Il SIN Sulcis-Iglesiente-Guspinese

Individuazione e perimetrazione del sito


Con DM 468 del 18 settembre 2001 art. 3, comma 1 lettera c) è individuato come di interesse nazionale (SIN) il sito denominato “Sulcis Iglesiente-Guspinese” (Allegato E, pag. 27), avente la scheda descrittiva contenuta in Allegato F (pagg. 35-36).

Il 12 marzo 2003 con DM del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio viene approvato (art. 1 comma 1) il perimetro provvisorio del SIN indicato in allegato al decreto (fig. 1).

Il SIN così perimetrato occupa una superficie di circa 4,450 km2, di cui 3,532 corrispondente alla somma delle superfici dei 39 comuni compresi all’interno del perimetro individuato (fig. 2), mentre i restanti 920 circa riguardano aree a mare.

Il 1° giugno 2011 con Deliberazione 27/13 la Giunta regionale sarda delibera l’approvazione della “perimetrazione definitiva di dettaglio ai sensi del comma 2 dell’art. 1 del D.M. 12 marzo 2003 di cui all’allegata cartografia (fig. 3), parte integrante e sostanziale della presente deliberazione, riferita al Sito d’interesse Nazionale del Sulcis Iglesiente Guspinese”.

La perimetrazione individuata dalla Regione Sardegna viene recepita il 28 ottobre 2016 con Decreto del Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, in cui “Il perimetro del sito di interesse nazionale di «Sulcis Iglesiente-Guspinese» viene ridefinito così come riportato nella tavola cartografica allegata al presente decreto” (art.1, comma 1, fig. 4).

“Per tutte le aree ricomprese finora nella perimetrazione del sito di interesse nazionale di «Sulcis - Iglesiente - Guspinese›› e non incluse nella perimetrazione di cui all'art. 1, la Regione Autonoma della Sardegna subentra al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare nella titolarità dei relativi procedimenti ai sensi dell’art. 242 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152” (art. 2).

Rispetto alla perimetrazione individuata dalla DGR 27/13 del 2011, in quella definita dal DM 28/10/2016 sono stati esclusi i punti vendita di carburanti e le discariche di rifiuti urbani dismesse monocomunali avulse dal contesto industriale e minerario del SIN.

Con la nuova perimetrazione il SIN occupa una superficie totale di 52,115 ettari, articolata come segue:

  • Aree minerarie = 9,112 ettari

  • Aree industriali = 10,639 ettari

  • Aree a mare = 32,416 ettari

Fig. 2 – Perimetrazione provvisoria del SIN Sulcis- Iglesiente-Guspinese (DM 12/03/2003 art. 1, c1)

Fig. 2 – Comuni all’interno del SIN Sulcis- Iglesiente-Guspinese perimetrato in base al DM 12/03/2003 art. 1, c1

Fig. 3 – Allegato al DGR 27/13 del 1° giugno 2011

Fig. 4 – Nuova perimetrazione del SIN Sulcis-Iglesiente-Guspinese (DM 28/10/2016 art. 1, c1)

Articolazione delle aree minerarie da bonificare

«Le aree minerarie dismesse della Regione Sardegna, tra le più importanti d’Europa per estrazione di metalli, costituiscono un compartimento territoriale di grande rilevo dal punto di vista geologico, paesaggistico, storico e dell’archeologia industriale.

A partire dagli anni ’90 le attività minerarie sono state gradualmente dismesse sia per il progressivo depauperamento delle risorse sia per l’imporsi, sul mercato mondiale, dei prodotti minerari provenienti dai paesi in via di sviluppo, particolarmente competitivi per il basso costo della manodopera; la contropartita dello sviluppo economico legato all’attività estrattiva è di fatto il diffuso stato di compromissione del territorio minerario.

Il recupero e la valorizzazione a fini turistici o produttivi delle aree ex-minerarie è subordinato alla minimizzazione degli effetti della contaminazione connessa con l’attività estrattiva: ciò con l’obiettivo primario di tutela della salute e dell’ambiente.

Un’area mineraria, per le specifiche caratteristiche, si discosta notevolmente da un’area industriale, tipologia sulla quale sono state elaborate le procedure di caratterizzazione e bonifica presenti nella normativa ambientale; in seguito all’attività estrattiva, i residui minerari generati dall’estrazione e/o dal trattamento mineralurgico, suddivisi per tipologia in accumuli di sterili, bacini di decantazione e di flottazione, discariche minerarie e abbancamenti dispersi negli alvei dei fiumi, possono essere dispersi in un’area che può essere ben più grande dell’originaria, anche poiché in passato non era richiesta nessuna tutela dell’ambiente né il ripristino della situazione ambientale precedente alla coltivazione mineraria.

