Recupero museale in Sardegna

Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna

Normativa

Il primo riferimento normativo al Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna è contenuto nella “legge finanziaria 2001” (Legge n. 388 del 23 dicembre 2000) che, all’art. 114 (“Disinquinamento, bonifica e ripristino ambientale”) comma 10, recita : «Al fine di conservare e valorizzare anche per finalità sociali e produttive, i siti e i beni dell’attività mineraria con rilevante valore storico, culturale ed ambientale, è assegnato un finanziamento di lire 3 miliardi per l'anno 2001 e di lire 6 miliardi a decorrere dall'anno 2002 al Parco geominerario della Sardegna, istituito entro sessanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto con il Ministro dell'industria, del commercio e dell'artigianato, e con il Ministro dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica e di intesa con la regione Sardegna e gestito da un consorzio assimilato agli enti di cui alla legge 9 maggio 1989, n. 168, costituito dai Ministeri dell'ambiente, dell'industria, del commercio e dell'artigianato e dell'università e della ricerca scientifica e tecnologica, dalla regione Sardegna, dai comuni interessati ed, eventualmente, da altri soggetti interessati.»

Con Decreto 16 ottobre 2001, come modificato dal DM 8 settembre 2016, il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio di concerto con i Ministri delle Attività Produttive e dell’Istruzione viene istituito il «Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna, parco geominerario della rete globale dei geoparchi riconosciuta dall’UNESCO, in attuazione del disposto dell'art. 114, comma 10, prima parte, della legge 23 dicembre 2000, n. 388» (Art. 1 comma 1).

«Il territorio del Parco è delimitato secondo la perimetrazione riportata nella cartografia ufficiale, redatta sulla Carta tecnica regionale della Regione autonoma della Sardegna in scala 1:25.000, allegata al presente decreto...» (Art. 1 comma 2).

«Il territorio di cui al precedente comma 2 è composto dalle aree di interesse come di seguito denominate: Monte Arci, Orani-Guzzurra-Sos Enattos, Funtana Raminosa; Argentiera-Nurra-Gallura, Sarrabus-Gerrei, Sulcis, Iglesiente; Arburese-Guspinese, delimitate nella cartografia di cui al comma 2» (Art. 1 comma 3, fig. 1).


Fig. 1 - Mappa di sintesi del Parco Geominerario con la delimitazione delle 8 aree di interesse


«All’interno del perimetro di cui al precedente comma 2 sono identificate, sulla base del riconoscimento delle loro specificità, nel rispetto delle previsioni della pianificazione paesaggistica regionale, le seguenti aree, da indicarsi nella cartografia redatta sulla C.T.R. della R.A.S. in scala 1:10.000, da individuarsi entro 12 mesi dall’emanazione del presente decreto:

a) aree minerarie di rilevanza non geomineraria che presentano un rischio suolo, sottosuolo e idrogeologico;

b) aree di contesto del Parco con monumentalità paesaggistica, geomorfologica e cromatica: comprendono solo le aree legate all'attività mineraria che possono assumere uno stato di monumentalità paesaggistica, geomorfologica e cromatica, quali i fanghi rossi;

c) aree minerarie a forte valenza di archeologia industriale: comprendono le aree e le cave già presenti all'interno del Piano regionale delle attività estrattive e qualunque altra area non censita ma ritenuta valida ai fini della salvaguardia quali ex laverie, macchinari, pozzi e altri elementi di archeologia industriale mineraria;

d) aree minerarie a prevalenza geomorfologica con eventuali modifiche derivanti da discariche: comprendono le aree con caratteristiche di valenza geomorfologica quali dune, altopiani, vuoti minerari; In particolare, comprendono le aree derivanti da attività mineraria che rappresentano ormai elementi distintivi della morfologia dei luoghi e delle cose, quali ad esempio grossi scavi di coltivazione che da decenni fungono da testimoni dell’attività mineraria e che hanno modificato permanentemente lo stato originario dei luoghi.» (Art. 1 comma 5)

«Il consiglio direttivo del Parco, sentito il Comitato tecnico scientifico, provvede alla identificazione, sulla base di specifica individuazione e valutazione scientifica, degli areali, dei manufatti e degli elementi significativi dell’attività mineraria con rilevante valore storico e culturale e ambientale meritevoli di concrete azioni di conservazione, e provvede alla definizione della relativa disciplina d’uso, che è parte integrante delle previsioni del Regolamento del Parco di cui all’art. 14, fatte salve le competenze del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo ai sensi del decreto legislativo n. 42/2004.» (Art. 1 comma 6)


