Parco minerario dell'Amiata

Parco Nazionale Museo delle miniere dell'Amiata

Con DM del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio del 28 febbraio 2002 (GU 102/2002) è stato istituito il Parco museo delle miniere dell'Amiata, il cui Statuto è stato approvato con DM 24 novembre 2016.

L'allegato A del Decreto Istitutivo individua 27 tra siti e beni costituenti il parco (tab. 1), al cui interno ricadono le 24 miniere censite elencate in tab. 2.

All'interno del Parco sono attualmente visitabili: il Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore, il Villaggio minerario del Siele e le miniere del Cornacchino e di Morone.

Tab 1 - Allegato A: Elenco dei siti e dei beni costituenti il Parco museo delle miniere dell’Amiata.

Tab. 2 - Lista dei siti minerari compresi nel Parco museo delle miniere dell’Amiata

Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore


Il Parco Museo Minerario di Abbadia San Salvatore si pone l’obbiettivo di “approfondire e far conoscere una delle vicende legate allo sviluppo e all'evoluzione delle miniere di mercurio nella zona del Monte Amiata, i cui valori storico e culturale devono essere preservati e messi in evidenza. Un viaggio attraverso le vicende di persone che nella miniera hanno consumato la loro salute, la loro gioventù, la loro vita; attraverso centri urbani e villaggi che hanno cambiato il loro volto, il loro modo di essere; e attraverso comunità che hanno cominciato a pulsare di vita, secondo modelli di comportamento, di mentalità mai conosciute prima. Ma soprattutto, attraverso la storia della miniera che, ricollegandosi ad un’antica consuetudine di convivenza con il cinabro e con il mercurio, ha costituito il ponte verso la modernità, con tutti i fasti e le difficoltà che questa parola evoca nel momento in cui è divenuta industria”.


Il Parco di Abbadia si articola nei seguenti siti:

  • Torre dell’Orologio: ospita dal 2001 il museo documentario e l’archivio della Società Monte Amiata, in uno spazio che originariamente faceva parte degli edifici che contenevano i forni Cermak-Spirek, costruiti nel 1898 su progetto dell’ingegner boemo Vincenzo Spirek.

La struttura attuale (fig. 1), bonificata, corrisponde all’ingresso della fabbrica e ospita 5 sale in cui sono illustrati:

- la geologia della miniera (sala 1);

- il rapporto tra Abbadia e il mercurio, dal Neolitico all’età moderna (sala 2);

- la storia della miniera di Abbadia (sala 3);

- il ciclo produttivo, articolato tra attività di estrazione nel sottosuolo, in cui vennero scavate 36 km di gallerie fino alla profondità di 400 m, e trattamento del minerale nell’impianto metallurgico in superficie (sala 4);

- la salute, la vita quotidiana e le lotte dei lavoratori (sala 5).

  • Museo multimediale - I luoghi del mercurio: inaugurato ufficialmente il 12 novembre 2016, questo allestimento multimediale, organizzato negli spazi dell’ex Officina Meccanica, rappresenta un luogo delle emozioni e delle suggestioni che volutamente prosegue il museo documentale della Torre dell’Orologio.

Viene simulato un percorso che va dal mito del dio Mercurio, messaggero degli Dei e protettore dei commerci, alla realtà geologica e materica del mercurio, fissato nella roccia cinabrica e liberato dalla metallurgia in forma di liquido inafferrabile, ai luoghi più significativi di Abbadia e del Monte Amiata, fino alla vita dura e pericolosa dei minatori, rappresentata nell’ultima sala (fig. 2) dove sono esposti macchinari e attrezzi che rimandano ai processi di lavorazione della miniera.

Inoltre, aprendo gli armadietti posti ai lati della sala è possibile ripercorrere, attraverso audio, video e oggetti originali (indumenti, strumenti di lavoro, portafortuna...), “le vicende personali di alcuni minatori legati ai temi della fatica, del pericolo, del disagio ma anche della solidarietà e della lotta per i diritti: una memoria che da intima si fa plurale e che diventa quindi non più singola ma bensì espressione di un’intera comunità”.

  • Galleria VII: al termine della visita al museo multimediale è possibile salire su un trenino dei minatori e percorrere 250 metri nella galleria, dove sono ricostruite alcune ambientazioni di lavoro corredate di utensili e macchinari, oltre ai fronti di escavazione.

“Il percorso approfondisce alcun momenti particolarmente significativi del lavoro di miniera, come i fronti di escavazione con terreni contenenti cinabro e l’arrivo dei carrelli alla bocca del pozzo, e illustra l’evoluzione dei sistemi di lavoro, a partire dagli anni ’20 fino ad arrivare agli anni ’70 del Novecento, entro un’atmosfera suggestiva di suoni e di odori”.

In particolare, sono stati ricostruiti 6 momenti del lavoro del minatore relativi a diversi periodi e attività:

- due minatori al boccapozzo: uno comunica con l’arganista, l’altro tira fuori dalla gabbia un carrello vuoto (anno 1965);

- due minatori al lavoro sul fronte di scavo di una galleria (anno 1919);

- minatore con pala meccanica sul binario (fig. 3) al lavoro sul fronte di scavo di una galleria (anno 1952);

- minatore con autopala su gomme (Atlas300 ad aria compressa) sul fronte di scavo (anno 1972);

- minatore e macchina Alimak, costituita da una gabbia che si arrampica su una guida per lo scavo di un fornello verticale (anno 1970);

- capiservizio in riunione (fig. 4) per confrontare i piani di lavoro preparati negli uffici di progettazione con la reale situazione della miniera.


