Un potenziale itinerario di visita alle zolfare siciliane
Già nel 1981 una guida del Touring Club d’Italia segnalava un interessante itinerario per ripercorrere la storia dello zolfo siciliano.
Attraverso la visita alle zolfare, tale itinerario conduceva alla scoperta di un mondo, in gran parte ridotto a paesaggio archeologico, tuttavia ancora vivo nella memoria e nel costume, costituendo, senza dubbio, una delle fondamentali componenti nella complessa cultura dell'Isola.
L'itinerario proposto, che, con le opportune integrazioni, può essere assunto ancora oggi come valido punto di partenza, individua come tappe significative (fig. 1), in senso orario:
la visita al Museo della solfara a Caltanissetta, aperto dal settembre 1979 presso l'Istituto Tecnico Minerario Sebastiano Mottura, oggi trasformato in Museo Mineralogico Paleontologico e della Zolfara, inaugurato nel 2012 in una nuova sede adiacente l’Istituto;
andando verso Est, la miniera di Gessolungo, una delle ultima a chiudere, con i ruderi delle miniere Tumminelli e Testasecca, unificate alla prima dal 1967, e quella di Trabonella, sede di un importante impianto di flottazione, che rimase in attività al servizio di Gessolungo anche dopo la cessazione dell’attività di Trabonella in seguito alla LR 42/1975 ;
la miniera di Giumentaro, in provincia di Enna lungo il fiume Salso, che, come Gessolungo, si serviva dell’impianto di flottazione della vicina Trabonella per la raffinazione dello zolfo estratto;
le miniere di Giangagliano e Zimbalio, in comune di Assoro, la prima delle quali fu tra le ultime ad essere dismesse;
scendendo verso sud, le miniere di Floristella e Grottacalda, costituenti l’omonimo parco minerario;
proseguendo verso SO e rientrando in provincia di Caltanissetta, le miniere di Trabia e Tallarita, sede dell’importante complesso museale che dovrebbe costituire, insieme ai non ancora musealizzati Gessolungo e La Grasta, uno dei tre poli del Museo regionale delle miniere in Caltanissetta previsto dall’art. 2 comma 3 della LR 17/1991;
risalendo verso NO, la miniera La Grasta, non ancora musealizzata nonostante quanto previsto dalla LR 17/1991;
proseguendo verso SO ed entrando in provincia di Agrigento, la miniera Ciavolotta, anch’essa non ancora musealizzata nonostante dovesse essere la sede del Museo regionale delle miniere di Agrigento in virtù della LR 17/1991, dove si estraeva uno zolfo puro al 90%, denominato zubbia, che non aveva bisogno di arricchimento e veniva sottoposto solo a frantumazione e ventilazione per il successivo impiego in agricoltura. A circa 2 km a Est si trovano i resti della miniera Lucia, confluita nella Ciavolotta nel 1963;
risalendo verso N, il Parco Minerario delle Zolfare di Comitini, di gestione comunale, con i suoi resti di archeologia mineraria espressione della cultura zolfifera dell’area testimoniata anche in alcune novelle di Pirandello, che fu proprietario e gestore di una di quelle miniere, la Taccia-Caci;
sempre più a Nord in vicinanza della Stazione ferroviaria di Campofranco, la grande miniera di Cozzo Disi, istituita come Miniera-museo dalla LR 17/1991, una delle ultime ad esse state dismesse con LR 34/1988;
scendendo verso Sud, in comune di Grotte, le miniere del gruppo Quattro Finaite, raggruppate nel 1956 nella Quattro Finaite Vassallo;
più a Est, sempre in provincia di Agrigento, la miniera di Gibellini, dismessa nel 1975 con l’art. 4 della LR n. 42;
salendo verso NE e rientrando in provincia di Caltanissetta, il Museo della zolfara di Montedoro e la miniera Bosco, che nel suo periodo migliore contava 1,500 minatori provenienti di vicini centri Serradifalco, Montedoro e S. Cataldo;
l’itinerario si chiude con il ritorno a Caltanissetta dopo circa 365 km.
Fig. 1 - Un potenziale itinerario di visita per ripercorrere la storia dello zolfo siciliano