Recupero museale in Lombardia

in Lombardia

La Legge Regionale n. 28/2009

In data del 10/12/2009 la Regione Lombardia ha emanato la Legge Regionale n. 28 contenente “Disposizioni per l'utilizzo e la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso” (BURL n. 50, 1° suppl. ord. del 14 Dicembre 2009) che disciplina “in un quadro di sviluppo sostenibile, le attività di utilizzo e valorizzazione del patrimonio minerario dismesso, nel rispetto dei principi di salvaguardia della sicurezza dei territori interessati, della salute e della sicurezza degli operatori, dei lavoratori, dei fruitori e visitatori dei siti minerari dismessi oggetto di valorizzazione a fini produttivi, di ricerca scientifica, turistici, culturali e sociali” (Finalità, Art. 1 comma 1)

Lo strumento di coordinamento delle azioni di tutti i soggetti istituzionali impegnati nel raggiungimento delle finalità di cui all’art. 1 è il “Programma regionale per il recupero e la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso” (Art. 2) che “definisce le linee e gli indirizzi per lo sviluppo delle attività condotte dagli enti locali e dalle autonomie funzionali per l'attuazione degli obiettivi di cui all'articolo 1, comma 2” (Art. 2 comma 2).

“Il programma regionale individua i parchi geominerari quali ambiti territoriali caratterizzati dallo sviluppo delle attività minerarie dismesse secondo principi di unitarietà delle tecniche minerarie adottate, delle tecnologie di estrazione e lavorazione del minerale estratto, delle iniziative economiche ed industriali connesse con quelle minerarie e delle potenzialità di valorizzazione coordinata con interventi pubblico-privato” (Art. 3 comma 1).

“All'interno del parco geominerario è prevista una graduazione degli interventi di tutela e valorizzazione, con priorità per gli interventi di messa in sicurezza dei vuoti sotterranei delle cessate attività minerarie” (Art. 3 comma 2).

“È costituito presso la competente direzione della Giunta regionale il catasto delle miniere dismesse o abbandonate, al fine di valutare possibili condizioni di pericolo conseguenti a inidonee chiusure minerarie dei cantieri, alla manomissione degli accessi ai cantieri stessi o alla presenza di dissesti dei vuoti sotterranei o delle fronti in superficie, nonché per necessità di recupero morfologico e ambientale” (Art. 5 comma 1).

“Gli interventi di valorizzazione a fini di ricerca scientifica, turistici e culturali di cantieri dismessi all'interno di aree interessate da permessi di ricerca o concessioni minerarie in corso sono soggetti alla specifica normativa in materia di miniere” (Art. 6 comma 1), mentre quelli “relativi a miniere dismesse o a compendi immobiliari di miniere dismesse sono soggetti ad autorizzazione regionale, nel rispetto del programma regionale” (Art. 6 comma 2). “La concessione mineraria può essere rilasciata per lo sfruttamento integrato del giacimento minerario, a fini produttivi minerari e per la valorizzazione a fini di ricerca scientifica, turistici, culturali e sociali. In sede di valutazione... si tiene conto anche delle attività di valorizzazione delle sezioni esaurite del giacimento” (Art. 6 comma 3).

“È istituito presso la Giunta regionale il Comitato consultivo per la valorizzazione del patrimonio minerario dismesso, di seguito denominato Comitato, per l'espressione di pareri relativi ai provvedimenti della Giunta regionale attuativi della presente legge e la formulazione di proposte relative alle attività di valorizzazione” (Art. 7 comma 1), composto da 9 membri con le funzioni di Presidente affidate al “direttore della direzione generale regionale competente in materia di miniere o un suo delegato” (Art. 7 comma 3).


I siti musealizzati

Nella tabella che segue è riportata la lista dei siti minerari oggetto di recupero museale, in atto o in progetto al 2019, la cui distribuzione a livello comunale è mostrata in fig. 1.