Il Parco geominerario storico e ambientale della Sardegna persegue la finalità «di assicurare la conservazione e la valorizzazione del patrimonio tecnico-scientifico, storico-culturale ed ambientale dei siti e dei beni ricompresi nel territorio di cui al precedente art. 1 ove le popolazioni locali hanno svolto nel tempo un'intensa attività estrattiva e di utilizzo delle risorse geologiche e minerarie, e di garantire uno sviluppo economico e sociale dei territori interessati in un’ottica di sviluppo sostenibile» (Art. 2 comma 1), tramite le seguenti attività (art. 2 comma 2):

a) «recuperare e salvaguardare, per fini ambientali, scientifici, formativi, culturali e turistici, i cantieri e le strutture minerarie e i siti geologici con particolare riguardo a quelli ambientalmente più compromessi ed a quelli più rappresentativi sotto l'aspetto tecnico-scientifico e storico-culturale;

b) recuperare e salvaguardare, nel rispetto delle disposizioni definite in materia dal decreto legislativo n. 42/2004, in particolari strutture museali e archivistiche il patrimonio di archeologia industriale e quello archivistico e documentale, librario e fotografico di interesse conoscitivo della storia e della cultura mineraria;

c) proteggere e salvaguardare, compatibilmente con il risanamento ambientale dei siti e le previsioni e prescrizioni del Piano paesaggistico regionale, gli habitat e il paesaggio culturale generato dall'attività mineraria;

d) proteggere e salvaguardare le zone di interesse archeologico individuate ai sensi dell’art. 142 del decreto legislativo n. 42/2004 e i valori antropici delle attività umane connesse all'espletamento delle attività minerarie;

e) promuovere e sostenere attività educative, ricreative, sportive e artistico-culturali compatibili con i valori da salvaguardare e valorizzare;

f) promuovere, sostenere e sviluppare nel quadro dello sviluppo sostenibile attività di formazione e di ricerca scientifica e tecnologica nei settori delle georisorse, dei materiali innovativi, dell'ambiente, del patrimonio culturale e del paesaggio e delle fonti energetiche alternative, anche attraverso la costituzione, con altri soggetti pubblici e privati, di centri di formazione e di ricerca di eccellenza a livello internazionale;

g) collaborare con gli enti locali e con le istituzioni nazionali e internazionali competenti al fine di concorrere, con attività di promozione e di sostegno, alla creazione nel territorio del Parco di un nuovo processo integrato di sviluppo sostenibile nei settori del turismo ecologico e culturale, dell'artigianato tradizionale e innovativo locale, della trasformazione industriale delle materie prime locali, anche attraverso la realizzazione delle relative opere infrastrutturali, da realizzarsi prioritariamente attraverso il restauro delle strutture esistenti riducendo di conseguenza il consumo di ulteriore territorio;

h) curare, d'intesa con gli enti locali preposti, il coordinamento degli interventi di bonifica, di riabilitazione e di recupero dei compendi immobiliari ex-minerari di cui agli specifici piani previsti dalle norme vigenti.”

i) svolgere, in riferimento alla geologia dell’intera Sardegna, attività di carattere esclusivamente scientifico e culturale anche a scopo divulgativo.»

«La gestione del Parco è affidata ad un consorzio costituito dal Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, dal Ministero dello sviluppo economico, dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo, dalla regione autonoma della Sardegna, dalle province o enti subentranti e dai comuni interessati, dalle Università di Cagliari e di Sassari e da associazioni riconosciute ai sensi dell’art. 13 della legge 8 luglio 1986, n. 349 nonché portatrici di interessi diffusi aventi scopo e finalità sociali e statutarie attinenti a quelle del Parco. Possono richiedere di far parte del consorzio di cui al presente articolo anche altre istituzioni pubbliche o private aventi scopo e finalità sociali o statutarie attinenti a quelle del Parco; la richiesta è valutata dal consorzio del Parco secondo le norme previste dallo statuto.» (Art. 4 comma 1)

