Marna da cemento in Calabria

La distribuzione dei siti a livello territoriale

In fig.1 è mostrata la distribuzione territoriale, articolata a livello comunale, dei 6 siti di marna da cemento in Calabria, prevalentemente (5 siti) nel Comune di Montegiordano, in provincia di Cosenza, area di cui hanno costituito il motore economico per alcuni decenni, fino alla fine degli anni '50 del XX secolo.

I giacimenti sono localizzati, in forma di grossi banchi banchi lentiformi di calcari marnosi e marne, nelle alternanze di arenarie, marne e marne argillose della formazione di Albidona, la cui età è controversa ma che le ultime analisi (foglio 523 Carta Geologica 1:50,000) attribuiscono al Miocene inferiore p.p. (25÷20 Ma).

Il sesto sito ( Paradisoni-Purgatorio), ubicato molto più a S, nel comune di Briatico (VV), è stato coltivato in tempi più recenti (1973-2016) dalla Italcementi SpA.

Fig. 1 - Distribuzione territoriale a livello comunale dei siti di marna da cemento in Calabria

La fabbrica cemento di Montegiordano

La nascita del cementificio di Montegiordano (fig. 2) è collegata all'abbondante presenza in loco della marna da cemento, utilizzata come miscela nella formazione del cemento Portland, previa cottura a circa 1500°C.

Le cave da cui veniva estratta, con una produzione giornaliera di circa 600 quintali, erano ben conosciute dagli industriali della vicina Puglia, che sin dal 1914 ne utilizzavano materiale estratto presso i propri cementifici di Bari e Taranto. Per abbattere i costi di trasporto un ingegnoso industriale di Bari, tale Michele Zippitelli, decise così di realizzare un grande cementificio vicino alle cave, a Marina di Montegiordano, poco distante dal mare Jonio, su un'area di oltre 30-40mila metri quadri, ben servita da importanti vie di comunicazioni, quali la ferrovia Sibari- Metaponto e la strada statale 106 Jonica, e facilmente approvvigionabile di acqua dal canale Vittoria attiguo allo stabilimento.

La marna estratta dalle cave veniva prelevata e trasportata da una distanza di oltre tre chilometri mediante teleferica azionata da un motore termico.

Con l'avvento della seconda guerra mondiale il cementificio Zippitelli cessò di produrre e solamente nel 1947 riaprì i battenti, dando un grande impulso non solo all'economia montegiordanese ma anche a quella di tutto il circondario, offrendo un’occasione di lavoro a più di 120 operai e diventando così la principale fonte di reddito per molte famiglie uscite disastrate dal conflitto appena terminato.

La marna, infatti, oltre ad alimentare il cementificio veniva utilizzata dagli artigiani locali per realizzare portali e balconi.

Se da un lato, quindi, il cementificio contribuiva più di ogni altra risorsa a risollevare le condizioni economiche della popolazione montegiordanese, dall'altro non modificava sostanzialmente la tradizione agricola-artigianale del paese. A tutti gli effetti, però, l'unica fonte di risorsa certa era il lavoro al cementificio.

La richiesta pressante della domanda di cemento, coincidente con la nascita della Cassa per il Mezzogiorno impegnata nella ricostruzione delle vecchie strutture danneggiate dalla guerra e nella costruzione di nuove, impose al proprietario del cementificio la ristrutturazione e la sostituzione dei vecchi macchinari con altri nuovi, alimentati a energia elettrica, meno incidente sui costi di produzione.

Fig. 2 - il cementificio di Montegiordano

Da qui la richiesta di una forte fornitura di energia elettrica che, più volte invocata e mai soddisfatta, portò il proprietario del cementificio a chiudere i battenti all’inizio del 1955.

A nulla valse la delibera del Consiglio comunale di Montegiordano del 21 ottobre 1955, con la quale si invitava lo Stato a intervenire per non mettere sul lastrico oltre cento famiglie e non disperdere le specializzazioni conseguite nel corso degli anni dagli addetti alla manovra di complicati macchinari. Ogni appello fu disatteso e la chiusura del cementificio determinò da subito miseria ed emigrazione.