Dall’esame della tabella si osserva come il recupero museale si articoli nelle strutture museali corrispondenti alle principali aree minerarie storiche della Lombardia:

  • Parco minerario ing. Bonicelli, che interessa l’area mineraria di coltivazione della siderite in Val di Scalve, con centro principale nel comune di Schilpario (Bergamo)

  • Parco minerario della Val Trompia – La via del ferro, che riunisce le principali miniere di ferro (Siderite ed Ematite, con eventuale presenza di Fluorite, Barite, Blenda e Galena Argentifera), dell’omonima valle in provincia di Brescia

  • Parco minerario dei Piani Resinelli, delle miniere di blenda e galena argentifera sulla sponda orientale del ramo lecchese del lago di Como

  • Ecomuseo delle miniere di Gorno, che raccoglie le testimonianze minerarie delle miniere di Piombo (Galena) e Zinco (Blenda e Calamina) in Alta Val Seriana

  • Museo minerario della Bagnada, relativo in particolare alla Miniera di Talco di Bagnada e, più in generale, alla coltivazione di Talco e Amianto in comune di Lanzada (SO) e in Valmalenco

  • Associazione Miniere di Dossena, che si propone di rilanciare il patrimonio storico e culturale del comune di Dossena e della Val Brembana, incentrato sulle storiche coltivazioni di calamina e fluorite

  • Parco Minerario Cortabbio di Primaluna, istituito con Delibera della Giunta Esecutiva della “Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera” del 30/10/2014 per la “Valorizzazione del distretto delle miniere di Cortabbio, Comune di Primaluna (LC) e creazione parco minerario”


Maggiori approfondimenti su questi siti sono riportati nel pdf scaricabile

Musealizzati.xlsx

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti musealizzati in Lombardia


Realizzato sia per il recupero della memoria storica e socio-economica della Val di Scalve sia per quello ambientale e socio-culturale dell'area mineraria dismessa, il parco minerario si trova lungo la SP 294 della Val di Scalve in località Fondi a circa 3 km da Schilpario (fig. 2).

Nel 1997 la Cooperativa SKI MINE di Schilpario, costituita con lo scopo di rivalutare e trasmettere la storia e la cultura mineraria della Valle di Scalve, ha realizzato un percorso museale guidato all'interno del sotterraneo della miniera Stentada-Berbera, a 1374 metri di quota, attrezzato con illuminazione elettrica, documentazione fotografica d'epoca, oggetti e utensili usati nella miniera, ferrovia originale con vagonetti (fig. 3). Il percorso si snoda per circa un chilometro dei 60 esistenti nel complesso minerario di Schilpario.

Successivamente sono stati realizzati altri due percorsi visitabili, Spiazzo-Gaffione (fig. 4) e il cantiere Gaffiona, individuato per realizzare un laboratorio mineralogico.

Questi percorsi, attrezzati con illuminazione elettrica, documentazione fotografica d'epoca, oggetti e utensili usati nella miniera, ferrovia originale con vagonetti e trenini per il transito dei visitatori, si snodano per circa 2.5 Km nelle viscere della Montagna riproponendo la cruda realtà della vita del minatore che riporta alla fatica di questo duro lavoro di cui diverse generazioni furono protagoniste.

Il parco minerario è dedicato all’ing. Andrea Bonicelli (1909-1972), che fu il più importante direttore delle miniere di Schilpario e, in generale, della Valle di Scalve (Monte Manina) oltre che del centro minerario di Pezzaze in Val Trompia (fig. 5).

Grazie alla sua opera, che porterà all’adozione di tecnologie avanzate, l’attività estrattiva scalvina avrà un forte incremento, consentendo di rinviare di un decennio la chiusura delle miniere che avverrà solo dopo la sua scomparsa.


Il 19 maggio 2018 è stato inaugurato a Schilpario il primo Museo dell'Illuminazione Mineraria d'Europa, contenente più di 2000 lampade da miniera, di ogni genere e tipo, a seconda delle varie epoche e del tipo di miniera in cui venivano utilizzate (fig. 6). Oltre alle lampade, all'interno sono esposti anche carrelli da miniera, elmetti, telefoni, fotografie d'epoca e oggetti vari, inerenti il lavoro del minatore. Nel Museo è stata allestita anche un'area dedicata ai laboratori didattici, in cui i bambini/ragazzi potranno sperimentare con mano la fusione e la lavorazione del minerale, approfondire la geologia locale oltre che scoprire tutta la storia relativa all'illuminazione, che era fondamentale per questi uomini che si trovavano a lavorare nelle viscere della terra.

