Minerali metalliferi in Lombardia

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 101 siti di minerali metalliferi nella Regione Lombardia.

Come è stato già mostrato in tab. 2 della pagina Lombardia, i siti si concentrano in provincia di Bergamo (45 siti) e Brescia (42): si tratta in particolare di miniere per la coltivazione di Siderite (37 in provincia di Brescia e 19 in quella di Bergamo) e della Calamina (21, tutte in provincia di Bergamo).

Geologia e giacimentologia

I giacimenti ferriferi presenti nelle principali valli delle province di Bergamo e Brescia (Val Seriana, Val di Scalve, Val Camonica e Val Trompia), appartenenti alla sottozona bergamasca del gruppo di giacimenti delle Prealpi lombarde, sono costituiti da corpi minerari, in forma di lenti e di banchi, derivati dalla sostituzione di alcuni livelli calcarei intercalati nella formazione del Servino (Trias inferiore, 250÷245 Ma), costituita in prevalenza da marne arenacee, arenarie, siltiti e argilloscisti (vedi riquadro a fianco).

Tali mineralizzazioni si presentano sempre quando le sottostanti formazioni permiane presentano spessori ridotti, con lacune di termini, testimoniando una deposizione in corrispondenza di zone di alto; al contrario, la sequenza permiana sottostante al Servino sterile mostra spessori maggiori e appare più completa, indicando una deposizione in aree depresse.

Se ne può dedurre che gli arricchimenti in Fe e Ba collegati agli strati del Servino, sono in connessione con le zone di “alto” permiano soggiacenti, quindi con zone di maggior vicinanza o “dipendenza” dalle aree di denudamento e in erosione durante il Permiano.

Vi si distinguono fondamentalmente 4 banchi mineralizzati, conosciuti localmente con un loro nome (ad es. Cassa Mastra, Banco Bastardo) e posti a vari livelli entro questa formazione, dove il minerale utile principale è rappresentato da siderite manganesifera (Fe: 32÷40%; Mn: 2.2÷3%) a cui spesso si associano limonite ed idrossidi di manganese; localmente si trovano anche ferro oligisto, pirite, calcopirite, tetraedrite.

Ai giacimenti di sostituzione del Servino si aggiungono, ma in netto subordine, i giacimenti filoniani a siderite, talvolta con fluorite e solfuri misti, che si ritrovano sia nello stesso Servino che nelle formazioni sedimentarie permiane sottostanti (Verrucano lombardo) e, soprattutto, negli scisti cristallini del basamento metamorfico.

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di minerali metalliferi in Lombardia

Stratigrafia e genesi della Formazione del SERVINO [1]


Unità geologica suddivisibile, dal basso in alto, in vari membri in cui si possono ritrovare alcune caratteristiche dominanti:

  • Membro di Prato Solaro, composto da conglomerati fini rosati e subarkose [2] biancastre;

  • Calcare di Praso, composto da alternanze di dolomie giallastre e siltiti;

  • Membro di Ca' San Marco, composto da quarzareniti e subarkose, alternate a siltiti e dolomie, con presenza di laminazioni da ambiente tidale e bioturbazione;

  • Calcari oolitici a gasteropodi, composti da calcareniti rosate, spesso dolomitizzate con abbondante presenza di ooliti;

  • Membro di Acquaseria, formato da arkose [2], si rinviene principalmente sul lago di Como, nell'area compresa tra Bellano e Acquaseria;

  • Strati a Myophoria, calcari bioclastici ed oolitici spesso dolomitizzati, in cui sono comuni le mineralizzazioni, principalmente a siderite in Lombardia orientale;

  • Membro superiore, alternanze di siltiti, marne e dolomie marnose.

Lo spessore totale della formazione varia da alcune decine di metri (area Campione d’Italia) fino a un massimo di 300 m nella zona del lago di Como.

In base agli strati riconosciuti è possibile interpretare l'ambiente di deposizione come ambiente tidale trasgressivo su limitati apparati di delta-conoide.

Il Servino rappresenta la trasgressione marina con cui inizia la sedimentazione triassica nel sudalpino ed è sovrapposto direttamente al Verrucano Lombardo, di età permiana o, localmente nell'area ad ovest del lago di Como, con il basamento metamorfico, con cui il contatto è paraconcordante.

Il limite superiore della formazione presenta un passaggio graduale con la Carniola di Bovegno (Triassico medio-inferiore) e un contatto erosionale con la Formazione di Bellano (Triassico medio).

