Ceramici e industriali in Piemonte

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 74 siti di minerali ceramici e industriali [1] nella Regione Piemonte.

Come è stato già mostrato in tab. 2 della pagina Piemonte, i siti si concentrano in provincia di Vercelli, intorno al comune di Lozzolo (29 siti), Novara, nel comune di Boca e confinanti (12) e Biella (11). I siti di magnesite sono concentrati in provincia di Torino, nell'intorno di Castellamonte (6).


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[1] Comprese Barite e Fluorite

Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti di minerali ceramici e industriali in Piemonte

Geologia e giacimentologia

I giacimenti di gran lunga più importanti sono rappresentati dai depositi di sabbie caoliniche, la cui genesi può essere individuata in processi di alterazione meteorica (weathering) in clima caldo umido di tipo sub-equatoriale, testimoniato dai resti fossili di Nyssa e Taxodium.

Come sarà approfondito successivamente, tali processi sono in parte sin-sedimentari, in ambiente deltizio lagunare di età pre-pleistocenica, e in parte continentali di tipo lateritico di età pleistocenica con formazione di crostoni di minerali ferrici.

Localizzati presso lo sbocco della Val Sesia, nell’alta pianura vercellese, ai confini delle province di Vercelli, Biella e Novara, in particolare nel comune di Lozzolo, in cui risultano 22 concessioni censite, di cui 3 ancora attive, presentano una morfologia tipica dei depositi villafranchiani piemontesi, con basse collinette arrotondate e dorsali comprese fra i 300 e i 350 m s.l.m.

Verso Sud questi depositi sono coperti da alluvioni ghiaiose, terrazzate, di età più recente; mentre verso Nord essi poggiano direttamente sulle vulcaniti permiane del Complesso dei “Porfidi quarziferi” del Biellese, che a loro volta vengono a contatto a Nord con gli scisti cristallini e i graniti del “Massiccio dei Laghi”.

Verso NW, infine, affiorano i calcari dolomitici del Trias medio-superiore e i calcari spongolitici del Lias presenti nel territorio del Comune di Sostegno, appartenenti al lembo mesozoico che ricopre in trasgressione i porfidi quarziferi.

Le mineralizzazioni sono localizzate in gran parte in lenti appiattite sub-orizzontali, con debole inclinazione in direzione ENE-OSO, dove, dal basso verso l'alto, si susseguono i seguenti depositi sedimentari:

  • sabbie rossastre poco caoliniche;

  • argilliti molto plastiche, di colore grigio e localmente nero con abbondanti resti vegetali e tronchi di conifere in discreto stato di conservazione. Come costituenti prevalgono la caolinite, la metahalloysite, la mica (illite e muscovite) ed il quarzo, questo ultimo in proporzioni subordinate. La genesi di queste argilliti è riferibile a condizioni di sedimentazione molto tranquille con drenaggio piuttosto ridotto, in ambiente di transizione fra quello marino e quello continentale a carattere deltizio-lagunare di età tardo-pliocenica (Villafranchiano inferiore, 3.6÷2.6 Ma);

  • conglomerato poligenico, di composizione varia, con ciottoli abbastanza elaborati, in prevalenza di granito e subordinati: gneiss, micascisti, gabbri, serpentiniti, porfiriti, porfidi, ecc., tutti intensamente caolinizzati;

  • conglomerato monogenico a ciottoli piuttosto grandi di porfido e porfirite, poco elaborati, anch’essi caolinizzati;

  • per uno spessore di 5÷10 m, alternanza di livelletti di argilliti, sabbie e ghiaie minute, il tutto più profondamente alterato verso il basso. Si tratta di depositi del quaternario antico che rappresentano i resti di una conoide fluviale mindeliana (0.45÷0.30 Ma).

