Metalliferi in Provincia di Trento

Geologia e giacimentologia

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 31 siti di minerali metalliferi in Provincia di Trento.

Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti di minerali metalliferi in Provincia di Trento

Le mineralizzazioni di metalli metalliferi in Provincia di Trento possono esse suddivise in due gruppi:

  • Minerali piombo-zinciferi, prevalentemente a blenda e galena anche argentifera, che, come in Provincia di Bolzano, sono diverse per genesi e formazioni incassanti:

nell’area del comune di Pergine Valsugana e dintorni, maggiormente interessata dall’attività mineraria anche in forma di ricerca, sono presenti mineralizzazioni filoniane a solfuri, in ganga fluoritica e baritica, di carattere idrotermale che si sarebbero intruse nel basamento metamorfico lungo i disturbi tettonici che mettono in contatto le filladi con gli gneiss feldspatici in seguito all’intrusione granitica permiana di Cima d’Asta (Valar, Vignola), ma anche esempi di mineralizzazioni costituite da reticoli di vene legate a processi di alterazione idrotermale delle vulcaniti atesine permiane (Nogarè e Le Quadrate);

poco più a Est, nel confinante comune di Trento, i giacimenti a galena argentifera nel membro di Tesero alla base della formazione di Werfen hanno dato luogo a una fiorente industria estrattiva in epoca medioevale. Il membro di Tesero, di età tra permiano superiore e trias inferiore (260÷240 Ma), è costituito da calcareniti oolitiche, di colore chiaro alla base tendente al rosso bruno più in alto, caratterizzate da laminazioni incrociate e dolomie oolitiche a grana grossolana, di colore grigio giallastro. La mineralizzazione è di origine sedimentaria, irregolarmente arricchita in corrispondenza a superfici di erosione e a cavità carsiche.

  • Minerali non piombo-zinciferi (prevalentemente pirite, calcopirite, magnetite e pirrotina), articolati nei seguenti giacimenti:

il giacimento di pirite di Calceranica al Lago, il maggiore dell’Alta Valsugana, lenticolare di forma ellittica e concordante con la scistosità, di probabile origine esalativo-sedimentaria incassato nelle filladi e scisti delle Unità della Valsugana appartenenti al basamento metamorfico pre-Permiano (> 300 Ma);

i giacimenti di magnetite e pirrotina di Peio (S. Lucia-Garzenè), di probabile origine sedimentaria e successivamente metamorfosati, legati a particolari orizzonti di marmi e rocce metamorfiche a silicati di calcio all’interno di un complesso paragneissico di alto grado metamorfico nel basamento austroalpino di età pre-permiana (> 300 Ma);

il giacimento di Pamera nel comune di Roncegno Terme, di origine filoniana idrotermale e di età tardo ercinica (ca. 300 Ma), anch’esso con mineralizzazione a magnetite e pirrotina in ganga quarzoso-cloritico-carbonatica, che costituisce il riempimento di una breccia a scisti filladici nel basamento cristallino sudalpino in relazione con l’intrusione granodioritica di Roncegno;

la mineralizzazione cinabrifera del giacimento di Miss-Sagron, situata prevalentemente nei tufi ignimbritici permiani della serie basale atesina (ca. 290 Ma), in forma di impregnazioni e riempimenti tipo stockwork con presenza di alterazione idrotermale, di probabile origine sedimentaria per mobilizzazione del mercurio dagli scisti neri paleozoici ad opera di esalazioni vulcaniche e riconcentrazione del metallo negli orizzonti tufacei;

la mineralizzazione di Bedovina (Predazzo), a prevalenza di calcopirite, scheelite e, in misura minore, pirite e antimonite, collegata con filoni di porfido sienitico e porfirite che attraversano le rocce magmatiche triassiche (di età carnico-ladinica, 230÷220 Ma), prevalentemente monzoniti, cui è connessa l’origine pneumatolitica-idrotermale.

In ogni caso, si tratta di mineralizzazioni che hanno dato vita ad attività minerarie non significative in termini industriali e generalmente limitate al periodo compreso tra la seconda metà del XIX e la prima metà del XX secolo (fig. 2).

Evoluzione temporale dell'attività mineraria


In fig. 2 è l'evoluzione temporale del numero di siti di minerali metalliferi, tutti ormai abbandonati, l'ultimo già all'inizio degli anni '80 del XX secolo.

L'istogramma, articolato in minerali piombo-zinciferi e no, mostra un duplice andamento di tipo gaussiano, con i siti di minerali piombo-zinciferi sfalsati di circa 20 anni in ritardo rispetto ai siti di altri minerali metalliferi.

Il massimo dei minerali piombo-zinciferi (8 siti) si raggiunge tra il 1930 e il 1945, mentre quello degli altri minerali (7) tra il 1920 e il 1925. Analogamente il termine dell'attività risale all'inizio degli anni '80 per i minerali piombo-zinciferi e all'inizio degli anni '60 per gli altri minerai metalliferi.

In ogni caso, tranne che per il valore storico-antropico delle miniere di galena argentifera del Monte Calisio (vedi Recupero museale), non si segnalano siti significativi dal punto di vista dell'attività mineraria a scala industriale.

Fig. 2 - Evoluzione temporale delle concessioni vigenti di minerali metalliferi in Provincia di Trento