Inizialmente l'illuminazione avveniva per mezzo di torce fatte con legni resinosi che non duravano molto e rendevano irrespirabile l'aria all'interno delle gallerie. Con il tempo si passò all'utilizzo di lumi ad olio o a grasso animale; queste lumi, piuttosto piccoli, non riuscivano però a dare abbastanza luce per garantire la sicurezza dei minatori. Finalmente, si arrivò all’uso delle lampade a carburo di calcio o ad acetilene, composte da due serbatoi: in quello inferiore veniva messo il carburo mentre in quello superiore veniva messa l'acqua; per mezzo di un rubinetto regolatore l'acqua cadeva a gocce sul carburo (CaC2) formando, grazie alla reazione chimica , l'acetilene (C2H2) che per mezzo di un tubicino veniva incanalato fino a raggiungere un ugello che ne regolava l'uscita. Questa lampada riusciva a creare una fiamma bianca molto intensa che permetteva di aumentare la visione all'interno delle oscure gallerie, rendendo così più sicuro il lavoro del minatore.



Fig. 2 – Immagine aerea dell’area del parco minerario Ing. Bonicelli (GoogleEarth)

Fig. 3Con il trenino all’ingresso della miniera del Gaffione

Fig. 4 - All'interno della miniera del Gaffione

Fig. 5 - L’ing. Bonicelli alle prese con un pala meccanica in panne all’interno di una galleria

Fig. 6 - Il Museo dell’illuminazione mineraria a Schilpario

Il Parco Minerario della Val Trompia - La via del ferro


La Val Trompia e Brescia sono legate, fin dall’antichità, all’economia del ferro, che ha consentito un’importante presenza artigianale e industriale diffusa su tutto il territorio.

È naturale, quindi, che questa grande tradizione, con il portato di una lunga e diffusa memoria e di un grande patrimonio di archeologia industriale, siano al centro de La Via del Ferro, l’itinerario che maggiormente caratterizza la proposta culturale e museale di questa zona della provincia bresciana e che rappresenta un viaggio nel tempo e nello spazio, attraverso l’evoluzione delle attività siderurgiche e le testimonianze che questo passato ha lasciato nel territorio.

In quest’ambito i due punti di maggior interesse sono la Miniera Avventura S. Aloisio Tassara (in comune di Collio) e la Miniera Marzoli (a Pezzaze).

La Miniera Avventura S. Aloisio Tassara


Recentemente ristrutturata, la Miniera S. Aloisio (fig. 7), che costituiva la più ricca ed estesa concessione mineraria di siderite della Valle Trompia, offre le seguenti possibilità:

  • un percorso museale che prevede la visita agli antichi magazzini – oggi allestiti con macchinari, attrezzature minerarie, pannelli fotografici e illustrativi – e ai grandi forni di torrefazione a carbone, permettendo al visitatore di seguire passo dopo passo il percorso del minerale dalla cernita fino all' “arrostimento” e alla raccolta nei silos;

  • il trekking minerario (fig. 8) lungo un percorso sotterraneo di 2.5 km articolato su tre livelli, tutto da percorrere a piedi, che consente, in condizioni di sicurezza, l’esplorazione della miniera così come fu lasciata quando venne interrotta l’attività estrattiva. Durante la visita, guidata e illustrata da guide esperte, si possono ammirare meravigliose concrezioni di calcare, stalattiti e pisoliti;

  • la miniera avventura (fig. 9): un percorso originale e unico che consente di viaggiare all'interno delle imponenti strutture di superficie della vecchia miniera in condizioni di assoluta sicurezza, ripercorrendo in modo avventuroso il tragitto compiuto dal minerale di ferro, attraverso ponti tibetani, funi, passerelle e scale a pioli;

  • la speleoterapia (fig. 10), un trattamento terapeutico basato sulla frequentazione di grotte naturali o di miniere dismesse, caratterizzate da idonei parametri ambientali, al fine di curare le più frequenti malattie del tratto respiratorio. Il percorso speleoclimatico si sviluppa per 1,400 metri, di cui 400 su un trenino, su fondo cementato e illuminato, con panchine, tavoli, fotografie e, persino, lettini per il relax.


Fig. 7 - La miniera Sant'Aloisio Tassara di Collio

Fig. 8 - Concrezioni calcaree all’interno della miniera di S. Aloisio

Fig. 9 - Un passaggio su ponte tibetano nel percorso avventura della miniera S. Aloisio

Fig. 10 - Relax lungo il percorso speleoclimatico

La Miniera Marzoli


Abbandonata nel 1972, può essere visitata con un percorso in sotterraneo di 1,500 metri, di cui 800 con trenino (fig. 11) e i restanti 700 a piedi, arricchito con installazioni sonore (canti, suoni, racconti di minatori) e simulazioni visive.

