Recupero museale in Piemonte

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Legge regionale 14 marzo 1995 n. 31 e s.m.i. “Istituzione di Ecomusei del Piemonte”

Pur non riferendosi direttamente ai siti minerari la LR 31/95, modificata con LR 23/98, è alla base della costituzione di Ecomusei regionali per il recupero e la musealizzazione di siti minerari abbandonati.

Essa prevede che la Regione promuova “l’istituzione di Ecomusei sul proprio territorio allo scopo di ricostruire, testimoniare e valorizzare la memoria storica, la vita, la cultura materiale, le relazioni fra ambiente naturale ed ambiente antropizzato, le tradizioni, le attività ed il modo in cui l'insediamento tradizionale ha caratterizzato la formazione e l’evoluzione del paesaggio.” (Art. 1 comma 1).

Per fare ciò “organizza aree di dimensioni e caratteristiche adeguate e provvede ad attrezzarle, a restaurarle, a recuperare fabbricati ed attrezzature ed a raccogliere documentazione adeguata” (Art. 1 comma 2) alle seguenti finalità (Art. 1 comma 3):

a) la conservazione ed il restauro di ambienti di vita tradizionali delle aree prescelte... ;

b) la valorizzazione, nelle aree prescelte, di abitazioni o fabbricati caratteristici, di mobili e attrezzi, di strumenti di lavoro... ;

c) la ricostruzione di ambiti di vita e di lavoro tradizionali... ;

d) la predisposizione di percorsi nel paesaggio e nell'ambiente... ;

e) il coinvolgimento attivo delle comunità, delle istituzioni culturali e scolastiche e delle strutture associative locali;

f) la promozione ed il sostegno delle attività di ricerca scientifica e didattico-educative relative alla storia ed alle tradizioni locali.

Ogni anno la Giunta regionale propone “il programma di istituzione degli Ecomusei, predisposto sulla base di indicazioni provenienti da Enti locali, associazioni culturali ed ambientaliste, istituti universitari ed istituti specializzati...” (Art. 2 comma 1).

“Gli Ecomusei sono istituiti con deliberazione del Consiglio Regionale che ne affida la gestione, sulla base di un progetto redatto dal Comitato scientifico...

a) agli Enti di gestione delle aree protette regionali territorialmente interessate o limitrofe;

b) alle Province territorialmente interessate per gli Ecomusei di livello provinciale o sub provinciale;

c) alle associazioni appositamente costituite.” (Art. 2 comma 2).

“Per la gestione degli Ecomusei la Giunta Regionale promuove accordi di programma con il Ministero dell'ambiente, con il Ministero dei beni culturali, con gli Enti di gestione di aree protette, con le Province ed i Comuni interessati, nonché con soggetti privati: ogni accordo di programma definisce sulla base di uno studio di fattibilità dell'Ecomuseo, i compiti di ogni partecipante e le risorse materiali e finanziarie da apportare.” (Art. 2 comma 4)

Il Comitato scientifico nominato dalla Giunta Regionale (Art. 3 comma 1) “è composto da tre membri indicati dall'Università degli Studi di Torino e tre membri indicati dal Politecnico di Torino ed è presieduto dall'Assessore competente in materia di territorio: le funzioni di segretario sono affidate ad un dirigente dell'assessorato competente.” (Art. 3 comma 2); tale composizione “è formalizzata con decreto del Presidente della Giunta Regionale.” (Art. 3 comma 3)

Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti musealizzati in Piemonte

Rimandando la descrizione e gli approfondimenti di tali siti al pdf scaricabile, nel seguito ne sono descritti in sintesi i principali.

Le miniere di marna da cemento del Monferrato


Sette Comuni del Monferrato Casalese (Camino, Casale Monferrato, Coniolo, Morano sul Po, Ozzano Monferrato, Pontestura, San Giorgio Monferrato, Trino) si sono riuniti nell’Associazione senza scopo di lucro “Il Cemento nell’identità del Monferrato Casalese”, per la conoscenza, la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio di tutti i beni inerenti alla locale industria dei leganti (cemento e calce).

