Recupero museale in Calabria

I siti musealizzati

Nella tabella che segue è riportata la lista dei siti minerari oggetto di recupero museale, in atto o in progetto al 2019, la cui distribuzione a livello comunale è mostrata in fig. 1.

Maggiori approfondimenti di questi siti sono riportati nel pdf scaricabile.

Musealizzati_CAL.xlsx

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti musealizzati in Calabria

La miniera di grafite di Valle fiorita


«Una scoperta importante, una grande sorpresa che lascia ben sperare per il futuro. Ci credevano da tempo a Vallefiorita, centro in provincia di Catanzaro, ed oggi, dopo tanto tempo, finalmente viene alla luce un'antica miniera di grafite risalente al 1700.

Dopo tanto lavorio... ritorna alla luce dopo circa 300 anni l’antica miniera di grafite di Vallefiorita ...tra le sterpaglie e la fitta vegetazione sono stati rinvenuti i primi segni inequivocabili di quell’antica presenza umana. Una voragine molto profonda, situata in alto sopra quello che era l’ingresso, crollato nel corso del tempo, della miniera e che probabilmente serviva come uno dei possibili collegamenti tra interno ed esterno della miniera.

Più avanti, nei pressi di un ruscello denominato Ferreira i resti di una piccola casa in pietra che molto probabilmente era luogo di deposito degli attrezzi di lavoro e di riposo per gli operai. Le ricerche storiche condotte subito dopo confermano l’esistenza della miniera di grafite e documentano come già nel 1730 in località S. Elia, l’antico nome di Vallefiorita, la grafite veniva estratta in abbondanza.

A seguito di questa scoperta, quindi, a Vallefiorita stanno predisponendo un piano di valorizzazione dell’intera zona e che prevede la realizzazione di un percorso naturalistico e, una volta messi in condizioni di sicurezza, la possibilità di visitare l’antica miniera. Un ulteriore passo in avanti per non dimenticare la propria storia e farla conoscere alle nuove generazioni. E, non per ultimo, riscoprire pezzi di storia che possano innestare processi di sviluppo culturali e in prospettiva economici».

(Il Quotidiano del Sud, 17 agosto 2015 )

La miniera di barite di Mastricarro


Il sito di Mastricarro è stato recuperato dall’Amministrazione Provinciale di Catanzaro come “geosito” nell’ambito del Parco della biodiversità mediterranea e rappresenta un luogo di interesse naturalistico, storico e scientifico.

I vecchi edifici minerari, le vasche di lavaggio e la tramoggia di carico del minerale sono ubicati in prossimità della confluenza tra il torrente Fiumarella e un suo affluente in sinistra orografica.

La stradina sterrata per raggiungere l’area estrattiva che è stata ripulita e attrezzata con staccionate, aree di sosta con panche e tavolini in legno e pannelli esplicativi sull’attività mineraria risale l’affluente di sinistra orografica per poi tornare sopra la tramoggia di carico del minerale e proseguire, risalendo a mezza costa per circa 500 metri, la valle della Fiumarella fino a raggiungere la località “Molino Mastricarro” dove si trovano le discariche della miniera, un antico mulino e gli imbocchi delle vecchie gallerie, scavate direttamente nei bianchi filoni di barite, che affiorano in superficie incassati nelle granodioriti (figg. 2÷5).

Fig. 2 - Immagine aerea dell’area mineraria (Google Earth)

Fig. 4 - Imbocchi di due gallerie chiusi da muri di cemento armato

Fig. 3 - Pannello esplicativo con mappa del percorso

Fig. 5 - Tramoggia di carico del minerale

La lignite di Agnana Calabra


L’Amministrazione Comunale di Agnana Calabra ha promosso diverse iniziative volte alla creazione di un Geo-parco delle Miniere e strutture correlate, che proporrà percorsi a piedi in prossimità dei tunnel minerari, in cui i visitatori potranno osservare gli antichi strumenti dei minatori.

Un’apposita area sarà dedicata all’esposizione di campioni di lignite e a riproduzioni dei fossili di Antracoterio.