In tale contesto specifico, è dunque necessaria una razionalizzazione dell’approccio agli interventi, con l’obiettivo primo di risolvere le situazioni a maggior rischio e conseguire il massimo risultato ambientale con le risorse a disposizione: ciò implica il ricorso alle migliori tecniche disponibili a costi sostenibili (BATNEEC) nella realizzazione degli interventi ma, ancor prima, l’adozione di scelte strategiche per l’ottenimento degli obiettivi nella gestione dell’inquinamento delle aree vaste.» [1]

A tale scopo, il Piano regionale di Bonifica (PRB), aggiornato al luglio 2018 individua 151 siti [2], di cui 101 [3] sono ubicati all’interno dello storico distretto minerario “Sulcis Iglesiente Guspinese” identificato come SIN, mentre gli altri 50 sono esterni al SIN, in particolare 33 nell’area SE della Sardegna (Sarrabus-Gerrei, in provincia di Cagliari), 6 nella provincia di Nuoro, 4 in quella di Sassari, 1 in Medio Campidano e 6 in altri comuni della provincia [4] di Cagliari.

«L’intensità e l’estensione della contaminazione, unitamente alla complessità della progettazione degli interventi e delle relative fasi di approvazione, non fronteggiabile con mezzi e poteri ordinari, ha portato alla dichiarazione dello stato di emergenza per le aree minerarie dismesse del Sulcis - Iglesiente e del Guspinese, avvenuta con DPCM 21 dicembre 2007. Successivamente, con Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri 15 gennaio 2008 n. 3640, recante ‘Interventi urgenti di protezione civile diretti a fronteggiare i danni determinatisi in conseguenza dell'inquinamento delle aree minerarie dismesse del Sulcis - Iglesiente e del Guspinese della Regione autonoma della Sardegna’ il Presidente della Regione è stato nominato Commissario[5] delegato per l'emergenza con l’obiettivo di provvedere alla realizzazione dei primi interventi urgenti, alla rimozione delle situazioni di pericolo, nonché a fronteggiare i danni conseguenti all'inquinamento.

Contemporaneamente allo svolgimento dell’importante attività di caratterizzazione, distribuita su diverse aree minerarie, il Commissariamento ha sviluppato i modelli tecnici di intervento previsti dall’OPCM e redatto le specifiche Linee Guida, intese dal principio come strumento in divenire nell’approccio alle problematiche di caratterizzazione, analisi di rischio e intervento.»

Tali Linee guida sono state adottate con Ordinanza Commissariale n. 19 del 26 giugno 2010, e in seguito estese a tutto il territorio regionale con DGR 39/30 del 23 settembre 2011.

«Le aree minerarie dislocate sul territorio sardo hanno spesso avuto tra loro stretti contatti, amministrativi o funzionali, legati a diverse esigenze quali, ad esempio, l’ubicazione e l’uso degli impianti di trattamento, la logistica e la proprietà dell’intrapresa. Di conseguenza la caratterizzazione delle miniere dismesse non può prescindere da un’analisi storica puntuale che consenta una corretta perimetrazione dell’area vasta e l’eventuale accorpamento di miniere diverse ma accomunate da: fenomeni di inquinamento, utilizzo comune di importanti infrastrutture minerarie, prossimità territoriale.»

Sono state, quindi, individuate le seguenti 6 “macro-aree”, definite in modo “che raggruppassero le aree minerarie caratterizzate da analoghi problemi ambientali, al fine di individuare possibili soluzioni comuni”:

  1. Macro area Valle del Rio San Giorgio (comprendente 18 aree minerarie)

  2. Macro area Montevecchio Ponente (1 area mineraria vasta)

  3. Macro area Montevecchio Levante (1 area mineraria vasta)

  4. Macro area Barraxiutta (1 aera mineraria)

  5. Macro area Masua (2 aree minerarie)

  6. Macro area Malfidano (2 aree minerarie)

Nelle sotto-pagine vengono succintamente descritte queste macro aree, insieme alle aree minerarie di Orbai e Su Zurfuru, per cui è prevista dall’Accordo di Programma del 2013 la priorità di intervento.