Da Statuto l’Associazione ha il fine di «promuovere, coordinare e svolgere attività di ricerca fondate sull’apporto di diverse competenze disciplinari, con l’obiettivo di analizzare il patrimonio dell’industria dei leganti del Monferrato Casalese nelle sue molteplici connessioni con il sistema dei beni culturali ed ambientali e con la cultura del lavoro in una prospettiva di lungo periodo, privilegiando gli studi i cui contenuti scientifico-culturali aiutino a definire criteri e procedure di intervento finalizzati alla conservazione e valorizzazione dei detti beni mobili ed immobili e della memoria industriale anche in funzione della riproduzione e del rinnovamento dell’identità territoriale».

L’Associazione, nata il 22 Aprile 2006 con «l’obiettivo di creare una stretta collaborazione tra entità diverse - singoli cittadini, aziende, comuni, università - su un progetto comune di grande contenuto storico e culturale, fortemente voluto da tutti gli attori e legato alla valorizzazione del territorio a cui gli attori stessi appartengono», ha elaborato e lavorato alla realizzazione dei seguenti progetti:

  • Il Patrimonio minerario in scatola (Heritage in a box): nel 2018 l’Associazione ha partecipato al Bando “Luoghi delle Cultura” della Compagnia di San Paolo con la proposta culturale “Heritage in a box: Storytelling ed Esperienze virtuali nel patrimonio industriale e del Monferrato Casalese“.

Il progetto prevede la realizzazione di un centro di interpretazione del patrimonio della industria del cemento e della calce del Monferrato casalese in grado di promuovere a livello locale ed extralocale il Museo Etnografico di Coniolo e integrare e aggiornare con le nuove tecnologie la sua proposta culturale, offrendo ad abitanti e turisti un’esperienza immersiva ed emozionale del patrimonio industriale locale.

Il centro di interpretazione è costituito da un “box”, scatola attrezzata per poter offrire le esperienze multimediali, da collocare nei pressi dell’Arco di Morano sul Po, caratteristica struttura in cemento armato che proteggeva la sottostante strada statale dalla caduta di materiale dalla teleferica che trasportava la marna dalle colline di Coniolo allo stabilimento di lavorazione di Morano (fig. 2).

  • Il Parco Tecnologico del Cemento: Casale Monferrato è stata la prima città italiana che ha dato vita e sviluppo alla produzione industriale del cemento, grazie alla ricchezza e alla qualità delle marne monferrine idonee alla fabbricazione del cemento naturale senza l'aggiunta di correttivi.

Dalla fine dell’800 il territorio fu, quindi, interessato da una grande industria estrattiva che per lungo tempo ha fatto di Casale Monferrato la capitale nazionale della calce e del cemento.

Il panorama economico e sociale subì grandi trasformazioni per la nascita di impianti industriali imponenti di cui restano tuttora significative testimonianze in grado di far prendere coscienza della vita e delle attività di allora. Il tesoro del sottosuolo generò grandi ricchezze ma nello stesso tempo grandi sofferenze: nacque la figura del “cavatore”, protagonista del duro lavoro in miniera, un ambiente insalubre e ostile, tra nicchie e cunicoli, in fondo ai pozzoni e in galleria.

All’interno del territorio sono stati individuati 80 siti di interesse storico, industriale e minerario la cui ubicazione è mostrata nel pieghevole che ne descrive i tratti essenziali.

  • Percorso “Il mondo delle miniere nel Monferrato casalese” fra Ozzano Monferrato e Coniolo, inaugurato il 25 settembre 2011 durante la “Giornata del Patrimonio” e che comprende:

    • Area fluviale di Coniolo, in cui rimangono testimonianze delle molte teleferiche per il trasporto della marna dalle miniere di Coniolo alle fornaci di Morano;

    • Museo Etnografico “Coniolo, il paese che visse due volte”, aderente alla Rete nazionale dei parchi e musei minerari (ReMi), nei cui locali presso il Palazzo del Municipio si descrive la drammatica vicenda di inizio XX secolo, quando il Borgo di Coniolo Basso Antico, i cui resti sono raggiungibili con la Strada Comunale del Porto Vecchio, fu interessato dal crollo che tra il 1905 ed il 1920 portò alla scomparsa di 84 case, della chiesa parrocchiale di Sant’Eusebio e del castello dei Marchesi Fassati;

    • la zona fra Quarti e Ozzano, che rappresenta una delle aree geologicamente più importanti per la presenza di cospicui banchi di marna da cemento;