Relativamente ai due tipi di conglomerati della parte alta della serie, si osserva che mentre il conglomerato poligenico è composto in prevalenza da rocce provenienti da affioramenti situati più a N, ossia dalla Zona del Granito dei Laghi, e della Serie Diorito-kinzigitica e Serie dei Laghi, il conglomerato monogenico è chiaramente formato solo a spese dei porfidi permiani affioranti immediatamente a N di Lozzolo.

Ciò testimonia di una modifica, intercorsa tra le due sedimentazioni, del corso del fiume Sesia che potrebbe essere stata determinata da movimenti tettonici quaternari di lieve entità che hanno dirottato il corso del Sesia più ad E o, in alternativa, da un fenomeno di cattura del fiume stesso.

Entrambi questi depositi conglomeratici hanno subito un intenso fenomeno di caolinizzazione, con ogni probabilità successiva al trasporto e al deposito dei materiali, in quanto lo stato molto avanzato di alterazione non avrebbe permesso il trasporto dei ciottoli, ma li avrebbe sbriciolati. Di conseguenza questi depositi possono essere riferiti al Villafranchiano superiore (2.6÷1.8 Ma).

Per quanto riguarda le alternanze mindeliane di argilliti, sabbie e ghiaie, queste, a lungo sommerse nella falda freatica poco drenata, hanno subito una forte laterizzazione con successiva formazione di crostoni cementati di ossidi e idrossidi di ferro, in particolare ematite e limonite, in spessori variabili tra 10 e 30 cm.

Come detto, i materiali estratti da questi giacimenti sono essenzialmente composti da sabbie (sabbione) e argille fluviali e lacustri, le cui caratteristiche sono molto variabili soprattutto per la presenza o meno di idrossidi di Fe, nonché da conglomerati caolinizzati a ciottoli gneissici, granitici, porfirici, alterati in situ (caolino) che differiscono dalle sabbie e argille per una maggior quantità di quarzo e feldspato.

Solo una piccola parte di prodotto estratto proviene invece dai porfidi alterati e dalla copertura eluviale dei calcari del Lias.

La composizione mineralogica della frazione argillosa, costituente le terre refrattarie associate al caolino nella definizione dei minerali di cui è concessa l’estrazione, è data dall’associazione di fillosilicati del gruppo della caolinite (caolinite e halloysite) con quelli del gruppo delle miche (muscovite e illite) e in piccola parte con clorite; nella frazione non argillosa si trovano associati quarzo, feldspati e idrossidi di Fe e Al.

Per quanto riguarda, infine, i siti di estrazione dei feldspati non direttamente associati al caolino e alle terre refrattarie, essi sono impostati generalmente in giacimenti di tipo pegmatitico, collegati a formazioni cristalline, prevalentemente gneiss e micascisti, pre-triassiche (>250 Ma) dei ricoprimenti pennidici, in prevalenza concordanti con le rocce incassanti e di dimensioni a volte assai cospicue.

Evoluzione temporale dell'attività estrattiva

Come si osserva dalla fig. 2, che mostra l’evoluzione temporale del numero di concessioni attive, l’attività estrattiva inizia nell’intervallo 1931-1935 [1] e, dopo una breve stasi in corrispondenza della 2a guerra mondiale, assume un trend di crescita costante fino al massimo di 50 concessioni che risultano attive nel 2000.

Dal 2000 al 2005 si ha una brusca diminuzione nel numero di concessioni attive che scendono a 30.

Il trend attuale è ancora in leggera decrescita, con 19 concessioni vigenti, di cui 15 con siti attivi, per la coltivazione in particolare di: Feldspati (10), Caolino (7), Terre con grado di refrattarietà superiore a 1630°C (6).

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[1] Se si esclude la concessione Montescotto in comune di Barge (CN) che risulta attiva solo tra il 1898 e il 1899, come da Rivista del Servizio Minerario (RSM 1898 pag. 345)

Fig. 2 - Evoluzione temporale del numero di concessioni attive di minerali ceramici e industriali in Piemonte