Combustibili fossili in Veneto

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 14 siti di combustibili fossili e bitumi nella Regione Veneto.

Come è stato già mostrato in tab. 2 della pagina Veneto, i siti si concentrano in provincia di Vicenza (12 siti): si tratta in particolare di miniere per la coltivazione di lignite picea (11 in provincia di Vicenza e 2 in quella di Verona), e di scisti bituminosi (7 in provincia di Vicenza e 2 in quella di Verona). In 8 siti (6 in provincia di Vicenza e 2 in quella di Verona) sono stati coltivati insieme lignite picea e scisti bituminosi.

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di combustibili fossili e/o bitumi in Veneto

Geologia e giacimentologia

Nel Veronese, durante il Lias inferiore (190÷195 Ma), i fiumi formarono presso le coste dei depositi di estuario di piante terrestri fluitate, che per diagenesi successiva si trasformarono in banchi di lignite o in scisti bituminoso-carboniosi.

Di questi livelli normalmente se ne incontrano due nella formazione dei Calcari grigi, distanti 20-30 metri fra loro verso la pianura e più ravvicinati invece verso Nord, di cui quello produttivo è sempre l’orizzonte inferiore.

Si tratta, in ogni caso, di giacimenti di scarsa importanza industriale.

Diversa origine hanno, invece, i depositi lignitici del Luteziano (Eocene, 40÷50 Ma).

In seguito al ripetersi delle eruzioni, per il sovrapporsi delle colate basaltiche e dei depositi piroclastici ai sedimenti marini di mare poco profondo, si ebbero locali emersioni. Nelle isole che vennero così nascendo si formarono dei laghi, circondati da una folta vegetazione di tipo tropicale, il cui fondo andò colmandosi dei resti di questi vegetali, intercalati a banchi di marne giallastre deposte dai corsi d’acqua tributari.

Successive eruzioni ricoprirono con i loro materiali questi depositi di origine vegetale, i quali col tempo si trasformarono in depositi di lignite, con un’estensione orizzontale ridotta e forma lenticolare piuttosto concava.

Diverse miniere hanno coltivato, seppure in maniera sporadica, questi orizzonti di lignite picea e scisti bituminosi con potenze utili di 2 metri al massimo, in particolare in Valle dell’Alpone, nei comuni di Vestenanova (Bolca) e S. Giovanni Ilarione (Mottofagiani).

Infine, nella Valle dell’Agno a NO di Valdagno in provincia di Vicenza, nella miniera del Monte Pulli (fig. 2) è stata estratta la lignite dal nucleo di una sinclinale fagliata, che fa parte della struttura della grande piega a ginocchio con la quale le Prealpi Venete si raccordano alla pianura.


Il bacino eocenico (45÷35 Ma) in cui si depositarono i vegetali che diedero origine a tale lignite era una laguna costiera, che durante brevi periodi comunicava col mare, come attestano alcune intercalazioni marnose o calcaree di tipo salmastro.

Gli orizzonti mineralizzati sono almeno 13, non tutti utilizzabili, e la lignite picea in essi presente è la migliore dell’area veneta, con un potere calorifero di 5,500 kcal/kg.

Fig. 2 - la miniera di lignite del Monte Pulli

Evoluzione temporale dell'attività estrattiva

L’andamento temporale della presenza di siti di minerali metalliferi nella regione è mostrato in fig. 3, da cui si ricava come l’estrazione sia già iniziata nel XIX secolo, con un massimo di 6 concessioni nel 1885 poi calata a 3 nel decennio successivo, rimanendo sostanzialmente stabile fino alla fine della prima guerra mondiale.

Successivamente, grazie al proliferare delle ricerche promosse dal Commissariato Generale per i Combustibili Nazionali (CGCN) per soddisfare ai bisogni nazionali del dopoguerra, le concessioni attive aumentarono fino a un massimo di 10 nell’intervallo 1920÷1925, per poi bruscamente tornare al numero anteguerra alla vigilia della seconda guerra mondiale.

Rimangono attive, fino agli anni ‘50-’60, le sole concessioni di Mottofaggiani e Pulli, quest’ultima già concessionata nella prima metà del XIX secolo.

Come già accennato nessuna delle concessioni è stata interessata da un’attività estrattiva di un qualche significato industriale, con l’eccezione del giacimento del Monte Pulli (fig. 2) coltivato per oltre un secolo, con produzioni fino a 20,000 tonnellate annue, e sfruttato, durante l’occupazione nazista del 1943-1945, anche dai tedeschi per la produzione di una benzina sintetica a partire dalla lignite.

Fig. 3 - Evoluzione temporale del numero di concessioni vigenti di combustibili fossili e/o bitumi in Veneto