    • la galleria Verro e il Pozzone Cavallera, parti essenziali della omonima miniera;

    • l’Officina di macinazione, costruita nel 1888 dalla Società Italiana Cementi di Bergamo (oggi Italcementi) per il trattamento del clinker prodotto nelle fornaci di Regione Rollini di Ozzano;

    • i Pozzone Pelizza ed Ecola, al servizio delle miniere Laurenta e Biandrà-Ecola, rispettivamente;


Fig. 2 - Arco di Morano sul Po: a) ai tempi delle miniere; b) nel 2019; c) rendering di progetto

Fig. 3 - Cementeria ex Milanese & Azzi

    • i piloni e il ponte di protezione di Rolasco costruiti nel 1937, porzioni della teleferica di 4 km che collegava le miniere di Ponte Rizza e la Miniera Claretta all’opificio Milanese & Azzi di Ozzano;

    • la Valle di Fontanola, che rappresenta un “compendio storico” della zona di archeologia industriale ozzanese, nel cui paesaggio svettano le ciminiere degli Stabilimenti ex Milanese & Azzi, Marchino e il Pozzone Cavallera;

    • la cementeria di Regione Fontanola a Ozzano, costruita dai Fratelli Sosso fra il 1886 e il 1887;

    • la cementeria ex Milanese & Azzi, ora di proprietà della Società Italcementi, nata su precedenti insediamenti per la produzione della calce idraulica, in cui i sei forni verticali da cemento sistema Dietsch ne sono la parte più eclatante (fig. 3).


La miniera di Traversella


Nel 1998 l’Amministrazione comunale di Traversella ha intrapreso il recupero della miniera al fine di creare nuove prospettive e opportunità di lavoro per la collettività del paese.

Con tali obiettivi è nato dapprima il progetto del Geoparco della Miniera di Traversella , che ha realizzato la ristrutturazione di gran parte degli edifici della miniera e il recupero delle opere minerarie esterne, dando nuova vitalità all’intera area mineraria.

Successivamente è stata proposta l’idea di realizzare l‛ecomuseo Il Ferro e la Diorite , un progetto che prevede la creazione di altri siti da adibirsi ad usi culturali e turistici presso il Centro Minerario di Cultura , nel complesso di edifici già sede degli Uffici della Miniera e dell'Opificio delle Laverie del minerale, ove sorgeranno l'Esposizione Permanente della Pietra Diorite di Traversella, una Sala Congressi Polivalente, il Museo dei Macchinari e della Filiera del Ferro, una cucina, una sala mensa, uffici ed una foresteria con 25 posti letto.

Di questo progetto il Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella, allestito a cura del Gruppo mineralogico Valchiusella, costituisce il primo significativo passo, che insieme al Geoparco porterà alla realizzazione del Centro Minerario di Cultura. che al suo completamento sarà articolato in:

  • Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella, presso il silo di frantumazione, che comprende le sezioni: mineralogia, petrografia, giacimentologia, tecnica mineraria e metallurgia;

  • Museo dei Macchinari e della Filiera del ferro, collocato nel fabbricato di macinazione, che illustrerà i cicli di lavorazione del ferro e della sua filiera produttiva;

  • Geoparco minerario, che comprende un itinerario didattico lungo i camminamenti dei minatori che conducono ai diversi accessi delle gallerie;

  • Sala espositiva della pietra, nell'opificio Laverie, destinata a ospitare l'esposizione dei prodotti ricavati dalla diorite e promossi dall'Agenzia della Pietra;

  • Struttura di accoglienza, nel fabbricato dell'ex direzione, con gli uffici del Centro, la cucina, il refettorio due sale didattiche e le camere della foresteria per i soggiorni studio;

  • Sala congressi di 200 m2 ;

  • Archivio storico e tecnico delle miniere e Mostra permanente "Le miniere dei Baduj di Traversella", entrambi collocati a Casa Ruella, nel centro abitato.

A fine 2019 risultano realizzati:

  • Il Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella (fig. 4) ospitato in un edificio industriale del sito minerario denominato "silos di frantumazione", circondato da un ambiente particolarmente selvaggio con una vegetazione spontanea che piano piano sta prendendo il sopravvento sui terreni sfruttati per secoli dall'industria mineraria, con gli ingressi delle gallerie che si affacciano sulla strada e sul sentiero.

