Recupero museale in Provincia di Trento

I siti musealizzati

Nella tabella che segue è riportata la lista dei siti minerari oggetto di recupero museale, in atto o in progetto al 2019, la cui distribuzione a livello comunale è mostrata in fig. 1.

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Fig. 1 - Distribuzione a livello comunale dei siti oggetto di musealizzazione


Storicamente il paese di Darzo e altri borghi della Valle del Chiese si sono evoluti economicamente e socialmente di pari passo con la crescita e lo sviluppo dell’industria mineraria iniziati nel 1894 con la scoperta e l’apertura delle prime miniere di Barite.

L’ultima tappa di questo passaggio è stata segnata nel 2009 dalla definitiva chiusura dei cunicoli della miniera di Marìgole; con essa si è conclusa una parte di storia che per oltre un secolo ha interessato molti paesi e comunità, centinaia di famiglie e più generazioni di lavoratori e lavoratrici.

La Pro Loco di Darzo ha avviato dal 2005 un progetto di recupero allo scopo di far emergere e ricordare la storia delle miniere e di coloro che l’hanno vissuta, coinvolgendo la comunità e le amministrazioni locali e favorendo la nascita dell’Associazione di promozione sociale “Miniere Darzo”, che da Statuto «potrà compiere ogni azione diretta a promuovere e a favorire la conoscenza della storia dell’epopea dell’industria mineraria di Darzo e delle zone limitrofe, unitamente al recupero della memoria e del patrimonio materiale e immateriale ad essa correlato ed all’istituzione di un parco geominerario».

La prima significativa iniziativa, voluta già nel 2005, fu quella di realizzare sulle facciate delle case del paese la serie di murales “La strada delle miniere” (fig. 2).

Dall'aprile 2011 ad oggi, l’Associazione ha continuato le attività già avviate dalla Pro Loco di Darzo con il progetto succitato e gettato le basi per nuove progettualità e iniziative, quali:

  • la raccolta Ritratti di miniera con le testimonianze di ex lavoratori e lavoratrici;

  • la progettazione dal titolo “Montagna e paesi. Un museo delle miniere di barite. Come, dove, perché?";

  • l’organizzazione di eventi e iniziative sportive e/o culturali, tra cui l’annuale Festa di S. Barbara (4 dicembre);

  • il ripristino strutturale e ambientale dei siti minerari dismessi, finalizzato ad una migliore e maggiore fruizione da parte di visitatori e turisti;

Fig. 2 - Murale della serie “Le strade della miniera” a Darzo

  • la manutenzione ordinaria dei siti minerari e dei sentieri di collegamento;

  • la realizzazione di visite guidate ed escursioni sui percorsi "Dal Paese alle Miniere in alta Montagna" (fig. 3);

  • il coinvolgimento delle scuole in attività didattiche sui percorsi minerari (fig. 4);

  • la cura dell’attività di raccolta e archiviazione documentaria e fotografica, divulgata attraverso il sito Internet;

  • la collaborazione con enti, associazioni e reti storico-culturali. per progetti congiunti e pubblicazioni;


Nel Giugno-Luglio del 2011 l’A.S.U.C. (Amministrazione Separata dei beni di Uso Civico) di Darzo, Comune di Storo, ha precisato quali sono le gallerie e le pertinenze di interesse ai fini di tale progetto storico-culturale-museale in corso di definizione nell’ambito dell’ex concessione mineraria “Marigole-Pice”.

Fig. 3 - Scolaresca sui percorsi minerari di Darzo

Fig. 4 - Spiegazione di una “volata” di abbattimento della roccia durante una visita guidata


La Fondazione Stava 1985 Onlus si è posta il compito della “memoria attiva” per informare circa la genesi, le cause e le responsabilità del crollo avvenuto il 19 luglio 1985.

Per realizzare tale compito la Fondazione opera su tre versanti:

  • iniziative per onorare la memoria delle 268 vittime della catastrofe (fig. 5);

  • informazione circa genesi, cause e responsabilità della catastrofe (fig. 6);

  • formazione rivolta agli studenti delle Scuole superiori, delle Università, ai laureati e tecnici e agli amministratori che hanno la responsabilità di bacini di decantazione e di strutture geotecniche.