Tali percorsi trovano, in superficie, il necessario completamento nel nuovo spazio museale, denominato Il Mondo dei Minatori e l'Arte del Ferro, contenente reperti che raccontano la storia mineraria del luogo e le opere in ferro dello scultore Vittorio Piotti (fig. 12).

Il museo è ospitato nell’edificio ristrutturato un tempo riservato a funzioni di servizio, all'attività produttiva e ai dipendenti della miniera (fig. 13).

Collocato a poca distanza dell'imbocco della galleria, lo stabile ospita, al piano terreno, gli spazi di accoglienza dei visitatori e una vasta sala per incontri e conferenze.

Al primo piano sono collocati la biblioteca civica e i laboratori didattici, attrezzati per le attività proposte.

Fig. 11 - Il trenino entra nella galleria della miniera Marzoli

Fig. 12 - Sculture in ferro nello spazio museale della miniera Marzoli

Fig. 13 - L’edificio che ospita lo spazio museale della miniera Marzoli


La Giunta regionale lombarda ha approvato un Accordo di Programma (DGR n. 7370 del 28 maggio 2008) per «la valorizzazione integrata di aree minerarie in località Piani Resinelli», comprendente 12 progetti, di cui 6 prioritari, per il recupero delle aree minerarie dismesse dei Piani Resinelli, in provincia di Lecco, per promuovere il turismo nella zona e realizzare attività di alto profilo scientifico, grazie all’apporto del Politecnico di Milano, che realizzerà un laboratorio sotterraneo e un campo prova per la Protezione Civile.

I progetti che riguardano specificatamente l’area mineraria e la sua valorizzazione sono:

  • Sistemazione degli accessi esterni alla Miniera Anna ad Abbadia Lariana (intervento prioritario).

  • Un turismo intelligente: museo virtuale (intervento prioritario), che permetta anche a chi non può farlo fisicamente la visita della miniera attraverso software 3D al computer.

  • Laboratorio sotterraneo di meccanica delle rocce (intervento prioritario), realizzato dal Politecnico di Milano, con due filoni principali di ricerca:

    • la stabilità e il monitoraggio delle aree instabili;

    • il problema delle comunicazioni in sotterraneo, con la possibilità di testare e migliorare sistemi di comunicazione tramite sensori wireless.

A questa attività di ricerca sarà affiancato inoltre un laboratorio e un campo prova di Protezione Civile per migliorare la gestione delle emergenze in sotterraneo.

  • Opere di sistemazione piazzale Miniere Piani Resinelli ad Abbadia Lariana (intervento prioritario).

  • Recupero Galleria Caloldino.

  • Recupero pozzo Miniere Resinelli.


Il parco comprende al suo interno due antiche concessioni:

  • Anna, smantellata nel 1958 da essa si estraeva principalmente galena argentifera. Disposta su due livelli caratterizzati da alternarsi di sali-scendi e ampie gallerie a corridoi, quasi interamente illuminata, consente la visita a tutte le età.

L'ingresso della miniera si trova nella Val Calolden a quota 1240 metri (fig. 14), di fronte all'inizio dello scavo più antico, risalente circa al XVI secolo, quando il lavoro dei minatori era esclusivamente manuale.

Per questo gallerie e passaggi sono piuttosto irregolari e, se non fosse per le fitte palificazioni che reggono la volta, l’impressione sarebbe quella di infilarsi in una grotta scavata dalla natura invece che dall’uomo.

La miniera era attiva solo nel periodo invernale, poichè in quella stagione l'acqua ghiacciata non percolava attraverso le fratture della roccia e lasciava le gallerie della miniera completamente asciutte. L’arrivo della primavera e il conseguente scongelamento delle acque e l’allagamento delle gallerie implicava la sospensione dei lavori.


Fig. 14 - Ingresso alla miniera Anna

  • Sottocavallo, disposta su sette livelli con pozzo centrale che permette la vista dei sottolivelli, da cui si estraeva principalmente blenda.


Nell'ambito del Parco, il Polo Territoriale di Lecco del Politecnico di Milano è stato chiamato a realizzare un progetto didattico finalizzato alla messa a punto di un laboratorio inteso come un campo prove per le scienze in sotterraneo dedicato a scolaresche di ogni ordine e grado.

Gli ambiti di ricerca e didattica di tale laboratorio riguardano la mineralogia e petrografia, la meccanica delle rocce e il monitoraggio integrato.