Nel Museo sono presenti reperti di minerali e rocce, attrezzature utilizzate nelle miniere e pannelli esplicativi, che raccontano la storia geologica, mineraria e umana dell'area.

Una sala è interamente dedicata alla proiezione di documentari e filmati.

Il Museo ospita la più grande e completa collezione di minerali provenienti dal sito minerario di Traversella, famoso per la grande varietà di specie mineralogiche (calcite, dolomite, magnesite, magnetite, galena, pirite, quarzo, scheelite e ametista).

Sono esposti campioni di rara bellezza e prestigio quali l'ametista (fig. 5) e l'argento.

La collezione del Museo è esposta inoltre virtualmente in Una Vetrina per minerali e rocce.

  • Il Geoparco della miniera di Traversella, dove le zone d'estrazione, i piazzali e le discariche ancora ricche di minerali in superficie, collegate in quota da una mulattiera lastricata unica nel suo genere, si susseguono rendendo il sito particolarmente attraente sia per le peculiarità scientifiche sia per quelle ambientali.

Il sentiero didattico (fig. 6), lungo 3 km, copre una superficie di circa 5 ettari che comprende le zone minerarie più significative del sito: Riondello a S, Bertolino a O e Castiglione a N.

Partendo dal fabbricato d'accoglienza presso il piazzale Bracco-Giorgio (890 m), risale alcune rampe di scale in diorite e, dopo aver incrociato il carreggiamento che proviene dalla galleria Ferriere, arriva alla zona denominata "polveriera", dove sono ubicati i fabbricati di deposito esplosivi e la guardiola.

Proseguendo, a quota 955 si accede al caratteristico deposito detonatori; si sale ancora e, dopo aver attraversato un giovane bosco, si arriva alla “stra d'Vii”, una mulattiera lastricata utilizzata da tempi remoti per la transumanza delle mandrie del paese di Vico verso gli alpeggi Avranco, Cima e Viasca.

Nei pressi dell'attraversamento del rio Las una breve deviazione permette di raggiungere l'area attrezzata Cavette, ricavata dai piazzali di vecchie cave di estrazione di diorite degli anni '30 del secolo scorso.

Il percorso prosegue in piano sino all'incrocio con la strada carrozzabile che conduce alle cave di diorite attive.

Si scende lungo questa strada e si giunge alla piazzola della sorgente Cassiun, captata all'uscita di una galleria della zona Castiglione a N, dove si possono osservare alcuni imbocchi di gallerie di tipologia antica.

Dopo avere superato alcune strutture adibite alla lavorazione della pietra, si raggiunge il piazzale Bracco-Giorgio dove a conclusione dell'itinerario si può visitare la Galleria di servizio del Pozzo (fig. 7), denominata "Bracco-Giorgio D", costruita negli anni '50, lunga 120 metri, dotata di sala macchine e montacarico, dove transitavano tutti i vagoni di minerale caricati ai livelli intermedi delle sottostanti gallerie, che raggiungevano i 114 metri di profondità.

In questa galleria, oltre a tutti i macchinari originali dell'impianto, sono esposti, a cura del Gruppo Mineralogico della Valchiusella, materiali e attrezzature del lavoro in miniera.

Fig. 4 – Interno del Museo Mineralogico e delle Attrezzature della miniera di Traversella

Fig. 5 – Manifesto che pubblicizza una mostra dedicata alle ametiste di Traversella

Fig. 6 - Mappa del Geoparco di Traversella

Fig. 7 - Ingresso della Galleria Bracco-Giorgio D

Le miniere di Brosso


Il recupero a fini museali dell'area del torrente Assa e, più in generale, le attività per la valorizzazione del patrimonio minerario di Brosso sono oggetto di diverse azioni che vedono coinvolti il Comune di Brosso, l'Azienda turistica locale del Canavese e Valli di Lanzo, la Comunità Montana Valchiusella, la Provincia di Torino, la Regione Piemonte e l'Unione europea.

Le attività in parte già realizzate e in parte in corso d'attuazione, sono rivolte ai seguenti obiettivi:

  • Ripristino della strada delle Vote

  • Recupero della cappella di San Rocco come sede del futuro Museo mineralogico

  • Ristrutturazione dei diversi manufatti dislocati lungo la strada delle Vote

  • Acquisto dei manufatti dei siti metallurgici e loro ripristino

  • Attività di promozione turistica

  • Studi e ricerche sulla storia mineraria e sociale della comunità di Brosso


Attualmente è stato predisposto un itinerario archeologico e una mostra mineralogica visitabili con guida a marzo-aprile e ottobre-novembre.