«Il consorzio ha personalità giuridica di diritto pubblico ed è assimilato agli enti di cui alla legge 9 maggio 1989, n. 168, con potestà statutaria e regolamentare nei limiti di cui alla legge stessa. La denominazione ufficiale del consorzio è ‘Consorzio del Parco geominerario storico-ambientale della Sardegna’. La sede del consorzio è presso il proprio ufficio di presidenza, ubicato in uno dei territori ricompresi nella perimetrazione di cui all'art. 1.» (Art. 4 comma 2)

Sono organi del Consorzio del Parco:

  • di indirizzo, di programmazione e di controllo (art. 5, comma 1)

a) il presidente, legale rappresentante del Consorzio, scelto tra le persone con elevate capacità professionali nelle materie del Parco, nominato con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del Mare, di concerto con il Ministro dello sviluppo economico, il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo, d'intesa con il presidente della regione Sardegna, con un mandato di 4 anni, rinnovabile solo una volta e incompatibile con qualsiasi carica politico-elettiva (Art. 6);

b) il consiglio direttivo, composto dal presidente e da dieci componenti, di cui quattro in rappresentanza e su proposta dei Ministeri competenti, «tre in rappresentanza dei comuni facenti parte della Comunità del Parco riuniti in assemblea dei sindaci, di cui uno invitato permanente, senza diritto di voto e senza oneri a carico dell’amministrazione e tre in rappresentanza e su proposta della Regione autonoma della Sardegna, di cui uno invitato permanente, senza diritto di voto e senza oneri a carico dell’amministrazione, ed uno dei quali può essere espressione delle associazioni che fanno parte del Consorzio

Il consiglio è regolarmente costituito con la nomina di almeno 5 dei nove componenti con diritto di voto.

I membri del consiglio direttivo, scelti tra le persone con comprovate capacità professionali nelle materie del Parco, sono «nominati con decreto del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con i Ministeri consorziati e d’intesa con il presidente della regione autonoma della Sardegna.»

Il mandato del Consiglio dura 5 anni e ciascun componente può essere rinnovato per una sola volta (Art. 7);

c) la comunità del Parco, composta da un rappresentante di ogni ente o soggetto giuridico che aderisce al Consorzio del Parco. I comuni e le province o gli enti subentranti che aderiscono al consorzio sono rappresentati, rispettivamente, dal sindaco e dal presidente o da un loro delegato, per un periodo corrispondente al mandato dell'ente di provenienza che li ha espressi e, in ogni caso, fino all'insediamento dei successori (Art. 8);

d) il collegio dei revisori dei conti, nominato per cinque anni con decreto del presidente della Regione Sardegna, su proposta dell'assessore regionale della difesa dell'ambiente d'intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e del mare, è composto da un membro effettivo con funzione di presidente nominato dal Ministero dell’economia e delle finanze, un membro effettivo e un supplente designati dal presidente della Regione Sardegna, un membro effettivo e un supplente designati dall’assessore regionale della difesa dell’ambiente (Art. 11);

  • di gestione (art. 5, comma 2)

il direttore del Consorzio del Parco, organo responsabile della gestione del Parco nominato per cinque anni dal consiglio direttivo, con le modalità individuate dallo statuto (Art. 9);

  • consultivo (art. 5, comma 3)

il comitato tecnico-scientifico del Parco, con funzioni propositive e consultive, dura in carica cinque anni ed è composto dal segretario regionale del Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo per la Sardegna e da quattro membri scelti tra docenti universitari ed esperti di sperimentata competenza in materie: geologico-minerarie e ambientali, storico-archeologiche e museali, economico sociali e di marketing territoriale, di pianificazione territoriale.

I componenti sono nominati con decreto del presidente della Regione autonoma Sardegna previa acquisizione, in riferimento agli esperti nelle prime due materie, delle indicazioni delle Università di Cagliari e Sassari.

Il comitato, convocato dal presidente del consorzio con funzioni di coordinamento senza espressione di voto, esprime parere obbligatorio sulle proposte di pianificazione e programmazione, nonché sul Regolamento del Parco (Art. 12).

