Pillole di didattica

e di pedagogia

di Francesco Codebò

Grammatica della fantasia...e della resilienza

Questa volta presento una delle pagine più belle della storia della pedagogia e della didattica italiana: quella della “Grammatica della Fantasia” di Gianni Rodari; il libro, pubblicato per la prima volta in Italia da Giulio Einaudi Editore nel 1973 era un vero compendio, uno di quei rari contributi in cui la pedagogia e la didattica erano fuse insieme ma non solo…C’era una fortissima base culturale, una scommessa, quella di rendere tutti i cittadini padroni della lingua viva, per dominarla e usarla in libertà, rispettando però le regole della comunicazione.

Forse oggi quest’opera verrebbe chiamata “grammatica della resilienza”; tutti gli esperti dicono che le basi della resilienza sono la creatività e la fantasia da sperimentare in concreto: non è quindi il linguaggio uno dei contesti in cui esercitarsi senza tanti schemi logori e vetusti?

La grande intuizione di Rodari fu quella di ipotizzare che anche la fantasia potesse avere delle leggi, una grammatica dell’inventare, simile a quella che noi usiamo quando scriviamo con una lingua codificata.

Le sue proposte erano di facile uso per i maestri e molto attraenti per i ragazzi: la sua idea entrò a vele spiegate nelle classi, l’entusiasmo di chi doveva scrivere era notevole, nessun docente si azzardava a dire di “non aver sperimentato Rodari”.

La rivoluzione del grande Gianni fu quella di aver rovesciato l’atteggiamento sull’errore; affermava infatti che l’errore, se visto con occhio fantastico, aveva delle enormi potenzialità, anche sul piano pedagogico e didattico. Da lì gli scolari si sentirono liberati da un fardello, finalmente potevano scrivere senza tanti vincoli e regole aprioristiche.

Rodari, in altri termini, voleva far capire che la lingua è di tutti e che si può manipolare con allegria mista a passione. I primi che capirono il suo messaggio furono forse i bambini, i loro testi fantastici diventarono sempre più ricchi e anche impegnativi. Quanti binomi fantastici, insalate di favole, ipotesi fantastiche furono fatte nelle scuole delle grandi città come dei piccoli centri!

Il messaggio di Rodari ben si sposò con le idee di Lodi che abbiamo presentato nei mesi scorsi: nello scrivere c’era sempre una base sociale e di grande gruppo, nessuno scriveva per sé, in classe si veniva ascoltati e il patrimonio linguistico era comune. Il momento della scrittura diventava un’attività laboratoriale infinita, le frasi, le parole, le sillabe…venivano smontate e rimontate con gli strumenti della creatività da tutti posseduti.

E poi? Tutto è sparito, non si sa bene perché. Forse che, soprattutto in questi tempi così difficili, un po’ di fantasia non guasterebbe?

Concludo quindi con un appello: cari docenti, riprendete in mano la Grammatica…vedrete come cambierà da subito nella classe l’atteggiamento dei ragazzi verso lo scrivere, vissuto spesso come un calice amaro da bere tutto di un sorso al fine di passare l’anno con una sufficienza stiracchiata.