In fig. 8 è riportata la mappa del percorso di visita alle miniere di Brosso, che parte dalla chiesetta di San Rocco, punto d’inizio della strada delle Vote, l'antico sentiero che percorre la valle del torrente Assa, da Brosso sino a Calea.

Dopo le prime curve si incontra un pilone votivo, dove è possibile vedere tracce dei dipinti originari che, come altri affreschi della zona, sono stati realizzati con colori locali, in particolare il rosso e il blu.

Dopo aver attraversato il torrente si lascia il tracciato principale, si svolta a sinistra e si raggiunge il primo forno d'arrostimento, datato 1517.

Si ritorna nei pressi del ponte e si riprende il sentiero, scendendo a valle, tra tracce evidenti dell'intensa attività mineraria e metallurgica dei secoli passati: scorie, veri e propri pezzi di ferro, altri semi-trasformati, rocce con filoni di ematite e una costante colorazione della terra tra il rosso e il giallo, tipica dei solfuri.


La strada collega, infatti, i diversi siti produttivi e le relative infrastrutture (fucine), localizzate nei pressi del torrente e collegate con un vero e proprio sistema di sfruttamento dell'acqua costituito da laghi e canali d'alimentazione.

Alcune sono visitabili, come la fucina Ubertino che conserva al suo interno le pietre che facevano da perno ai piantamenti dei magli che riportano l'iscrizione “1774 Michele Ubertino”.

Si ritorna sulla strada principale per arrivare a una zona con numerose fornaci e un lago sostenuto da un'alta muratura.

Proseguendo, il percorso incrocia un binario della decauville, seguendo il quale si arriva alla Galleria delle Fortune, all'edificio della mensa e a quello utilizzato come spogliatoio (al piano terra) e come ufficio (al piano superiore).

Tornati sulla strada principale e seguendo di nuovo la decauville si svolta a sinistra, verso monte, per raggiungere tramite mulattiera la zona Bore, quella parte di valle che ospitò, tra Ottocento e Novecento, parte del complesso produttivo della famiglia Sclopis, dove si trovano il piano inclinato [1], gli imbocchi di numerose gallerie, canali di scarico, edifici di servizio e il palazzo Sclopis, costruito sui resti della fabbrica del vetriolo di Bore e distrutto durante la seconda guerra mondiale.

L'itinerario si conclude percorrendo la montagna a mezza costa e ritornando sulla strada delle Vote.


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[1] Lungo 450 m, era destinato a inviare a valle, mediante carrelli su binari, il materiale scavato.

Fig. 8 - Mappa dell’itinerario di visita alle miniere di Brosso

Il progetto di recupero della miniera di amianto di San Vittore


Il Piano di sviluppo dell'area mineraria di San Vittore, intervenendo direttamente sul sito di bonifica e coinvolgendo, al tempo stesso, l’intero ambito territoriale della Comunità Montana delle Valli di Lanzo, Ceronda e Casternone, ha come obiettivo la costituzione di un geosito minerario all’interno di un più ampio Parco geo-minerario territoriale, in cui la dimensione ecomuseale dovrà testimoniare le trasformazioni del territorio e del paesaggio durante l’intero sviluppo dell’industria mineraria e studiare il ruolo di coesione sociale che ha svolto l’Amiantifera di Balangero.

Nel 2010, a seguito di un contributo finanziario erogato dalla Regione Piemonte [2], la R.S.A. ha bandito il Concorso d’idee per la riqualificazione del sito, al fine di raccogliere proposte per lo sviluppo progettuale degli interventi, secondo una filosofia di fondo volta a mantenere gli obiettivi e le finalità generali di seguito sintetizzate:

  • preservare la struttura architettonica dell’area;

  • conciliare l’esigenza di riqualificazione e sviluppo con le caratteristiche assai diversificate, dal punto di vista geomorfologico, idrogeologico e di copertura vegetale, del territorio interessato, tenendo conto dei limiti di sicurezza imposti dalla presenza, non eliminabile, delle imponenti discariche di materiale lapideo, non restituibili alla fruizione pubblica e da recuperare in termini di adeguato ripristino della copertura vegetale e di individuazione di biotopi idonei al ripopolamento di fauna selvatica;