All’esterno sono previsti, inoltre, 4 percorsi di visita:

  • Percorso “Mercurio”, che si articola tra le strutture dedicate alla lavorazione e produzione del mercurio: essiccatoi vecchi e nuovi, forni Gould e relative torri di condensazione, forno Nesa con relativa torre di condensazione.

  • Percorso “Minatore”, articolato in 10 tappe in corrispondenza delle strutture minerarie esterne: pozzi Mafalda e Garibaldi, con relativi argani; mostra dei mezzi meccanici di miniera; galleria di ricerca Sud; vibrovaglio; spogliatori; uffici della miniera.

  • Percorso “Direttore”: dedicato ai servizi di supporto all’attività estrattiva e di trasformazione. In particolare si possono vedere i magazzini, le stalle, la mensa dei minatori, la fabbrica del cinabro e la Villa del Direttore.

Quest’ultima, costruita tra 1899 e 1902 su progetto dell’Arch. Wihelm Manchot di Francoforte sul Reno e con lavori diretti dall’Arch. Hans Fucts di Stoccarda. Conteneva gli uffici e l’abitazione del Direttore e, all’ultimo piano, la foresteria per ospitare dirigenti e amministratori tedeschi in visita alla miniera. Adiacente alla villa furono realizzate la scuderia, a servizio del Direttore, l’edificio adibito a laboratorio chimico e l’abitazione dei collaboratori domestici della famiglia del Direttore.

  • Percorso “Archeologia”, alla scoperta di ciò che circonda l’area mineraria e che si snoda tra i sentieri del pozzo Garibaldi. Si articola in 6 tappe: Laghetto di Gorone, Galleria VII, Acqua Passante, Catarcione, Grotta dell’Arciere, Fonte Magria.

Fig. 1 - Torre dell’Orologio, sede del museo minerario e dell’archivio della Società Monte Amiata

Fig. 2 - Una sala del museo multimediale con gli armadietti dei minatori

Fig. 3 - Galleria VII (Foto di Michele Ruffaldi Santori)

Fig. 4 - Capiservizio in riunione


Villaggio minerario del Siele


Il Siele (fig.5) «ha mantenuto a lungo i caratteri di un vero e proprio villaggio minerario con il palazzo della direzione, i manufatti e gli impianti industriali funzionali alla estrazione, lavorazione e distillazione del cinabro, le abitazioni dei tecnici e dei dirigenti, una piccola scuola primaria, la cappella, lo spaccio, un’infermeria, le docce e gli altri edifici utili all’attività mineraria e alla vita delle famiglie dei tecnici che lo hanno abitato».

Dell’antico sito di fine XIX secolo (figg. 6a e 6b) rimangono oggi solo alcune tracce significative, poiché nei circa 130 anni di storia il villaggio ha conosciuto pesanti rimaneggiamenti per far posto a nuovi e sempre più funzionali opifici con impianti di distillazione, i forni Pacific (fig. 7), più moderni e produttivi dei vecchi forni Spirek.

Ciò che si conserva intatto è l’emozione suscitata da questo vecchio villaggio minerario in cui, tra gli edifici recuperati, oltre l’intrigo inquietante dei tubi e delle torri dei forni Pacific, si possono osservare le abitazioni dei tecnici e dei dirigenti ormai in abbandono, mentre desta meraviglia la breve teoria degli stabili rosso cinabro restaurati, con la chiesetta e i locali dei futuri archivi e delle sale multimediali che s’incontrano sulla destra del viale d’ingresso (fig. 8).

In alto, a sinistra del cancello, domina l’austera villa padronale che fu dei Rosselli (fig. 9) e in fondo al grande spiazzo, sempre a sinistra, si apre il tunnel, lungo circa 3,000 metri, della galleria Emilia, costruita dal 1914 al 1917, poi rifatta dal 1959 al 1963, per congiungere il villaggio del Siele alla miniera delle Solforate.

Si trattava della più importante galleria di carreggio, attrezzata con un binario a scartamento ridotto per il passaggio del trenino che portava il minerale estratto dalla miniera allo stabilimento metallurgico del Siele e il legname per le armature dei vuoti minerari in senso inverso. La galleria Emilia è stata messa in sicurezza, ristrutturata e aperta ai visitatori nel 2010 (fig. 10) per il suo primo tratto (fig. 11), di circa 250 m, fino al pozzo Raffaello, uno dei più profondi della miniera (350 m).

Fig. 5– Immagine da satellite del villaggio minerario del Siele (Fonte GoogleEarth)

Fig. 6a - Ingresso al villaggio minerario del Siele

Fig. 6b - Mappa del Siele nel 1900, da pannello all’ingresso del villaggio (novembre 2016)

Fig. 7 - Forni Pacific (novembre 2016)

Fig. 8 - Gli edifici restaurati, con al centro la chiesetta (Novembre 2016)

Fig. 9 - Villa Rosselli (Novembre 2016)

Fig. 10 - Targa commemorativa all’imbocco della galleria Emilia

Fig. 11 - Galleria Emilia ristrutturata (Novembre 2016)