Le società del nostro tempo, forse, si sentono molto fragili e per reazione vogliono competere, giganteggiare, tendere sempre al primato.

E ora parliamo del sistema scolastico: anche qui si corre il rischio del gigantismo? Sicuramente c’è stato un tempo, anche recente, in cui ci fu un’ipertrofia progettuale, dettata dal fatto che nell’immaginario collettivo, anche delle famiglie, si pensava che le migliori scuole, in un contesto di autonomia organizzativa e didattica, fossero quelle che facevano più progetti in tutti gli ambiti del curricolo: la scuola sembrava, spesso, una giostra molto veloce che faceva girare la testa a tutti…
Ora forse, grazie anche alle conseguenze della pandemia, questa carica virale si è un po’ attenuata; c'è da dire poi che non è mai stata fatta ai vari livelli una verifica seria dell’efficacia, dal punto di vista dei ragazzi, di queste nuove azioni didattiche che si sono diffuse molto rapidamente.
Concludo con questa semplice riflessione: per combattere il gigantismo a scuola la strada è una sola: pensare che il ritmo dell’agire lo danno i ragazzi presi come singoli e in gruppo: è la resa del loro motore che ci fa capire se possiamo aggiungere nuove sollecitazioni o se dobbiamo ristrutturare al meglio quello che già stiamo facendo. Mutuando il linguaggio di Mercalli, anche la scuola, struttura fragile e sempre in evoluzione, deve stare attenta ai colpi di vento improvvisi, per non cadere a terra in modo rovinoso, come un castello di carte fatto da un bambino.



EDITORIALE MAGGIO / GIUGNO 2021

LA NOVITA' DI QUEST'ANNO: LE SCUOLE SOTTO IL SOLE!

E ora parliamo del sistema scolastico: anche qui si corre il rischio del gigantismo? Sicuramente c’è stato un tempo, anche recente, in cui ci fu un’ipertrofia progettuale, dettata dal fatto che nell’immaginario collettivo, anche delle famiglie, si pensava che le migliori scuole, in un contesto di autonomia organizzativa e didattica, fossero quelle che facevano più progetti in tutti gli ambiti del curricolo: la scuola sembrava, spesso, una giostra molto veloce che faceva girare la testa a tutti…
Ora forse, grazie anche alle conseguenze della pandemia, questa carica virale si è un po’ attenuata; c'è da dire poi che non è mai stata fatta ai vari livelli una verifica seria dell’efficacia, dal punto di vista dei ragazzi, di queste nuove azioni didattiche che si sono diffuse molto rapidamente.
Concludo con questa semplice riflessione: per combattere il gigantismo a scuola la strada è una sola: pensare che il ritmo dell’agire lo danno i ragazzi presi come singoli e in gruppo: è la resa del loro motore che ci fa capire se possiamo aggiungere nuove sollecitazioni o se dobbiamo ristrutturare al meglio quello che già stiamo facendo. Mutuando il linguaggio di Mercalli, anche la scuola, struttura fragile e sempre in evoluzione, deve stare attenta ai colpi di vento improvvisi, per non cadere a terra in modo rovinoso, come un castello di carte fatto da un bambino.

Quali risultati hanno dato i PON? Ovviamente non sono mai state fatte verifiche serie, è emersa quasi sempre una grande fatica a trovare il personale docente (soprattutto specializzato) e A.T.A. e anche i ragazzi; i progetti attuati, in genere, sono risultati essere degli “spot” brevi; le famiglie, durante l’estate, se i genitori lavorano, hanno invece bisogno di centri estivi per orari più lunghi…L’idea di ampliare l’offerta formativa estiva in sé non è male, ma le risorse andrebbero gestite più che per scuola, su base territoriale, unendo tutte le forze presenti: scuole, Enti Locali, società sportive, terzo settore, parrocchie…

L’immagine che assume così la scuola è spesso molto contradditoria: pensando di utilizzare lo stesso personale e gli stessi spazi attua un’offerta invernale molto rigida e seria e una estiva variopinta, flessibile, con coordinate più moderne e sofisticate.
E’ possibile? E’ come se un ristorante di classe e stellato d’inverno facesse un menu di pesce e d’estate uno di carne…i clienti sparirebbero, presi dalla confusione e dalla qualità non soddisfacente.
La domanda è quindi d’obbligo? Ce la può fare il nostro sistema scolastico che nelle situazioni normali sbuffa come una vecchia Topolino? E’ lecito avere dei dubbi, sicuramente i progetti fioriranno a macchia di leopardo e spesso nelle zone più avanzate del paese, non dove ci sono più necessità!

