Aree indiziate per la Ricerca Mineraria Operativa (RMO)
La legge di politica mineraria 752/1982 e la Delibera CIPE 8 giugno 1983
La legge n.752 del 6 ottobre 1982 (Norme per l’attuazione della politica mineraria, GU 288/1982) stabilisce che:
«Art. 2: II Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE), entro sei mesi dall'entrata in vigore della presente legge, su proposta del Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, previo parere della commissione consultiva interregionale di cui all'articolo 13 della legge 16 maggio 1970, n. 281, e sentite le organizzazioni dei lavoratori e le associazioni imprenditoriali di categoria, fissa gli indirizzi generali della politica nazionale nel settore minerario, nel quadro delle esigenze generali di sviluppo economico del Paese, ed in linea con le politiche comunitarie in materia mineraria, per attuare una politica organica di approvvigionamento e di razionale utilizzazione delle materie prime minerarie. Il CIPE entro il termine suddetto, previo parere della commissione consultiva interregionale di cui all'articolo 13 della legge 16 maggio 1970, n. 281, individua inoltre le sostanze minerali che rivestono rilevante interesse per il Paese e indica le azioni da intraprendere per lo sviluppo del settore. II CIPE annualmente verifica ed eventualmente modifica, previo parere della commissione consultiva interregionale di cui all'articolo 13 della legge 16 maggio I9'i0, n. 281, le indicazioni di cui al precedente comma. Il CIPE determina i criteri per il coordinamento delle iniziative suscettibili di beneficiare di aiuti delle Comunità economiche europee…
Art.5: Entro trenta giorni dalla delibera del CIPE, di cui all'articolo 2, secondo comma, il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentito il Consiglio superiore delle miniere o i competenti organi delle regioni a statuto speciale, dichiara, con decreto da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale, le aree che risultano già indiziate per le sostanze minerali in generate ed in particolare per quelle individuate ai sensi del predetto articolo 2, secondo comma, nelle quali dar corso ad una ricerca operativa. »
In base al suindicato art. 2, la delibera CIPE dell’8 giugno 1983 (GU 175 del 28 giugno 1983) stabilisce che:
«Gli interventi previsti dalla legge mineraria per il raggiungimento di una politica organica di ricerca, di approvvigionamento e di razionale utilizzazione delle materie prime dovranno uniformarsi alle seguenti direttive:
L'incremento delle risorse minerarie nazionali dovrà costituire l'obiettivo principale delle azioni da svolgere attraverso l'intensificazione della ricerca mineraria e la massimizzazione della consistenza delle riserve...
Tenendo conto dei risultati delle ricerche finora effettuate, del livello qualitativo e quantitativo delle coltivazioni all'interno e dell'incidenza delle diverse materie prime sul sistema di approvvigionamento dall'estero, possono individuarsi le sostanze minerali di rilevante interesse per il Paese nei seguenti minerali [riportati in in tab.1]...
... La ricerca operativa nel territorio nazionale dovrà interessare, in un primo momento, le aree che risultano già indiziate secondo le modalità e i termini previsti dall'art. 5 della legge in esame. In tale fase potranno essere adottati gli interventi previsti dall'art. 9 della legge per agevolare la realizzazione di progetti di ricerca e di sviluppo diretti alla individuazione di alcuni minerali appartenenti alle sostanze minerali di cui al punto 2. della presente delibera: alluminio, antimonio, piombo, zinco, rame e minerali associati, oro, manganese, tungsteno, fluorite, barile e carbone.
- 10. (omissis)»
Tab.1 – Minerali di rilevante interesse minerario secondo la Delibera CIPE 8 giugno 1983
«In base ai risultati ottenuti nello svolgimento delle attività di ricerca di base, il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, sentito il parere del Consiglio superiore delle miniere, o i competenti organi delle regioni a statuto speciale, dichiara le aree indiziate per minerale con decreto da pubblicare nella Gazzetta Ufficiale» (Legge 6 ottobre 1982, n. 752: Norme per l'attuazione della politica mineraria) sono stati emessi i seguenti Decreti di Individuazione delle aree indiziate per la Ricerca Mineraria Operativa delle sostanze minerali riconosciute di rilevante interesse.
Nei Decreti si specifica che, «...per motivi di mero riferimento geografico...», tali aree sono delimitate dai «confini amministrativi dei comuni ove ricadono le località minerariamente indiziate».
I Comuni indiziati
Sono stati indiziati 594 comuni articolati per regione, provincia e associazione mineraria come da tabb. 2 e 3 [1] e distribuiti territorialmente come mostrato nelle fig. 1a,1b,1c.
Le Regioni più rappresentate sono quelle già caratterizzate dell'attività mineraria pregressa: Sicilia (185 comuni pari al 31.14%), Sardegna (122, 20.54%), Lombardia (58, 9.76%) e Toscana (55, 9.26%).