  • l’area della ex cava mineraria, la palazzina storica “Primo Levi”, i fabbricati industriali e gli impianti, opportunamente bonificati e resi sicuri, dovranno rappresentare un’importante occasione di sviluppo economico e culturale del territorio, in cui le attività previste devono caratterizzarsi per una impronta ecologica attenta alla sostenibilità dello sviluppo, con interventi durevoli, economicamente sostenibili e di presidio anche in termini di messa in sicurezza permanente del territorio.


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[2] Determinazione Dirigenziale n. 651 del 26.11.2009 della Direzione Programmazione Strategica, Politiche Territoriali ed Edilizia della Regione Piemonte

Il progetto vincente è stato valutato come “Proposta articolata e complessa inserita nel più generale contesto di pianificazione e programmazione economica del territorio. Apprezzabile la rilettura degli spazi industriali con inserimento di nuovi moduli edilizi con rilevanti caratteristiche di efficienza energetica. Numerosi gli esempi portati a riferimento per la proposta. Interessanti e ben strutturate le soluzioni previste per la riqualificazione e la destinazione d'uso degli spazi industriali e dei luoghi, peraltro con alcune criticità nella descrizione delle soluzioni proposte per la forestazione delle superfici. Investimenti appropriati e bilanciati. Caratterizzante la proposta dei giardini a rotazione quale elemento di richiamo turistico.”

Partendo dal valore storico e produttivo della miniera, dal suo aspetto suggestivo e straordinario, dalla sua natura grezza e dura, da quanto il materiale che veniva estratto ancora evoca come dolore e fatica, ma anche come risorsa economica fondamentale per la valle, tutti aspetti consolidati nell’immaginario collettivo, documentate anche dalla testimonianza alta di due interpreti del ‘900 letterario italiano, Primo Levi e Italo Calvino, la proposta di riconversione prevede:

  • la riappropriazione del territorio attraverso il recupero del percorso storico nell'ecomuseo;

  • l'insediamento di attività produttive che restituiscano quanto l'estrazione mineraria ha sottratto;

  • la programmazione del processo di trasformazione dei fabbricati, lasciati episodicamente liberi di farsi avvolgere dagli elementi naturali;

  • soprattutto, la realizzazione di un percorso di visita (fig. 9), con fruizione da diversi punti di vista: le mongolfiere ancorate sul lago di cava, la funicolare che collega gli edifici in basso con il lago di cava in alto, le isole galleggianti nel lago di cava, il pontile, i gradoni messi in sicurezza.


L’ecomuseo non dovrà essere solo un luogo da preservare, ma diventare la fucina della sperimentazione attiva e partecipata, attraverso:

  • la nuova miniera, un laboratorio di ricerca per l'estrazione dei materiali preziosi nelle apparecchiature elettroniche, attraverso cui recuperare una funzione mineraria, non più come scavo del territorio ma come sfruttamento dell’immenso giacimento di minerali preziosi che è rappresentato dalle apparecchiature elettroniche a fine ciclo di vita;

  • un polo tecnologico integrato articolato in:

    • la fabbrica della terra, per il trattamento della frazione organica da raccolta differenziata finalizzato alla produzione di energia (biogas) e compost;

    • l'installazione di campi voltaici sulle discariche lapidee di pendio.

Fig. 9 - Due vedute dello schema progettuale del percorso di visita

In attesa di entrare nella rete degli Ecomusei, dal 2002 l’ex miniera è un sito adibito a visite guidate [3], in cui la R.S.A. promuove percorsi di educazione ambientale e progettazione partecipata con le scuole elementari e medie del territorio e organizza visite didattiche in sito, lungo un percorso che si articola in due fasi (fig. 10):

  • visita alle ex scuole elementari ora trasformate in museo dell'amiantifera e in museo etnografico, da cui si ha un'ampia veduta sulla discarica lapidea lato Fandaglia costituita da detriti di lavorazione, oggetto di un’attività di messa in sicurezza che viene illustrata da personale tecnico;

  • illustrazione di alcuni pannelli dimostrativi posti all'esterno del museo, che descrivono il tipo di lavorazioni che venivano effettuate e le varie opzioni di riqualificazione del sito.