Il Centro di documentazione sulla catastrofe del 19 luglio 1985 in Val di Stava e la sede della Fondazione Stava 1985 Onlus sono ospitati in un edificio di Stava di proprietà del Comune di Tesero (fig. 6).

La sala esposizioni dell’edificio ospita la mostra permanente “La Valle di Stava nelle attività passate”, realizzata dall’ Istituto Comprensivo Scuole Medie di Tesero, mentre la terrazza panoramica, che forma la copertura dell’edificio, ospita la mostra fotografica “Ricostruzione e rinascita della Valle di Stava” che è liberamente visitabile in qualsiasi momento.

Fig. 5 - Monumento alla memoria delle vittime della Val di Stava

Nell’edificio sono state ricavate la sala del percorso didattico, la sede della Fondazione e una sala per attività di informazione e didattica nella quale viene proiettato il cortometraggio docu-fiction “Stava 19 luglio” e si svolgono gli incontri informativi.

Il Sentiero della Memoria è parte del sentiero naturalistico “La montagna delle scoperte” che richiede due o tre ore di facile camminata ed è attrezzato con punti informativi e indicazioni di percorso.

Raggiunge un punto panoramico (fig. 7) da cui si può vedere l’area interessata dalla colata di fango, la galleria d’imbocco della miniera e il sito dove sorgevano i bacini di decantazione a Pozzole, di cui in figura sono disegnate le tracce.

Fig. 6 - Centro Stava 1985

Fig. 7 - La colata di fango provocata del crollo dei bacini, di cui sono riportate le tracce


L’obiettivo dell’Ecomuseo dell’Argentario è tutelare e valorizzare l’Argentario, altipiano vicino alla città di Trento di grande valore storico e antropico, oltre che naturalistico.

Nato nel 2005 grazie all'impegno della comunità e delle amministrazioni comunali di Trento, Civezzano, Fonace e Albiano, già dal nome fa riferimento alla ricerca esasperata dell'argento, che nei secoli scorsi sconvolse questo territorio sia a livello morfologico, che economico e sociale.

Uno degli itinerari più interessanti ha come finalità la valorizzazione delle canòpe [1] del monte Calisio, ossia le miniere d'argento che tra il XII e il XV secolo hanno reso quest'area il più importante distretto minerario del Principato vescovile di Trento.

Il Sentiero delle canòpe, realizzato in collaborazione con la Società Alpinisti Trentini, si snoda nel bosco presso il lago di Santa Colomba e conduce alle miniere interessate da progetti di studio e ripristino.

Le attuali ricerche geologico-archeologiche hanno permesso di individuare dieci canòpe che hanno un certo sviluppo, alcuni anche di più chilometri, dove l’accesso è consentito solo se si è accompagnati da un esperto.

Nei canòpe sono stati trovati molti lumi di pietra, costituiti da semplici rocce scavate e coperte di grasso animale e uno stoppino (fig. 8).

L’Ecomuseo è coinvolto in una serie di progetti, alcuni di argomento squisitamente minerario come:

  • il progetto europeo Interreg Central Europe "Virtual Arch" (luglio 2017), di cui è partner per l'Italia la Soprintendenza ai Beni Culturali della Provincia autonoma di Trento e che propone come caso di studio per l'Italia (pilot heritage 6) l'area mineraria medievale del Monte Calisio.

Il progetto prevede, tra le altre cose, la contestualizzazione archeologica e storica dell’area mineraria, l’acquisizione in 3D di una miniera campione, la realizzazione di un app per la vista virtuale delle miniere (fig. 9).

  • il progetto “Memoria mineraria” (novembre 2017), con capofila il comune di Pergine, per la valorizzazione di una parte importante del patrimonio archivistico dell'Alta Valsugana, realizzando un indice digitale della documentazione relativa all’attività estrattiva svolta tra il XII e il XVIII secolo nel territorio dell’antico Distretto Minerario di Pergine.