E allora come fare? Se si vogliono fare percorsi aggiuntivi di insegnamento/apprendimento (non sotto il sole!), largo al personale a tempo determinato inserito da tempo nelle graduatorie e ai tanti laureati che devono sperimentare cosa vuol dire stare in classe…
Se si vogliono attuare invece percorsi teatrali, musicali, artistici, ecc. largo a veri esperti esterni! E’ difficile trovare un docente che nello stesso tempo sappia spiegare, per esempio, la letteratura italiana e sappia fare teatro; rischia di essere una figura ibrida, non specializzata, poco efficace.
Prima di concludere vi esprimo l’ultimo pensiero riguardo a dove la scuola, se si vuol combattere veramente la dispersione scolastica, deve investire maggiori risorse: dovrebbe creare dei percorsi (in questo caso obbligatori) per tutti quelli che hanno difficoltà medio-gravi e sono a rischio di bocciature ed emarginazione; in questo modo sarebbe aggredita una delle vere piaghe del nostro sistema: il dover ricorrere alle ripetizioni, quasi sempre, tra l’altro pagate in nero e fonte quindi di evasione fiscale! Questi itinerari aggiuntivi dovrebbero essere organizzati soprattutto nei mesi in cui la scuola tradizionalmente è funzionante, non sicuramente di luglio e agosto.

Ora vi saluto! Vi auguro buone vacanze e felice vita di spiaggia…può darsi che poco distante da voi troviate un gruppo di ragazzi impegnati in un’attività di lettura sotto il sole!


EDITORIALE SETTEMBRE 2021

LA SCUOLA E' ALL'ANNO 0?

Care amiche, cari amici,

siamo arrivati ad una nuova ripartenza, devo dire diversa da tante altre; dopo un anno di pandemia, con tanta DAD, ci sono molte aspettative, forse anche tanta enfasi.

Per approfondire questo argomento ho preso in prestito il titolo dato da Viola Armone al suo interessante contributo pubblicato su “Il Secolo XIX”; l’ho messo però in forma dubitativa perché i segnali raccolti dal nostro piccolo osservatorio sono in gran parte contrastanti.

Cosa vuol dire essere all’anno zero? In genere vuol dire ripartire consapevoli che bisogna tentare nuove strade perché la situazione precedente denotava molte lacune e zone problematiche. Tutti dicono che la gestione del “pianeta scuola” nel nostro paese è molto problematica: il numero di scuole e di persone impegnate è molto alto, la burocrazia è profonda e i risultati, nel complesso, non sono molto positivi.

Quindi il primo messaggio che voglio dare è questo: bisogna avere la forza a tutti i livelli di cambiare strada, come quando ci si perde nel bosco e si tenta una via d’uscita difficile ma che si percorre perché ci sembra di vedere un po’ di luce.

Dice bene Viola Armone nel suo contributo: la scuola deve imparare a chiedere di più (e a chiedersi di più dico io) perché è diventata più consapevole del suo valore e del suo ruolo insostituibile. Più avanti l’autrice invita a ripensare al tempo della scuola, tempo di qualità, tempo in cui coinvolgere gli alunni in attività arricchenti che fanno da contraltare al tempo perduto, al tempo sprecato da tanti ragazzi a rischio.

Spazio quindi alle strade innovative e creative, via la routine grigia e ripetitiva che porta spesso la scuola a fare un esercizio sconfinato di “copia e incolla”.

Devo dire però, cari lettori, che le mie sensazioni non sono del tutto positive; mi sono divertito a guardare vari siti web degli istituti scolastici di varie aree del nostro paese: non si parla quasi mai di contenuti dell’apprendere, di metodologie, di priorità negli interventi. La precedenza è data quasi sempre al contenitore, all’organigramma, agli incarichi da assegnare: fare “il governo” in una scuola è diventata un’operazione lunghissima, come se si stesse preparando l’esercito ad una battaglia. Forse quando le truppe sono schierate, l’anno scolastico è già in fase avanzata e le energie si sono già ridotte al lumicino.
Anche gli ultimi dati conosciuti segnalano purtroppo sempre gli stessi problemi: mancanza di docenti, soprattutto insegnanti di sostegno, spazi carenti, personale ausiliario ancora da nominare e così via.

In questo numero, quindi, in più parti troverete vari riferimenti alla “ripartenza” termine molto usato e abusato in vari contesti ma che ha risvolti di complessità notevoli: ripartire fa pensare a quel turista che disfa e subito dopo rifà la valigia per aver cambiato meta e compagnia: tutti sappiamo che queste operazioni creano tensioni, ansie, aspettative difficili.

E allora: buon viaggio a tutti! Ricordatevi di mettere nella valigia le cose veramente importanti, anche quelle invisibili ma a voi care, non la merce che si può facilmente acquistare in un centro commerciale!