In concreto nella Miniera Anna dei Piani Resinelli sono stati progettati e realizzati 5 sale attrezzate e un laboratorio di superficie aventi come scopo quello di avvicinare studenti di ogni età al mondo sotterraneo.


Nel 2009 la Regione Lombardia riconosce al comune di Gorno la funzione di territorio ecomuseale.

L’Ecomuseo delle Miniere di Gorno il viaggio dello zinco tra alpeggi e miniere – nasce, di conseguenza, con l’intento di rinsaldare il legame della comunità locale con le proprie radici, la propria storia e le proprie tradizioni, fortemente condizionate dall’attività estrattiva che viene fatta risalire già al tempo dei Romani.

Il museo (fig. 15), situato in via Madonna - Contrada Villassio, è stato allestito esclusivamente con materiale originale dato da privati locali o recuperato dai siti ex-minerari salvandolo da sicura scomparsa.

In esso si percorre il “viaggio dello zinco”, dall'estrazione del minerale al prodotto finale, seguendo una serie di pannelli illustrativi e filmati originali dell'attività mineraria, in modo da rivivere l'atmosfera originale del villaggio minerario di Campello (fig. 16).

Si ammirano i minerali estratti dalle miniere di Gorno ma anche altri bellissimi pezzi, curiosando tra centinaia di oggetti, documenti, foto dell'attività di miniera, respirando l'aria del mondo minerario, dei “minadur” (addetti alle mine), delle “taissine” (cernitrici), dei “galecc” (ragazzini) e di tutta la comunità che nel corso dei secoli ha vissuto le alterne vicende di miniera.

Entrati in territorio del comune di Gorno [1], annunciato dal monumento ai minatori (“Goren, tèra de minadùr”, fig. 17), il percorso museale inizia in frazione Riso, l'antico centro produttivo minerario con il vecchio impianto di arricchimento del minerale (Laveria di Riso) e l’imbocco principale delle miniere chiamato "Grande ribasso Riso", in località Turbina.

Risalendo verso la frazione Erdeno e proseguendo verso Oneta si giunge al Villaggio minerario di Campello, centro direzionale tecnico e amministrativo nei primi 70 anni del XX secolo.

Da Campello si sale, quindi, verso il sito di Costa Jels (Fig. 18), teatro di cantieri minerari dall’epoca Romana e fino agli anni ‘60 del XX secolo.

Qui è possibile realizzare in circa un’ora e mezzo un interessantissimo percorso guidato ai siti minerari in superficie e nel sottosuolo, durate il quale si possono rivivere le situazioni produttive tramandate dalla memoria dei vecchi minatori.

Si può entrare nell’imbocco sotterraneo detto “Serpenti” e dopo un’ora in miniera, alla temperatura costante di circa 10 °C, si esce alla “Lacca Bassa” per tornare al punto di partenza lungo un caratteristico sentiero panoramico nel bosco.

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[1] Il territorio di Gorno è costituito dall’unione di più contrade tra cui nessuna, risponde al toponimo Gorno. Le più popolate sono quelle di Villassio, capoluogo del paese e dove risiedono gli edifici più importanti della comunità, ed Erdeno.

Vi sono poi, tra le altre, le contrade di Riso, che si trova nella parte più bassa del paese, e Campello, la più recente, formatasi nella seconda metà dell’Ottocento quale villaggio minerario dove si trovavano la direzione, gli uffici, i servizi e gli alloggi dei tecnici al servizio dell’importante attività estrattiva.


Fig. 15 - Ingresso del Museo delle Miniere di Gorno

Fig. 16 - Ricostruzione del villaggio minerario di Campello

Fig. 17 - Monumento ai minatori di Gorno

Fig. 18 - Sito minerario di Costa Jels


Il Museo della Bagnada, nato con la volontà di riportare alla luce e allo stesso tempo valorizzare un patrimonio senza eguali, una realtà socio-economico-cultural che in Valmalenco ha fatto da protagonista per quasi un secolo, si articola in tre sezioni:

  • Miniera: accompagnati dalle guide, si raggiunge l’imbocco, posto alla quota di 1480 m slm, percorrendo un sentiero in salita che si snoda in un bosco di larici. Opportunamente attrezzati con caschi e pile, si accede alla miniera, lungo un percorso di 1 chilometro circa articolato su quattro livelli visitabili, sui nove totali, collegati da scale metalliche.