«Il Regolamento del Parco disciplina l’esercizio delle attività consentite nel territorio del Parco, in particolare per quanto riguarda gli areali, i manufatti e gli elementi significativi individuati nelle sub-aree ai sensi dell’art. 1, comma 6, e prevede apposite norme di coordinamento con gli altri atti di pianificazione regionale.» (Art. 14)

«Lo statuto del Parco definisce l'organizzazione interna, le modalità di partecipazione popolare e le forme di pubblicità degli atti» (Art. 15)

Storia della realizzazione del Parco Geominerario della Sardegna

Il 1983 fu un anno di grandi Convegni, che segnarono la storia culturale della Sardegna, tra cui quello sull’Archeologia industriale mineraria a Iglesias il 25-26 novembre, dovuto all’iniziativa di Celestina Sanna, Dirigente dell’Archivio storico comunale di Iglesias, e di Giulio Boi, Presidente dell’Associazione Mineraria Sarda.

Tra le relazioni presentate ne spiccavano alcune esplicitamente dedicate al recupero dell’archeologia mineraria sarda nell’ambito di un parco minerario:

  • “Un Parco di Archeologia Industriale come progetto obiettivo del bacino minerario”, di Pasquale Mistretta del Dipartimento Urbanistica dell’Università di Cagliari;

  • “Motivazioni geologico-ambientali per realizzare un parco minerario nella Sardegna sud-occidentale”, di Felice Di Gregorio, Dipartimento Geografia Economica dell’Università di Cagliari;

  • “Per una valorizzazione delle zone minerarie sarde della fascia costiera come riserva M.A.B. dell’UNESCO”, Gian Lupo del Bono, Servizio Geologico d’Italia, Commissione Nazionale UNESCO

  • “La valorizzazione a fini turistici del patrimonio di Archeologia Industriale in Sardegna”, Organizzazioni Sindacali Regionali

Si cominciarono così a delineare le principali componenti di un grande progetto culturale, tanto che il Convegno si concluse auspicando l’istituzione di un Parco Minerario e Archeologico-Industriale e si cominciò a parlare di “Parco minerario e paleoindustriale dell’Iglesiente”, come possibile riserva M.A.B. (Man and Biosphere).

Tuttavia, passarono alcuni anni prima che tali propositi stimolassero atti concreti, salvo

una grandiosa manifestazione popolare al villaggio minerario abbandonato di Arenas (Fluminimaggiore) promossa dai Sindacati e Legambiente a sostegno dell’istituzione del Parco il 1° maggio 1987.

Solo nel 1989, nella sala della Biblioteca dell’Istituto Tecnico Industriale Minerario di Iglesias, si costituì il “Comitato promotore” del Parco formato da una ventina di persone, tra cui Gian Lupo Del Bono e Francesco Angelelli del Servizio Geologico d’Italia, Salvatore Palladino e Ileana Napoleone del C.N.R., Paolo Amat e Felice Di Gregorio dell’Università di Cagliari, Anna Maria Landis preside dell’I.T.I.S. minerario e molti studiosi e appassionati di Iglesias che facevano riferimento a Giulio Boi, che venne eletto all’unanimità alla Presidenza “provvisoria” del neonato Comitato.

Due anni dopo, nel luglio del 1991, venne steso lo Statuto Sociale del Comitato promotore del Parco Geominerario dell’Iglesiente: l’idea del “Parco” era ormai definitivamente “sdoganata”.

Il 23 novembre 1991, nell’Hotel Artu di Iglesias, alla presenza del notaio Paolo Macciotta, venne stilato l’atto costitutivo dell’Associazione denominata “Comitato permanente per Il Parco Geominerario, Ambientale e Storico dell’Iglesiente”, con sede legale presso l’Associazione Mineraria Sarda, siglato da 18 soci fondatori [1].

Nel 1993 il Comitato partecipò con una propria relazione al Convegno “La Sardegna nel mondo mediterraneo” tenutosi ad Alghero il 15-17 aprile, in cui venne formulata una proposta principale, che delineava sinteticamente gli obiettivi attraverso l’applicazione di un metodo che prevedesse un approccio culturale e scientifico, la valutazione dei siti minerari e un approfondimento della struttura del sistema museale.

Pur destando interesse nel mondo accademico, la proposta non riusciva ancora a convogliare l’interesse dell’opinione pubblica e delle istituzioni e fu solo in occasione del Convegno internazionale, organizzato a Monteponi il 12-13 ottobre 1996 (fig. 2) per celebrare il Centenario della fondazione dell’Associazione mineraria Sarda, allora presieduta dall’ingegner Giulio Boi, che la proposta incontrò l’interesse dell’Ente Minerario Sardo, presieduto dall’ingegner Giampiero Pinna.