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[1] Da Carta Geologica d’Italia 1:50,000: Catalogo delle Formazioni

[2] Arkose = arenaria feldspatica (feldspato > 25%); Subarkose = arenaria ricca di feldspato ma con % inferiori a 25

Per quanto riguarda le miniere piombo-zincifere, numerose nelle Vali Brembana e Seriana e di cui le principali sono quelle che costituiscono il “distretto piombo-zincifero di Gorno”, esse sono localizzate nelle formazioni sedimentarie di età permiana e triassica, in cui il Permiano è rappresentato da un caratteristico conglomerato quarzoso, con intercalazioni di arenarie rosse e verdi, denominato Verrucano lombardo, mentre i terreni del Trias presentano una deposizione continua nel tempo con una successione stratigrafica che, partendo dal basso, comprende:

  • il Servino, rappresentato da una sottile fascia di arenarie, marne ed argille;

  • l'Anisico, la cui porzione basale è formata da arenarie micacee e calcari marnosi bruni che passa a dolomie grigiastre con calcari nodulari più in alto;

  • il Ladinico, rappresentato dalle estese scogliere formate dal calcare e dalla dolomia di Esino, formazioni predominanti nella zona, costituite da calcari dolomitici di colore grigio;

  • una serie calcarea interessata dalle mineralizzazioni, che localmente viene chiamata “Metallifero”;

  • una formazione carnica denominata “Raibliano”, che affiora molto estesamente sotto forma di grosse isole sopra i calcari di Esino, residui di una potente coltre che è stata profondamente erosa e che nella sua parte basale presenta sia arenarie verdi e rosse con marne (Val Brembana), sia calcari e marne (Val Seriana).


Come già evidenziato, le mineralizzazioni a piombo e zinco si trovano localizzate nell’orizzonte di transizione tra le dolomie ladiniche e le formazioni carniche (230÷225 Ma) che prende il nome di “Metallifero” o “Metallifero Bergamasco”.

Questa formazione, che presenta uno spessore variabile tra 50 e 100 metri con variazioni laterali assai brusche sia di spessore che di facies, imputabili ad ondulazioni del fondo del bacino di sedimentazione, è formata principalmente da calcari grigio scuri con intercalazioni di black shales e tufiti; queste ultime rivestono un'importanza enorme poiché fungono da markers stratigrafici che facilitano la localizzazione delle mineralizzazioni nel sottosuolo.

Gli orizzonti mineralizzati sono quattro, impostati, come detto, in corrispondenza alla presenza delle tufiti, e si presentano sotto forma di :

  • mineralizzazioni in faglie, con direzione N-S, estensione verticale e potenza esigua (alcuni decimetri);

  • mineralizzazioni in “crevasse”, comuni nei calcari di letto dove le acque circolanti hanno scavato cavità carsiche che successivamente sono state interessate dalle mineralizzazioni;

  • mineralizzazioni strato-concordanti, derivanti da deposizione di minerali lungo gli strati interessati da piegamenti o faglie.

Lo sviluppo dei corpi minerari (che possono arrivare a qualche centinaio di metri in lunghezza, qualche decina di metri in larghezza, con una potenza di alcuni metri) è controllato tettonicamente dal set di faglie predominante con orientazione N-S.

L’associazione mineralogica predominante è costituita da sfalerite (blenda), galena, idrozincite, smithsonite ed emimorfite (calamine), mentre la ganga è caratterizzata dalla presenza di calcite, barite e fluorite.

Le ipotesi sulla genesi della mineralizzazione, che si trova sotto forma di strutture brecciate in cui può essere presente una matrice tipo black shales, prevedono una fase iniziale in bacini epicontinentali a circolazione ristretta dove si verifica una concentrazione dei metalli, dovuta probabilmente a un vulcanismo contemporaneo alla sedimentazione; successivamente, durante la diagenesi profonda, i solfuri metallici si sarebbero rimobilizzati e ulteriormente concentrati nei sottostanti carbonati, in strutture ricettive in parte preesistenti e con elevata porosità (paleocarsismo).

Evoluzione temporale dell'attività estrattiva

Rimandando gli approfondimenti storici sulle miniere di minerali metalliferi al pdf scaricabile, nelle sotto-pagine di questa pagina sono sintetizzati gli eventi principali che hanno caratterizzato le due aree minerarie principali per la coltivazione di minerali metalliferi:

Per quanto riguarda l'evoluzione temporale delle concessioni di minerali metalliferi vigenti, dalla fig. 2 si osserva come l’attività estrattiva, già in atto in tempi storici (23 concessioni attive al 1870), aumenti rapidamente negli ultimi decenni del XIX secolo, per stabilizzarsi intorno a un numero oscillante tra 56 e 69 concessioni dal 1885 al 1950.

Da quella data comincia un brusco ridimensionamento (già nel 1955 le concessioni rimaste attive sono solo 29) fino alle sole 3 concessioni vigenti al 1995.

A fine 2019 sono ancora attive solo 2 concessioni, Monica e Arianna, quest’ultima, comprendente le due concessioni storiche di Alfredo e S. Aloisio, assegnata all’Agenzia Parco Minerario della Val Trompia s.c.r.l., una società cooperativa che si occupa del recupero turistico-culturale dell’area mineraria.

Fig. 2 - Evoluzione temporale del numero di concessioni vigenti di minerali metalliferi in Lombardia