Oltre a queste 27 aree, sono state individuate, come detto, altre 74 aree interne e 50 esterne al SIN, di cui è riportato in allegato [6]l o stato di avanzamento della procedura al luglio 2018.

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[1] Piano regionale di gestione dei rifiuti, Sezione bonifica delle aree inquinate: Relazione di Piano - Allegato alla Deliberazione G.R. 38/34 del 24 luglio 2018. A meno che non sia diversamente indicato, a questo documento fanno riferimento le parti in corsivo in questa pagina e nelle sotto pagine relative alle macro area.

[2] In questo caso si tratta di siti in senso stretto, come luoghi occupati o interessati dai lavori minerari e dai relativi rifiuti, e non come “concessioni”.

[3] Di cui 100 in provincia Sud Sardegna e 1 (la laveria di Assemini) nella cinta metropolitana di Cagliari.

[4] Si usa il termine provincia per uniformità con le altre regioni, anche se per Cagliari e Sassari si dovrebbe parlare di Città metropolitana

[5] La gestione commissariale è terminata il 31 dicembre 2012; successivamente, in data 27/11/2013, è stato stipulato un apposito Accordo di Programma tra il Ministero dell'Ambiente e della tutela del territorio e del mare e la Regione Autonoma della Sardegna, che comprende il "Documento metodologico per le attività di caratterizzazione, la messa in sicurezza di emergenza (nel seguito MISE) e la bonifica nei siti minerari ricadenti all’interno delle aree perimetrate nel SIN".

[6] Nelle tabelle in allegato sono riportate anche le concessioni minerarie registrate nel DB che ricadono in ciascuna area mineraria.

Gerarchizzazione delle aree minerarie in funzione dell’indice di rischio


Secondo il codice ambientale (D.Lgs 152/2006 art. 240, comma 1 lettere e, f) un sito si dice contaminato solo quando risultano superati i valori delle concentrazioni di soglia di rischio (CSR), mentre risulta solo potenzialmente contaminato quando si riscontrano valori di concentrazione superiori ai valori soglia di contaminazione normati (CSC).

Un sito non si considera contaminato quando le concentrazioni misurate nelle matrici ambientali risultano inferiori ai valori di concentrazione di soglia di contaminazione per ciascun inquinante (CSC) oppure, nel caso fossero superiori, queste si rivelino essere inferiori ai relativi valori di concentrazione soglia di rischio (CSR), determinati a seguito dell'analisi di rischio sanitario e ambientale sito-specifica.

Tale analisi, essendo sito-specifica, necessita di indagini di dettaglio legate ad un livello di conoscenza da acquisire che, vista la numerosità dei siti e le limitate risorse economiche, devono essere ottimizzate attraverso una valutazione relativa del rischio, che sia in grado di gerarchizzare i siti, dando la precedenza a quelli che presentano l’indice di rischio maggiore.

Modello di calcolo dell’indice di rischio

Il PRB propone un metodo di analisi di rischio relativo che considera i fattori in tab. 1 con i relativi pesi e punteggi.

Il punteggio totale di rischio per ciascun sito i (PTi) deriverà dalla sommatoria dei prodotti dei pesi e punteggi per ciascun fattore, secondo la relazione (1).

Il punteggio può variare da un minimo PTMIN = 15.75 a un massimo PTMAX = 97.25, che viene normalizzato su scala decimale (0÷10) secondo la relazione (2).

Sulla base di questi punteggi a scala decimale le aree minerarie sono classificate a differente priorità di intervento secondo la scala riportata in tab. 2.

Aree minerarie ad alta priorità

Sulla base della metodologia sopra descritta, sono stati rilevati i valori di indice di rischio delle 149 [7] aree minerarie prese in considerazione, ottenendo un range di valori su scala decimale variabile da un minimo di 2.61 a un massimo di 7.83, con la seguente articolazione in classi di priorità:

  • n° 93 aree in media priorità;

  • n° 28 aree in medio-alta priorità;

  • n° 28 aree in alta priorità, di cui 4 esterne al SIN (in corsivo in tab. 3).

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[7] Più 2 in cui gli interventi risultano conclusi (Baccu Locci e Discariche carbonifere di Serbariu)

Tab. 1 - Fattori oggetto di analisi nella modellazione del rischio

Tab. 2 - Scala di classificazione delle aree potenzialmente inquinate

Tab. 3 - Aree minerarie classificate con alta priorità