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[3] Sospese durante le operazioni di bonifica dell'area.

Fig. 10 – Percorsi didattici: Museo dell’amiantifera ed etnografico (alto) e pannelli descrittivi (basso)

Ecomuseo delle Miniere e della Val Germanasca


Approfittando della sopra descritta LR 31/1995 la Comunità Montana Valli Chisone e Germanasca ha presentato alla Regione Piemonte il progetto per l’istituzione di un ecomuseo di valle, fondato sul ricco patrimonio storico, culturale e ambientale esistente.

Nasce così, nel 2003, l’Ecomuseo Regionale delle Miniere e della Val Germanasca (fig. 11), che, a partire dal tema del contadino-minatore e dall’esperienza maturata dal 1998 con la proposta di Scopriminiera (vedi di seguito), estende l’interesse a tutte le risorse e alla cultura della Val Germanasca: il paesaggio, la vita del minatore, la religione, l’economia familiare, i lavori nei campi e nel bosco, la vita comunitaria, che è ancora assai sviluppata e in cui le attività di un tempo sono tuttora esistenti o ben documentate.

Sono previste due tipologie di visite "guidate" in sotterraneo:

  • Scopriminiera, in cui viene approfondito il tema del contadino-minatore, attraverso la testimonianza di oltre 100 anni di estrazione del famoso “Bianco delle Alpi”, varietà di talco rara e pregiatissima, che hanno profondamente segnato la valle e l’industria estrattiva italiana.

Il percorso si sviluppa lungo la galleria di carreggio principale della miniera “Paola” e un grande anello sotterraneo adiacente ai cantieri di estrazione ora dismessi, per un estensione complessiva di 1,5 km di gallerie e cunicoli.

La visita inizia con un viaggio a bordo del trenino dei minatori, che aggiunge un sapore d’avventura, per poi proseguire a piedi lungo i cunicoli e i cantieri di lavoro, con la sola luce di una lampada ad acetilene e circondati dai rumori di un cantiere in piena attività (esplosioni di mine per l’abbattimento del minerale, martelli pneumatici …).

  • ScopriAlpi, in cui, grazie al rinvenimento di un importante “contatto tettonico” nella miniera "Gianna", la cicatrice che testimonia lo scontro avvenuto 65 milioni di anni fa fra la zolla africana ed europea, è possibile ricostruire la formazione della catena alpina proprio dal suo interno, laddove gli elementi che l’hanno generata sono ben visibili e letteralmente ”toccabili con mano”.

I visitatori, addentrandosi nel cuore della montagna, potranno risalire la scala delle Ere Geologiche a bordo di una sorta di Macchina del Tempo, usufruendo di un’esperienza di ricerca scientifica semplice e allo stesso tempo coinvolgente e stimolante.


All'esterno il Centro di accoglienza dell'Ecomuseo, realizzato nel 2004 nella palazzina storica in località Paola, offre un laboratorio di progettazione ed animazione.

In inverno e primavera, il Centro è sede di attività di laboratorio e interpretazione gestite del Dipartimento didattico dell'Ecomuseo, mentre in estate i locali sono il naturale contenitore di vari eventi culturali.

Per quanto riguarda i numerosi sentieri tematici esterni (fig. 12), diversi per durata e difficoltà e raggruppati nelle due famiglie della cultura materiale (vigneti del Ramìe, mulini, minatori, architettura montana delle borgate) e delle tracce storiche e linguistiche (antichi confini tra Savoia e Delfinato, tragitti di spostamento dei pastori valdesi, toponomastica), l’obiettivo è quello di farli conoscere e rendere fruibili a tutti gli interessati.

Tra i percorsi di particolare rilevanza storico-culturale, si segnala il “Glorioso Rimpatrio dei Valdesi” (GRV), di cui, a fine agosto 2011, è stato inaugurato il tratto italiano, le ultime sei tappe, dal Piccolo Moncenisio a Bobbio Pellice, dello storico percorso che consentì ai Valdesi di rientrare dal Lago Lemano (o Ginevra nel Cantone svizzero Vaud) nelle loro valli.

Fig. 11 – Mappa Ecomuseo della Val Germanasca

Fig. 12Mappa dei sentieri esterni all’ecomuseo minerario della Val Germanasca