L’appoggio organizzativo e finanziario dell’EMSA permise di invitare i funzionari dell’UNESCO a visitare le aree minerarie e a prendere contatto con l’Associazione, cui seguì, nel giugno 1997, la presentazione di una proposta di riconoscimento corredata da un voluminoso dossier informativo a sostegno (fig. 3), preparato con la collaborazione degli uffici regionali e della Progemisa, società regionale di consulenza tecnico-scientifica.

Fu nell’ambito della discussione sviluppatasi durante la compilazione di questo dossier che l’estensione del Parco si ampliò fino ad arrivare comprendere tutte le aree minerarie storiche presenti in Sardegna e non solo quelle dell’Iglesiente.

Il dossier fu accolto molto favorevolmente dai Delegati UNESCO, riuniti in Assemblea Generale a Parigi nel novembre 1997, che riconobbero l’istituendo “Parco Geominerario Storico Ambientale della Sardegna” come “Patrimonio dell’Umanità”, il primo Parco geominerario a godere di tale riconoscimento.

L’anno successivo, il 30 settembre 1998 in occasione della cerimonia ufficiale di conferimento del riconoscimento UNESCO, venne approvata la “Carta di Cagliari”, sottoscritta, oltre che dai rappresentanti dell’UNESCO Maurizio Iaccarino e Tullia Carrettoni, dal Ministro dell’Ambiente Edo Ronchi, dal Presidente della Regione Autonoma della Sardegna Federico Palomba, dal Presidente EMSA Giampiero Pinna, dal Rettore Pasquale Mistretta per l’Università di Cagliari e da Attilio Mastino per il Rettore dell’Università di Sassari.

La “Carta di Cagliari” fissava i princìpi del Parco:

  • salvaguardare e tutelare i Valori presenti nel territorio del Parco:

    • il contesto geologico strutturale;

    • il patrimonio tecnico scientifico dell’arte, tecnica, ingegneria mineraria;

    • il patrimonio di archeologia industriale sotterranea e superficiale;

    • . il patrimonio documentale;

    • le emergenze e i reperti archeologici e storico-culturali.

  • conservare e valorizzare tale patrimonio al fine di promuovere il progresso economico, sociale e culturale delle popolazioni e per assicurarne la trasmissione alle nuove generazioni.

Princìpi da rispettare attraverso il raggiungimento dei seguenti obiettivi fondamentali:

  • riabilitare e bonificare i siti minerari dismessi;

  • recuperare e conservare i cantieri e siti minerari;

  • recuperare e conservare le archeologie industriali e le documentazioni;

  • proteggere e conservare i valori naturalistici;

  • proteggere e conservare i valori antropici;

  • promuovere attività educative, e ricreative compatibili.

Nonostante queste iniziative, cui si aggiunse, il 7-8 ottobre 1999 a Cagliari, un Convegno sul “Paesaggio Minerario”, conclusosi con l’approvazione unanime di una mozione finale a favore di una pronta istituzione del Parco, a novembre 2000 ancora niente era successo, anzi i mutamenti politico-istituzionali avvenuti ai vertici della Regione Sardegna, orientati più a una gestione economicistica del patrimonio immobiliare minerario, mettevano sempre più a rischio la realizzazione del progetto di Parco.

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[1] In ordine alfabetico: Amat Di San Filippo Paolo, Angelelli Francesco, Boi Giulio, Castelli Pier Maurizio, Cocco Erminio, Del Bono Gian Lupo, Di Gregorio Felice, Madau Giorgio, Napoleone Ileana, Naseddu Angelo, Ottelli Luciano, Pintus Enrico Giulio, Priola Stefano, Saba Franco, Sanna Celestina, Severino Alberto, Todde Franco, Tronci Marco Luigi.