Per tutto il 2018 si è svolta un'attività sistematica di ricerca, censimento e raccolta di documenti e informazioni, resi disponibili a tutti gli interessati attraverso la realizzazione di un database on line accessibile a questo indirizzo: http://memoriamineraria.thearchivescloud.com/memoriamineraria-web/.

Per il 2019 e 20020 è prevista la prosecuzione del progetto, in versione 2.0, per raccolta e archiviazione della documentazione conservata presso il Tiroler Landesarchiv di Innsbruck che proviene per gran parte dall’archivio del Giudizio minerario/montanistico con sede in Pergine (Berggericht Persen), probabilmente trasferito nella città austriaca nella seconda metà dell’Ottocento.

La documentazione, di importanza anche extraregionale, sarà restituita attraverso la pubblicazione nel database “Memoria mineraria” e nel Sistema informativo degli archivi storici del Trentino (AST), che aderisce al Sistema archivistico nazionale (SAN), potenzialmente raggiungibile da migliaia di utenti in territorio nazionale e internazionale.


Dal novembre 2016 l'Ecomuseo aderisce dalla Rete Nazionale dei Musei Minerari ReMi.

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[1] Da canòpi, i minatori di origine germanica, che nel medioevo erano particolarmente esperti nell’estrazione dell’argento.

Fig. 8 - Canòpe illuminata

Fig. 9 - Fotogramma di visita virtuale alla miniera d’argento di Calisio

Parco minerario di Calceranica


Il giacimento di Calceranica al Lago, conosciuto e coltivato a rame fin dalla preistoria anche se la prima documentazione sicura risale alla fine del XVI secolo, fu oggetto di sfruttamento industriale per la pirite a partire dai primi anni del XX secolo in due concessioni, Andreolle e Calceranica, quest’ultima intestata alla Società Montecatini, arrivando a produrre complessivamente circa 70,000 ton nel 1948, ma chiudendo l’attività tra il 1964 (Calceranica, per dichiarato esaurimento del giacimento) e il 1975 (rinuncia dei concessionari Eredi Pasqualini-Tomasi).

A partire dal 29 luglio 2008, data di inaugurazione del Parco Minerario, le miniere sono tornate parzialmente a vivere per mantenere e tramandare il ricordo di un’attività che è stata di grande importanza, sia sociale che economica, per il comprensorio.

L’entrata del Parco (fig. 10) è poco distante dal centro di Calceranica, in corrispondenza dell’imbocco della galleria Leyla, la principale, che si trova in un’ampia area un tempo destinata interamente alla lavorazione del materiale estratto.

Il reticolo di gallerie, lungo fino a 40 km, che si snodava nelle viscere della montagna, inoltrandosi fin sotto gli abitati di Bosentino e Vattaro, è per la maggior parte attualmente impraticabile, salvo un tatto della citata galleria Leyla (fig. 11) recuperato e attrezzato con materiali della civiltà mineraria, che costituiscono un percorso tematico articolato e moderno realizzato con la collaborazione del Museo Tridentino di Scienze Naturali.

Uscendo dalla galleria attraverso un tunnel di raccordo appositamente realizzato, la visita proseguirà lungo il “sentiero del minatore” seguendo il tragitto che centinaia di lavoratori percorrevano due volte al giorno per recarsi al lavoro.

Lungo il sentiero, ad anello di 5.6 km con un dislivello di 264 m e inserito in un territorio ancora selvaggio e di particolare interesse paesaggistico e naturalistico (fig. 12), si potranno vedere le tracce della ferrovia decauville a suo tempo utilizzata per trasportare il materiale estratto, visitare alcuni antichi imbocchi minerari e l’edificio che un tempo ospitava la polveriera della miniera, così come apprendere alcune curiosità legate alla sua storia.

Fig. 10 - Ingresso del Parco minerario di Calceranica

Fig. 11 - All'interno della galleria Leyla

Fig. 12 - Lungo il "sentiero del minatore"

Ulteriori approfondimenti sulle miniere musealizzate sono riportati nel pdf scaricabile.