Per quanto riguarda il confronto tra comuni indiziati e le aree già sede di attività mineraria [2], sono solo 105 i comuni indiziati non sede di attività mineraria pregressa, pari al 17.68 %, che diventa l'11.82% di nuovi comuni rispetto al totale di comuni già sede di attività mineraria.
Tra le regioni spicca il caso della Sicilia, con percentuali di nuovi comuni rispetto al totale di comuni indiziati e dei comuni sede di attività mineraria pari, rispettivamente, al 40.54% e 108.70%.
Si tratta di un dato anomalo fortemente condizionato dal fatto che per la Sicilia sono stati indiziati in modo indiscriminato tutti i comuni delle Province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna (per Zolfo, Salgemma, Sali potassici e Scisti bituminosi) e quelli della Provincia di Messina (per Solfuri misti e Tungsteno) con l'eccezione di soli 8 Comuni.
Esclusi i dati siciliani, i nuovi comuni indiziati si riducono a 30, pari al 7.33% rispetto al totale dei comuni indiziati e al 3.66% rispetto al numero di Comuni con attività mineraria pregressa, articolati in modo da evidenziare, come Regioni con alte percentuali di nuovi comuni indiziati, solo Calabria (12, pari al 36.36% e 33.33%), Friuli Venezia Giulia (3, pari al 21.43% e 25.00%) e Trentino Alto Adige (7, pari al 17.07% e 15.22%).
Con l'eccezione delle sole Sardegna (5 pari al 4.10% e 4.55%) e Lombardia (3, pari al 5.17% e 2.59%), comunque su valori molto bassi, in tutte le altre 14 regioni non sono stati indiziati comuni non appartenenti ad aree già sede di attività mineraria.
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[1] Dove sono riportati anche il numero dei siti per Regione già sede di attività mineraria
[2] Tenendo conto che i giacimenti minerari hanno estensione areale mentre la localizzazione dei siti nel censimento ISPRA è necessariamente di tipo puntuale relativa a un solo comune, si considerano come aree minerarie quelle interessate da attività estrattiva nel comune dato e in quelli confinanti.
Tab.2 - Articolazione dei comuni indiziati per Regione e Provincia
Fig.1 - Comuni indiziati e associazioni minerarie articolate per Italia settentrionale (a), centrale (b) e meridionale con isole (c)
Le sostanze minerali da ricercare
Per quanto riguarda le sostanze minerali individuate nella Delibera CIPE, i successivi Decreti di elencazione dei comuni indiziati, sulla base delle ricerche effettuate nel periodo 1979-1998, si articolano come mostrato in tab. 3.
Solo 11 delle sostanze minerali indiziate nei Decreti appartengono alla Lista UE 2020 dei CRM (tab. 4) e per 4 (Fosfati, Terre rare leggere e pesanti, Titanio) non sono state indiziate aree per la RMO.
Non sono stati, invece, indiziati i seguenti CRM: Afnio, Berillio, Bismuto, Boro, Cobalto, Fosforo, Gallio, Germanio, Indio, Litio, Magnesio, Niobio, PGM (metalli del gruppo del Platino), Scandio, Silicio metallurgico, Tantalio e Vanadio.
Per quanto riguarda le possibili associazioni mineralogiche [3] e prendendo come misura del legame tra due sostanze (i, j) la seguente equazione:
si ottiene il dendrogramma di fig. 2, in cui risultano tre associazioni: Pb-Zn-Cu-W, Fl-Ba, Salgemma-Sali Potassici-Zolfo-Celestina-Combustibili fossili.
La stessa analisi relativa al confronto tra i comuni indiziati e le aree già minerarie [4] da risultati analoghi, con poche differenze significative (fig.3):
si riduce fortemente il legame tra Celestina, Combustibili fossili e Tungsteno con i relativi gruppi precedentemente individuati, confermando che tali legami erano dovuti prevalentemente al criterio indiscriminato di individuazione dei Comuni siciliani.
Barite e Fluorite si integrano ancora di più al gruppo Pb-Zn-Cu, come risulta anche dall'analisi relativa alla sola attività mineraria pregressa (fig. 4)
La stessa analisi relativa alla presenza delle sostanze minerali indiziate nei comuni già sede di attività mineraria (fig. 4) da risultati analoghi, con poche differenze significative relative alla ridotta correlazione:
tra tungsteno e gruppo Pb-Zn-Cu
tra celestina e combustibili fossili (specificatamente scisti bituminosi) e il gruppo Zolfo-Salgemma-Sali potassici
In conclusione, fatte salve le aree indiziate in Sicilia, da approfondire ma poco convincenti per il carattere indiscriminato delle individuazioni, le Ricerche Rimin 1979-1998, per il numero limitato delle nuove aree (comuni) indiziate e per la conferma delle sostanze e associazioni mineralogiche già oggetto di coltivazione, più che fornire indicazioni positive per l'ampliamento delle aree e delle sostanze coltivate, individuano dove approfondire e ampliare la ricerca relativamente ai giacimenti già esistenti.