Fig. 2 - Manifesto del Convegno per il Centenario dell’Associazione Mineraria Sarda

Fig. 3 - Copertina del dossier informativo a sostegno del Parco Geominerario sardo

Così, domenica 5 novembre 2000, Giampiero Pinna, non più Presidente EMSA, essendo stata questa messa in liquidazione, ma Consigliere regionale, decise di occupare la galleria di Pozzo Sella nella miniera di Monteponi «fino a quando non verranno rispettati gli impegni assunti a livello internazionale, nazionale e regionale per l'istituzione del Parco Geominerario e per l'attuazione degli interventi programmati per avviare la rinascita economica e sociale delle aree minerarie dismesse della Sardegna...» e saranno raggiunti i seguenti obiettivi:

  • «approvazione definitiva in Parlamento della legge istitutiva del Parco Geominerario;

  • sottoscrizione della prevista Intesa Stato-Regione per la formale istituzione del Parco;

  • costituzione del Consorzio per la gestione del Parco come previsto nel DdL già approvato dal Senato.»

L’iniziativa cui, già dal 6 novembre, si associarono i 486 lavoratori socialmente utili (LSU) che attendevano la stabilizzazione con la nascita del Parco, durò con alterne vicende ben 366 giorni [2], fino al conseguimento degli obiettivi prefissati, di seguito scansionati:

  • entro 15 giorni dall’inizio dell’occupazione fu approvato un emendamento alla legge finanziaria 2001, riguardante l’istituzione del Parco e proposto dal deputato sardo e ingegnere minerario Tore Cherchi;

  • 23 dicembre 2000: approvazione della L. n. 388/2000 (legge finanziaria 2001) contenente il finanziamento del Parco da istituire entro 6 mesi (art. 114 comma 10);

  • 16 ottobre 2001: emissione del DM istitutivo del Parco;

  • 6 novembre 2001: decreto del Ministero dell’Ambiente e del Territorio con cui si nominava il Comitato di gestione provvisoria del Parco, con il compito di assicurare l’immediato funzionamento dello stesso Parco ai sensi dell’art. 16 del decreto istitutivo, che prevedeva (art. 2 comma 3) le forme di utilizzo “dei lavoratori socialmente utili previste dal decreto legislativo 1° dicembre 1997, n. 468” e s.m.i.

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[2] Su questa vicenda gli operatori di Videolina Carmine Conte e Angelo Palla hanno realizzato un documentario: “366° giorno: nasce il Parco geominerario”.

Aree minerarie

Come detto, il Parco è articolato 8 aree minerarie (fig. 4) per una superficie complessiva di 4,157 km2, comprende 86 comuni e gestisce 27 siti [3], di cui 11 dichiarati visitabili (tab. 1):


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[3] Corrispondenti alle concessioni. Agli 11 siti visitabili, tutti aderenti alla Rete Nazionale dei Musei Minerari ReMi, vanno aggiunti come aderenti a ReMi, i siti di Malfidano, per il Museo del Minatore di Buggerru, e di Ingurtosu, per il museo multimediale del Pozzo Gal.

Fig. 4 - Aree minerarie del Parco Geominerario

Tab. 1 - Articolazione del Parco Geominerario in aree minerarie distinte


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[4] Sono i siti recuperati dove sono possibili visite turistiche


[5] È stato considerato anche il comune di La Maddalena, interno geograficamente all’area Gallura, ma non facente parte del Consorzio del Parco (https://parcogeominerario.sardegna.it/i-comuni-del-parco/)

Il Cammino minerario di Santa Barbara

Inaugurato il 17 dicembre 2016 e gestito dalla Fondazione Cammino di Santa Barbara [6], il Cammino Minerario di Santa Barbara si sviluppa lungo un anello di circa 500 km (con 47.8 km di possibili varianti) nell’area Sulcis Iglesiente-Guspinese.

Per una descrizione sintetica delle delle tappe, con i profili altimetrici e l'indicazioni delle miniere incontrate, andare alla corrispondente sotto-pagina.

Per ulteriori approfondimenti andare alla pagina ufficiale camminominerariodisantabarbara.org

Su Google Play e Apple Store è scaricabile l'app Cammino minerario di Santa Barbara

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[6] Alla Fondazione partecipano:

  • come soci fondatori: i Comuni di Arbus, Buggerru, Carbonia, Fluminimaggiore, Giba, Gonnesa, Gonnosfanadiga, Guspini, Iglesias, Masainas, Musei, Narcao, Nuxis, Piscinas, San Giovanni Suergiu, Santadi, Sant’Antioco, Tratalias, Villacidro, Villamassargia e Villaperuccio e l’Associazione Onlus Pozzo Sella per il Parco Geo-minerario;

  • come soci partecipanti: le Diocesi di Iglesias e di Ales Terralba.