La mia scuola

di Lorella Delucchi

Vorrei che ogni bambina/o, ragazza/o potesse vivere la mia esperienza di scuola. Ho frequentato due pluriclassi di montagna. Nella prima pluriclasse frequentai dalla prima alla terza elementare. Nonostante io non abbia incontrato difficoltà durante il percorso scolastico, avvertivo un modo rigido nel metodo di insegnamento. Si dava importanza alla gerarchia scolastica e alla valorizzazione vistosa dei più bravi; ero a disagio quando la maestra portava il mio quaderno o quello di una compagna in vista alla classe per la bella calligrafia. Molto spiacevole l'uso in disparte, nell'ultimo banco di quelli che riuscivano di meno.

Appena trasferita nella seconda pluriclasse sono stata subito accolta bene dalla maestra e dai compagni. Il clima dei rapporti tra di noi non era competitivo, ciascuno veniva valorizzato per le sue capacità e le sue esperienze di vita. Un elemento importante del metodo d'insegnamento era l'apertura alla comunità circostante. Gli incontri con gli anziani che venivano dall'emigrazione, esperienze della guerra e delle attività lavorative locali. Si andava ad avere uno sguardo più vivo sulla storia e sulla geografia. La prima storia che abbiamo studiato e scritto è stata quella del nostro paese dalle origini ai giorni nostri. In questo modo molte delle nozioni che si trovavano sui libri rilevavano uno stretto legame con le esperienze nostre e degli anziani. Con questo metodo mi sono resa conto con gli anni che i/le bambini/e riescono ad allargare lo sguardo su una realtà più ampia ma collegandola con esperienze più vicine a loro. Un altro elemento significativo era la corrispondenza con bambine/i di altre scuole in diverse regioni italiane. La corrispondenza, anche nelle forme più elementari, mette in pratica l'idea della lingua come strumento di comunicazione.

Nella forma collettiva la lettera dava modo a ciascuno di noi di esprimere quello che più ci stava a cuore. La corrispondenza più di una volta si è conclusa con una gita o un incontro. Il clima collaborativo di questa scuola permetteva di accogliere anche bambini/e con difficoltà intellettive o comportamentali, (nonostante in quegli anni esistessero ancora le classi speciali) quando comparivano queste difficoltà; i più grandi venivano coinvolti per dare un aiuto, io personalmente non ho mai vissuto l'aiuto dato agli altri come un peso o un intralcio. Riflettendo, penso che l'incontro con la mia maestra, il contatto con le difficoltà di crescita o di apprendimento, mi sia servito come uno stimolo per occuparmi poi da adulta di scuola.