Nei punti più significativi, grazie alle guide e a effetti speciali audio-visivi, il visitatore può conoscere le fasi principali del lavoro, le tecniche di coltivazione, gli strumenti e gli attrezzi di un tempo, il trasporto, le caratteristiche del minerale e la geologia.

Le pareti rocciose della miniera sono bianchissime e riflettono la luce artificiale illuminando l’ambiente (fig. 19).

  • Museo minerario (fig. 20), con reperti legati all’attività estrattiva, donati spontaneamente al Comune dai molti lanzadesi che vantano nelle loro famiglie minatori o artigiani legati al settore.

Vi sono rappresentate le risorse minerarie della valle: amianto, talco, serpentiniti scistose e non, pietra ollare e risorse minori.

  • Museo mineralogico: la Valmalenco è forse la più ricca di minerali tra le valli alpine: sono circa 265 le specie mineralogiche riconosciute, di cui due trovate qui per la prima volta all’inizio del XX secolo: artinite (carbonato idrato di magnesio) e brugnatellite (carbonato idrato di magnesio e ferro trivalente).

Ci sono poi delle cristallizzazioni così significative per dimensioni, caratteristiche morfologiche e ottiche che a buona ragione possono ritenersi tra le migliori al mondo, come nel caso dell'introvabile granato demantoide (Fig. 21), ora emblema di Lanzada.

Fig. 19 - All’interno della miniera della Bagnada

Fig. 20 - Sala del museo minerario

Fig. 21 - Granato demantoide (1.4 cm) in amianto trovato in località Sferlün (Lanzada)


Grazie al Comune e all’Associazione Miniere di Dossena, il sito minerario di Paglio e Pignolino è stato in parte recuperato, mettendo in sicurezza e rendendo percorribili alcune gallerie.

I lavori di ripristino, iniziati nel settembre 2014 grazie al lavoro di 80 volontari, hanno reso possibile l’inaugurazione avvenuta il 6 dicembre 2014 e la successiva apertura del 2 maggio 2015 lungo un tragitto relativamente breve attraverso gli antichi scavi minerari.

I lavori di ampliamento sono tutt’ora in corso, al fine di proporre al pubblico un viaggio sempre più lungo, nel profondo della montagna e delle storie di coloro che le hanno vissute.

Attualmente, l’Associazione offre ora la possibilità di partecipare a visite guidate (fig. 22) ed eventi organizzati nella miniera, mentre è in corso lo studio per la realizzazione di un Museo delle Miniere.


Fig. 22 - Visite guidate alle miniere con le guide dell’Associazione Miniere di Dossena


Il Parco Minerario Cortabbio di Primaluna, finanziato dalla Regione Lombardia insieme alla Comunità Montana della Valsassina, Valvarrone, Val d’Esino e Riviera e dal Comune di Primaluna, è stato inaugurato il 25 luglio 2015 con l’apertura al pubblico dei due percorsi, uno interno e uno esterno, che lo caratterizzano allo stato attuale, entrambi a partire dall’imbocco della galleria “Nuovo Ribasso”, realizzata negli anni 1980-1985 alla quota di 552 m slm.


Nel percorso interno, si entra in miniera camminando lungo il primo tratto di 255 m fino al fondo della galleria dove si incrocia il bianco filone mineralizzato di barite.

Si imbocca, quindi, la deviazione verso SE che dopo circa 500 m conduce alla maestosa caverna da dove si è estratto il minerale negli ultimi 30 anni, che si può raggiungere salendo lateralmente per alcuni metri, con apposite scalette, nel fornello verticale posto su un lato (fig. 23).


Con il percorso esterno, partendo sempre dell’imbocco della galleria “Nuovo Ribasso”, si percorre a piedi la strada sterrata che risale il versante e passa vicino ai vari imbocchi minerari, costeggiando i resti della stazione della teleferica della galleria “Vittoria”, a quota 654 m s.l.m., fino ad arrivare alle più antiche gallerie (Speranza SuperioreVirginia Superiore), da dove ci si può affacciare sul profondo burrone lasciato dai primi scavi a cielo aperto avvenuti sugli affioramenti di barite nella seconda metà del XIX secolo.


È in fase di studio la realizzazione di un punto museale dove saranno esposti i reperti del lavoro in miniera e dove poter vedere e toccare i minerali (barite, calcopirite e galena) presenti in miniera.

Fig. 23 - Fornello di risalita alla camera di coltivazione