Le miniere di barite di Primaluna

Cenni giacimentologici e storici

Si tratta di 6 concessioni (Ruola Faedo, Faidallo, Sassi Rossi, Calumerino, Piantelli e Valle di Baredo) posizionate sul versante delle Grigne che guarda la Valsassina, a circa 10 km in linea d’aria dal ramo lecchese (orientale) del lago di Como (fig. 1).

Le prime tre, concessionate al Comune di Primaluna, sono state raggruppate, con DD del 4 aprile 1978 (GU 192/1978) in un’unica concessione (Ruola Faedo-Faidallo-Sassi Rossi) sempre affidata al Comune.

Le mineralizzazioni, di tipo filoniano e concentrate al contatto tettonico tra basamento metamorfico e successione permiana (Verrucano lombardo), sono legate alle vene idrotermali, sub verticali e orientate approssimativamente a NW-SE, sub-parallele all'asse della Valsassina, lungo il suo fianco SO. L'attività idrotermale viene interpretata come correlata alle ultime fasi degli eventi magmatici da Carbonifero a Permiano, molto probabilmente in associazione con l'intrusione del complesso granodioritico della Val Biandino (Permiano inferiore, ca. 300 Ma).

Il filone mineralizzato di Primaluna, come detto quasi verticale e con immersione NE, si sviluppa per circa 1500 m in direzione, per uno sviluppo verticale di alcune centinaia di metri e uno spessore variabile tra 1 a 10 metri.

Affiorante a tratti in superficie tra le località Val Cugnoletta, Faidallo, Piccadonga e Canale Vallori, la barite nell’area era conosciuta da secoli con il nome piombino per il suo peso elevato.

Questo minerale bianco e dalla lucentezza perlacea trovò una serie d’importanti applicazioni industriali: da subito nella fabbricazione della carta, nella lavorazione delle stoffe, come fondente per vetro e smalto, come pigmento e come additivo per la crosta dei formaggi, quest’ultima pratica vietata dal 1917; più tardi, nel XX secolo, per frizioni di veicoli, rivestimenti anti-corrosione, materie plastiche, fanghi per trivellazioni petrolifere e nei cementi anti radiazioni atomiche.


Il primo giacimento ad essere sfruttato per “la fabbricazione della biacca ad uso di Germania” fu nel 1837 quello della Val Cugnoletta. Si trattava, però, ancora di attività di tipo artigianale e si dovette arrivare alle soglie del nuovo secolo perché la speranza di scoprire in Valsassina giacimenti economicamente significativi cominciasse ad avverarsi:

  • nel 1897 due avventurosi valsassinesi, Carlo Brizzolari e Cirillo Artusi, reduci dalla California, indussero l’ing. Bernardino Nogara di Bellano, allora impiegato presso “The Brescia Mining and Metallurgical Company Limited” con sede a Glasgow, a costituire una società mineraria, con sede anch’essa nella città scozzese e agenzia a Introbio chiamata la “The Camisolo Mine Limited”, per la coltivazione del giacimento di Camisolo, dalla cui galena si estraeva piombo con tenore dal 57% al 65% e argento in quantità variabile tra 450 e 530 gr/ton. Dopo un’iniziale attività estrattiva concentrata sul minerale piombo-argentifero senza grande successo, anche la Camisolo sfruttò le vene di barite presenti nel giacimento stesso;

  • nel 1900 la Cugnasca-Baggioli & Co. chiedeva l’autorizzazione alla costruzione di uno stabilimento per la lavorazione della barite sito a Calolzio, trasformandosi in quello stesso anno in società per azioni e prendendo successivamente il nome di “Sali di bario ed altri concimi chimici” di proprietà della famiglia De Ponti di Milano;

  • a inizio XX secolo nelle miniere di Primaluna lavoravano, oltre alla Cugnasca, la Ditta Silva e la Camisolo dell’Ingegner Martelli, che aveva sostituito il Nogara. A queste si aggiunsero negli anni altre Società, quali: la Carlo Brizzolari & Co., le Cartiere Cima, la SALBAR di Lecco, la Tomaso Invernizzi, la Società Mineraria Sigma, la Società Sali di Bario di Calolzio, la Samin Bario SpA e la Società Mineraria Baritina di Brescia, che estrasse tra il 1987 e il 2012 circa 130,000 ton con tenore dell’80%.


Le Relazioni del Servizio Minerario tra il 1927 e il 1968 riportano le quantità estratte solo per 29 anni sui 42 totali, con valori che variano dal massimo di 18,000 ton nel 1927 al minimo di 1,982 ton nel 1966, per una produzione totale di poco meno di 243,000 tonnellate. Mediamente la produzione annuale nei 29 anni di cui si conoscono i dati è stata pari a 8,378 ton, ma se si considerano i periodi senza dati come anni di sostanziale inattività la media sarebbe stata invece di 5,785 ton/a. Di questa barite solo il 35% era di prima qualità, il resto di seconda o terza essendo più o meno contaminata da solfuri.

Fig. 1 - Localizzazione dell'area delle miniere di barite di Primaluna (da GoogleEarth)

Fig. 2 - Manifesto d’asta per la concessione Ruola Faedo nel 1947

Riguardo ai concessionari delle miniere di barite, occorre sottolineare come questi fossero i Comuni stessi, che erano proprietari dell’aree dove erano localizzate le mineralizzazioni. I comuni versavano allo stato il poco denaro necessario per mantenere attiva la concessione e con un’asta pubblica assegnavano l’affitto della gestione dello sfruttamento del giacimento (fig. 2).

Attualmente le miniere di barite di Primaluna fanno parte del Parco Minerario Cortabbio di Primaluna e sono visitabili.