Con Determinazione del Servizio Tecnico del Comune di Agnana Calabra n. 63 del 22 aprile 2015 è stato aggiudicato «definitivamente l’appalto dei lavori di "Riqualificazione degli spazi pubblici per il recupero e la valorizzazione delle miniere di Lignite, istituzione del Parco Geo-Archeologico delle Miniere" all’impresa LAVORI FLUVIALI SRL (ausiliata) ... in avvalimento con l’impresa CONSORZIO STABILE APPALTITALIA (ausiliaria)».

Con Decreto Dirigenziale n. 16348 del 28/12/2018 viene confermato l’affidamento di 800,000 € al Comune di Agnana Calabra per il completamento dell’intervento denominato: “Riqualificazione degli spazi pubblici per il recupero e la valorizzazione delle miniere di lignite. Istituzione del Parco Geoarcheologico delle miniere” nell’ambito del POR Calabria FESR 2007/2013.


Il Museo Storico della Miniera di Salgemma di Lungro, conosciuto anche come il Museo del Sale di Lungro, è un'esposizione dedicata alle antiche Miniere di Salgemma del territorio di Lungro (fig. 6), dalle quali è stato estratto salgemma da tempi immemorabili, come testimoniato dal rinvenimento di reperti che collocherebbero l’inizio dello sfruttamento del giacimento salifero a epoche preistoriche.

Inaugurato il 2 giugno 2010 e ospitato nell'antico palazzo nobiliare del dottor Vincenzino Martino, risalente al 1842, il Museo conta nove sale espositive, ognuna delle quali è intitolata alle gallerie più note dell'antica miniera, rappresentando nei dettagli l'antica realtà della miniera, ben documentata mediante pannelli descrittivi e raffigurativi, oltre all'esposizione di oggetti, indumenti, foto, disegni, arnesi da lavoro impiegati all'interno della salina.

Nella sala di ingresso è riportata la frase di Orazio che campeggiava all'ingresso della miniera «Nihil sine magno labore vita dedit mortalibus» (La vita non ha concesso nulla ai mortali senza una grande fatica), mentre, sulla parete sinistra si può leggere la dedica dell'amministrazione comunale ai salinari.

Nelle altre sale sono esposti:

  • 180 disegni, alcuni dei quali rimandano alla prima metà dell'800;

  • oggetti tipici del lavoro del minatore;

  • foto d’epoca di salinari, singoli o in gruppi (fig. 7);

  • mappature di interesse geologico e minerario;

  • antichi stemmi della salina di Lungro;

  • due monumenti in cemento armato che ritraggono i salinari al lavoro;

  • opere pittoriche sui salinari dell'artista Emin Shaqja.


Il Museo ospita anche l'Archivio Storico, in cui è possibile consultare 220 cartelle suddivise per argomenti, parte raccolte in miniera e parte concesse dall'Archivio di Stato di Cosenza, e un'esposizione di oggetti della vita quotidiana degli abitanti di Lungro nei secoli scorsi.

Fig. 6 - Salina di Lungro

Fig. 7 - Foto d’epoca dei minatori della salina di Lungro


Le ferriere borboniche sono una testimonianza rilevante dell'industrializzazione dell’Italia meridionale durante il Regno delle Due Sicilie.

Il bacino minerario delle ferriere, nelle Serre calabresi, ha fornito abbondanza di materie prime già dalla metà del XVII secolo, quando l’attività industriale ebbe una rapida espansione, produttiva e territoriale, grazie agli investimenti tecnologici: pozzi e gallerie di miniere, laverie, fonderie, officine e impianti idraulici, mulini e centrali idroelettriche hanno garantito la produzione di manufatti in ferro a uso civile e militare. L'area estrattiva e gli impianti industriali sono rimasti attivi fino all’Unità nazionale.

Nel 1982 l’Associazione Calabrese Archeologia Industriale (ACAI) ha elaborato un progetto di massima per realizzare l’Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria con l'obiettivo di salvaguardare il patrimonio di risorse forestali, minerali, idrogeologiche, infrastrutturali, paesaggistiche e culturali, il cui insieme costituisce un patrimonio identitario di lungo periodo del territorio delle Serre.

Il progetto, in corso di realizzazione, prevede il recupero e il restauro di una antica bocca di miniera, una centrale idroelettrica del 1913, due mulini idraulici, una antica conceria (ex ferriera Fieramosca), una casa albergo, situati nel comune di Bivongi.