Per quanto riguarda in particolare i CRM, escludendo Tungsteno (127 comuni) e Celestina (85 comuni) che dipendono in tutto, la seconda, o in maggior parte, la prima, dai comuni siciliani, gli unici individuati in un numero consistente di comuni sono Fluorite (118) e Barite (106), per i quali è confermata l'associazione con mineralizzazioni a solfuri misti, in particolare di Pb e Zn.
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[3] Per ragioni di significatività, si limita l'analisi alle sole sostanze con almeno 50 comuni indiziati o alle sostanze CRM indicati in almeno 5 comuni.
Fa eccezione il boro non preso in esame perché non oggetto di coltivazione mineraria pregressa
[4] In questo caso la correlazione tra minerali (i,j) si ricava considerando i comuni già sede di siti di coltivazione del minerale coincidenti o confinanti con un comune indiziato per il minerale j.
Tab. 3 - Frequenza delle sostanze minerali ricercare
Tab. 4 - Lista UE 2020 dei Critical Raw Materials (CRM)
Per quanto riguarda le sostanze minerali individuate nella Delibera CIPE, i successivi Decreti di elencazione dei comuni indiziati, sulla base delle ricerche effettuate nel periodo 1979-1998, si articolano come mostrato in tab. 3.
Solo 11 delle sostanze minerali indiziate nei Decreti appartengono alla Lista UE 2020 dei CRM (tab. 4) e per 4 (Fosfati, Terre rare leggere e pesanti, Titanio) non sono state indiziate aree per la RMO.
Non sono stati, invece, indiziati i seguenti CRM: Afnio, Berillio, Bismuto, Boro, Cobalto, Fosforo, Gallio, Germanio, Indio, Litio, Magnesio, Niobio, PGM (metalli del gruppo del Platino), Scandio, Silicio metallurgico, Tantalio e Vanadio.
Per quanto riguarda le possibili associazioni mineralogiche [3] e prendendo come misura del legame tra due sostanze (i, j) la seguente equazione:
si ottiene il dendrogramma di fig. 2, in cui risultano tre associazioni: Pb-Zn-Cu-W, Fl-Ba, Salgemma-Sali Potassici-Zolfo-Celestina-Combustibili fossili.
La stessa analisi relativa al confronto tra i comuni indiziati e le aree già minerarie [4] da risultati analoghi, con poche differenze significative (fig.3):
si riduce fortemente il legame tra Celestina, Combustibili fossili e Tungsteno con i relativi gruppi precedentemente individuati, confermando che tali legami erano dovuti prevalentemente al criterio indiscriminato di individuazione dei Comuni siciliani.
Barite e Fluorite si integrano ancora di più al gruppo Pb-Zn-Cu, come risulta anche dall'analisi relativa alla sola attività mineraria pregressa (fig. 4)
La stessa analisi relativa alla presenza delle sostanze minerali indiziate nei comuni già sede di attività mineraria (fig. 4) da risultati analoghi, con poche differenze significative relative alla ridotta correlazione:
tra tungsteno e gruppo Pb-Zn-Cu
tra celestina e combustibili fossili (specificatamente scisti bituminosi) e il gruppo Zolfo-Salgemma-Sali potassici
In conclusione, fatte salve le aree indiziate in Sicilia, da approfondire ma poco convincenti per il carattere indiscriminato delle individuazioni, le Ricerche Rimin 1979-1998, per il numero limitato delle nuove aree (comuni) indiziate e per la conferma delle sostanze e associazioni mineralogiche già oggetto di coltivazione, più che fornire indicazioni positive per l'ampliamento delle aree e delle sostanze coltivate, individuano dove approfondire e ampliare la ricerca relativamente ai giacimenti già esistenti.
Per quanto riguarda in particolare i CRM, escludendo Tungsteno (127 comuni) e Celestina (85 comuni) che dipendono in tutto, la seconda, o in maggior parte, la prima, dai comuni siciliani, gli unici individuati in un numero consistente di comuni sono Fluorite (118) e Barite (106), per i quali è confermata l'associazione con mineralizzazioni a solfuri misti, in particolare di Pb e Zn.
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[3] Per ragioni di significatività, si limita l'analisi alle sole sostanze con almeno 50 comuni indiziati o alle sostanze CRM indicati in almeno 5 comuni.
Fa eccezione il boro non preso in esame perché non oggetto di coltivazione mineraria pregressa
[4] In questo caso la correlazione tra minerali (i,j) si ricava considerando i comuni già sede di siti di coltivazione del minerale coincidenti o confinanti con un comune indiziato per il minerale j.
Tab. 3 - Frequenza delle sostanze minerali ricercare
Tab. 4 - Lista UE 2020 dei Critical Raw Materials (CRM)
Fig. 2 - Dendrogramma risultato della cluster analysis relativa alle sostanze minerali nei comuni indiziati
Fig. 3 - Dendrogramma risultato della cluster analysis relativa al confronto tra i comuni indiziati e quelli già minerari
Fig. 4 - Dendrogramma risultato della cluster analysis relativa alle sostanze minerali nei comuni già minerari