Rassegna stampa

UN TETTO AGLI STRANIERI...

L'argomento è di forte attualità...non si parla, purtroppo, di dare un tetto agli stranieri sotto cui fare una vita normale, ma invece di mettere un tetto, a scuola, riguardo al numero degli alunni di cittadinanza non italiana nelle classi di ogni ordine e grado.
Il problema e la soluzione sono stati tirati in ballo da politici di primo piano per cercare di di dire comunque qualcosa sui tanti problemi di integrazione e gestione presenti.
Come ogni slogan o messaggio ovviamente è generico: buona parte degli alunni di cittadinanza non italiana sono nati qui da famiglie che vivono nel nostro paese da molti anni, anche da più generazioni.
Quindi parlano molto bene l'italiano (oltre ad altre lingue) e tanti si impegnano con grandi sforzi, anche per l'impostazione culturale data nel loro paese d'origine. 

Bisogna fare, come detto anche in molti articoli di stampa, un passo indietro al 2010: l'allora ministra Gelmini, con apposita circolare, stabilì una soglia massima del 30 % di studenti non italiani in ogni classe.
La norma non fu mai applicata: come mai?
Per un semplice motivo: perchè è inapplicabile. Gli alunni in eccesso dove dovrebbero andare? In un'altra scuola vicina?
Molte volte, viste come sono le nostre città e paesi, vorrebbe dire spostare alunni da quartieri poveri a quartieri "bene". Vi immaginate cosa succederebbe? La gente dovrebbe mischiarsi per forza, "compromettendo" anche il percorso scolastico di tanti ragazzi che vivono in una situazione di relativo benessere.
Quindi l'unica soluzione possibile sarebbe quella di fare classi più piccole per abbassare la percentuale degli "stranieri".

Non penso però che il Ministero voglia fare un'operazione del genere...quindi resterà solo lo SLOGAN che piacerà a molti e verrà usato per fini propagandistici in questa lunga fase preelettorale.
C'è pero' un'altra strada possibile, anche questa molto presente in vari articoli di stampa, ma non rappresentata, secondo me, spesso correttamente: fare, in orario aggiuntivo (non alternativo!) dei percorsi intensivi di apprendimento della lingua italiana come L2 dedicati ai ragazzi appena arrivati nel nostro paese.
Cosa vuol dire insegnare l'ITALIANO COME L2? Vuol dire insegnarlo come si insegna un'altra lingua straniera ai nostri ragazzi, non partendo dall'alfabeto...Quindi partire dalle frasi più comuni, dedicandosi prima di tutto alla lingua orale...
C'è un ultimo aspetto importante: quanti docenti sono stati formati  dal Ministero per insegnare ITALIANO COME L2?  Io penso pochissimi, in percentuale.
C'è da dire che comunque  il materiale bibliografico in merito e la disponibilità di corsi  ON  LINE  sono notevoli: accenniamo solo a due testi che ci sembrano significativi:
- Affinati, E., Lenzi, A.L., Italiani anche noi, Erickson edizioni.
- Borri, A., D.Amico, F., Lasi, F., L'officina delle parole, Erickson edizioni.
Si dovrebbe agire anche su un altro versante: aumentare l'offerta di corsi statali gratuiti di L2 per adulti organizzati dai Centri Provinciali di L2 per gli adulti; in particolari dovrebbero essere destinati ai genitori di ragazzi che frequentano le nostre scuole e che quindi, anche in famiglia, hanno bisogno di parlare la nostra lingua.   
Questi quindi i primi passi corretti per investire risorse in modo adeguato: formare il personale, aumentare l'offerta di corsi sia intensivi che non di italiano L2 per ragazzi e adulti 

IL CASO PIOLTELLO...

Gli slogan di cui sopra sul tetto agli stranieri sono stati in gran parte generati dalla decisione presa dalla scuola di Pioltello di fare un giorno di sospensione delle lezioni in occasione della fine del Ramadan, in considerazione dell'alto numero di aderenti.
Mi aiuto con la efficace considerazione che ha fatto Roberto Vecchioni: "cosa costa fare un giorno di chiusura? Una polemica che non doveva cominciare".
La decisione finale, a seguito della rettifica chiesta dal Ministero, è stata presa con voto unanime dal Consiglio d'Istituto e motivata sotto il profilo didattico, dal probabile alto numero di assenze tra gli iscritti.
Precisato che la scuola non farà un giorno di vacanza in più ma utilizzerà invece il dieci aprile uno dei giorni a disposizione annualmente per adeguare il calendario scolastico, la domanda da porsi è questa:
COSA DOVEVA FARE IN ALTERNATIVA IL CONSIGLIO D'ISTITUTO? 
Fare scuola normale il dieci aprile con una bassissima percentuale di presenti, individuando un altro giorno qualsiasi (magari un post-festivo) per dare la vacanza aggiuntiva?
E' questa l'efficienza del servizio che tutti vogliono?
E' questa un'interpretazione saggia dell'Autonomia Scolastica?

IN ITALIA DIRIGENTI E DOCENTI NON VALGONO PIU' NULLA:
DECIDONO TUTTO I POLITICI

Breve riflessione:
Il maestro Alex ha proprio ragione: è in corso da tempo un processo strisciante che sta portando a minare le buone prassi di governo della scuola e le garanzie democratiche. E' come se si giocasse una partita  senza  aver stabilito prima le regole o cambiandole  ogni volta per  omaggiare questo o quello.
Gli organi collegiali ormai sono "una palla al piede" e in questo quadro basta che uno qualunque (partendo dai gradi più bassi del comando) esprima un'opinione o una contrarietà che la scuola interessata deve adeguarsi.
Come finirà? Difficile fare delle ipotesi a breve e medio termine.