Il progetto prevede il Museo di archeologia industriale e della cultura materiale, un Museo della cultura mineraria, in collaborazione con l'amministrazione comunale di Pazzano.

L’Ecomuseo propone ai visitatori un’offerta integrata: cinque itinerari storici e naturalistici per favorire processi di rigenerazione e di sviluppo del territorio.

Il programma di recupero delle Ferriere borboniche è parte del Piano delle Aree e delle Strutture di Archeologia Industriale, POR Calabria FESR 2007/2013.

L’Ecomuseo delle ferriere e delle fonderie di Calabria e il programma in corso sono uno dei rari casi di valorizzazione di un’area mineraria del Mezzogiorno produttiva in epoca preunitaria e proposto nell'ambito della programmazione regionale. (Aristone-Di Loreto, 2018)

La realizzazione dell’Ecomuseo prevede i seguenti interventi di recupero:

  • “Mulinu do furnu” e ferriera Fieramosca: testimonianze letterarie citano fin dal XIII secolo l'esistenza del mulino, utilizzato per frantumare la galena argentifera estratta dalla vicina miniera, in località denominata appunto "argentera", che poi veniva fuso nell'annesso forno, da cui la denominazione "Mulinu do furnu" (fig. 8).

La vicina ferriera, della quale esistono pochi resti, produceva granate e cannoni per la Regia Corte e fu ceduta nel XVI secolo da Carlo V al proprio scudiero Cesare Fieramosca.

Il mulino sarà adibito a centro informazione per la visita agli itinerari dell'Ecomuseo.

  • Centrale idroelettrica "l'Avvenire", unica superstite delle prime centrali di Calabria, fu realizzata nel 1913 dai cittadini di Bivongi che allo scopo costituirono una S.p.A. I macchinari furono forniti dalla Soc. Moncalvi di Pavia e gli impianti elettrici dalla Ercole Marelli di Milano.

Le due turbine idrauliche, ancora presenti in centrale, sono del tipo "Francis", e fino al 1952, data della sua dismissione, fornirono elettricità ai paesi del circondario.

La centrale diverrà centro di documentazione sulla storia dell'utilizzo dell'energia idraulica.

  • Albergo dei primi del '900, costruito nell'area nella quale era attivo uno stabilimento termale di acque alcalino solforose. Sia lo stabilimento termale che l'annesso albergo furono attivi sino agli anni ‘50 del XX secolo.

L'albergo, fungerà da centro assistenza turistica, fornendo tra l'altro trenta posti letto.

  • Mulino "do Regnante", da poco restaurato, presenta la tipica condotta forzata e secondo il progetto dovrà essere messo in attività a scopo didattico, per mostrare le tecniche molitorie utilizzate in passato.

Il mulino è uno dei pochi superstiti dei 18 attivi nella vallata dello Stilaro, tutti del tipo "greco" o "scandinavo", per la posizione della ruota palmata posta orizzontalmente alle macine (fig. 9).

Di questi, ben 12 vengono citati in alcuni documenti bizantini e segnalano come, insieme all’industria mineraria e siderurgica, l’agricoltura abbia svolto un ruolo importante nella vallata dello Stilaro.

  • Miniera "Garibaldi", sottoposta a restauro ma non percorribile se non per pochi metri, nel cui piazzale saranno esposti pannelli esplicativi delle varie attività estrattive.

La nascita del polo siderurgico calabrese, imperniato sulle ferriere e fonderie dello Stilaro e delle Serre Calabre, si dovette, essenzialmente, alla presenza del più vasto giacimento minerario del Sud Italia, da cui si estraeva la limonite per ottenere ferro e manufatti dalle numerose ferriere del circondario.


È già attivo il Museo di Archeologia industriale e della cultura materiale, unico del genere in tutta la Calabria, che, attraverso i supporti multimediali e audiovisivi di cui è dotato, premette di conoscere le varie realtà culturali e ambientali del territorio dell’Ecomuseo delle ferriere e fonderie di Calabria.

Il museo civico è a Stilo, ospitato in alcuni locali dell'Ex complesso monastico San Giovanni Teresti, risalente al XVII secolo, ora sede comunale.

Il museo è visitabile su richiesta da rivolgere direttamente all’ACAI.

Fig. 8 - Mulinu do furnu

Fig. 9 - Tipologia di mulino nella Valle dello Stilaro